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Autore: Myra11    13/01/2018    1 recensioni
Sequel di "Bring Me Back To Life".
Cinque anni dopo aver sconfitto l'oscurità ed essere miracolosamente sopravvissuti, Noctis è il re, e Nyx conduce una vita tranquilla al fianco di Lunafreya. Finchè gli spettri non tornano a tormentarlo, e tra di loro, uno molto particolare...
[Dalla storia]
Il fantasma gli sorrise, ma fu più un ghigno crudele.
"Se non sono reale, come posso fare questo?" Gli domandò con aria divertita,e poi affondò la spada dritto nel cuore della recluta. Fu così improvviso che Nyx quasi non si accorse del sangue che sgorgava dalla ferita.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunafreya Nox Fleuret, Noctis Lucis Caelum, Nuovo personaggio, Nyx Ulric, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 29
 
A diciassette anni, Crowe aveva scoperto la verità su suo padre nel modo più cruento.
 
Quando sua figlia aveva due anni, Gralea aveva dichiarato la propria indipendenza dalla corona, e la nascita del Nuovo Impero.
Quando ne aveva cinque, non faceva altro che passare il tempo con Regis.
A dieci anni, Crowe era corsa da lui in lacrime perché la mamma l’aveva rimproverata. E lui, che non riusciva ad essere severo con lei, aveva interrotto l’allenamento dei suoi soldati e l’aveva portato sul tetto del Palazzo.
L’aveva fatto volando, e lei era ancora troppo piccola per chiedersi l’origine delle abilità del padre, e semplicemente entusiasta del vedere la città svanire e diventare sempre più piccola.
A tredici anni, l’aveva sorpresa più volte a spiare Gladio e Regis che si allenavano.
A diciassette anni, Crowe aveva scoperto la verità su suo padre nel modo più cruento.
Noctis era ferito, Victoria era stata rapita e Regis si era trovato assaltato da un branco di persone che volevano sapere da chi fosse stata attaccata Insomnia.
Nyx si fece strada tra i soldati e i curiosi, i kukri ancora stretti in pugno.
A parte l’aeronave che era riuscita a fuggire, gli altri soldati erano ridotti ad un cumulo di corpi bruciati.
«Principe.» Salutò l’erede al trono con un breve cenno. «Ho bisogno di vedere tuo padre.»
Il ragazzo annuì, e gli fece cenno di raggiungere l’altro lato della stanza, e il piccolo gruppo presente.
«Noct mi dispiace così tanto, avrei dovuto essere lì…»
«Era…notte, è normale che non ci fossi.»
Nyx s’infilò tra Ignis e Gladio, e fece un cenno al re appoggiato al muro. Noctis aveva un brutto taglio sul fianco, e perdeva copiosamente sangue, eppure non aveva voluto andarsene dalla stanza del trono, riducendo così le cure che il medico poteva somministrargli sul posto.
«Noct.»
«Nyx. Come andiamo?»
Il Generale sorrise amaramente. «Immagino che qualcuno stia raccogliendo ciò che resta degli imperiali. Per il resto, tuo figlio riesce a gestire la situazione, e io sono venuto a dirti tre cose.»
Quando il re gli fece cenno di continuare, Nyx sospirò. «Primo, mi dispiace che la sicurezza della città sia fallita. Era compito mio, e rimedierò.»
«Non…»
«Secondo, andrò a salvare Victoria, e terzo, al mio ritorno ricostruirò la Barriera.»
Quell’overdose di notizie sembrò stordire tutti i presenti, a parte Ignis.
Pragmatico come al solito, l’uomo con un occhio solo interruppe il suo re prima che potesse protestare. «Nyx ha ragione, Noctis. Per quanto riguarda la Barriera, lui non può essere sempre ovunque, la Barriera sì. E lui è l’unico ad avere la possibilità di uscire da Gralea vivo e vegeto, con la regina.»
Noctis esitò un istante, e Nyx stava già per andarsene quando lui parlò di nuovo. «Va bene. Riportamela da me, Nyx, e troverò il modo di ripagarti.»
«Lascia stare.» Sogghignò Nyx, poi fece un passo indietro e si voltò, pronto a disperdersi tra la folla, ma non ne ebbe l’occasione.
«Papà!»
La voce cristallina si fece sentire sopra tutte le altre, e lui la individuò subito.
Si fece largo fino a lui e, nonostante fosse ricoperto di sangue e polvere, gli saltò al collo e lo abbracciò con tutta la forza che aveva. Avendo cura di non farle male con i pugnali ricambiò l’abbraccio, e sorrise nel vederla così preoccupata.
«Stai bene?» Le chiese, e lei annuì.
«Bene. Dov’è tua madre?»
«Io…con lo zio, credo. L’ho persa di vista quando…»
Abbassò lo sguardo, e a Nyx si sciolse il cuore.
Da quel punto di vista, sua figlia era esattamente come la madre; si dimostrava sempre tenace e sicura, e ogni tanto si apriva, rivelando un cuore dolce.
Ritirò i kukri nei foderi e passò un braccio intorno alle spalle della figlia. «Vai da Ravus, allora. Chiamami se Luna non è là, io parto tra un’ora.»
Lei si voltò a guardarlo, sorpresa. «Lascia che venga con te, posso aiutarti.»
Ereditando il carattere dei genitori, c’erano poche persone testarde come Crowe, ma Nyx scosse la testa mentre la guidava fuori dal salone, lontano dalla folla.
«Assolutamente no. Sto andando a Gralea, a salvare la regina.»
«Papà, sono addestrata, posso…»
Si allontanò da lei e l’afferrò per le spalle, incrociando quegli occhi uguali ai suoi.
«Lo so che sai badare a te stessa. E mentre non ci sono devi badare a tua madre.» Piegò le labbra in un mezzo sorriso. «Anche se, sinceramente, non so a chi dovrei fare questo discorso.»
Crowe inarcò le sopracciglia e si tirò indietro una ciocca di capelli color platino, e lui ridacchiò divertito alla sua espressione.
«Tua madre è una forza della natura quando vuole, non sottovalutarla.»
Gli si spense il sorriso sulle labbra, e tirò la figlia in un abbracciò che lei ricambiò volentieri.
Era bassa, per la sua età, e nascose il viso contro il suo petto mentre lui parlava.
«Torno presto, principessa.» Sussurrò, baciandole i capelli. «Ti voglio bene.»
«Anch’io ti voglio bene, papà. Promettimi che tornerai.»
Gli venne da sorridere mentre quella frase ne echeggiava un’altra dal suo passato.
«Sei sempre tornato da me, Nyx. Fallo anche questa volta, ti prego.»
«Tornerò sempre.»
 

 
Mancavano poche ore al ritorno a casa quando la notte li sorprese.
Era stata una sorpresa scoprire che Victoria non aveva problemi a dormire in una tenda, e non aveva fatto altro che aumentare la stima che aveva di lei.
Esattamente come Noctis, si era fatta strada nel suo cuore, e quel viaggio forzato non aveva fatto altro che cementare la loro amicizia.
E aggiungere un’altra persona all’elenco di coloro che avrebbe perso.
La sentì uscire dalla tenda, ma non sollevò lo sguardo.
Più gli anni passavano, più quel peso nel petto si faceva insopportabile, la consapevolezza che il tempo stava per scadere.
«Nyx…stai bene?»
Alzò lo sguardo mentre lei si sedeva dalla parte opposta del fuoco, il cui colore faceva sembrare i suoi capelli in fiamme.
«Perché non dovrei?» Le chiese con un mezzo sorriso, e lei sorrise con aria comprensiva.
«Quando pensi che nessuno ti guardi, Nyx, si vede. Si vede che non stai bene, che emerge quella parte di te così terribilmente umana, e spezzata.» Mormorò, e lui sentì il proprio sorriso svanire.
«Sei a pezzi, mentalmente ed emotivamente, e fingere sta diventando sempre più difficile, vero?»
Non le rispose.
Abbassò lo sguardo sulla fede d’argento al dito, e annuì semplicemente.
Esattamente come lei aveva capito il perché delle sue azioni, anni prima, aveva capito perfettamente il suo reale stato d’animo.
«Nyx, mi disp…»
«No.» La interruppe, sentendo la sua stessa voce strozzata. «Non scusarti.»
Si passò una mano sul viso mentre la dolcezza di Bahamut gli riempiva il cuore, cercando di consolarlo. «Hai ragione. Diventa difficile vedere mia figlia crescere, Luna invecchiare, sapendo che un giorno…»
Non ce la faceva. Gli si spezzò la voce e fu costretto ad inspirare profondamente.
Se si teneva impegnato, se era al loro fianco, poteva quasi non pensarci.
«Ma guardami. Una regina dovrebbe pensare al bene del proprio popolo, e io ti sto facendo stare male.» Commentò Victoria con una smorfia, e riuscì a strappargli una breve risata.
Si alzò, aggirò il fuoco e si inginocchiò di nuovo davanti a lei. «Noctis mi ucciderà se ti vede in questo stato. Fammi vedere.» La invitò con voce pacata, e lei scostò la benda che aveva sul collo, mostrando la bruciatura sulla sua pelle chiara dove un proiettile l’aveva sfiorata.
Nyx le piegò gentilmente il viso di lato, studiando la ferita.
«Sei un uomo forte, Nyx. Ti ammiro molto.» Mormorò quando lui le posò due dita sulla pelle.
«Grazie, Altezza.» Lasciò scorrere il ghiaccio sull’ustione, e lei sospirò piano. Quando incrociò i suoi occhi verdi, le sorrise. «Meglio?»
«Meglio.» Confermò, e Nyx ritirò la mano, e si sedette di nuovo accanto al fuoco.
Rimasero un attimo in silenzio, e poi lei parlò di nuovo. «Lucis è fortunata ad averti, Nyx. E lo sarà sempre.»
Ridacchiò divertito, e poi quell’atmosfera tranquilla fu spezzata dal terrificante suono di un esplosione.
Nel giro di pochi istanti il cielo si riempì di navi magitek, e loro erano di nuovo in macchina.
«Che diavolo sta succedendo?» Borbottò Nyx, premendo sull’acceleratore della Regalia.
Victoria, al suo fianco, era accigliata. «Ti hanno attirato lontano. Sei l’unica protezione di Insomnia, e loro ti hanno attirato lontano!»
Imprecò sonoramente, accelerando ancora. L’auto ringhiò sotto di lui come se fosse arrabbiata quanto lui, e scattò sul ponte come se scivolasse sull’olio.
Fu costretto a frenare nella piazza quando la statua che lui non aveva voluto crollò davanti al muso della macchina, e uscì di corsa. «Si fa a modo mio ora. Reggetevi.»
Avvertì Victoria prima di passarle le braccia intorno ai fianchi e spalancare le ali di Bahamut.
Volare era la via più rapida, ma anche la più pericolosa.
Davanti alle scale del Palazzo, quando si abbassò di quota, l’ennesima esplosione lo colse impreparato, e gli fece scoprire un’altra caratteristica che ignorava. Le macerie colpirono l’ala destra e lo schiantarono a terra nel cortile.
Riuscì a voltarsi in modo da difendere la regina dalla caduta, ma scoprì a proprie spese che le ali della dea erano come un prolungamento del suo corpo, e il dolore lo invase quando riuscì a liberarsi dei resti del palazzo crollato.
«Nyx! Stai bene?» Victoria si alzò velocemente, e lo aiutò a fare altrettanto.
Nyx riuscì solo a ripiegare le grandi ali sulla schiena, e non a farle svanire come al solito.
Le sentiva pulsare dolorosamente, e percepiva sé stesso e la dea scivolare via, nel buio che ancora albergava nel loro cuore. «Devo…devo andare.» Mormorò, ma la regina scosse la testa e riuscì a sostenerlo fino alle porte sbarrate del Palazzo.
Quando la nave magitek sopra di loro iniziò a sparare, Nyx fu costretto ad evocare velocemente la barriera per difenderli. La protezione si schiantò mentre le porte si aprivano.
Spinse Victoria all’interno senza tante cerimonie e, prima che potesse entrare a sua volta, la raffica di proiettili gli attraversò una spalla in un’esplosione bruciante.
Braccia tatuate lo sostennero, e lui incrociò gli occhi di Gladio. «Siete tornati, perfetto.»
«Luna…» Chiese in un sussurro, e l’espressione dello Scudo del Re gli fece perdere un battito.
Lo afferrò per la collottola con il braccio sano. «Gladio, dove sono mia moglie e mia figlia?»
«Non sono mai arrivate a Palazzo.»
Non aggiunse altro, perché non ce n’era bisogno, e perché non ne sarebbe stato in grado.
L’unica cosa che contava era trovare la sua famiglia.
Aprì le porte con un braccio solo, e corse di nuovo fuori, ignorando l’ala ferita, il sangue che gli scorreva fino alle dita e il fatto che il cielo fosse oscurato dalle navi magitek.
Era tutto troppo simile al passato.
Quando la sua proiezione gli fece girare la testa, si prese un attimo di pausa.
Aiutami, pregò in silenzio, e lei lo fece. La sua immensa e arcana forza lo invase, cancellando la sofferenza della ferita, l’intorpidimento alle ali, e fu di nuovo sé stesso.
Estrasse entrambi i kukri e, proiettandosi di edificio in edificio, e di nave in nave, raggiunse il quartiere dove lui e Luna erano andati a vivere dopo la nascita della figlia.
E la vita gli riservò il primo, crudele regalo della sua vita da immortale.
Ebbe a malapena il tempo di terminare la proiezione e alzare lo sguardo prima che il corpo di Cor, crivellato di proiettili, crollasse al suolo in una pozza di sangue, e l’urlo di sua figlia gli tagliasse le orecchie.
Smise di ragionare.
Smise di pensare, di provare qualcosa che non fosse rabbia.
Si lanciò contro il gruppo di soldati, atterrandone la metà con le ali.
Vedeva sé stesso ustionare, folgorare e pugnalare, attraversando le armature come se fossero fatte di carta. Si prese un singolo istante di calma quando ne rimase in piedi solo più uno, e stava ancora imbracciando il fucile. Glielo puntò contro mentre lui ripiegava le ali, con calma, e avanzava verso di lui, calpestando i corpi come se nemmeno ci fossero.
Con un urlo iniziò a sparare, e Nyx non fece nulla per evitare che i proiettili gli attraversassero la carne: non li sentiva nemmeno, in quel momento.
L’unica cosa che importava era il corpo di Cor, del suo amico, del suo maestro, riverso in una pozza di sangue nero sulla pietra.
Quando gli fu davanti, sorrise all’uomo che sapeva di non avere scampo.
Lo afferrò per la gola, e gli spezzò entrambe le gambe con un calcio ben piazzato che lo fece contorcere sul terreno in agonia, ma lui non aveva ancora finito.
Estrasse i kukri e li usò per impalarlo al terreno, piantando le lame così a fondo che attraversarono la carne e si conficcarono nella strada. Quando il soldato iniziò a supplicare pietà, si accovacciò accanto a lui e piegò la testa di lato, studiandolo.
«Pietà?» Chiese, con una voce che era la sua e quella dea insieme. «L’uomo che hai ammazzato a sangue freddo non ha avuto pietà.» Gli fece notare, mentre l’odore del sangue gli dava alla testa.
Sentiva il mondo intorno a lui come se fosse sott’acqua, ovattato e distante.
«Ti prego, io…»
Il primo pugno in faccia lo fece gemere di dolore.
«Nyx!»
Ignorò la voce che lo stava chiamando, la macchia di colore ai lati del suo campo visivo.
C’era solo il rosso del sangue, e l’argento che si mescolavano in un macabro dipinto.
Continuò.
Continuò a schiantare la faccia dello sfortunato soldato a pugni, perché aveva minacciato la sua famiglia, perché aveva ucciso Cor e perché era nel posto sbagliato al momento sbagliato.
«Papà!»
Sentì i passi intorno a lui, ma non smise la sua opera di distruzione finché lei non lo strappò via.
«Nyx, basta, basta è morto!»
Abbandonò le braccia lungo i fianchi, ansimando mentre un profumo differente si faceva strada nella sua mente. I fiori di Tenebrae, la freschezza del sole.
Batté un paio di volte le palpebre, emergendo da quella confusione furiosa.
Luna aveva le braccia intorno a lui, e lo stringeva senza paura. «Nyx, va tutto bene.» Sussurrò in quel momento, spostando le mani sul suo viso e catturando il suo sguardo.
Si accigliò e guardò oltre la spalla della moglie.
Ciò che vide fu abbastanza forte da riportarlo alla lucidità: Crowe era spalle al muro, e sembrava terrorizzata nonostante non riuscisse a staccare gli occhi da lui.
Senza dire una parola, Nyx allontanò Luna da lui e si alzò, le ali abbandonate al suolo.
Si trascinò fino al corpo esanime e crollò di nuovo in ginocchio.
Cor, chissà come, era ancora vivo, e ricambiò debolmente la stretta della sua mano.
«Stanno…bene?» Riuscì a boccheggiare prima che il sangue gli strozzasse la voce.
Nyx fece scorrere lo sguardo sulle sue ferite, sui segni dei proiettili sul suo petto, poi incrociò i suoi occhi offuscati e annuì. «Stanno bene. Grazie a te.»
Cor piegò le labbra in quel mezzo sorriso a cui ormai era abituato, e poi morì.
Morì accanto a lui, morì perché aveva voluto difendere la sua famiglia e lui non c’era.
E lui smise di percepire le cose in modo normale.
Nyx si chinò su di lui, appoggiando la fronte nel sangue, la mano stretta ancora intorno alla sua.
E là rimase finché Luna non lo affiancò, posandogli una mano sulla schiena. «Mi dispiace…»
La prima scudisciata di furore lo riscaldò.
«No.» Si tirò su con un movimento fluido, e aprì di nuovo le ali. Non era ancora finita. «È a loro che dispiacerà.»
«Nyx, cosa pensi di fare? Sei ferito, devi ritirarti, non puoi…» Iniziò Luna, ma poi incrociò i suoi occhi e si zittì. Nyx sapeva benissimo che aspetto aveva, e sapeva anche che era l’argento di Bahamut a guardare il mondo dai suoi occhi.
«Puoi.» Sospirò sua moglie, rassegnata.
«Andate a palazzo, sarete al sicuro.»
Lei annuì, si avvicinò alla figlia e la costrinse a muoversi. Quando lei si girò, Nyx era già sparito.
«Mamma, cosa…»
«Non adesso Crowe.» La interruppe Luna, tirandola contro un muro in un vicolo quando un cadavere venne scagliato nella loro direzione. «Ora dobbiamo arrivare a Palazzo.»
«Ma papà…cosa vuole fare?»
Luna fece un sorriso amaro mentre un fulmine che non era per niente naturale attraversava la strada. «Quello che fa sempre. L’eroe.»
  
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