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Autore: bahir    14/01/2018    1 recensioni
“Quello che penso è che a un certo punto siamo scesi dal treno”
“Che dici?”
“No. Lo dico davvero. Io dovevo avere Atsu accanto. Non capisco perché ci siamo separati. Sai quando sei piccolo e ti dicono che se sei buono, ti comporti bene e sei corretto ti succederanno solo cose belle?”
“Si”
“In realtà sono cazzate, lo abbiamo imparato tutti. Ma quando sei piccolo nessuno ha il coraggio di dirtelo”
“…In effetti sarebbe diseducativo”
“Lo è anche capire che quello che ti hanno insegnato è sbagliato. Che il modo in cui vivi non ti offre nessuna garanzia di evitare il disastro.”
“E allora?”
“Non lo so, forse dovremmo dire ai nostri figli di comportarsi bene ma che nella vita questo non è sufficiente. Che ci vuole anche fortuna. Che non tutto dipende da noi. Che a volte le cose vanno male perché la divinità quel giorno guardava altrove…cose così”
“Forse hai ragione ma che c’entra con quello che dicevamo prima?”
“C’entra che quando perdi fiducia nel modo di vivere che ti hanno insegnato e capisci che sei seduto su un treno e che la felicità è tutta nell’arrivare alla stazione successiva…tu scendi dal treno”
“Ah!”
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mentre attendiamo che arrivino i primi ospiti riguardo le immagini dei campioni di broccato di seta che mi hanno inviato via mail. 
Sono uno più bello dell’altro, impossibile scegliere. Peccato solo non poter toccare la stoffa. 

Santiago sta cucinando un capitone. Adora cucinare questo tipo di pesce. Ama i pesci grassi.
 Taglia finemente delle erbette che hanno un’aria deliziosa.
“Non ti pago per guardare nel vuoto, Michail” mi redarguisce mio fratello.
“Mi paghi perché sto da dio con l’abito da sala” taglio corto io.
Entro in sala e mi occupo di far brillare i calici da vino. In un altro ristorante mi avrebbero chiesto di coprire in qualche modo il nevo blu. 
Mio fratello invece mi assilla perché io indossi sempre camicie bianche, in modo che il nevo sia ancora più evidente. 
Non per mettermi in imbarazzo, lo fa perché il ristorante ha le sue peculiarità: il sorriso caloroso di Santiago, la cura maniacale nella scelta delle materie prime, il cameriere con lo schizzo d’inchiostro in faccia.
Alle otto in punto arrivano gli ospiti del mio primo tavolo. Li accolgo con un sorriso e faccio un inchino educato a tutta la famiglia. 
Bacio la manina rugosa della donna più anziana, che so essere la capofamiglia. È una donna molto in gamba, dopo la morte del marito ha tenuto insieme una famiglia che andava a rotoli. 
I discendenti invece sono un branco di coglioncelli arricchiti. Scorto la vecchietta a capotavola, gli altri familiari ci seguono vociando.
“Allora Michail, tuo padre ti ha promesso in sposa quella bambina giapponese indimenticabile?” mi chiede la candida vecchietta.
“Mio padre non sembra troppo incline ad accettare una simile richiesta…metta una buona parola per me, se può” le rispondo con un sorriso e con un piccolo sospiro penso ‘Magari fosse così facile’.
Terminato questo breve scambio di battute, inizio a raccogliere le ordinazioni. 
Per fortuna tutti vogliono un antipasto, così coordinare le ordinazioni non diventerà un incubo. 
Comunque anche se così non fosse, riusciremmo comunque a gestire perfettamente la situazione, perché siamo dannatamente bravi.
Entro in cucina e sciorino con rapidità fastidiosa le ordinazioni ad Akira, che si volta verso Santiago dicendogli “Scusa, tu hai sentito qualcosa?”
Prendo le bottiglie di vino in cantina. Almeno sanno scegliere un buon vino, penso, mentre estraggo le bottiglie una dopo l’altra. 
Torno in sala e dopo aver stappato la bottiglia, servo la nonnina. Che lascia respirare per un po' il vino prima di assaggiarlo.
“Tuo padre è troppo rigido, tanto è inutile opporsi all’inevitabile. Se fossi mio nipote, saresti già fidanzato con lei da almeno un anno “mi dice, osservando il tenue riflesso verde del vino dorato.
“Fantastico. Può adottarmi?” rispondo prontamente.
In questo posto la storia tra me ed Atsu è assurta al rango di leggenda, non abbiamo niente da invidiare a Romeo e Giulietta. Anche questo fa parte del fascino del locale.
La nonnina ride in modo grazioso. Io servo tutti gli altri invitati. Terminato di versare il vino, porto gli antipasti. 
I piatti sono uno più bello dell’altro. Niente da dire, Akira è un artista.
Mentre entro a prendere l’ultima tornata di antipasti Akira mi chiede “Come sta la vecchina cilena?”
“Bene direi. Dice che il vino sa di tappo” detto questo giro i tacchi e me ne vado. Giusto in tempo per evitare lo strofinaccio che mio fratello mi tira dietro. Non ha tutti i torti, penso. 
Comunque non si vede tutti i giorni un tappo da millesettecento euro. Lunga vita ai vini Chardonnay.
Due uomini arrivano lievemente affannati. Mi avvicino e stringo loro la mano.
“Non dovevate affrettarvi, il tavolo ve lo avrei tenuto comunque” dico loro con affetto.
“Tuo fratello ci sgrida se arriviamo in ritardo” ridacchia uno dei due.
“Lasciate perdere il cuoco, è un disutile. Stiamo cercando un rimpiazzo” ghigno.
“Ignorate il cameriere, farnetica” asserisce la voce di mio fratello. Mi prende per la collottola e mi scrolla con grazia.
I due uomini sono amici di mio padre, primo violino e pianoforte della sua orchestra. 
Mio fratello mi stacca la mano destra dalla nuca per stringere la mano ad entrambi. Fatto questo torna in cucina.
Io li scorto al tavolo e senza chiedere nulla porto loro un Pinot Grigio. Teniamo sempre almeno una bottiglia per loro, che sono pazzi per i vini italiani. E non avvertono mai prima di arrivare… La dolce vita.
Entro in cucina a prendere i primi piatti per la famiglia cilena. Hanno ordinato il risotto alle canocchie, il profumo ha letteralmente invaso tutta la cucina. 
Sopra i piatti è stato sparso un trito di erbe, la cui composizione esatta è nota solo a Santiago. 
Porto i piatti in tavola con la serenità di sapere la mia porzione al sicuro che mi aspetta in cucina.
Quando arrivo in cucina Santiago mi chiede “È arrivato il violinista di Hamelin?”
“Si ed ha portato con sé il pianoforte. Lo sai che quei due pazzi come primo vogliono sempre e solo pasta con le sarde”
Santiago sorride ed alza gli occhi al cielo. Mio fratello gli dà una spallata affettuosa mentre salta degli spaghetti allo scoglio. 
Quei due non me la contano giusta…Approfittando del momento di tranquillità mangio il mio risotto. È dannatamente buono, maledizione. 
Bevo solo acqua perché con tutto il movimento che faccio l’alcool mi stordirebbe in un minuto. Li osservo con attenzione, per condividere uno spazio così denso d’attività ci vuole una sintonia straordinaria. 
Come fanno a lavorare gomito a gomito senza scontrarsi mai?
“Posso avere un altro po' di erbette?” chiedo a Santiago, che mi accontenta subito.
“Decurtaglielo dallo stipendio” suggerisce mio fratello.
Termino il mio pasto e mi godo lo spettacolo. Ora inizia il bello. Torno ai tavoli, i cileni vogliono il grongo, la specialità di Santiago. 
Questo pesce non gode di grande stima da parte dei critici di cucina. Perché non lo hanno mai mangiato nel nostro ristorante. 
La carne di questo pesce, normalmente considerato poco pregiato, va cucinata in modo molto particolare. 
Santiago lo avvolge in un sudario di burro e mentuccia e lo riveste di alluminio. 
Ora il grongo sembra un serpente d’argento. Mi è capitato una volta di mangiarne da solo uno intero. 
I due musicisti fanno una richiesta molto particolare: vogliono caviale cotto in latte di papavero. E che diavolo è?! Uno dei due è russo, sentirà probabilmente la mancanza della tundra.
Torno in cucina e lascio l’ordinazione ad Akira. Lui solleva lo sguardo e fissandomi con alcune ciocche di capelli scuri che gli danzano sulla fronte mi dice “Dì a quello stronzo che io il caviale lo servo solo crudo”. 
Detto questo impugna un coltello, lo pianta sul tagliere e si gira. 
Chiunque riuscirà ad estrarre quella lama dal tagliere diventerà il nuovo re d'Inghilterra.
Mi giro verso Santiago che ridacchia. Dopo pochi minuti porto in tavola un vassoio di caviale. Attorno al caviale, contenuto in una coppa di ghiaccio, 
Akira ha preparato delle corone concentriche di piccole fette di patata, uova che non sembrano proprio di gallina e piccole crespelle rotonde, che so essere un piatto tipico russo. 
Porto poi in tavola burro e limone.
La serata prosegue con un ritmo intenso ma non sfiancante. I miei ospiti terminano la cena e vengono sostituiti da altri. 
Mi trovo ad affrontare dei baiani agguerriti che vogliono assaggiare la moqueca di granchi. Niente di più facile. 
Santiago ha una adorazione per la cucina baiana. Quando sente l’ordinazione esce dalla cucina e viene personalmente a dare il benvenuto agli ospiti. 
Parla con loro uno spagnolo fluido, che non sono in grado di seguire. 
Poi arrivano due giapponesi, conoscenti di Akira. Lui prepara zuppa di miso con ostriche e poi una seconda portata di sushi e sashimi.
Verso le undici abbiamo terminato di servire gli ospiti. Gli altri camerieri sono già andati via. Akira e Santiago cenano e io mangio un dolce che nessuno ha avuto il coraggio di ordinare: la gelatina di fagioli rossi. 
In realtà non è male, è l’aspetto che scoraggia. Vedere i fagioli che galleggiano nella gelatina è abbastanza sconvolgente all’inizio. 
Non aiuto mai a riordinare la cucina. Me ne vado sempre mentre i due chef mangiano la cena. Secondo me mi mandano via perché vogliono stare soli dopo una giornata di lavoro. 
Nessuno mi toglie dalla testa che quei due siano innamorati uno dell’altro. 
Arriva a prendermi Raphael che saluta rapidamente mio fratello e Santiago. 
Arrivato a casa mi infilo sotto le coperte, pronto per un viaggio di sola andata nel regno dei sogni. Raphael entra un momento nella mia stanza e mi copre le spalle con la trapunta. Io che sono ancora nel dormiveglia, lo saluto con un brontolio. 
Lui mi lascia una tazza di latte caldo col miele, io faccio il sostenuto e lo ignoro. Aspetto che sia uscito e la bevo. 
Ora sono davvero pronto ad entrare in coma.  
CAPITOLO 7…MAKING OF
Da quanto tempo! Scrivere questo capitolo mi ha fatto venire una voglia irrefrenabile di pesce! 
Ah, non me mangio mai quanto vorrei. Finalmente una parte della storia in cui conosciamo qualche lato positivo di Akira…ne ha qualcuno, ammettiamolo. 
Solo che caratterialmente è un sociopatico. Per fortuna Santiago è l’esatto opposto.  
   
 
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