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Autore: A_Typing_Heart    13/01/2018    0 recensioni
* in corso di revisione * L'Uomo in Blu è una leggenda moderna, un uomo misterioso che appare in un paesino del Sorrentino per rendere omaggio a una lapide senza nome né fotografia. Circolano infinite voci su di lui, sulla sua origine, e sul perché visiti una tomba avvolta dai segreti. Ma nessuno sa la verità, e le motivazioni dell'Uomo in Blu sono radicate al tempo in cui il futuro boss Sawada Tsunayoshi fu ferito in un attentato. Un momento che cambiò la vita del giovane e di chi gli stava accanto per sempre.
Genere: Drammatico, Science-fiction, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Enma Kozato, Mukuro Rokudo, Tsunayoshi Sawada
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Tsunayoshi aprì la porta della stanza dell'infermeria, ampio locale che occupava due piani della dependance della sua villa, e vide che nonostante fosse prima mattina Mukuro era già sveglio. Le tende alla finestra erano aperte e i vetri accostati per far entrare un refolo di aria fresca. Come il medico gli aveva preannunciato, Mukuro aveva la spalla e il braccio immobilizzati, una fasciatura sulla fronte e un pessimo umore.
-Mukuro, sei già sveglio?-
Mukuro lo aveva certamente sentito, ma non si voltò a guardarlo, e lui credeva di capire perchè. Si avvicinò al letto e la sua teoria trovò conferma: la pelle era venuta via dal lato destro del suo viso e lo conosceva abbastanza bene da sapere che non avrebbe voluto farsi vedere da nessuno in quelle condizioni. Sfidando apertamente la sorte, allungò la mano e gli girò delicatamente la testa per vederne il volto.
-Come stai?- gli chiese sorridendo.
-Avrai parlato al medico, lo saprai già come sto.-
-So che hai il braccio sbriciolato, questo sì... ma voglio sapere tu come ti senti.-
-Disgustoso.- rispose lui, usando il braccio sano per allontanargli la mano.
-Ma tu non sei disgustoso, Mukuro, tu sei bellissimo... bisogna solo sistemare la pelle... tornerà tutto come prima...-
Mukuro guardò la mano di Tsunayoshi che tentava un nuovo approccio e sembrò accorgersi solo in quel momento che qualcosa non andava.
-A proposito, che fine ha fatto la tua pelle? La mano...-
-Ah... nello scontro l'ho persa... me la farò sistemare...-
Mukuro fissava la mano come se gli avesse fatto un grosso torto, e al tempo stesso come fosse un affezionato gatto finito malauguratamente sotto le ruote di un veicolo. Per la prima volta da quando Tsunayoshi ricordava, fu il suo guardiano della nebbia a toccargli le dita metalliche.
-Io avrei potuto fare qualcosa di meglio con le mie illusioni...-
-Ma se ti fosse successo qualcosa io sarei comunque morto... ieri sera, per esempio...-
Mukuro non rispose e passò quasi distrattamente il pollice sul dorso della sua mano.
-Senti qualcosa?- gli domandò invece.
-Finchè non riavrò la pelle sento molto poco... è quella che ha i sensori più precisi... ma che mi stai toccando lo sento, sì...- gli rispose accennando un sorriso. -È la prima volta che lo fai da quando me l'hanno messa...-
-Ogni volta che guardo le tue mani vedo il fallimento... non mi piace vederle... nè toccarle.-
-Fallimento? Che stai dicendo?-
-Avrei potuto fare di più per te.-
Tsunayoshi accennò un sorriso. Non poteva credere che dopo tanto tempo il suo guardiano della nebbia riuscisse ancora a sentirsi in colpa. E non ne aveva alcun motivo... aveva fatto più di quanto chiunque altro al mondo potesse fare in quel fatale momento, senza di lui chissà chi sarebbe stato seduto nel suo bell'ufficio al posto del giovane boss giapponese...
-Mi hai salvato la vita... mi hai... tenuto in vita per mesi, finchè mio padre non è riuscito a farmi curare con queste parti sintetiche... non sarebbe mai stato possibile senza di te... sarei morto a diciassette anni, in una manciata di secondi, o al massimo un paio di minuti...-
Mukuro distolse lo sguardo lasciandolo vagare verso la finestra, ma ancora una volta Tsunayoshi gli girò il viso con la mano, passandogli il pollice sullo zigomo dal colore metallico satinato. Il suo occhio rosso si fissò su di lui.
-Io quando vedo le mie mani penso solo a un miracolo... ed è la stessa cosa che vedo quando guardo il tuo viso... non dovresti vergognartene.-
Mukuro aprì appena la bocca per dire qualcosa, ma si bloccò al rumore della porta che si spalancava con malgrazia. Neanche a dirlo, a entrare fu Hayato Gokudera, che aveva la pretesa di celare un'aria bellicosa con un sorriso malriuscito. Seccato, Tsunayoshi si chiese da quanto tempo era lì dietro a guardare e ascoltare.
-Ehi, Mukuro, come va?-
Il suo tono era falsamente allegro, fasullo quanto una moneta di cioccolato, ma lo abbandonò immediatamente dato che si rivolse al Decimo senza neanche aspettare una risposta da Mukuro. Quest'ultimo tuttavia non sembrava essere intenzionato a calcolare la sua presenza in alcun modo.
-Decimo, Spanner è qui... ti aspetta nel laboratorio dodici per i ricambi...-
-Oh, è già arrivato...? Ha fatto presto...-
Il Decimo si alzò dal bordo del letto e guardò Mukuro, che ancora una volta sfuggiva gli sguardi di Hayato interessandosi del cielo fuori dalla finestra. Tsunayoshi allungò la mano e gli sfiorò la spalla.
-Mukuro, facciamo due passi? Mi accompagni al laboratorio? Ci sarebbe una cosa che voglio chiederti.-
Senza dire una parola, Mukuro spostò la coperta e mise con circospezione le gambe giù dal letto, appoggiandosi a Tsunayoshi per alzarsi in piedi. Era palese che fosse ancora debole per la perdita di sangue e per effetto dei medicinali, ma quello che doveva chiedergli era davvero importante e non poteva aspettare ancora.
I due attraversarono la stanza diretti alla porta. Il pensiero di Tsunayoshi era rivolto a cosa avrebbe detto a Spanner, il suo meccanico di fiducia, riguardo al cannone non collaudato; ma poi intercettò lo sguardo invelenito di Gokudera verso il guardiano della nebbia. Questi lo guardò di rimando, accennò un sorriso provocatorio e fece un movimento con la testa che fece scostare i capelli dal lato meccanizzato del suo viso. Era la prima volta che lo mostrava a qualcuno di sua volontà, e l'idea che lo facesse con tanta ostentazione fece venire voglia di ridere al Decimo. Si trattenne soltanto per riguardo del suo guardiano della tempesta, già abbastanza provato dalle frustrazioni delle ultime dodici ore.


-Ahia... Spanner, mi stai facendo malissimo! Ahia!-
Il meccanico Spanner alzò gli occhi azzurri dal braccio metallico per guardare Tsunayoshi, ma la sua espressione restò imperturbabile.
-Per me puoi continuare a gridare, non è un problema... che tu gridi o no, non posso fare meno male di così. Lo sai che risaldare i sensori della pelle è una brutta faccenda per te.-
-Non ho mica fatto apposta a bruciarla, guarda che fa male... ahia...- protestò Tsunayoshi. -Mi ha sparato acqua pressurizzata!-
-Davvero?-
Spanner lo guardò di nuovo, e stavolta era decisamente molto più interessato. Come sempre, la meccanica e l'ingegneria lo entusiasmavano più di qualsiasi altro argomento, tranne forse le ricette di dolciumi ipervitaminici senza additivi chimici.
-Un cannone a pressione... ecco a cosa serviva quella spirale di Archimede... raccoglie l'acqua verso il bicipite, dove viene pressurizzata. Rudimentale... ma geniale...-
Il meccanico biondo lasciò a metà il suo lavoro sul Decimo e andò verso il lato opposto, dove su un banco erano disposte le braccia meccaniche dell'uomo dai capelli rossi. Tsunayoshi notò non senza fastidio che Spanner non aveva aspettato un suo permesso per mettersi ad analizzarle. Mukuro, che lo stava osservando seduto su una poltroncina reclinata, sembrava domandarsi cosa ci fosse di appassionante in pezzi di metallo, circuiti e viti.
-Spanner! Insomma, finisci di rimettermi la pelle!-
-Ah... scusami, Vongola. È che osservare il lavoro di altri meccanici è sempre molto stimolante per me... mi fa venire idee nuove e ho subito voglia di mettermi alla prova.-
-Allora finisci in fretta, poi potrai fare quello che ti pare... anche perchè devi riassemblarle in maniera che funzionino, dopo.-
-Ma per te non andrebbero bene, Vongola... queste braccia hanno un centro di connettori nelle spalle... tu hai ancora le tue vere spalle, non potresti usarle così come sono... però, se volessi farti sostituire l'impianto, allora magari potrei fare una modifica e usare una...-
-Riassemblale così come sono, non voglio usarle io... sono pesanti.- tagliò corto Tsunayoshi. -Muoviti, ho un incontro oggi pomeriggio, e non voglio mettere i guanti per coprire le dita.-
Spanner tornò alla poltrona alla quale era ben legato Tsunayoshi per impedire movimenti durante la manutenzione, ma era evidente che il suo interesse per le componenti realizzate dal misterioso ingegnere non si era affievolito. Si rimise al lavoro sulla delicata operazione continuando a mormorare sottovoce il suo parere su come una lega metallica più leggera avrebbe potuto migliorare le prestazioni di un modello come quello.
-Ahia.- belò debolmente Tsuna, quando il dolore dell'operazione riprese.
-Avevi veramente qualcosa da chiedermi o volevi soltanto evitare che Gokudera mi facesse una ramanzina sul come mi sono permesso di farmi stracciare quando dovevo proteggerti?-
Tsunayoshi guardò Mukuro. Un altro pezzo della sua pelle sintetica si stava staccando dal lato destro del naso. Da quando gli avevano ricostruito metà del viso non gli era più capitato di vedere una tale quantità di lega scoperta sul volto del suo guardiano della nebbia. Era piuttosto insolito che non usasse un'illusione per nasconderla temporaneamente, ma poi si accorse che non aveva l'anello. La mano destra sulla quale di solito lo indossava era quella danneggiata dallo scontro della sera precedente.
-Lo sai che non devi ascoltare quello che dice Gokudera... è geloso del riguardo che ho per te.-
-Ah, quindi era per questo.-
-In realtà, avrei una cosa da chiederti davvero, anche se non so se saprai rispondermi.-
Lo sguardo annoiato di Mukuro ebbe un guizzo d'interesse.
-Sentiamo.-
-Lo hai sentito quell'uomo, ieri sera... quando ha detto che per tutto il tempo che avrei impiegato a morire avrei dovuto pensare a ciò che avevo fatto a Mami Kozato?-
Mukuro riflettè un momento e assunse un'aria seria che non fece presagire a Tsunayoshi nulla di buono.
-Effettivamente sì, l'ho sentito.-
-E hai idea di chi sia questa Mami Kozato? Perchè sono abbastanza sicuro di non conoscerla... e sono certo che non l'ho uccisa, la mia lista di omicidi è talmente corta che posso ancora ricordarla a memoria.-
-In realtà la cosa ha molto poco a che vedere con te, Tsunayoshi.-
-Allora sai di chi stava parlando?-
-Sì... beh, più o meno... è una questione di un po' di anni fa... una faccenda molto misteriosa che non è mai stata risolta... nell'ambiente è conosciuto come "l'incidente Kozato".
-Incidente?-
Tsunayoshi sentiva una sensazione di formicolio dietro la nuca per motivi che non sapeva spiegarsi. Quel nome non gli diceva proprio un bel niente, ma Mukuro era così serio che metteva angoscia.
-Otto anni fa... nel periodo in cui eri ancora convalescente... si verificò uno strano evento... in una notte quattro famiglie, tutte rami secondari di una famiglia mafiosa ormai scomparsa, vennero uccise in quattro città diverse... anzi, in realtà non sembrarono omicidi, ma banali incidenti d'auto, un incendio, un bizzarro caso di cani rabbiosi... quattro tragedie naturali perfettamente spiegabili, se non fossero accadute la stessa notte a quattro famiglie lontanamente imparentate a una cosca mafiosa.-
-I Kozato erano fra questi?-
-I Kozato erano la cosca mafiosa che si è indebolita fino a scomparire dalla scena.- ribattè Mukuro. -In una notte tutte le generazioni che non ne avevano conservato il nome furono spazzate via, e gli ultimi Kozato, marito, moglie e figlia vennero assassinati brutalmente... la polizia pensò si trattasse di un tentativo di furto, gli aggressori erano diversi e i due adulti furono uccisi da ripetuti colpi con armi di fortuna... però...-
-Però...?-
-La figlia, la piccola, venne torturata a lungo prima di morire per le ferite che aveva subìto... anche nella mafia fece scalpore la notizia, chiunque abbia un codice sa che non si uccide una bambina, specialmente in quel modo.-
-È terribile... ma quella bambina allora era...?-
-Mami Kozato... all'epoca aveva undici anni... la cosa che lasciò tutti perplessi fu che il fratello maggiore non fu mai trovato, e la polizia tutt'ora non sa se fosse coinvolto nell'omicidio o se fosse soltanto un'altra vittima.-
Mukuro lanciò uno sguardo intenso al fondo del laboratorio e istintivamente lo fece anche Tsunayoshi. Restò per qualche secondo a guardare il ragazzo dai capelli rossi che giaceva disteso su un letto ospedaliero in fondo alla stanza, pur privo di entrambe le sue braccia meccaniche. Il nucleo dalle luci rosse era accanto a lui, collegato da un singolo cavo nel suo addome ancora aperto. Ancora non aveva dato ordine di svegliarlo, e dormiva sotto l'effetto dei narcotici. Sentendo quel racconto era abbastanza sicuro di aver capito chi fosse e perchè cercasse una vendetta così ostinatamente... era il fratello di quella bambina torturata e uccisa...
-Vuoi dire che quello...?-
-Sì.- disse Mukuro. -Sono certo che sia Enma Kozato.-
-Il fratello scomparso di una bambina torturata e uccisa è più cyborg che umano e cerca di uccidermi convinto che sia stato io a fare questo alla sua famiglia... perfetto.-
Mukuro tese appena gli angoli della bocca e strinse leggermente la spalla di Tsunayoshi in un muto e pallido conforto. Il Decimo sospirò platealmente.
-E va bene... beh, è il peso di portare il titolo di boss mafioso, no?-
-Dici bene... dopotutto, se ogni boss dovesse discolparsi degli omicidi che gli vengono attribuiti sommariamente, darebbe nel contempo la conferma degli omicidi che sono davvero colpa sua.-
-Anche questo è vero... ma potrei dimostrare di essere il boss più pulito della mafia mondiale se tutti lo facessero.-
Mukuro diede in una risata sommessa e gli scompigliò i capelli.
-Sì, sì, tu sei un bravo bambino... se no ti avrei lasciato morire senza neanche sentirmi in colpa.-
Tsunayoshi sorrise e appoggiò la testa allo schienale della poltrona.
-Spanner, lascia perdere... rimettimi la pelle all'avambraccio sinistro... userò i guanti oggi pomeriggio.- disse al meccanico. -Vorrei che tu riassemblassi quelle parti meccaniche, e se puoi... anche quello.-
Accennò con la testa al tavolino e Spanner fissò gli occhi sul cyborg e sul nucleo con la luce rossa. Il suo sguardo si illuminò di una luce che non era assolutamente quella cremisi che veniva dal componente rotondo.
-Vuoi che riassembli il Gear?-
-Non l'ho danneggiato quando l'ho estratto... ma bisognerà controllare il modo in cui era collegato... se è possibile inizia subito dopo aver finito qui... quando torno stasera vorrei trovare tutto finito.-
-Sì, sì... certo che non sei cambiato molto, eh, Vongola...?- osservò con un certo distacco Spanner, spostandosi sul lato sinistro della poltrona. -Aspettare è una cosa che detesti...-
-È vero... sono ancora un tipo impaziente... ma anche tu non vedi l'ora di mettere le mani su quei componenti, non è così?-
Spanner lanciò un'occhiata di desiderio alle braccia meccaniche sul tavolo e riprese l'applicazione della pelle con maggiore rapidità. Tsunayoshi ridacchiò e aspettò che il lavoro fosse finito, meditando su che cosa avrebbe potuto indossare per l'incontro del pomeriggio. Forse, dato che il viola a Mukuro non piaceva, si sarebbe messo la giacca blu.
   
 
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