Capitolo quinto
Ramsay
non ricordava di aver mai trascorso una giornata divertente e soddisfacente
come quella appena passata, in cui si era preso gioco del padre, liberato del
futuro fratello e conquistato l’appoggio delle casate Umber, Karstark e
Manderley tutto in una volta e senza colpo ferire… ed era proprio il caso di
dirlo visto che, una volta tanto, non aveva dovuto scuoiare nessuno per
ottenere ciò che voleva. C’è sempre una prima volta per tutto e il giovane
Bolton si sentiva particolarmente esaltato per il fatto di essere riuscito a
fare qualcosa di diverso. Davvero,
doveva ammettere che nessuna caccia o tortura, nemmeno la più tremenda e
sanguinosa, era mai stata così completamente appagante.
A
tutto questo stava pensando Ramsay Bolton, inseguendo i folli voli del suo
neurone solitario e le rotelle impazzite del suo cervello che andavano a pieno
regime, mentre saliva le scale che lo avrebbero portato nella sua stanza da
letto. Theon lo seguiva come un’ombra, ma lui era talmente impegnato a
rievocare gli highlights
della memorabile giornata del suo trionfo da non ricordarsi nemmeno più della
sua esistenza, tanto meno del fatto che lo aveva dietro di sé, a nemmeno tre
passi di distanza. Così, quando entrò nella sua camera e fece per chiudergli la
porta in faccia, si stupì non poco di trovarselo lì!
“Ah,
e tu che cosa ci fai qui?” gli domandò, cadendo dalle nuvole.
Fino
a quel momento Theon si era sentito piuttosto tranquillo, perché le cose erano
andate proprio come il suo Lord voleva e lo aveva visto soddisfatto e contento.
Non si aspettava una domanda del genere e la cosa lo mise in allarme,
soprattutto perché non aveva idea di come rispondere.
“Mio
signore, io… controllavo che non avessi bisogno di niente” improvvisò lì per
lì, pregando il dio abissale di avergli concesso la risposta giusta.
Ramsay
lo fissò e ciò mandò comprensibilmente Theon nel panico. In realtà, però, il
giovane Bolton stava semplicemente riflettendo su un piccolo particolare che lo
metteva in difficoltà… e bisogna ricordare che, per lui, riflettere non era
proprio un’occupazione abituale.
Rammentava
di aver dichiarato di fronte agli uomini del Nord che, da quel giorno, Theon
Greyjoy sarebbe stato un ostaggio e il suo scudiero, dunque non più un
prigioniero e nemmeno uno schiavo.
La
domanda che si faceva era: adesso che cosa avrebbe dovuto farne di lui? Cosa
deve fare, in concreto, uno scudiero?
Nel
frattempo continuava a guardare Theon in silenzio e il ragazzo stava per cadere
in convulsioni per la paura. Il bello era che Ramsay non se ne era nemmeno
accorto, tanto era immerso nei suoi
pensieri… e affascinato da tale esperienza, per lui del tutto insolita!
“Entra
e chiudi la porta” disse a Theon, con un tono per nulla rassicurante.
Il
povero ragazzo fece ciò che gli era stato ordinato, aspettandosi di perdere
qualche altro dito o un pezzo di pelle o chissà che cosa… e non sapendo nemmeno
perché!
“Si
è venuto a creare un piccolo e increscioso problema” iniziò Ramsay, mentre
Theon era sull’orlo di un collasso nervoso. “Adesso tu sei di nuovo Theon
Greyjoy e sei il mio ostaggio e il mio scudiero. Quindi… dove ti metto a
dormire?”
Ah, dunque è
questo che ti preoccupa tanto. Mettimi dove ti pare, rimandami nel canile,
fammi dormire sui camminamenti delle guardie, ma per carità non farne un
problema!
Ramsay,
comunque, non si aspettava una risposta perché, come al solito, gli piaceva
rispondersi da solo.
“Come
ostaggio di lusso e scudiero dovresti avere una stanza tutta per te, magari la
stessa che occupavi quando eri ostaggio degli Stark” continuò il giovane
Bolton, parlando a se stesso, a Theon, ai fantasmi degli antenati o a chissà
chi… “Però io non posso lasciarti da solo in una stanza, potresti approfittarne
per scappare. Sì, lo so che ora mi dirai di no, ma comincia a scocciarmi il
sentirmi dire quello che tu pensi che
io voglia sentirmi dire. No, non mi posso fidare, a meno che non ti tagli un
piede o magari tutti e due… però che figura ci farei dopo tutte le chiacchiere
sul perdono e la redenzione che ho fatto davanti agli uomini del Nord? No,
questa non è un’opzione praticabile.”
Lo spero bene…, pensò Theon,
sconfortato.
“Forse
gli scudieri dormono nelle stanze dei loro Lord” riprese Ramsay, come
illuminato da un’ispirazione divina, “però qui non c’è posto… a meno che tu non
ti metta di nuovo su quel pagliericcio che hai usato nei giorni in cui ero
malato. Ecco, questa potrebbe essere una soluzione, che ne dici?”
“Il
pagliericcio andrà benissimo, mio Lord” mormorò Theon, che avrebbe dormito
anche per terra o fuori dalla finestra pur di non farsi tagliare i piedi o
qualunque altra cosa.
“Bene,
allora siamo d’accordo!” concluse il giovane Bolton tutto contento. Per lui il
problema non esisteva già più e cominciò a prepararsi per la notte, esattamente
come se Theon non ci fosse.
E
Theon? Dopo essersi sentito morire per l’ultimo quarto d’ora, si avvicinò al
pagliericcio e si distese, avvolgendosi nel mantello. Quella sistemazione non
era certo l’ideale per i begli abiti che gli erano stati concessi quel giorno,
ma l’importante era che tenessero caldo… il pavimento di Grande Inverno non era
il luogo più comodo e confortevole del mondo.
Trascorse
un altro quarto d’ora circa, tutte le candele erano spente e, di nuovo, la voce
di Ramsay si levò nel buio della stanza, turbata da un nuovo interrogativo.
“Ma
è normale che gli scudieri dormano sul pavimento?”
Niente di tutto
ciò che succede attorno a te è normale, ci hai mai fatto caso?, disse Theon dentro di sé,
spaventato ma anche piuttosto esasperato.
“Forse
dovresti dormire qui” propose Ramsay, indicando il proprio letto. “Mi sembra
che ci sia spazio sufficiente per entrambi.”
Theon
non capiva se quella fosse una sorta di prova o che altro. Magari, se lui si
fosse avvicinato davvero, Ramsay gli avrebbe scuoiato qualcosa per punirlo del
suo ardire… oppure, forse, quello era semplicemente il modo ingenuo e assurdo
che il suo signore aveva trovato per portarselo a letto.
Incoraggiandosi
con il pensiero che Ramsay aveva più volte dimostrato di provare una certa
attrazione per lui, Theon si avvicinò lentamente al letto.
“Insomma,
vuoi metterci tutta la notte? Muoviti, prima che cambi idea!” esclamò il
giovane Lord, che non era più così tanto convinto.
A
quelle parole, Theon si affrettò ad obbedire e a sistemarsi nel letto del suo
signore, domandandosi se fosse o meno il caso di tentare una sorta di
avvicinamento. Poteva essere un modo per sperimentare
quell’unico ambito in cui sentiva di essere più forte di Ramsay… certo, sempre
sperando che il Bolton non reagisse tagliandogli qualche altro dito. Il letto
era grande, ma non così grande e
Theon tentò, con un ammirevole coraggio, bisogna riconoscerglielo, ad
avvicinarsi un po’ di più al suo Lord.
“Accidenti,
sei gelido come un cadavere!” protestò Ramsay, ma era più una messinscena che
altro. Si era sentito veramente e stranamente turbato nell’avere Theon così
vicino e… beh, qualcosa doveva pur dire per non fare la figura dell’imbranato
che in effetti era. Mutilare, stuprare e picchiare a sangue era tanto più
semplice, perché le cose dovevano essere così complicate?
“Mi
dispiace, mio signore” replicò subito il ragazzo, “non volevo farti prendere
freddo. Vuoi che me ne vada? Posso dormire in terra, se è questo che vuoi,
basta che me lo ordini.”
Furbo,
Theon! Aveva passato la palla a Ramsay e ora doveva essere lui a mandarlo via
oppure a tenerselo nel letto… a seconda di ciò che desiderava. La sua risposta
sarebbe stata illuminante in entrambi i casi ed era proprio questo che il
giovane Greyjoy voleva.
“No,
non posso far dormire per terra il mio scudiero, a questo punto non si può
tornare indietro. Se sei il mio protetto, così come lo eri di Ned Stark,
bisogna che ti tratti in maniera più… accettabile” rispose Ramsay, che
cominciava a entrare in confusione.
Theon
approfittò dell’evidente disagio del suo Lord per avvicinarsi ancora un
pochino… insomma, gli era quasi appiccicato e ora anche lui iniziava a
chiedersi come mai si divertisse tanto a provocarlo così. Non sarò mica diventato come lui, che se la spassava tanto nel mettermi
in imbarazzo, toccarmi e accarezzarmi quando ero solo un Reek qualsiasi?
“Sei
stato davvero ammirevole nel tuo discorso agli uomini del Nord, mio signore.
Sono stato molto colpito da come hai saputo attirare l’attenzione di tutti” gli
disse. “Credo proprio che diventerai un Lord carismatico e ancora più potente
di tuo padre.”
“Davvero?”
fece Ramsay, allibito.
Ecco.
Adesso sì che Theon aveva stabilito un nuovo equilibrio di potere. Stava
sfruttando l’attrazione del suo Lord per lui e, oltretutto, lo aveva elogiato…
cosa che, come si può ben immaginare, a Ramsay non capitava di frequente.
Insomma, è difficile fare i complimenti a qualcuno per come ti ha scuoiato bene o per averti tagliato tre dita al prezzo di due. Continuando
di questo passo, Theon poteva benissimo fare di Ramsay tutto ciò che voleva…
più o meno.
“Già,
ma chi mi assicura che tu non mi taglierai la gola non appena mi addormento?” buttò
là il giovane Bolton, come se questa eventualità gli fosse venuta in mente solo
in quel momento.
“Mio
signore, ho dormito sul pagliericcio ogni notte quando eri malato. Se avessi
voluto farti del male, avrei potuto farlo allora” replicò Theon, che sembrava
aver tratto giovamento dalle torture e umiliazioni subite. Quando mai era stato
così saggio e intelligente? “Allora non avevo niente da perdere e non mi
sarebbe importato niente se anche mi avessero scoperto e massacrato. Ma adesso
sono un ostaggio, tu mi hai reso il mio nome e la mia identità e… perché mai
dovrei rinunciare a tutto questo? Mi stai trattando con generosità e di certo nessun altro lo farebbe per me, so bene di
non meritarmelo…”
Ramsay
ascoltava, sentendosi sempre più strano… sì, più del solito, intendo. Non capiva come Theon potesse parlargli così dopo
tutto quello che gli aveva fatto, come non bramasse soltanto una vendetta
sanguinosa. Del resto, non poteva fare altro che attribuire agli altri i
sentimenti e le reazioni che avrebbe avuto lui,
non conosceva altri modi di pensare e di comportarsi.
“Non
meritavo una seconda occasione e invece tu me l’hai concessa, mio Lord”
continuò Theon, incoraggiato dal fatto che Ramsay non sembrava intenzionato a
prendere un coltello, ma anzi continuava a fissarlo con gli occhi sgranati,
come se stesse vedendo un alieno.
“Perché dovrei farti del male? Al contrario, dovrò passare ogni attimo della
mia vita a cercare di sdebitarmi con te, di ringraziarti per la seconda
possibilità che mi hai offerto.”
Avrei preferito
avere la mia seconda opportunità con tutte le dita al loro posto ma, a ben
pensarci, mi hai lasciato qualcosa di molto più importante, che potrebbe
servire anche a ringraziarti meglio e… ma a che accidenti sto pensando?, si disse Theon,
sconcertato dalla piega che avevano preso le sue riflessioni e dal fatto che veramente stava pensando di mostrare
gratitudine a Ramsay in un certo modo.
Gli
era talmente vicino che baciarlo fu quasi inevitabile. Dapprima titubante,
temendo che Ramsay rispondesse a coltellate (era una delle sue risposte più
frequenti…) e poi, accorgendosi che il suo Lord pareva compiaciuto per ciò che
stava accadendo o forse nemmeno se ne rendeva conto fino in fondo, Theon si
impegnò seriamente nel baciarlo, azzardando anche qualche carezza più audace,
sempre sperando di non perdere qualche altro dito. E Ramsay, abituato a
violenze e torture ma non certo a intensità e passione, finì per essere totalmente
sperduto e stravolto, senza accorgersi di essere in balia del suo stesso
ostaggio! Certo non poteva dirsi di non esserselo aspettato… essere baciato in
quel modo da Theon? Se è per questo, lo aspettava da un pezzo!
Quando
si staccarono, rimasero entrambi in silenzio per qualche istante,
comprensibilmente bisognosi di un minuto di riflessione…
Theon
era soddisfatto di essere riuscito a dominare il suo signore e di aver trovato
un metodo per ottenere vantaggi e privilegi da lui, eppure lo turbava il fatto
che gli fosse venuto così facile… non avrebbe dovuto detestarlo per quanto lo
aveva straziato? Invece baciarlo e stringerlo gli era sembrato normale (per quanto questa parola poco
si adattasse a Ramsay Bolton) e, sebbene gli seccasse ammetterlo, gli era pure piaciuto.
Ramsay,
dal canto suo, non sapeva cosa dire e cosa fare e questo era già una novità per
lui; doveva inoltre stare ben attento a evitare che Theon si accorgesse di
averlo tanto sconvolto e che capisse quanto, almeno in quei momenti, era stato
lui ad avere il controllo della situazione.
Beh,
ovviamente Theon tutto questo l’aveva già capito, non era una cima ma per certe
cose era senz’altro più scafato di Ramsay e, quando ci si metteva, era pure
malizioso anzichenò.
“Mi
dispiace così tanto, non volevo mancarti di rispetto, mio signore, io… volevo
solo compiacerti e non mi sono reso conto… ti assicuro che non volevo
assolutamente mancarti di rispetto” disse quindi Theon, che quella sera, a
quanto pareva, si era deciso a sfidare la sua buona stella. Ostentando una
mortificazione e un dispiacere che era ben lontano dal provare, voleva proprio
vedere che cosa gli avrebbe risposto Ramsay!
“Io…
beh, no, non mi hai mancato di rispetto. E mi hai… sì, mi hai compiaciuto, direi” probabilmente
nessuno al mondo aveva mai visto Ramsay Bolton così in difficoltà. Si
comportava in modo particolarmente
strano anche per uno come lui che aveva fatto della stranezza la propria
bandiera… “So che non volevi offendermi, anche perché, se solo ci provassi, ti
ammazzerei!”
Con
questa frase a Ramsay parve di aver riequilibrato i rapporti di forza e,
pertanto, si tranquillizzò al punto di addormentarsi placidamente abbracciato a
Theon, come se non fosse successo niente, e magari nella sua testa non era
davvero successo niente. Se ne
raccontava così tante, di cretinate, che a questo punto probabilmente aveva
iniziato anche a crederci…
Ma
Theon non si lasciava sfuggire più nemmeno un dettaglio. Evidentemente, le
torture e le atrocità patite per certi versi gli avevano fatto bene, perché lo avevano reso più furbo e
pronto ad approfittare di qualunque vantaggio. Adesso era chiaro che lui si era
assicurato un notevole ascendente sessuale sul suo Lord e avrebbe fatto
qualunque cosa per non perdere tale opportunità… visto che, comunque, la cosa
gli era risultata molto più piacevole del previsto e, insomma, non si era poi
dovuto sforzare più di tanto. Sarebbe andato anche più avanti, almeno fino a
quando Ramsay si fosse dimostrato compiaciuto,
come diceva lui usando un simpatico eufemismo; ciò che contava era salvarsi la
vita, non subire più supplizi e mortificazioni e poi… chissà che altro sarebbe
potuto succedere?
No, non mi
ammazzeresti più, ora, pensò con un mezzo sorriso. Avresti potuto farlo un milione di volte e non lo hai mai fatto, di
sicuro non mi faresti davvero del male adesso che hai bisogno di me. Eh, sì,
perché, anche se non lo ammetteresti mai, tu puoi contare solo su di me e la
cosa non ti dispiace nemmeno.
Sentendosi
sollevato e tranquillo in un modo che non ricordava nemmeno potesse esistere,
anche Theon si addormentò… com’era strano ritrovarsi a dormire in un vero letto
dopo mesi e mesi! Anche quella era una piccola vittoria, una tra le tante. A
piccoli passi stava ritornando il Theon Greyjoy di un tempo, con l’aggiunta di
una buona dose di saggezza spicciola, che non era poco per qualcuno di cui
anche i parenti stretti dicevano che era un idiota
viziato…
L’unica
cosa di cui Theon non si era ancora reso pienamente conto era che, in un
qualche suo modo contorto e sfidando anche il più estremo caso di Sindrome di Stoccolma, anche lui si
stava affezionando a Ramsay e forse
per questo era tanto ben disposto all’idea di compiacerlo in tutti i modi possibili e immaginabili.
E
magari non era necessariamente un male per nessuno dei due, no?
Fine capitolo
quinto