Non poteva credere ai suoi occhi. Il suo cuore perse qualche battito e non fece neppure in tempo a contarli. Era come se tutte le sue speranze fossero andate in frantumi, una dopo l'altra, e fu in quel momento che capì davvero quanto potesse essere doloroso un amore a senso unico.
Non covava risentimento nei confronti della ragazza, non era colpa sua. Lo provò invece per se stessa che in tutti quei mesi non era neppure riuscita a spicciare mezza frase completa ad Adrien. Si accorse che quest ultimo le stava facendo segno con la mano e lei, come di consueto, si fece prendere dal panico. Si avvicinò a loro provando a trattenersi dal dire qualsiasi cavolata.
«Questa è Marinette, aveva fatto da giudice alla nostra partita di scherma, come ricorderai. Lei è anche la rappresentate di classe!» disse Adrienne entusiasta di avere in classe qualcuno con cui condividere la sua passione. "Eccome se me lo ricordo" avrebbe voluto rispondere Marinette, riportando alla memoria lo spiacevole discorso che aveva ascoltato per sbaglio quel giorno. «Certamente.» rispose Kagami sorridendole e porgendole una mano. «Sono felice che tu sia nella nostra stessa scuola. Di qualsiasi cosa tu abbia bisogno, puoi tranquillamente rivolgerti alla rappresentante, cioè, a Marinette, che poi sarei io, e io sarei la rappresentante quindi...Benvenuta!» concluse con troppa enfasi. Kagami ridacchiò alla figura che la ragazza aveva appena fatto, convinta che, in fondo, sarebbero diventate amiche.
Ben presto furono attorniati da una folla di compagni sorpresi di avere una celebrità simile nella propria classe, tra questi chiaramente svettata Chloè, accompagnata dalla solita tirapiedi.
All'ingresso della professoressa però, tutti presero posto. Alya guardò preoccupata la sua compagna, capendo perfettamente quale fosse la fonte della sua agitazione. Appena sarebbero cominciate le lezioni, le avrebbe sicuramente parlato lanciandole qualche bigliettino. Dopo le varie presentazioni, arrivò il momento tanto temuto: l'assegnazione del posto.
Nessuno voleva davvero spostarsi, certo, erano felici di avere una nuova compagna di classe ma a pochi piacevano davvero i cambiamenti. Insomma, dopo qualche mese ti abitui ad avere accanto la stessa persona.
Lo sguardo della professoressa scivolò languido su ogni studente, riuscendo a far venire i brividi persino a Chloè. Marinette sperò che almeno quella volta, solo ed esclusivamente per quella volta, la sfortuna la smettesse di perseguitarla. Pregò che ciò accadesse in tutte le lingue che conosceva, inventandosene pure di nuove, ma si sa, la fortuna non ha mai girato a favore dell'eroina.
«Marinette, che ne dici di cedere il posto alla tua compagna? In questo modo potrebbe integrarsi meglio.» chiese la professoressa, ignara del peso che era appena piombato sullo stomaco della ragazza. Di rimando, sorrise forzatamente e raccolse le sue cose andando a sedersi in fondo all'aula da sola. Non solo Kagami rischiava pericolosamente di piacere ad Adrien, ma ora aveva pure il suo posto, letteralmente.
«Visto Tontonette? Sola e in fondo, quello è il posto che ti spetta» ghignò Chloè con quanta più cattiveria avesse in corpo, facendo scoppiare a ridere l'automa che le sedeva accanto.
«In fondo, forse, da sola non direi» affermò la professoressa riportando l'attenzione su di sè.
Juleka, accanto a Rose, nonostante fosse sempre stata una ragazza particolarmente tranquilla, si agitò immediatamente. Un cipiglio di confusione andò a formarsi sul volto di Marinette.
«Sarà qui a momenti» disse svogliatamente l'insegnante, mentre un brusio carico di tensione si era condensato nell'aula. Dopo qualche secondo, infatti, dalla porta fece il suo ingresso un ragazzo che sembrava essere leggermente più grande degli altri. Il fisico asciutto era messo in evidenza dal look decisamente gotico. Portava una giacca nera con varie spille appuntate sul petto e una maglietta verde acido sotto, impossibile da non notare. Vari brandelli di Jeans pendevano da dei pantaloni che sembravano aver avuto giorni decisamente migliori. I lunghi capelli erano tenuti su con appena qualche tocco di gel, fintamente sbarazzini. Qualche ciuffo colorato gli cascava sulla fronte. Esattamente come quelli di Juleka, erano neri come la pece ma colorati sulle punte, in questo caso però erano di un vivace blu elettrico. C'era da ammetterlo, aveva il suo fascino.
«Bene, questo è Luka, il fratello di Juleka. Se vuoi puoi andare ad accomodarti in fondo all'aula, di fianco alla rappresentante di classe.» affermò la professoressa, facendo così il secondo sbaglio della giornata.