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Autore: Raptor Pardus    15/01/2018    0 recensioni
Sulla terribile Piaga che infestò la galassia e riunì i Tre Imperi, e sugli sfortunati minatori di Verris che ne patirono le conseguenze.
Genere: Azione, Science-fiction, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Giorno 2
 
Il ricognitore FSS “Scellestus Primus” atterrò nella baia 27 in silenzio, nascosto dall’ombra della notte che andava cedendo il posto al cielo ocra del nuovo giorno.
Non appena i ganci magnetici ne bloccarono lo scafo all’interno dell’hangar e le pompe d’aria portarono l’ossigeno a livelli accettabili, la rampa di accesso laterale si aprì, calando fino alla spoglia banchina.
In silenzio, perfettamente inquadrati in colonna, duecento soldati discesero dalla nave marciando, gli elmi aperti sopra le teste e fucili e zaini in spalla, fermandosi in perfetto ordine sull’approdo grigio. Il capitano al comando della compagnia ordinò l’attenti, e i soldati scattarono.
Dalla nave scese un brizzolato colonnello, le braccia incrociate dietro la schiena, i passi lenti e ampi sulla rampa di metallo.
Ad accoglierlo, in piedi sulla banchina, vi era la dirigenza del complesso industriale, quattro uomini quasi tremanti di fronte a tale schieramento di forze.
<< Salve, sono il direttore Cassius, al vostro servizio. >> disse una dei quattro uomini, un signore di mezza età dalla calvizie incipiente e dalle narici arrossate, porgendo la mano al colonnello.
<< Colonnello Lyucos. >> rispose l’ufficiale stringendo energicamente la mano del direttore e quindi anche quelle dei restanti tre uomini. << Possiamo accomodarci nel vostro ufficio? >>
<< Certo, se volete seguirmi... >> disse il direttore facendo strada.
<< I miei uomini occuperanno questa baia, sarà il nostro quartier generale. Inizieremo le ispezioni non appena avremo l’elenco di tutti i vascelli attraccati. >> proseguì il colonnello incamminandosi verso i corridoi.
<< Certo, provvederò subito. Ora, se mi è permesso chiedere, potrei sapere esattamente cosa ha colpito la capitale? >> chiese il direttore.
<< Sono impossibilitato a dirvelo, signore. Sappiate solo che per il momento i suoi uomini posso continuare a lavorare, ma non garantisco che ciò possa continuare in futuro. >> rispose il colonnello con fare quasi annoiato.
<< La situazione è tanto grave? >>
<< Io non l’ho detto. >>
Il piccolo drappello sparì nella stazione di collegamento, diretto verso gli uffici, e i soldati iniziarono a preparare il loro centro operativo, pronti a entrare in azione, mentre ormai, fuori dalla baia, i due soli facevano capolino oltre l’orizzonte.
 
Jaco sbadigliò sonoramente, appannando la visiera del suo casco, tornando ad agganciare rulli di appoggio all’interno della slitta fissata a terra.
Installare nastri trasportatori era un’operazione noiosa ma necessaria per permettere il trasporto di tutti i minerali che la trivella estraeva dalla roccia.
Il camino che aveva scoperchiato il giorno prima, quello dove attualmente si trovavano, era probabilmente il più grande che il giovane minatore avesse mai visto.
Entro sera avrebbero iniziato a estrarre cromite anche da lì, deturpando quella meraviglia naturale.
Illuminati dai fari della trivella, i quattro uomini, insieme a una seconda squadra di supporto, procedevano spediti a installare un pannello dietro l’altro, giunto dopo giunto, nastro dopo nastro.
I potenti fari della trivella si affievolirono, dando qualche segno di cedimento.
<< Da quanto non fate manutenzione alla trivella? >> chiese il capo della squadra di supporto al loro.
<< Mese scorso, va che è una meraviglia. >> rispose il caposquadra.
I proiettori persero di nuovo potenza, spegnendosi del tutto.
<< Ok, passare alle torce personali, ragazzi. Jaco, butta un occhio al generatore. >> comunicò l’uomo alla radio.
<< Vado, capo. >> rispose Jaco poco entusiasta.
Farsi mezzo chilometro a piedi, al buio, con tutto quel dannato scafandro addosso, non era proprio piacevole.
<< Attenti a non cadere nel vuoto. >> comunicò il caposquadra mentre Jaco attraversava il foro nella parete, appositamente allargato, e iniziava a camminare lungo il grande corridoio scavato nel corso degli anni.
Ci mise dieci minuti a raggiungere il generatore ausiliario, piazzato in una piccola nicchia su un lato della galleria che proseguiva per almeno altri due chilometri prima di raggiungere il pozzo principale da cui si raggiungeva, tramite appositi ascensori, il cono d’ingresso dell’intero complesso.
Jaco si avvicinò al piccolo generatore, da cui si diramavano due fasci di cavi, in direzioni opposte.
Era ancora in funzione, come dimostrava il ronzio sommesso che emanava nell’aria rarefatta della galleria.
Il problema doveva essere nella trasmissione fra il loro nodo e quello centrale, il che significava che anche gli impianti di ventilazione, se non avessero risolto presto il problema, avrebbero dato forfeit.
Uno dei due fasci di cavi emetteva scintille, non troppo distante dalla nicchia, in direzione del pozzo principale.
Jaco si avvicinò cauto, cercando nel buio l’origine delle scintille.
Doveva sbrigarsi, o sarebbe dovuto tornare indietro al buio.
Il cavo di rifornimento, un cordone di rame e materiali isolanti spesso venti centimetri, era stato tranciato di netto, sguainato e lasciato lì in contatto con il troncone rimanente, che creava piccoli lampi col vicino conduttore.
Quindi erano in riserva, e la riserva stava andando sprecata.
Perfetto.
Ma cosa poteva aver fatto danni del genere, su un pianeta disabitato?
<< Capo, il cavo di rifornimento è tranciato a monte del generatore, che sta lavorando regolarmente. Lo spengo e cerco altri danni. >> comunicò alla radio, spostando col piede il cavo danneggiato, allontanandolo dal generatore.
<< Ricevuto. Cosa può essere stato? >> rispose il caposquadra.
Jaco sollevò il cavo ormai inerte e osservò il taglio.
<< Sembrerebbe un seghetto meccanico, o forse morsi. >>
<< Sabotatori o qualcuno è semplicemente un coglione? >>
<< Non so dirti, capo. >> concluse Jaco terminando la connessione e cambiando frequenza dalla piccola centralina che teneva legata alla cinta.
<< Base, qui trivella 249, sospendere erogazione energia. >>
<< Ricevuto, 249, che è successo? >>
<< Cavo tranciato. >>
<< Ma che… >>
Jaco chiuse la connessione e reimpostò la frequenza.
Si riavvicinò al generatore e alzò la leva di accensione, spegnendo così la macchina.
<< Abbiamo batterie di ricambio sulla trivella, vero? >> chiese seguendo il corso del cavo che lo riportava indietro, verso il camino.
<< Sì, ma non bastano per tutti. >> rispose il caposquadra all’altro lato dell’apparecchio.
<< Allora conviene iniziare a evacuare il tunnel, non abbiamo gli attrezzi per riuscire a riparare tutto. >> continuò Jaco, fermandosi davanti ad altre incisioni sulla guaina scura del cavo principale.
I danni sembravano molto più contenuti questa volta.
Afferrò il cavo con una mano e lo sollevò lievemente, scoprendo che era molto più pesante del previsto.
Un’ombra sgusciò fuori dal cavo, nascondendosi rapida nel buio.
Jaco lanciò un urlo e fece un passo indietro.
La cosa era sparita, strisciata chissà dove.
<< Matthaeus, c’è qualcosa. >> comunicò alla radio, guardandosi intorno, i sensi in allerta.
<< Cosa? >> rispose il caposquadra.
<< Non lo so, forse un ratto Serrykiano. >>
<< Ti mando qualcuno, vedi di ammazzare quel bastardo. >>
<< Matt, non ne sono sicuro, non vedo un cazzo qui. >>
<< Smettila di pisciarti addosso, Jaco, arriviamo. >>
Jaco si riavvicinò al cavo danneggiato, sollevandolo con cautela.
Era estremamente leggero, troppo.
La guaina cedette su un lato, spezzandosi.
Girò ciò che gli era rimasto in mano, la gola improvvisamente secca.
L’interno del cavo era stato completamente asportato, per una profondità di almeno mezzo metro.
Gettò il tubo per terra e lentamente arretrò, muovendosi verso il camino.
<< Matt, i ratti Serrykiani fanno sparire il rame? >> domandò preoccupato.
<< Jaco, smettila di intasare le frequenze, cazzo! Stiamo arrivando! >>
Qualcosa strisciò contro il suo stivale, facendolo saltare sul posto.
Jaco strillò e pestò il piede.
Nulla.
Era solo nell’immensa galleria.
Iniziò a correre in direzione dei suoi compagni, finché non prese in piena faccia il petto di Jeremus, il pilota della trivella, e finì steso al suolo.
 
<< Ti giuro che c’era qualcosa. >> ripeté Jaco per la dodicesima volta da quando era stato portato fuori dalla miniera.
<< I ratti Serrykiani non possono sopravvivere a quest’atmosfera e poi, suvvia, come ci sarebbe arrivato fin qui? Te lo sarai immaginato. >> rispose il capo tecnico di turno nella sala comandi.
<< Allora non era un ratto, però qualcosa mi ha toccato la gamba e ha tranciato i cavi elettrici. >> insistette il ragazzo massaggiandosi il polpaccio.<< Quel coso mi ha bucato uno stivale. >>
<< Come avrebbe fatto? >> chiese il tecnico, cercando di non ridergli in faccia.
<< Non lo so, ma adesso c’è un taglio sopra la caviglia. >> rispose Jaco alzando il piede.
<< Vai a riposarti, farò rapporto al direttore. Tu hai la giornata libera. >>
Jaco si alzò e uscì dalla stanza, rincuorato dal poter andare a cercare la compagnia di Virgo.
Matthaeus, Jeremus e Laester, l’ultimo minatore della squadra, fissarono il tecnico, preoccupati.
<< E adesso? Il ragazzo non può dire così tante cazzate. >> commentò il caposquadra.
<< Cerchiamo di mantenere la calma, innanzitutto. >> insistette il tecnico. << Ci sono militari nella base e potrebbero risultare interessati a quanto accaduto oggi, quindi ne devo prima parlare col direttore. La squadra di supporto tornerà laggiù a riparare il cavo, voi siete spostati alla trivella 71 in supporto alla squadra principale. >>
<< Va bene. >> rispose Matthaeus, facendo cenno agli altri di seguirlo fuori dalla stanza.
Il tecnico si massaggiò la fronte.
<< È la volta buona che fermano la produzione, me lo sento. >> disse tra sé e sé prima di alzarsi e dirigersi verso gli uffici del direttore, dove sicuramente lo attendeva una lavata di capo non da poco.
Ma qualcuno doveva pur farlo.
 
I sei minatori entrarono nella galleria 249 col fiato sospeso, illuminando il lungo e scuro corridoio con le loro deboli torce personali.
Uno degli uomini, un addetto alla sicurezza, fece scattare la pompa del proprio fucile elettrico e si guardò intorno.
<< Avanti, sbrigatevi e torniamo su. >> disse poco cordiale, iniziando a camminare nella galleria buia seguendo lo spesso cavo di rame addossato ad una parete.
Ci misero un po’ a raggiungere il generatore, costretti a muoversi a piedi a causa della mancanza di corrente là in fondo.
<< Questo dovrebbe essere il giunto. >> osservò il caposquadra indicando un punto del cavo poco distante dal troncamento. << Inserite il nuovo tratto da qui. >>
Due uomini staccarono il settore danneggiato e ne iniziarono la sostituzione.
Altri tre uomini proseguirono fino al successivo guasto, ripetendo la stessa operazione.
<< Dobbiamo finire di montare i nastri? >> chiese la guardia, desideroso di levare al più presto le tende.
<< Chiedo alla base. >> rispose il caposquadra, portando una mano alla centralina della radio. << Leo, raggiungi il camino in fondo alla galleria e controlla che materiale c’è rimasto. >>
<< Ricevuto, capo. >>
L’uomo cambiò frequenza mentre gli altri due operai si rialzavano, avendo concluso il loro lavoro.
<< Base, qui supporto. Possiamo rientrare o dobbiamo completare l’installazione del nastro? >>
> rispose il tecnico alla radio.
<< Un attimo, vi do conferma. >> rispose il caposquadra chiudendo la comunicazione. << Avete finito col cavo là in fondo? >>
<< Ci serve un altro giunto, qui c’è più casino di quello che è stato detto. >>
<< Marcus, raggiungili. Io resto al generatore. >>
L’uomo si mise una delle bobine portate là sotto in spalla e raggiunse i suoi compagni poco distanti.
<< Base, qui supporto, ancora cinque minuti. >>
<< Ricevuto. >>
I due uomini attesero in silenzio il ritorno dei loro compagni, finché la radio non gracchiò di nuovo.
<< Riparazioni ultimate. >>
<< Ricevuto. Base, vai con la corrente. >>
La radio non rispose.
<< Base? >>
<< Uscite da lì immediatamente. >> rispose dopo poco il tecnico, palesemente preoccupato.
<< Che succede? >>
<< Stanno arrivando i militari là sotto, hanno ordinato l’immediata evacuazione del tunnel. >>
<< Ok ragazzi, tutti fuori! >> ordinò il caposquadra facendo segno alla guardia di radunare gli uomini.
<< Avanti, tutti fuori, soldati in arrivo. >>
<< Siamo in strada. >> rispose un minatore, subito prima che il fascio di luce della sua torcia fendesse il buio.
Altre due torce brillarono.
<< Avanti, andiamo. Dov’è Leo? >> chiese il caposquadra quando furono tutti riuniti.
<< Non è tornato dal camino. >>
Il caposquadra guardò la guardia e mise mano alla centralina.
<< Leo, mi senti? Torna immediatamente indietro. >>
Nessuno rispose.
<< Leo? >>
Rimasero ancora senza risposta.
<< Dovremmo andare a cercarlo. >> osservò il caposquadra.
<< No. >> rispose la guardia. << Gli ordini sono di uscire immediatamente, se gli è successo qualcosa lo aiuteranno i militari. >>
<< Col cazzo che lo lascio qua sotto, probabilmente gli si è solo rotta la radio. >>
<< Troppo incidenti in questo tunnel, non mi piace. Non mi hanno mandato quaggiù per farvi da balia a caso. >> continuò la guardia.
<< E allora fai il tuo dovere! >>
La guardia fissò uno ad uno i minatori.
<< Teoricamente siamo fuori dalle mie mansioni ordinarie. >>
<< Fanculo le tue mansioni, dammi quel fucile. >> disse il caposquadra.
<< No. >>
<< Va’ al diavolo. Marcus, con me. Voi andate. >>
I due uomini sparirono, inghiottiti dal buio.
<< Oh, dannazione! Dite alla base di riattivare la corrente, io seguo quei due. >> disse la guardia, lanciandosi dietro ai due operai.
I due uomini rimasti si guardarono e fecero spallucce, voltandosi e dirigendosi verso l’uscita.
 
Jaco fissò i cento militari lentamente sprofondare sottoterra, trasportati dal vasto montacarichi che collegava la base del cono di accesso al pozzo principale.
<< Non mi piace. >> disse, poggiando i gomiti al davanzale di ferro, osservando la scena oltre il vetro.
<< A me lo dici? Hanno sequestrato la nostra nave. >> rispose Virgo, poco dietro di lui, appoggiata al muro. << Dai, andiamo a bere qualcosa. Qui mi annoio. >>
<< Torneo di freccette? >> chiese Jaco rimettendosi dritto.
<< Serio? Ci sto. >>
Il crepitio di un interfono risuonò per tutto il sito.
<< Attenzione, l’accesso alle baie di attracco è stato vietato. Tutto il personale è pregato di rimanere all’interno della zona abitativa. >>
<< Che cazzo sta succedendo? >> si chiese Virgo, inquieta.
<< Sentito? Andiamo al pub, dai. >> le disse Jaco afferrandole il braccio.
I due abbandonarono lo scavo, diretti verso il palazzo delle mense, mentre una sirena iniziava a ululare poco distante, segnalando la chiusura della miniera.
 
<< Quattro uomini dispersi. Ottimo. >> osservò il colonnello, guardando torvo il capo tecnico della sala comandi. << I suoi operai sono molto coraggiosi, vedo. >>
<< Mi scuso per l’inconveniente. >> disse il direttore, di fianco al colonnello, in maniera affettata, strofinando una contro l’altra le mani sottili e agili.
<< Abbiamo già richiamato tutti gli altri uomini, non si ripeterà nulla del genere. Certo, sapere cosa sta succedendo ci aiuterebbe nel gestire la situazione. >>
<< Speri che non debba aprire il fuoco qui dentro, direttore. >> disse il colonnello uscendo dalla sala. << O farà meglio a trovarsi un nuovo impiego. >>
 
Jaco piazzò una freccetta proprio al centro del tabellone, battendo di poco il risultato della ragazza.
<< Dannato. >> disse lei recuperando i suoi dardi.
<< Non mi batte nessuno qui. >> le rispose Jaco, gonfiando orgoglioso il petto.
Virgo prese posizione e tirò, centrando in pieno il bersaglio e facendo cadere la freccia dell’avversario.
Dal bancone, dove alcuni minatori erano intenti a bere, giunse qualche profonda risatina sommessa.
<< Fai meno il galletto. >> disse Virgo ridacchiando mentre Jaco fissava a bocca spalancata il risultato della ragazza.
<< Tutta fortuna… >> balbettò lui, andando a recuperare le sue freccette.
Una sirena iniziò a ululare.
Jaco si voltò e fissò la ragazza.
<< Questo non è il fine turno. >>
Virgo si bloccò sul posto.
<< Che cos’è? >> chiese Virgo, pesando ogni parola.
<< L’allarme. >> rispose secco il barista.
<< Ma non è la sequenza della miniera. >> osservò Jaco, fermo sul posto, i battiti in aumento.
<< I moli. >> disse uno degli avventori, alzando assorto la testa dal boccale.
Virgo scattò in direzione della porta, rapida come un felino.
Jaco si lanciò al suo inseguimento, gettando a terra le freccette che ancora teneva in mano.
<< Virgo, aspetta! >> le urlò dietro, mentre la ragazza lo distanziava sempre più, diretta verso la stazione della monorotaia.
<< Dai, muoviti! >> disse lei fermandosi ad un bivio. << Da che parte? >>
<< A destra. >> rispose Jaco ansimando, afferrandola per una spalla. << Vai più lenta, non riesco a starti dietro. >>
Lei riprese a correre, subito inseguita dal ragazzo, e si lanciò nella grande porta d’accesso della stazione della monorotaia, salendo sul primo vagone in partenza per il settore industriale.
Jaco, seduto accanto a lei, ansimava, riprendendo fiato.
<< Ci sono… ci sono. Non ho le gambe allenate. >> disse, ricomponendosi sul sedile della piccola carrozza.
Virgo stringeva il pugno, picchiettando con l’altra mano il ginocchio.
<< Virgo… >> disse lui toccandole la mano.
Lei sobbalzò, sottraendosi al contatto, come un felino spaventato.
<< Fai il minatore e non reggi una corsetta? >> disse poco dopo, rilassando il corpo e distendendo i muscoli.
Lui la fissò nei chiarissimi occhi celesti.
<< Il lavoro è meno faticoso di quanto si possa pensare, in realtà. >> rispose sgranchendosi la schiena. << Stai tranquilla, staranno combinando qualcosa i militari. >>
<< È proprio questo che mi preoccupa. >>
La carrozza entrò nella stazione successiva e frenò dolcemente, aprendo le porte.
<< È il distretto industriale. Scendiamo qui. >> disse Jaco.
<< Giusto. >> disse lei scuotendo la testa. << I militari. >>
<< Vieni, conosco un corridoio laterale per arrivare alle baie. >> continuò lui, guidandola attraverso i macchinari industriali, attraverso passerelle sospese nel vuoto e tubature roventi, attraversando magazzini pieni di container, serbatoi sigillati e silos alti quanto palazzi.
<< Dove credete di andare? >> chiese un soldato bloccando loro la strada. << Tornate immediatamente indietro. >>
Virgo piantò i piedi e fissò furente prima Jaco, poi il militare.
<< Cosa sta succedendo? >>
<< Non mi è permesso parlare, signorina. >>
Rumori di spari arrivarono alle loro orecchie.
Erano praticamente arrivati, solo due porte e una camera di decompressione li separavano dalle baie.
Il rumore di un’esplosione fece voltare il soldato che con le braccia alzate impediva loro di avanzare.
<< Sei sempre convinta di voler andare a vedere? >> chiese Jaco, sperando che l’amica rispondesse negativamente.
<< Sì. >>
Virgo provò a superare il soldato, che si girò di nuovo verso di lei e la spintonò.
<< Tornate indietro, ora! Non lo ripeterò di nuovo. >>
Altri spari, urla e versi animali giunsero dagli hangar.
<< Virgo, torniamo indietro. >> implorò Jaco.
Virgo era sempre più spaventata, ma continuava a rimanere ferma, i piedi ben saldi al suolo.
Il soldato chinò il capo, ascoltando la radio integrata nel suo elmetto, poi imbracciò il fucile e tolse la sicura.
<< Allontanatevi immediatamente, non garantisco per le vostre vite. >>
Altre urla, rumore di lamiere piegate, urla più vicine.
<< Virgo… >> ripeté Jaco.
La ragazza fece un passo indietro, cedendo finalmente terreno.
Il militare si allontanò, sparendo tra i macchinari, diretto verso l’ingresso delle baie.
<< Virgo, se gli hangar erano sigillati… >> continuò Jaco, tirando la ragazza per un braccio.
Il rumore di paratie sfondate, il gorgoglio raggelante di un lanciafiamme, squittii e versi grotteschi lo interruppero.
Virgo fece un altro passo indietro e si voltò, liberando il braccio e iniziando a correre.
<< Dicevi? >> chiese, allontanandosi dai combattimenti.
<< Dicevo che le camere di decompressione non lo sarebbero state! >> le urlò Jaco, che correva dietro di lei.
<< State cosa? >>
<< Sigillate! >>
Rumori dietro di loro, di artigli sul metallo.
Nessuno dei due osò voltarsi.
Svoltarono a destra e si infilarono in un altro corridoio più largo.
Le porte a scomparsa si chiusero dietro di loro.
Jaco si mise a macchinare con una pulsantiera, finché non riuscì a far scattare un allarme.
<< Raggiungi la monorotaia, vai! >> urlò a Virgo continuando a macchinare con la pulsantiera.
<< Muoviti, cretino! Non ti lascio indietro. >> rispose lei afferrandolo per una spalla e trascinandolo via.
Non ci misero molto ad attraversare i magazzini e arrivare alla monorotaia, finalmente al sicuro.
<< Secondo te cosa sono? >> chiese Jaco mentre il vagone si metteva in moto e tornava silenzioso e rapido verso il distretto abitativo.
<< Non lo so. Qualcosa di alieno, grosso e cattivo. >> rispose Virgo scura in volto. << Non bastava rimanere bloccati in questa cazzo di miniera… >>
<< I militari ci proteggeranno. Se la situazione peggiora… possiamo raggiungere un altro complesso, se non perdiamo gli uffici amministrativi. >>
<< E come? >> chiese Virgo, un po’ più tranquilla.
<< Nella miniera ci sono dei rover esplorativi, possiamo fare rifornimento e andarcene. >>
<< Jaco, quanti uomini ci sono qua dentro? >>
Jaco si ammutolì.
<< Troppi. >> rispose abbassando lo sguardo.
Non potevano lasciarli lì, o portarli tutti con loro.
Stava ragionando come un ragazzino.
Quando raggiunsero la prima fermata, all’altra estremità del distretto industriale, una luce rossa lampeggiò nel vagone, e la carrozza proseguì senza fermarsi.
Sicuramente c’era un nesso tra quanto accaduto nel tunnel 249 e l’incedente appena avvenuto nello spazioporto, ma cosa fosse questo nesso nessuno poteva dirlo.
Se non i militari, che però si rifiutavano di parlare e probabilmente erano stati in buona parte massacrati.
Il loro vagone sorvolò l’immensa cupola, sotto la quale si trovava l’ingresso per i tunnel, e scivolò fino alla seconda stazione, subito sopra l’ingresso della zona mineraria.
<< Scendiamo qui, abbiamo sbagliato fermata. >> disse Jaco alzandosi.
<< Perché? >> chiese Virgo seguendolo nel corridoio retrattile che collegava la carrozza alla stazione.
<< C’era un incrocio, saremmo arrivati vicinissimi agli uffici del direttore. >>
<< Non importa, la torre di comando è più vicina, no? >>
Jaco si avviò verso il corridoio rialzato che collegava il distretto minerario a quello amministrativo.
<< Hai ragione, andiamo. >>
La torre di comando, non molto distante, era in fermento.
I tecnici sembravano impazziti, correvano da un parte all’altra urlandosi ordini l’un l’altro, cercando di capire quanto fosse compromesso il distretto industriale, quanti danni avesse subito lo spazioporto e quanto era minacciata la loro centrale elettrica.
Al centro della sala, circondati dai alcuni ufficiali e da una schiera di ingegneri e addetti della sicurezza, vi erano il direttore ed un brizzolato e alto colonnello dallo sguardo gelido, quasi perfido.
L’ufficiale guardò i due giovani con disprezzo mentre gli addetti alla sicurezza bloccavano loro il passo e ordinavano loro di tornare indietro.
Qualcuno poggiò una mano sulla spalla di Jaco, che al contatto si voltò di scatto.
Matthaeus e gli altri due membri della sua squadra erano di fronte a lui, per nulla sorpresi di vederlo lì.
<< Matthaeus, cosa ci fai qui? >> chiese Jaco.
<< Ci ha convocato il direttore. Ti cercavamo da un pezzo, dov’eri? >> chiese Matthaeus avanzando e facendo segno alle guardie di farlo passare.
Gli uomini della sicurezza si fecero da parte, lasciando passare i quattro minatori, ma bloccarono Virgo prima che potesse fare un solo passo e chiusero di nuovo la catena umana, tra le aspre proteste della ragazza.
Jaco si voltò preoccupato, cercando gli occhi di lei.
<< Jaco, lascia perdere la ragazza. >> gli disse Laester, accennando insieme agli altri un mezzo inchino di fronte al direttore del complesso e al brizzolato colonnello.
<< Direttore. >> salutò Matthaeus.
Il direttore fece un cenno con la testa e guardò il colonnello.
<< Questi sono i minatori del tunnel 249, loro hanno avvistato quella creatura. >> riferì al militare.
<< Cosa avete visto? >> chiese brusco il colonnello senza neanche presentarsi.
Matthaeus, Jeremus e Laester indicarono tutti Jaco.
<< Sa tutto lui. >> dissero quasi in coro, facendosi da parte.
<< Avanti, ragazzo, parla. >> insistette l’ufficiale.
<< Oh… non ho… ok, c’era un verme grosso quanto il mio braccio, l’ho visto di sfuggita, al buio. Era dannatamente rapido e ha reciso i cavi dell’elettricità senza friggersi, ha letteralmente divorato l’interno del cavo, e… mi ha tagliato uno scarpone. >> rispose Jaco, buttando fuori tutto d’un fiato quanto aveva da dire, dopo aver trovato il giusto coraggio.
<< Ti ha ferito? >> chiese il colonnello.
<< N-no. >>
<< Sei fortunato a non aver perso un piede. >>
<< Eh? >>
<< Penso sia arrivato il momento di spiegare cosa sta succedendo, dato che a quanto pare il mio complesso è praticamente sotto assedio. >> intervenne il direttore, sottolineando la sua proprietà sullo stabilimento, le mani sui fianchi, visibilmente irritato.
Il colonello si voltò e fissò il direttore. Improvvisamente il suo sguardo rivelava una profonda stanchezza.
<< Va bene. >> disse, sbuffando. << Da dove cominciare… una razza aliena infestante sta imperversando per la Frangia Orientale. >>
Tutti rimasero in silenzio, in attesa di altre informazioni.
<< Non sappiamo esattamente da dove venga, ma presumiamo da qualche sistema esterno alla Federazione. Se le nostre osservazioni sono giuste, si nascondono nelle nostre astronavi, creano delle specie di formicai giganti, si riproducono velocemente e hanno dimostrato di possedere una dieta ben più variegata di quella umana, se capite cosa intendo.  >>
<< Verris VI? >> chiese Jaco, interrompendo il vecchio ufficiale.
<< Infestato anch’esso, secondo gli ultimi rapporti. La situazione è critica, abbiamo perso le comunicazioni con molti sistemi e temiamo che l’infestazione possa raggiungere il Nucleo Interno. >>
<< Quanto è grave la situazione qui, invece? >> chiese Matthaeus, anticipando il direttore.
<< Parecchio. >> rispose il colonnello. << Deve essere arrivata una larva a bordo di una delle vostre astronavi, nidificando in una delle baie, e temiamo che qualche spora si sia infiltrata nel vostro pozzo. Al momento però stiamo riuscendo a contenere la loro avanzata. >>
Tutti si guardarono, affranti.
Ogni via di fuga era stato loro tagliata, e comunicare con qualche altro impianto o col vicino pianeta-capitale era sicuramente inutile.
<< I miei uomini non riusciranno a difendere tutta questa gente a lungo, da soli. Direttore, ho bisogno che armi i suoi operai. >>
<< Vuole una milizia? Ho minatori, non soldati! Sarebbero carne da macello! >> sbottò il direttore, alterandosi.
<< Possiamo organizzarci, dobbiamo parlare tra di noi. >> disse Matthaeus, tranquillamente appoggiato al muro, ben più lucido. << Però… non abbiamo armi. >>
<< Dovremo arrangiarci, ci sarà modo di convertire qualche macchinario nel vostro distretto produttivo per fabbricare armi artigianali. >> rispose il colonnello.
<< Possiamo provarci… >> confermò Matthaeus. << … ma quelle bestie hanno occupato il distretto, o sbaglio? >>
<< Non tutto, grazie ai miei soldati. Creeremo un perimetro difensivo. >>
<< Siamo obbligati a farlo. >> osservò Jeremus. << O quelli arrivano alla centrale elettrica. >>
<< E significherebbe addio elettricità, addio ossigeno e addio acqua. >> disse Matthaeus, annuendo.
<< Bene allora, comunicate quanto necessario ai vostri uomini, direttore. Io devo radunare i miei. >> concluse il colonnello.
Il direttore annui, scuro in volto, e fece segno a Matthaeus e alla sua squadra di andare.
I quattro superarono di nuovo la catena di guardie e si diressero verso gli alloggi.
Virgo attendeva, visibilmente arrabbiata, all’uscita della sala di comando.
<< Devo dirti un sacco di cose. >> disse Jaco, sperando che la ragazza non lo aggredisse.
Lei annuì con la testa e fece segno di fare strada, senza dire una sola parola.
   
 
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