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Autore: _ki_    26/06/2009    2 recensioni
Un pezzetto tratto da Eclipse raccontanto dalla nostra Alice. Il nostro folletto si è invaghito di una persona che non è Jasper. Cosa succederà? PS: prima ff siate clementi...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alice Cullen, Jacob Black, Jasper Hale
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ciò che non potrò mai avere'
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Un picolo pezzo di Eclipse raccontanto dal punto di vista di Alice. Sono tutti tornati a casa dopo lo scontro con i neaonati e Jacob è a La Push con Carlisle ed Edward, perché un vampiro gli ha rotto le ossa. 

In questa piccola storiella Alice ha un segreto, ossia che si è invaghita di una persona molto vicina ai Cullen ma altrettanto lontana. Sono i suoi pensieri mentre questa persona sta male.

È la mia prima ff quindi siate buoni... ovviamente però sarei contenta se mi daste dei consigli, e va bene anche qualche piccola critica... ora non voglio annoiarvi ulteriormente ^_^ Quindi vi lascio a questa storia...

Bacini.... _ki_          

Io e Bella eravamo nel mio bagno, il mio enorme bagno invaso da migliaia di prodotti per la pelle che mi ero procurata apposta per la mia migliore amica.

La pettinavo con lenti gesti ritmati, mentre la mia mente vagava in cerca di visioni. Ogni tanto, mentre mi concentravo su Bella, facevo caso a quanto fosse agitata. Voleva vedere Jacob.

«Va bene così, Alice», mi disse, senza la benché minima traccia di entusiasmo. «Voglio tornare a La Push».

Sì, lo vedevo bene che ci voleva tornare. O meglio, non vedevo. Ma prima avrebbe dovuto fare altro.

«Jacob non ha ancora ripreso conoscenza», incominciai, ferendomi per quell’attestazione. «Carlisle o Edward chiameranno non appena si risveglierà. E comunque, è meglio che tu raggiunga Charlie». La smorfia che spuntò sul suo viso mi fece quasi sorridere. Quasi, appunto. La mia mente era ancora concentrata sulla prima frase.

Jacob non ha ancora ripreso conoscenza... Cercai di continuare, assumendo la mia maschera quotidiana. « Era a casa di Billy, sa che Carlisle ed Edward sono tornati dall'escursione ed è probabile che si insospettisca, quando tornerai a casa».

Come al solito, Bella non mi voleva ascoltare.

«Non m'interessa. Quando Jacob si sveglierà voglio esserci». Ecco, me lo potevo immaginare. Ma perché quella sensazione di vuoto? Non sarà stata mica... invidia? No, io non sono invidiosa della mia migliore amica. Ma avrei tanto voluto essere al posto suo e andare a trovare il licantropo... Rimasi qualche istante in silenzio, cercando di riassumere un po’ di contegno, e smisi di spazzolarle i capelli.

«Per ora è meglio che ti limiti a pensare a Charlie. È stata una giornata lunga - scusa, so che come definizione è a dir poco riduttiva - ma ciò non significa che tu abbia il diritto di sfuggire alle tue responsabilità». Cercavo di essere severa, quasi di rimproverarla. Anche se in effetti al posto suo avrei fatto la stessa identica cosa... «Ora più che mai, è importante che Charlie resti al sicuro e all'oscuro di tutto. Prima recita la tua parte, Bella, poi potrai fare ciò che ti va». E poi affondai il colpo, sicura che così mi avrebbe ascoltata «Essere meticoloso e responsabile fa parte dei doveri di ogni Cullen».

Dalla sua espressione capii che avevo fatto centro. Mancava solo una piccola frase e avrebbe cambiato idea definitivamente.

«Torna a casa», ordinai, mantenendo un tono autoritario, anche se al mio

udito fine sembrava più una supplica che un ordine vero e proprio. «Parla con Charlie. Sfodera il tuo alibi. Tienilo al sicuro».

La vidi alzarsi, un po’ intorpidita per essere stata seduta nello stesso modo per troppo tempo. Avrei dovuto ricordarmi, in futuro, che aveva bisogno di muoversi, ogni tanto. Presi un respiro che lei non avrebbe potuto sentire, quindi sorrisi, cercando di mostrarmi raggiante.

«Quell'abito è adorabile», cinguettai, cercando di tirarla su di morale. Vederla con quel broncio non migliorava certo la mia posizione.

«Cosa? Ah... sì, grazie ancora per i vestiti», mormorò. Ero sicura che non le interessassero davvero, lo diceva più per cortesia. Ma a me non importava, ero abituata a convivere con persone allergiche alla moda. L’avrei convinta, prima o poi.

«Ti servono delle prove», dissi allora, cercando di assumere il mio sguardo innocente che metteva a tappeto le persone. «Cos'è un giro di shopping senza neanche un completo nuovo? Ti dona proprio, lo dico sul serio». Sì, non era una menzogna, anche se in quel momento ero più concentrata su una persona alta e muscolosa che era chiusa in casa con le ossa rotte più che all’aspetto di Bella.

Sbattendo gli occhi, Bella mi sembrò smarrita. Stava ancora pensando a Jacob, lo capivo. Cercai allora di rassicurarla.

«Jacob sta bene, Bella». A dir la verità lo dicevo più a me stessa che a lei. Avevo bisogno di sentirlo dire ad alta voce, e non c’era pretesto migliore di questo. «Non avere fretta. Se sapessi quanta morfina extra Carlisle ha dovuto dargli - la febbre alta la bruciava in fretta - capiresti che ne avrà per un po', prima di riprendersi». Cercai di andare sull’ironico, ma Bella sembrava troppo preoccupata per fare anche solo un sorriso. Si vedeva che non era brava a fingere, perfino io -che, lo ammetto, stavo davvero peggio della mia amica- riuscivo a sorridere, almeno apparendo vagamente tranquilla. Era comunque difficile accettare quella situazione. Almeno, pensai, non soffriva. Non ancora.

«C'è qualcos'altro di cui vorresti parlare, prima di andartene?», chiesi allora, cercando di apparire comprensiva. I pensieri mi scivolavano in continuazione verso un solo punto, dove in quel momento mio fratello e mio padre cercavano di guarire una persone messa molto, molto male. «Sarai traumatizzata, e non poco, immagino». Alludevo a quello che aveva dovuto vedere meno di un’ora prima. Doveva essere stato davvero duro vedere il suo amato mentre ammazzava una vampira. Io, almeno, non sarei stata proprio in ottima forma. Mi aspettavo qualche domanda del tipo: come fate ad uccidere così a sangue freddo? O sarò abbastanza forte e coordinata quando sarò così? Ma le uscì di bocca tutt’altro.

«Sarò anch'io così?», chiese, con un tono semplice e monocorde che non le si addiceva. «Come quella ragazza, Bree, nella radura?».

Le si leggeva negli occhi tutte le cose che avrebbe voluto sapere. Forse, però, quella era ciò che premeva di più. Cercai di tranquillizzarla, accarezzandole lentamente un braccio.

«Ognuno reagisce in maniera diversa. Comunque, sì, sarà qualcosa del genere».

Dalla sua espressione capii che non ne era molto contenta.

«Passa presto, vedrai», dissi allora, ancora intenta a rassicurarla.

«Quanto presto?». Mi strinsi nelle spalle. «Qualche anno, forse meno. Per te potrebbe essere diverso. Non ho mai assistito a una trasformazione volontaria. Probabilmente sarà interessante vedere come ti comporterai». Non ero a dir la verità così elettrizzata di sapere come si sarebbe comportata da vampira, ma qualche tempo prima ci avevo fatto un pensiero e avevo considerato che sarebbe stato per lo meno costruttivo vedere. Certo che, in quel momento, i miei pensieri erano ancora fissi in un punto non molto distante da lì.

«Interessante», ripeté. La vedevo preoccupata, ma non sapevo dire se per Jacob o per la sua imminente trasformazione.

«Ti terremo al riparo dai guai». Dissi allora, sincera più che mai.

«Lo so. Mi fido di voi». Il tono tradiva le parole. Ma era solo un momento, sapevo che era sincera.

La mia fronte s’increspò. Non capivo perché tutta quell’agitazione, in fondo. «Se sei preoccupata per Carlisle ed Edward, ti assicuro che andrà tutto bene. Sono convinta che Sam stia iniziando a fidarsi di noi... be', almeno a fidarsi di Carlisle. Tra l'altro, è una buona notizia. Immagino che l'atmosfera si sia fatta un po' tesa quando Carlisle ha dovuto spezzare di nuovo le fratture...». In realtà non avevo la minima voglia di ricordare, quindi la ringraziai mentalmente quando mi interruppe.

«Alice, per favore».

«Scusa».

Ripensare a Jacob che soffriva, quando l’avevo visto alla radura, mi aveva fatto davvero male. Poi le ossa avevano incominciato a saldarsi troppo in fretta e alcune nella posizione sbagliata, quindi si era dovuto romperle di nuovo. Lui era rimasto per tutto il tempo senza sensi, ma non era stato certo un bello spettacolo. Almeno, così immaginavo. Io ero a casa, in quel

momento. A pensare. Almeno, per quanto la presenza di Jasper mi consentisse.

Respirò a fondo, per calmarsi.

«Alice, posso farti una domanda? A proposito del futuro...».

Non mi piacque quella frase. «Sai che non riesco a vedere tutto», dissi allora, per avvertirla.

«Non è questo, non esattamente. Però, ogni tanto vedi il mio futuro. Secondo te, perché nessun altro dei vostri poteri funziona, con me? Né quelli di Jane, né quelli di Edward e Aro...», la frase si spezzò lì. Non capii, forse aveva paura di continuare l’elenco.

Trovai la domanda davvero interessante. «Dimentichi Jasper, Bella:» pronunciare quel nome faceva stranamente male «il suo talento agisce sul tuo corpo come su quello di chiunque altro. Questa è la differenza, capisci? Le capacità di Jasper influenzano la sfera fisica. È in grado di calmare o eccitare l'organismo. Non è un'illusione. Io vedo le conseguenze delle decisioni, non i pensieri e le motivazioni che le scatenano; la realtà concreta, o perlomeno una versione di essa. Jane, Edward, Aro e Demetri, invece, agiscono all'interno della mente. Jane crea un'illusione di dolore. Non danneggia il corpo, provoca soltanto una sensazione. Capisci, Bella? La tua mente è un rifugio sicuro. Nessuno ci si può intrufolare. C'è poco da meravigliarsi che Aro fosse tanto curioso delle tue abilità future» e questa sua curiosità non prometteva davvero nulla di buono.

La guardavo, attenta, cercando di assicurarmi che seguisse il mio ragionamento. Vedevo che annuiva e sembrava comprendere, ma sapevo che era solo una finzione. Il suo sguardo era perso in un altro luogo, un po’ come il mio.

Le accarezzai una guancia. «Andrà tutto bene, Bella. Non ho bisogno di vedere il futuro per saperlo. Pronta per andare?», e con questo cercai di calmare anche me.

Mi guardò, ancora curiosa su non so che cosa. La incoraggiai con lo sguardo, così prese un respiro e disse: «Solo una cosa. Posso farti un'altra domanda a proposito del futuro? Non voglio dettagli, soltanto una panoramica».

Ero dubbiosa, me lo si doveva leggere in faccia.

«Farò del mio meglio»

«Mi vedi ancora trasformata in vampira?». Oh, ma questa era semplicissima! Le sorrisi, senza neanche provare a guardare realmente il futuro. Sapevo già la risposta.

«Oh, questa è facile. Sì, certo che sì».

Annuì, lentamente e ritmicamente. Aveva qualcosa di strano... perché quella domanda? E mi sorse il dubbio: e se non era sicura? Se in realtà voleva Jacob, anche se ancora non era pronta ad ammetterlo neanche a se stessa? No, non volevo pensare a quello. Jacob era... sì, era cosa? Mio? No, non sarebbe mai stato mio. Non avevo speranze. Il mio sguardo si fece improvvisamente triste, ma cercai di sfoderare ancora la mia maschera infallibile. La scrutai, cercando di afferrare qualche risposta alle innumerevoli domande che mi ronzavano in testa. «Non sei sicura delle tue decisioni, Bella?».

Di’ di sì, di’ di sì, mi ritrovai a pensare. Poi però mi diedi della sciocca. Se era ciò che lei voleva non gliel’avrei impedito.

«Sì. Volevo soltanto una conferma».

Il suo sguardo non mi piaceva. «Io posso essere sicura solo quanto lo sei tu, Bella. Lo sai. Se cambiassi idea, ciò che vedo cambierebbe... o, nel tuo caso, scomparirebbe», ed io speravo vivamente che questo non accadesse mai. Ma, in quel momento, non avevo la forza di volontà adatta per controllare.

Sospirò, così lentamente che credetti avesse cambiato idea. La sua risposta quasi mi stupì. «Però non accadrà».

La cinsi con un braccio, per confortarla, quasi volessi farle capire che per me qualsiasi decisione sarebbe andata bene. «Scusa. Non puoi avere la mia comprensione. Il primo ricordo che ho è l'apparizione del viso di Jasper nel mio futuro: sapevo da sempre che lui sarebbe stato la mia metà. Però hai tutta la mia compassione. Mi dispiace tanto che tu sia costretta a scegliere tra due cose tanto belle».

Sì, davvero belle. Soprattutto la seconda...

«Non dispiacerti per me», disse, liberandosi del mio abbraccio. Stupida, che pensieri che facevo. Dovevo controllarmi, non avrei mai voluto farmi sentire da Edward, o sarebbe stata la fine. Già una volta avevo rischiato grosso, non poteva succedere di nuovo.

La smorfia che le comparve in viso mi fece capire che non voleva la mia compassione. Tanto meglio, non avrei retto ancora a lungo quella farsa. Avevo bisogno di restare sola a pensare, mentre lei doveva andare da Charlie.

«Vado ad affrontare Charlie», disse d’un tratto. Sì, era la cosa migliore. Io avevo un bisogno irrefrenabile di pensare in santa pace, lontana da tutto e da tutti. Lontana perfino dalle mie visioni. Persino del mio amore.

Dopo essermi assicurata che Bella era partita alla volta di casa, evitai accuratamente di incrociare Jasper per casa e dissi ad Esme che sarei uscita un attimo per compiere delle faccende in sospeso. Be’, in effetti non era proprio una menzogna. Dovevo, in effetti, sistemare qualcosa di sospeso. Dovevo pensare.

Mi addentrai nella foresta, veloce come un fulmine. Avevo già visto che Edward e Carlisle stavano tornando e non avevo la minima intenzione di incrociare Edward e metterlo a corrente di tutti i pensieri che mi frullavano nella testa. In più, stare vicino a Jasper non aiutava -la sua capacità di sondare le emozioni altrui a volte era abbastanza ingombrante.

Perciò, la foresta mi sembrava un bel luogo in cui pensare in pace. Certo, avrei dovuto stare attenta ad allontanarmi abbastanza in modo che mio fratello non mi sentisse, ma per il resto ero apposto.

Dopo aver controllato accuratamente di essere in un posto abbastanza lontano da casa, mi sedetti -non che ne avessi bisogno, stare in piedi o seduti, per noi vampiri, non faceva la benché minima differenza- sul prato verde, bagnato ancora dall’umidità tipica di quel luogo, quindi sospirai -altro gesto inutile che però ero ormai abituata a compiere.

Così, immersa nel verde di quella piccola radura, lasciai briglia sciolta all’infinità di pensieri che il mio piccolo cervello ospitava a malapena.

Rividi il volto perfetto di Jasper, la mia unica ragione di vita. Poi la prima volta che lo vidi, nella mia prima visione da vampira. La prima volta che lo incontrai, il sottile filo che mi univa a lui per l’eternità. Gli anni passati insieme, la mia nuova famiglia, il mio potere.

Poi, lui. Una persona nuova, in grado di stupirmi. La persone più bella che abbia mai visto. Il suo portamento elegante, il suo sorriso da infarto -anche se io non sono in grado di fare un infarto, ma è un modo di dire-, le sue iridi scure in grado di farmi provare sensazioni mai provate. Il suo tocco bollente, in grado di farmi sentire ancora viva. La sua puzza che pian piano stava assumendo un certo fascino; i suoi insulti a cui rispondevo a tono. Il nostro primo incontro. La grossa litigata che abbiamo fatto la prima volta che ci siamo scontrati. La sua espressione infuriata a disgustata, che a me sembrava comunque la più bella del mondo.

Non mi avrebbe mai amata come io amavo lui. Non mi avrebbe mai accettata. Ed io avrei accumulato solo delusioni.

E poi, avrei ferito irrimediabilmente lui. Jasper, la mia ancora di salvezza. Il sole per ogni mio momento grigio. Il fuoco che accende il mio cuore morto. No, io non sarei mai riuscita a ferire il mio amore. Il mio

Jasper. Non per lui.

Sì, Alice, ne sei proprio così sicura?

No, il fatto è che non ne ero affatto sicura. Non sapevo se avrei preferito rinunciare a Jasper o a Jacob. Il vampiro dolce e sensibile che mi seguiva da una vita, o il licantropo scorbutico ed irritabile che avevo appena conosciuto? Certezza o ignoto?

E poi c’era Bella. Lui amava Bella almeno quanto io amavo lui. Sarebbe mai stato in grado di dimenticarla? Sarebbe stato in grado di amarmi? Mi avrebbe accettata per quello che sono, puzzolente e dura come la roccia -e fredda-, o avrebbe preferito un’umana calda e mortale, il cui cuore batte e la pelle è soffice come la lana? Sarei mai riuscita a far breccia in quel cuore da lupo?

Quando vagliai le possibilità di stare insieme a lui, vidi il mio futuro scomparire in un lampo. La cosa che però mi fece rimanere a bocca asciutta, immobile come solo una statua riesce a fare, fu la vena di malinconia che traspariva da quell’ignoto insuperabile. E mi fece male. Male come niente aveva fatto prima. E vidi Jasper disperato, vidi Edward deluso, Rosalie scocciata, Emmett privato della sua allegria. Vidi mia madre -mia madre, Esme, la cosa più vicina ad una vera madre che abbia- dilaniata dal dolore della mia perdita. Vidi Bella delusa, vidi Carlisle sorpreso, ferito.

E un buco incolmabile nel mio futuro. Un buco triste, disperato. Un buco che urlava a gran voce il suo rifiuto.

Non mi avrebbe mai amata. Non mi avrebbe mai accettata per quello che sono. Mi avrebbe respinta. Ed io avrei perso Jasper per sempre. Avrei perso la mia famiglia, per sempre. Irrimediabilmente. Senza possibilità di tornare indietro.

E questo era l’unica cosa che volevo evitare.

A quel punto, mi rimase solo una cosa da chiedermi. Cosa avrei preferito fare? Andare incontro ad un futuro incerto, che mai avrei potuto stabilire con certezza, o proseguire per la mia strada, dimenticando cioè il licantropo e concentrandomi solo sull’infinito amore che provo per Jasper?

La cosa più razionale, mi dissi, sarebbe stata continuare a stare con Jasper. Dovevo dimenticare Jacob, dimenticarmi il suo fascino, la sua allegria, il suo sorriso, il suo calore... tutto. Dimenticarmi che esiste un licantropo che si chiama Jacob Black.

Ci sarei mai riuscita? Avrei mai sopportato tutto il dolore che sarebbe derivato da quella scelta?

Quando la visione arrivò -dieci minuti dopo quell’interrogatorio snervante- avevo già deciso cosa fare.

Vidi Bella che accostava il pick-up al lato dell’autostrada che porta a La Push e incominciava a piangere.

Rimasi qualche attimo interdetta da quell’immagine, poi i miei pensieri corsero ad Edward. Quando mi accorsi che ero troppo distante e mia mi avrebbe sentita -subito dopo un attimo di smarrimento-, incominciai a correre alla nostra velocità e mandai qualche messaggio mentale a mio fratello. La visione di lui che la prendeva in braccio e la consolava mi fece capire che aveva recapitato il messaggio. Quando giunsi a casa quello che avevo visto si stava già avverando.

Prima di entrare nell’enorme casa che mi faceva da dimora, presi un profondo -ed inutile- respiro e cercai di calmarmi. Dovevo parlare con Jasper e spiegargli il perché del mio allontanamento, poi dovevo convincermi che ero in grado di sopportare la separazione -in effetti, però, non c’era mai stata un’unione- con Jacob.

Quando, però, entrai in casa, Jasper era davanti alla porta che mi aspettava. Forse aveva già letto le mie emozioni confuse di qualche ora prima e ora vedeva che ero tranquilla, forse aveva capito che erano questioni urgenti e che era meglio non interferire, fatto sta che l’unica cosa che fece fu abbracciarmi e stringermi forte al petto. Lo lasciai fare, ero troppo felice che lui avesse capito per fare altro. Inoltre -constatai con molta felicità- i miei pensieri avevano già smesso di correre in continuazione a lui.

Così capii che fu perché ormai ero sicura che lui mai mi avrebbe amata e che avrei solo sofferto, quindi il mio cuore era stato più veloce della mia mente e l’aveva rimosso. Fui infinitamente grata a quella pietra che alberga nel mio petto, e che solo per un istante era riuscita a battere per Lui.

Con questa convinzione, ritornai alla mia solita allegria e arrivò la visione del matrimonio di Bella ed il mio caro fratellino.

   
 
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