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Autore: _RockEver_    12/01/2018    1 recensioni
Erin è una ragazza misteriosa e molto intelligente che da anni si nasconde dal governo mondiale.
Un giorno, per fuggire dai marines che intendono catturarla, si imbatte in una nave con la polena a forma di balenottera azzurra: la nave di Barbabianca.
Si ritroverà contro ogni aspettativa a bordo del veliero e, inizialmente non sopportata da tutti, si ritroverà a scoprire il valore dell'amicizia e conoscerà delle persone che le cambieranno la vita, in particolare lo stesso Barbabianca e un ragazzo moro dal viso tempestato di lentiggini.
Almeno fin quando la verità sul suo passato non verrà alla luce...
______________
Dal capitolo #22:
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- E tu da quanto tempo sei lì?! – chiese basito rivolgendosi al ragazzino, il quale sorrise sornione e lo fissò con aria di sfida.
- Da un po’… - rispose – So essere molto silenzioso.
- Vedo… - commentò Ace seccato, facendo qualche passo in avanti per andar via prima che Xan saltò dalla cassa sul parapetto di poppa – in modo decisamente pericoloso – e gli si parò davanti.
- Senti un po’ – riprese, avvicinando il viso a quello del moro e fissandolo negli occhi – Tu fai cose con mia sorella?
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aokiji, Barba bianca, Ciurma di Barbabianca, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ehm… Ehm… Buonasera a tutti!
Oddio, che momento imbarazzante. Ebbene sì, torno a pubblicare dopo più di un anno di silenzio. 
Sono terribilmente dispiaciuta e non la tirerò molto per le lunghe visto che avete già aspettato a sufficienza, uoooops xD
Innanzitutto voglio augurare a voi tutti un meraviglioso 2018! Io non sono mai stata così felice che un anno sia finito come col 2017. Purtroppo è stato un anno spiacevole per me, sono successe varie cose in famiglia e non… Questo è stato anche uno dei motivi per il quale ho tardato così tanto.
Però questo è un anno nuovo e sono ricca di nuovi, buoni propositi! Uno di questi è proprio quello di finire questa fic (dovessero volerci vent’anni ma la finirò, non lascio mai le cose a metà). 
Unica postilla è che, ahimè, non posso garantire nulla sulla costanza avendo anche iniziato il tirocinio di laurea ^.^’’  
Comunque cercherò di fare del mio meglio (certamente in tempi più brevi di come è capitato in questo anno sventurato, almeno)! 
Grazie per il vostro supporto e BUONA LETTURA! 









Erin fu svegliata quella mattina dagli strilli dei gabbiani che volavano tutt'attorno alla nave.
Sollevò appena la testa dal cuscino con gli occhi impastati dal sonno, rendendosi conto solo allora dei suoi vestiti sparsi sul pavimento. 
Si voltò dall'altra parte del letto quando udì qualcuno russare in modo alquanto sonoro: Ace giaceva a pancia in giù sul materasso con i capelli corvini sparsi sul cuscino e il lenzuolo che gli copriva appena il sedere. 
La ragazza restò imbambolata per qualche secondo sul jolly roger tatuato sulla sua schiena,  poi si fissò il seno lasciato scoperto dal lenzuolo, ricordando in un secondo i dettagli della fantastica notte appena trascorsa.
" Accidenti a me, ci sono cascata fino in fondo " pensò tra sé alzandosi dal letto e indossando della biancheria pulita, sentendo le gambe piacevolmente indolenzite. Recuperò la maglietta e si coprì il seno avvicinandosi all'oblò, osservando la vita che scorreva fuori da quella nave: i marinai a terra che legavano delle corde ai loro pescherecci, due bambini che si rincorrevano giocando con delle lunghe aste di legno, due anziane signore che parlavano della loro spesa.
Era così presa da quelle scene, segno di una normalissima vita che lei non avrebbe mai avuto, che non si era accorta che il russare alle sue spalle si era interrotto e due braccia forti le avevano circondato i fianchi.
- Buongiorno - si sentì mormorare in un orecchio da una voce calda e suadente. 
Si voltò di scatto prima che il moro iniziasse a baciarla sul collo.
- Ace! Mi hai spaventata! - lo rimproverò lei, poggiando le mani sul petto del moro per tenerlo a debita distanza e facendo così cadere la maglietta per terra.
- Non era certo mia intenzione... - rispose lui con dolcezza, avvicinandosi pericolosamente alle sue labbra e schiacciandosi di più contro di lei.
Erin, incastrata com'era tra il ragazzo nudo davanti a sé e la finestra alle sue spalle, si divincolò abilmente dall'abbraccio del moro e riuscì a sfuggire al suo bacio.
- Ma che stai facendo? - chiese accigliato Ace, fissando perplesso la ragazza davanti a sé - Ti comporti come se ti stessi molestando!
- Ace... Noi... - borbottò Erin, cercando accuratamente le parole da pronunciare - Quello che é successo stanotte... non sarebbe dovuto accadere. É stato un... - deglutì, indugiando sulle sue ultime parole - ...grave errore.
Ace rimase immobile per qualche secondo prima di scoppiare in una fragorosa risata nervosa: - Errore? Ma se sei stata tu a volerlo...
- Lo so - mormorò lei abbassando lo sguardo.
- Tu hai chiesto che restassi... E ora mi dici che é staro tutto un errore? - domandò Ace avvicinandosi a lei.
- Mi dispiace tanto, non sarebbe dovuto accadere. Ero in un momento di debolezza e...
Smise di parlare quando il ragazzo diede un poderoso pugno nella parete che la fece sussultare: - Momento di debolezza? Dunque avrei fatto l'amore con te solo perché sei stata momentaneamente debole? Mi prendi forse per il culo, Erin? Ma chi diamine ti credi di essere!
- Ace, cerca di calmar..- disse Erin, indietreggiando spaventata dall'improvviso scatto d'ira del ragazzo, prima che scagliasse un altro pugno sul tavolo spaccandolo a metà. 
- Maledizione! Io provo qualcosa di forte per te come non mi é mai capitato, lo capisci? Ieri sera ho finalmente pensato che chiedendomi di fare l'amore con te anche tu stessi ricambiando i miei sentimenti. Ho fatto tutto quello che ho potuto per renderti felice e mi era sembrato di esserci riuscito. Dunque perché? Perché cazzo ora mi dici che non sarebbe dovuto succedere? Deciditi una buona volta! - chiese urlando. 
- Perché... - rispose Erin a testa bassa, tremando per la vergogna che provava in quel momento - ... é stata la notte più bella della mia vita. E ti ringrazio per questo. E nonostante anche io provi qualcosa per te non cambierà il fatto che oggi lascerò te e questa nave. Ed é stato un errore per il fatto che ora, in qualche modo, sono legata a te più di quanto avessi mai voluto.
Ace ascoltò tutto in silenzio, sentendo qualcosa nella sua pancia che si attorcigliava. Non riusciva a dire niente. E guardando il viso rassegnato della ragazza davanti a sé capì che non c'era nulla da poter dire.
-  E allora vattene da questa nave - disse infine il moro senza nemmeno guardarla negli occhi.
Erin si morse le labbra, ingoiando un singhiozzo e trattenendo le lacrime che bramavano di uscire. Si infilò i pantaloncini e la maglietta e aprì la porta della cabina richiudendola alle sue spalle, in silenzio.
Quando fu uscita Ace si sedette sul letto e appoggiò le tempie sulle mani, chiuse gli occhi percepì qualcosa che aveva da tempo dimenticato: una sensazione, la sensazione di sentire qualcosa di bagnato scendere lungo le sue guance. 
Marco entrò nella sua cabina senza bussare, dal momento che aveva udito la lite che aveva appena avuto luogo e aveva osservato la ragazza lasciare il ponte con le lacrime agli occhi: - Ehi... Va tutto bene? - disse prima di accorgersi che il suo migliore amico era accasciato sul letto con i gomiti sulle ginocchia e la testa bassa, completamente nudo - ... Ma... Hai fatto sesso con lei? - domandò, chiedendosi come mai, dopo una nottata di fuoco, Ace fosse così giù di morale.
Il moro gli lanciò un'occhiataccia e solo allora Marco si accorse che aveva gli occhi molto arrossati: - Non é stato solo sesso - chiarì alzandosi dal materasso  e indossando i suoi vestiti.
- Oh... Capisco - annuì il biondo grattandosi la nuca - Ma perché allora non siete rimasti a letto per qualche altro round? 
- Merda Marco, piantala di fare l'idiota! - urlò Ace fuori di sé, alzandosi - Fare l'amore con lei stanotte é stata la cosa più bella che abbia mai fatto! Ma non é stato abbastanza, capisci? Lei partirà oggi stesso e io non la rivedrò mai più. Non ha fatto altro che illudermi per tutto il tempo!
Marco si sforzò di capire cosa stesse provando il suo miglior amico in quel momento, ma non riusciva a immaginarlo  poiché non era mai riuscito a innamorarsi sul serio. Non capiva cosa volesse dire per Ace la differenza tra amore e sesso, non riusciva a capire nemmeno le motivazioni di Erin. 
L'unica cosa che sentiva di poter fare era sdrammatizzare un po' la situazione: - Beh, francamente mi chiedo come quello possa non essere stato "abbastanza" - disse allora con un sorrisetto malizioso, ammiccando a ciò che c'era tra le gambe del moro e che, evidentemente, non gradì la battuta.
- Io ti giuro sullo One Piece che alla prossima stronzata ti afferro per quell'ananas che chiami capelli e ti dò in pasto agli squali.
Il sorriso del biondo improvvisamente svaní.


Erin attraversò a passo svelto il corridoio e salì sul ponte, diretta alla passerella collegata con la banchina. Newgate si accorse dei suoi occhi lucidi e cercò di dirle qualcosa, ottenendo solo che lei scrollasse le spalle mentre stava per toccarla. 
La ragazza si asciugò gli occhi umidi e proseguì a testa bassa attraverso la strada sterrata, lontano dalla Moby Dick.  
Si sentiva profondamente egoista per ciò che aveva fatto. Non poteva certo biasimare Ace, non c'era assoluzione, ai suoi occhi, per le sue azioni.
Il moro aveva ragione. Chi si credeva di essere per giocare così con i sentimenti delle persone?
Nonostante sapesse quanto Ace la amava, aveva agito egoisticamente e aveva voluto fare l'amore con lui. Gli aveva infuso una speranza, la speranza che non sarebbe andata più via, pur sapendo che nulla sarebbe cambiato.
Pur sapendo quanto questo lo avrebbe ferito aveva deciso, per una sola volta, di essere lei quella amata, lei quella venerata, quella rispettata. 
Aveva voluto sapere cosa si prova ad abbandonarsi a una persona che é disposta a tutto per te.  Cosa si prova ad essere accarezzati e baciati dalla persona che si ama.
Perché era vero, seppur fosse difficile per lei da ammettere: lei amava Ace.
Era la prima persona che fosse mai riuscita ad  amare in quel modo e nonostante tutto lo aveva ferito. Si sentiva un completo disastro. Si sentiva indegna di ricevere l'amore del ragazzo  e incapace di donarne.
Le aveva fatto male dicendole di andarsene, le faceva male il modo in cui si erano lasciati, ma soprattutto la dilaniava la sofferenza che lei stessa gli aveva inflitto.
Si portò una mano sul petto, asciugandosi con l'altra le lacrime dagli occhi. Sollevò lo sguardo e si rese conto di essere giunta in un villaggio.
Proseguì per un po', fermandosi all'istante quando sentì un brivido freddo percorrerle la schiena dalla sua sinistra.
Voltò lo sguardo e si rese conto che uno spiffero gelido proveniva da un vicolo buio. 
L'esperienza della notte precedente in fatto di strade appartate avrebbe dovuto farla restare all'erta e prudente, ma sembrava quasi che il soffio facesse il suo nome.
Non poté resistere e mosse i primi passi attraverso quella oscurità.
Si arrestò quando sentì un fruscio alle sue spalle, accompagnato da un respiro di ghiaccio che le sembrava di riconoscere.
In un secondo ogni cosa le fu evidente e non poté fare a meno di sorridere: - Chi non muore si rivede - disse, incrociando le braccia al petto e voltandosi lentamente - Dico bene, ammiraglio Aokiji?



 
***



Dall'altra parte dell'oceano, la notte precedente, un uomo con un grande cappuccio nero a coprirgli il volto era poggiato contro un albero a braccia conserte, gli occhi fissi sull'elegante viale impreziosito da fiori di ogni specie e colore, benché non distinguibili alla flebile luce lunare.
Sbuffò, annoiato dalla lunga attesa. Si guardò intorno circospetto: non era affatto sicuro per un rivoluzionario - e non uno qualunque -  aspettare nel giardino di uno dei nobili mondiali, ma  conoscendo la persona per cui era lì era quasi del tutto certo di non correre alcun pericolo.

- Xan, Xan! Svegliati- sussurrò Sore, scuotendo gentilmente il ragazzino addormentato. 
Dopo un breve momento di rintontimento dovuto al sonno, il  giovane aprì gli occhi, riconoscendo subito la sagoma del suo maggiordomo e il motivo per cui era lì.
- Oh... É ora di andare?
- Temo di sì, hai preparato le tue cose? 
Xan annuì e si alzò, dirigendosi verso un angolo della stanza per prendere un grosso zaino all'apparenza pesantissimo. Sore notò piacevolmente che il ragazzino era già vestito di tutto punto, ma nutriva seri dubbi sull'utilità del contenuto dello zaino.
- Avevamo detto solo lo stretto necessario, ricordi? - disse facendo cenno allo zaino che Xan aveva faticosamente sollevato.
- Certo che lo ricordo. Ho preso solo i miei libri preferiti, dei ricambi d'abito, la radio snail e le mappe. 
Il maggiordomo lo fissò dubbioso.
- Dimenticavo, anche lo spazzolino da denti! - esclamò il ragazzino tutt'un tratto, strappandogli un sorriso.
- Andiamo adesso, - disse l'uomo sistemandosi la propria sacca sulle spalle appena incurvate - a Dragon non é mai piaciuto aspettare.
Si avviarono quatti attraverso i corridoi silenziosi della dimora addormentata, la luce della luna che filtrava dalle ampie vetrate come unica testimone e complice del loro piano. 
Arrivati all'entrata principale Sore estrasse una chiave dorata dalla tasca del mantello e la rigirò il più silenziosamente possibile nella serratura, indugiando per qualche secondo prima di aprire la porta.
- Dai un'ultima occhiata a questa casa, se gli Dei vorranno sarà l'ultima volta che la rivedremo - sussurrò a Xan con una vena di quello che al ragazzo parve un grande senso di eccitazione.
La verità era che nessuno al mondo bramava quel momento più di Sore, il momento in cui avrebbe finalmente potuto lasciare Marijoa con quello che era per lui come un figlio. Nella sua trascorsa, e all'apparenza così lontana, vita da pirata di Dragon il Rivoluzionario era sempre lui quello in prima fila quando l'avventura si presentava dinanzi ai loro occhi, la sua incommensurabile curiosità a spingerlo oltre le frontiere del pericolo.
Lo stesso sentimento di allora gli provocò un fremito lungo la spina dorsale e un largo sorriso beffardo comparve sul suo viso.
- Andiamo via di qui, non mi mancherà questo posto - rispose Xan arricciando il naso, provando disgusto per quel posto e per le persone che ci vivevano - Erin ci sta aspettando! - aggiunse infine, varcando senza rimorso, per l'ultima volta, la porta dell'inferno.
- Il cappuccio - gli ricordò Sore prima di precederlo attraverso il giardino.
Procedettero attraverso alcune siepi e, dove possibile, nascosti dalle fronde degli alberi che abbondavano in quella rigogliosissima distesa verde. Il maggiordomo si bloccò immediatamente quando scorse una figura nera riversa a terra poco distante da loro e intimò a Xan di restare dov'era. Si avvicinò di più alla sagoma e non rimase sorpreso quando scoprì che si trattava di una guardia  profondamente addormentata.
Sollevò una mano verso Xan e gli fece cenno di avvicinarsi, dopodiché ripresero il loro cammino verso la costa.
- Sono tutte addormentate? 
- Quasi tutte - spiegò l'uomo, pur continuando a stare in guardia - Altre sono solo corrotte a dovere.
- Non pensi che i miei genitori potrebbero far loro del male quando si accorgeranno che sono fuggito?
- Ne dubito. Sono stato io a farti fuggire. E inoltre... - disse voltandosi verso Xan, con un sorriso furbetto in volto - Credimi, domani avranno altri grilli per la testa - sghignazzò pensando all' avviso di taglia che aveva appeso alla porta prima di uscire, raffigurante un riottoso uomo di nome Asorey, detto la "Spada silente", taglia 25.000.000 di Berry: l'uomo che é stato e che, molto presto,  sarebbe rinato dalle sue stesse ceneri.



 
***



Erin si ritrovò a correre a perdifiato in direzione della Moby Dick, contro ogni sua aspettativa nella giornata.
Si fermò qualche secondo e appoggiò le mani sulle ginocchia, stremata. Della nave non intravedeva nemmeno l'ombra
- Maledizione - imprecò tra i denti, ripensando a quel che Aokiji le aveva appena detto - Devo assolutamente recuperare il mio zaino e quella fottuta radio snail! 
Ricominciò a correre più veloce che poteva, strizzando gli occhi di tanto in tanto per le fitte che sentiva nei polpacci.
- Maledizione! Maledizione! Dannato spocchioso nobile bastardo! - si ripeteva con rabbia, incentivandosi ad andare più veloce immaginando quanti denti avrebbe potuto rompere ad Akahito con un solo pugno se solo se lo fosse trovato davanti.
Raggiunse la nave dopo una buona dozzina di minuti e le persone sul ponte, vedendola arrivare così trafelata e dall'aria sconvolta, sospesero momentaneamente quel stavano facendo, incuriositi.
- Erin, finalmente sei qui! Vorrei un tuo parere sul... - le chiese Halta cercando di confrontare le etichette di due scatole di medicinali che teneva in mano.
- Non ora Halta, per favore! - rispose la mora sbrigativa, dirigendosi verso il corridoio che conduceva alle cabine dell'equipaggio, riuscendo a udire la rossa bofonchiare "ma che le prende?".
Si fermò di botto quando per poco non sbattè il naso contro il petto di Ace che attraversava il corridoio. Il ragazzo la fissò con uno sguardo impassibile che mai aveva visto sul suo viso. Non gli si addiceva affatto quella inespressività. 
Lo fissò di rimando per qualche secondo, desiderando immensamente fermarsi a parlare con lui e confessargli i suoi sentimenti. Quello che invece fece fu scuotere la testa e scansarlo, arrivando finalmente nella cabina del moro.
Si inginocchiò di fronte al suo zaino, compagno fedele del suo vagabondare, e rovistò in ogni angolo alla ricerca della radio snail.
" Ma dove diavolo si é andato a cacciare quel dannato marchingegno" 
A un certo punto, irritata, rovesciò l'intero contenuto dello zaino sul pavimento, rendendosi finalmente conto che la radio snail era sparita.
- No, no! Ricordo perfettamente di averla messa qui dentro! - strillò in preda al panico, non accorgendosi che qualcuno era stagliato sulla porta già da un po' e la stava osservando con uno sguardo corrucciato e diffidente. 
- Stavi forse cercando questa? -.

  
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