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Autore: Love00    14/01/2018    5 recensioni
Lottie è una ragazza che si trasferisce a Verona per lavoro. Sognatrice, amante di libri, cd e di tutto ciò che riguarda la bellezza della piccole cose, si ritroverà a scontrarsi con uno dei suoi amori liceali. Come reagirà la nostra protagonista?
Si riaccenderá quel sentimento che sembrava spento?
Cosa succederà a questi due ragazzi che per la volontà di forze innaturali si ritrovano ancora una volta a dover camminare sulla stessa strada?
Dalla storia:
"Dai Mirko, balla con me" dissi strusciandomi su di lui.
Mirko tentava invano di farmi tornare alla ragione.
"Lottie sei ubriaca fradicia e non farò ciò che se fossi in te non vorresti." continuava a ripetere.
"Che c'è Mirko, sei cambiato, eh? Non sei più quello di una volta. Prima non ti saresti fatto problemi. Sbaglio o avevi la reputazione di esserti fatto mezza città da ragazzo?" lo provocai guardandolo negli occhi. Il suo sguardo adesso era duro, ma potevo vedere anche delusione, tristezza in esso che mi lasciò spiazzata.
"Se almeno non vuoi tu, lasciami fare quello che voglio." dissi notando che un ragazzo continuava a guardarmi.
"Ripeto Lottie, non ti farò fare niente che tu non voglia veramente."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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rflkgelijrg Come c'era da aspettarsi da un ragazzo che scappa e ti inoltra un orrendo mi dispiace senza motivo, non vidi Mirko per almeno due settimane.
Cosa poteva cambiare in due settimane?
Niente se si teneva conto che ero talmente apatica che quella mattina litigai con Giovanni.
Giovanni, ovviamente scegliendo il periodo dell'anno più bello della mia vita, aveva deciso qualche giorno fa di venirmi a trovare perché "Lottie io devo spiegarti come è andata la storia con Giada!"
Ma perché proprio adesso aveva tutta questa voglia di spiegazioni? Alla fine la sua nuova ragazza mi aveva chiamata e tanti auguri a voi! Non mi dava fastidio, beh sì, magari ci ero rimasta un poco di stucco, ma andava bene così. Ognuno per le proprie strade.
Ma evidentemente Giovanni questo non lo capiva. Non lo capiva visto che nonostante la mattina precedente io gli abbia detto che andava tutto ok, lui abbia interpretato la mia apatia alla questione come una rabbia nascosta. E allora era dalla scorsa mattina che tentava in tutti i modi di farsi perdonare e dimostrarmi che per lui rimanevo sempre e comunque la sua più grande amica. Il problema era che mi stava troppo appiccicato, che non teneva mai la bocca chiusa ed io, che in quei giorni avevo tutto in testa tranne la sua dannata relazione con Giada, non lo sopportavo.
Volevo rimanere da sola, che male c'era?
Ed era per questo che quel pomeriggio avevo detto alle ragazze di dirgli che sarei stata al lavoro per tutto il giorno e che avevo lasciato il telefono a casa.
In realtà quel pomeriggio mi diedi per malata e non andai nemmeno a lavoro. Me ne restai sulla piccola terrazza che avevamo inclusa nell'affitto e me ne stesi lì fin quando il sole non tramontò e cominciai a contare le stelle, o almeno quelle che riuscivo a contare.
Non mi importava se sembravo una pazza, una depressa o chissà cosa, non me ne importava.
Volevo solamente un poco di tranquillità e solitudine.
Dovevo sconfiggere la mia apatia, riflettendo su me stessa.
Avevo detto che non mi sarei più mostrata ferita da Mirko, ma alla prima occasione avevo rifatto lo stesso sbaglio di sempre. L'apatia è una dimostrazione di ferita, di dolore. Se volevo davvero non mostrare nulla, dovevo rimanere quella di sempre e rispondere a quel messaggio.
E invece non l'ho fatto, perché gira e rigira, rimanevo la solita Lottie che utilizza troppo cuore e poco cervello.
Beh, ma le cose si sarebbero risolte no? O meglio potevo ancora una volta migliorare in qualcosa.
Forse per com'ero fatta dovevo sbattere la testa più volte per poter non fare lo stesso errore.
Quindi, fatta una lunga riflessione, decisi che il giorno dopo sarei andata a parlare con Mirko.
E anche con Giovanni. Così me lo toglievo dai piedi. Gli avrei fatto capire che non me ne fregava nulla della sua relazione con Giada e che lo ringraziavo per essere venuto.
Avendo programmato tutto e avendo preso quelle decisioni mi sentii più forte e motivata a sconfiggere la mia apatia e perciò presi il mio cellulare ed inviai un messaggio a Giovanni.
Magari, mi dissi, si comincia a piccoli passi, d'altronde si dice che chi va piano, va sano e va lontano...
Gli scrissi: "Ciao Giovanni, come stai? Come hai passato questo tuo terzo giorno a Verona? Spero che tu sia andato in giro a conoscere un poco la città, piuttosto che rimanere rinchiuso in albergo. Le ragazze mi hanno detto che mi cercavi...circa tre volte. Immagino già cosa tu voglia dirmi e ti dico ancora una volta che non mi interessa la tua relazione con Giada, non ne sono ferita. Sto bene. Davvero, sto bene e sono pure felice per voi! Ti prego, credimi, non ti fare pippe mentali assurde. Detto questo, se domani mattina sei ancora qui, ci vediamo per la colazione? Così ti do la conferma delle mie parole anche di presenza. Fammi sapere, ti abbraccio."
E fatto questo, dopo aver sfoggiato tutta la mia dote linguistica per quanta ne possedessi, mi rimaneva solamente la risposta di Giovanni e purtroppo di chiarire bene la questione "tizio tornato dal passato"
Dopo poco dall'invio del messaggio, come avevo già previsto, Giovanni mi diede l'ok per il giorno dopo. Adesso mi rimaneva davvero il pesce più grosso.
Pensai al modo migliore per poter aggiustare la situazione col tizio.
Allora, c'era da dire che non sapevo nemmeno dove si fosse rotta la situazione.
Quindi Lottie, che cavolo vuoi aggiustare?
C'era anche da dire che avevo qualche dubbio sulle motivazioni delle sue scuse, motivazioni che avrei potuto cercare circa due settimane fa.
E se fosse stato tardi?
Magari si aspettava che lo chiamassi o che lo cercassi io e quindi sarebbe una questione di orgoglio la sua.
Beh, ma chi cavolo aveva la voglia di cercare una persona, la quale la sera prima sembrava che non vedesse l'ora di sbarazzarsi di te?
Comunque sia...se fosse stata una questione di orgoglio, avrei già perso in partenza i miei buoni propositi. Mirko e l'orgoglio andavano a braccetto. E ciò voleva dire che il tizio non mi avrebbe mai ascoltata, o meglio, che il tizio non avrebbe mai e poi mai cercato di chiarire ed aggiustare il rapporto lì dove solo lui sapeva si fosse rotto.
Quindi che mi restava da fare?
Sospirai. Che stress che era questo ragazzo. Lo era sempre stato, quasi non mi ricordavo cosa volesse dire essere stressata.
Che volevo fare? L'unica cosa che potevo fare era quella di andarlo a cercare e chiedergli il motivo delle sue scuse.
Dopo la colazione con Giovanni, sarei passata al negozio dove lavorava.
Programmato tutto ciò, decisi di scendere e andarmene sotto le coperte. Faceva troppo freddo per poter rimanere lì ancora a lungo.
Adesso, l'unica cosa di cui avevo bisogno era di una bella dormita.
E per quella sera, i miei desideri vennero realizzati.
Dormii come un ghiro. Un sonno tipico di chi aveva avuto una giornata pesante e distruttiva.
E la mia lo era stata, soprattutto per il mio povero cervello che di solito lavorava meno...credo.

Il giorno seguente mi sveglii con la consapevolezza di dover affrontare due situazioni differenti.
Purtroppo mi svegliai anche con un tremendo mal di testa e un brutto raffreddore. Ero quasi certa che per sera quella brutta influenza si sarebbe trasformata in febbre.
"Ci credo che stai messa così male! Ieri sera sei rimasta fino a tardi all'aperto, con un solo maglioncino! Cosa credevi di fare? Sei un incosciente!" mi sgridò Rossella.
"Dai Ros, lo so che mi sono comportata da sciocca, ma ti prego dammi una dannata aspirina, devo affrontare una giornata pesante oggi..." la supplicai con la vocetta tipica delle persone raffreddate.
La vidi ridere sotto i baffi perché evidentemente a me quella vocina rendeva un pagliaccio.
La guardai male e lei per risposta mi alzò un sopracciglio come a dire "sei proprio sicura di volermi sfidare?" E siccome io non ero sicura di voler fare arrabbiare la mia dottoressina, non replicai. Anzi, sorrisi con fare dolce e la comprai con una cioccolata.
"Va bene Lottie, però non dovresti prendere subito delle medicine. E inoltre dovresti affiancare il riposo alle aspirine..." cominciò a spiegarmi. Ma lo sapeva la cara dottoressina che nessuno seguiva queste istruzioni per un raffreddore?
Evitai di farglielo notare e dopo aver ottenuto la mia aspirina, filai a cambiarmi per poi precipitarmi fuori casa.
Essendo una dottoressa, Rossella ci teneva che ogni qualvolta io e Cris dovevamo prendere un medicinale la consultassimo.
E siccome avere un parere medico senza doversi scomodare da casa faceva comodo a tutti, nessuno aveva mai obiettato su questa regola.
Sentivo che quell'aspirina stava facendo qualche miracolo, o almeno così pensavo finché ero in macchina. Uscita dal mio abitacolo, mi ritrovai a tremare come una foglia e a starnutire almeno per cinque volte di fila.
Un bambino di cinque anni che passeggiava con la madre, possibilmente diretto all'asilo, mi urlò un "salute!" facendomi arrossire e ridere allo stesso tempo. Sembrava che avessi attirato l'attenzione di parecchi.
Entrai nel bar, lo stesso di sempre ormai, e trovai Giovanni già seduto, con le mani che si tormentavano e un piede che si muoveva chissà a quale ritmo.
"Hei" sorrise non appena mi vide. Indossava un maglioncino rosso e dei jeans scuri. Il cappotto stava sulla sedia.
"Ciao, come va?" dissi sedendomi di fronte al mio vecchio amico e vecchio amante.
"Bene, tu invece? Ti sei beccata l'influenza a quanto vedo" disse alzando un sopracciglio.
"Sì, ma non è nulla tranquillo. Che prendi?" gli chiesi cambiando discorso e accelerando i tempi. Dovevo scappare a lavoro successivamente, visto che il giorno prima non mi ero presentata, la mia scrivania accoglieva il doppio lavoro per quella giornata.
Ordinammo e poco dopo cominciai a parlare.
"Ascoltami: so di averti dato l'impressione di essere arrabbiata con voi per ciò che avete fatto, ma non è assolutamente così. Mi è successa una cosa e sono entrata in un'apatia apparente con tutti." cominciai e notai che mi seguiva. Bene, meno tempo inutile da sprecare.
"Che ti è successo?" mi chiese. Non mi aspettavo quella domanda, ma poi mi ricordai che in effetti, negli anni dell'adolescenza era stato il mio migliore amico e che quindi mi conosceva meglio di chiunque.
Sorrisi perché mi mancavano quei momenti. Dopo che ci innamorammo non fummo mai più come prima. Eravamo solo degli amanti e non più degli amici.
Ricordavo che per la rottura del nostro rapporto, amoroso o amichevole che fosse, soffrii tantissimo.
"Ho rincontrato Mirko..." risposi e lo guardai. Lo guardai e tentai di afferrarmi ai suoi occhi.
Lui sapeva tutto. Sapeva tutta la storia. Mi aveva aiutata tantissimo, era stato grazie a lui se ne ero effettivamente uscita.
"Lottie..." sospirò. E quel gesto valse più di mille parole. Pensava che ci fossi ricaduta.
"No Giovanni, no. Non è come da piccoli, non è più così. Lui è cambiato, io sono cambiata. Non voglio assolutamente ricadere in una trappola. E non lo farò. Devi fidarti di me." dissi prendendogli le mani tra le mie. Sapevo che fosse preoccupato e non volevo. Non ero più la Lottie indifesa di una volta, ero adulta e me la sapevo cavare. Non c'era motivo di preoccuparsi.
"Lo so Lottie, lo so che sei adulta adesso, che sei più forte e mi fido di te. E' di lui che non mi sono mai fidato. Io ti credo quando dici che non ti ha ferito la notizia di me e Giada, ma ti prego, se avrai bisogno, anche per una sciocchezza, chiamami. Non tenermi fuori dalla tua vita, per favore. Per me sei importante, lo sei stata anche in passato, lo sai. Non posso essere felice se nella mia vita tu non ci sei..." disse stringendo la presa sulle nostre mani e facendomi luccicare gli occhi. Annuii al suo discorso non avendo nulla da dire, o meglio non riuscendo a dire nulla.
"Grazie" riuscii solamente a ringraziarlo dopo un po', perché sì,  nonostante tutto e tutti, nonostante il tempo e i trascorsi, io sapevo che lui sarebbe rimasto il mio amico fedele di sempre.
E lo stesso valeva per lui. Avrebbe sempre trovato un posto nel mio cuore.

Dopo l'incontro con Giovanni mille pensieri si erano impossessati della mia povera testa, facendo aumentare il mal di testa. Così non andava. Non potevo affrontare ancora un'intera giornata con quel mal di testa così crudele.
Arrivata in ufficio vidi tutte le scartoffie e i contratti da tradurre.
"Che il divertimento abbia inizio" pensai sedendomi alla mia scrivania.

A metà giornata lavorativa non ce la facevo proprio più. Così decisi di prendere una pausa e andai a prendere un tè caldo, portando qualche contratto con me.

Bevendo il mio amato tè caldo, presi uno di quei contratti. Era meglio non darsi sotto.
Il contratto era stato fatto ad una band di nome "Laughing"
Che nome carino, non ne avevo mai visto uno così. Così semplice ma allo stesso tempo così coinvolgente. Mi piaceva.
Purtroppo mi piacque un po' meno quando lessi i nomi dei componenti...
Era la band di Mirko.
Non sapevo che avessero avuto a che fare con la casa discografica per la quale lavoravo.
Lessi il loro contratto interessata a capire cosa i miei capi gli avessero proposto.
Il contratto mi sembrava molto buono, speravo che i ragazzi avrebbero accettato.
Fatto sta che quel contratto mi ricordò che per quel giorno avevo in programma di vedere Mirko. E mi ricordò che non avevo la più pallida idea di cosa dirgli.
Cos'era successo effettivamente? Lui era scomparso, ma anche lui avrebbe potuto dire la stessa cosa di me. Ma in realtà non dovevamo mica sentirci tutti i giorni. Mica avevamo fatto un patto.
Forse ero stata io esagerata. Ok, non ero riuscita ad interpretare il messaggio nel suo vero significato, sempre se lo avesse, ma che bisogno c'era di prendersela così tanto?
La colpa era sempre e solamente mia: vedevo chissà cosa sotto ogni minimo dettaglio.
Guardare la realtà era difficile per una come me, esistevano solamente o i filmini mentali tipici delle ragazzette, oppure il pessimismo che Leopardi portami via.
Mi ero lasciata influenzare dai miei pensieri, dalle mie supposizioni, piuttosto che cercare la vera risposta.
Dandomi della stupida, decisi di passare in ufficio a prendere tutti quei contratti per portarli a casa e lavorare da lì in modo tale che sarei potuta passare in negozio da Mirko.
Avrei fatto finta di nulla. Ok cercare la vera risposta a certe mie domande, ma hei! Chissà che avrebbe pensato il tizio...forse era meglio lasciar perdere.
"Grande Lottie, sei proprio coraggiosa. Sei un esempio di rivoluzione, guarda. Come te nessuno." mi autocriticai da sola, ma ormai era fatta: mi stavo dirigendo da Mirko con l'intenzione di essere indifferente in riguardo a quel messaggio.
A pensarci bene mi stavo comportando come lui qualche giorno prima.

"Buonasera" salutai educata entrando in negozio. Che belle le maschere che una persona può indossare: Pirandello aveva talmente ragione su questa tematica che mi domandai se a lui avessero dato la corona d'alloro. Avrei dovuto controllare questa mia piccola curiosità.
Sotto la mia maschera di indifferenza si celava una Lottie impaurita e timida: perché ero andata nella tana del lupo? Cosa mi aveva portato lì?
A complicarmi la vita ero sempre stata brava, dovevo ammetterlo.
"Ciao Carlotta" mi salutò Mirko inquadrandomi subito.
"Come stai?" mi chiese subito dopo.
In vena di fare conversazione il ragazzo? Che si sentisse in colpa?
"Oh, bene e tu?" sorrisi indifferente.
"Tutto bene, che ti porta da queste parti?" mi chiese e la Lottie timida si trasformò in una belva e mi urlò "Ecco brava! Non hai nemmeno una scusa, come ne usciamo adesso, eh?"
Eh, come me ne sarei uscita? Il mio cervello non era bravo a formulare scuse credibili in due secondi, per lui in questi casi esistevano solamente due opzioni: inventarsi la scusa più terribile e stupida del mondo, oppure la seconda opzione era dire la verità.
"Ho visto che avete ottenuto un contratto con la casa discografica per cui lavoro." dissi alla fine e mi convinsi in quel momento di aver unito le due opzioni. Non era terribile e stupida fino in fondo, ma almeno non era nemmeno la verità.
Magari il mio cervello aveva imparato a valutare una terza opzione.
"Hai visto il contratto? Che te ne sembra? Sono preoccupato." e lo sembrava davvero preoccupato. Dopo aver recepito le mie parole, lo vidi sgranare gli occhi e agitarsi.
"Credo sia uno dei contratti migliori che io abbia mai visto finora. Stai tranquillo, non preoccuparti e giocati questa sfida. Magari è un'occasione da non perdere. O meglio, io penso che sia veramente da non perdere."
"Oh grazie Lottie, sei fantastica!" urlò pieno di gioia per poi girare dal bancone in cui si trovava e stritolarmi in un abbraccio.
Proprio così, stritolarmi in un abbraccio. A quanto pare per lui abbracciare quando era preso dall'euforia era una cosa molto normale. Ma per me non lo era. Non dopo quel messaggio, non dopo l'altra sera, non dopo il suo ritorno, non dopo il passato.
Fu per questo che alla maschera di indifferenza si sostituì quella di freddezza e apatia.
Di nuovo l'apatia fu parte di me e fu per questo che mi irrigidii.
E lui se ne accorse. Se ne accorse perché mi lasciò subito andare e mi guardò spiazzato.
Che lo avesse capito? Che avesse decifrato i miei complessi, i quali erano aumentati dopo quella sera?
Speravo in una sua comprensione perché davvero, stavo per scoppiare.
"Lottie..." sussurrò e mi diede l'impressione di sentirsi in colpa.
Per cosa si sentiva in colpa? Per avermi illuso? Per avermi devastata emozionalmente ancora una volta?
"Devo andare, ci vediamo" dissi e uscii da lì, perché dai miei occhi stavano uscendo quelle lacrime che tanto cercavo di fermare.
Adesso riuscivo a capire meglio me stessa e la situazione in cui mi trovavo: avevo interpretato male i suoi comportamenti nei primi giorni in cui lo avevo incontrato di nuovo dopo anni. Avevo capito male. Non c'era nulla sotto, per lui ero come un'amica, una buona amica o una semplice amica chi lo sa. Ma tutto ciò non lo era per me, non lo era mai stato e come avrebbe potuto esserlo? Non è colpa mia se i suoi atteggiamenti erano talmente ambigui da far sospettare me di esserci qualcosa di più grande di una semplice amicizia. E finalmente capii il suo messaggio. Finalmente riuscii a decifrare quei pensieri che mi assalivano da settimane, finalmente capii il motivo delle sue scuse e capii che si scusava per avermi illuso di nuovo. E lui lo aveva capito e ancora una volta pensava che con un semplice "mi dispiace Lottie" tutto poteva tornare come prima. Ma prima quando? Non esisteva un prima. Assolutamente. Non poteva esistere. Non doveva esistere.
Cercai di non piangere e sospirai stanca della mia vita.
Mi trovavo distrutta dall'influenza, con arretrati al lavoro e un cuore spezzato per l'ennesima volta.
Mi tornarono in mente le parole di Giovanni di quella mattina: "Ci sei ricaduta Lottie?"
, caro Giovanni, ci ero ricaduta di nuovo.
Realizzata la situazione in cui mi trovavo per l'ennesima volta, un moto di rabbia e disgusto mi salì dallo stomaco. Non verso Mirko, non verso il raffreddore o verso il mio lavoro. Non ce l'avevo nemmeno verso la vita, perché essa che colpe aveva? Le decisioni le prendevo io. Ed era per quello che quei sentimenti di rabbia e disgusto erano verso me stessa.
Ancora una volta mi odiavo e stavolta il mondo era buio, scuro.
Non vi era una strada di ritorno, non vi era una salvezza, non la intravedevo.
Vedevo solamente disgusto per la persona che ero.


Buonasera a tutti!♥
E auguri di buon anno ragazzi!♥
Come state? Avete passato delle ottime vacanze? Spero proprio di sì, perché adesso la pacchia è finita e si torna alla solita routine. Già mi mancano le giornate piene di ozio. AHAHAHAH
Bene, eccomi qua con questo capitolone.
Vediamo che Lottie sembra una pazza frustata che avrebbe bisogno di rilassarsi di più.
Avrebbe bisogno di uno psicologo, vero? E' troppo complessata AHAHAHAH
Inoltre è pure molto riflessiva, praticamente si è preparata l'intera giornata, ma naturalmente non ha previsto di fare i conti con gli incovenievoli.
Mirko e quel suo messaggio stavano a significare che l'avevano illusa di nuovo.
Triste storia, ma state tranquilli prima o poi qualcosa di carino arriverà anche per lei AHAHAH
Vedremo se nel prossimo capitolo le cose si aggiusteranno o meno...
Questo è tutto gente, spero che il capitolo vi sia piaciuto almeno un poco e nulla, vi ringrazio come sempre. Siete fantastici.♥
Vi abbraccio. ♥♥♥
  
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