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Autore: Signorina Granger    15/01/2018    5 recensioni
[OS collegata alla storia “The Sound of Dreams” per l’anniversario della sua pubblicazione]
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Piccola nota prima che leggiate, per evitare possibile confusione… I paragrafi non sono ambientati in uno stesso arco di tempo come nelle OS per le altre ff. 
Buona lettura!      

 
The Sound of Dreams – Memories 
 
Lipsia 
  
       
“… e quindi, anche se non posso negare di non aver provato particolare simpatia nei confronti di Pawel per diverso tempo, lo reputavo più che altro in irritante perfettino, essendo stata costretta a passare del tempo con lui a causa di un’amicizia comune, ad oggi posso dire che sei ancora un irritante perfettino, ma sei vagamente migliorato, quindi c’è ancora speranza.”

Cal Jordan, un sorriso stampato sul volto, in piedi e un calice pieno a metà di champagne in mano, continuò a parlare come se niente fosse, ignorando lo sguardo assassino che Pawel le stava rivolgendo, seduto a pochi posti di distanza da lei, mentre Veronika osservava la bionda con un sorrisetto divertito sul volto. Accanto a lei, anche Ivan teneva gli occhi fissi sull’amica, ma il suo viso era segnato da un’espressione corrucciata, la fronte aggrottata come se si stesse chiedendo cosa la ragazza stesse facendo. 
L’unica, insieme a Veronika, che sembrava divertirsi era Irina, che aveva abbandonato ogni tentativo di contenere le risate e i suoi occhi azzurri stavano quasi lacrimando, seduta accanto al fidanzato al tavolo coperto dalla tovaglia candida ed elegantemente apparecchiato. 

“… perciò, in sostanza: un brindisi agli sposi e in particolare modo le mie più sentite congratulazioni a Pawel per essere riuscito a trovare qualcuna in grado di reggerlo, allo sposo consiglio caldamente di comportarsi bene e di non dare una scusa a Veronika di darsi alla fuga, perché credimi, Juraszek, un’altra che ti sopporta non la troverai facilment-“
“Penso che possa bastare, grazie Cal.”

Ivan si alzò con uno scatto fulmineo, costringendo l’amica a sedersi con un gesto secco e lanciandole un’occhiata scettica mentre Veronika, sorridendo, si rivolgeva al novello coniuge per accarezzargli il braccio coperto dalla giacca dello smoking, suggerendogli di prenderla sul ridere e rilassarsi. 

“Ma perché mi hai fermata, stavo arrivando al gran finale! Stavo andando alla grande con il mio discorso, ero come Winston Churchill… anzi, sono meglio di Churchill!”    

Cal sfoggiò un sorriso allegro e sinceramente soddisfatto, guadagnandosi un’occhiata dubbiosa da parte dell’amico, che si accigliò ulteriormente mentre il turno di fare un discorso passava al fratello di Pawel:  

“Chi è questo Churchill?”   
“Mio Dio Ivan, ma quando potete essere ignoranti voi Purosangue?! Irina, dimmi che tu lo sai!”
“È stato un… Primo Ministro inglese?”  
“Sì, durante la Seconda Guerra Mondiale! Ah, sono circondata da ignoranti… e a giudicare dalle facce generali, anche da scarso senso dell’umorismo. Ma Pawel sa che stavo scherzando, vero Juraszek? … Forse no, ma Veronika mi reputa comunque simpatica, quindi devi frequentarmi comunque, mi spiace.”
  
Cal sorrise di nuovo, gongolando con aria divertita mentre, ad un paio di posti di distanza, Pawel sospirava, scuotendo debolmente il capo e chiedendosi sinceramente perché l’avesse invitata al suo matrimonio mentre Veronika, sorridendo, si sporgeva verso di lui per dargli un bacio su una guancia:
 
“Infondo è divertente, Pash, Cal sa come rendere un evento memorabile.” 
“Se lo dici tu…”

Pawel parlò con un tono piuttosto scettico, ma si addolcì comunque leggermente alle parole della ragazza, abbozzando un sorriso in risposta prima che Cal, annuendo, parlasse di nuovo mentre si serviva un’altra fetta di torta:

“Ascolta tua moglie, Pawel, è molto più saggia di te. E che avete da ridere, voi due!? Sono circondata da coppiette rincitrullite.”


*

 
Londra 

 
“… È permesso? Posso entrare?”
Se ti volessi fuori non avrei aperto la porta, ti pare?”  
 
 
Eleanor si chiuse la porta alle spalle, alzando gli occhi scuri al cielo alla domanda dell’amica, sentendo la voce di Rebecca dal salotto e accingendosi a raggiungerla, cercando al contempo di passare indenne all’assalto di Cinnamon e di non pestare la coda al Setter:
  
“Cinnamon è molto più accogliente di te, come al solito… ciao Becky.” 

La pianista piegò le labbra in un sorriso quando si fermò sulla soglia della stanza, posando lo sguardo sull’amica, seduta su uno dei due divani, mentre si sfilava la sciarpa.  
Rebecca ricambiò il sorriso, salutandola e facendole cenno di sedersi: 

“Emil dov’è?”
“In cucina, quando gli ho detto che saresti passata ha iniziato a preparare dolci e non ha ancora smesso.”
“Anche il tuo fidanzato è più accogliente di te!”
“E allora perché mi vieni a trovare?!” 

“Per lui e per Cinnamon, ovviamente, non certo per te.”
 
Eleanor sorrise dolcemente all’amica e fece per sedersi di fronte a lei, sul divano di pelle rosso scuro coperto per la maggior parte da delle coperte, ma Rebecca inarcò un sopracciglio, rivolgendole un’occhiata scettica:

“Io non mi siederei lì, se fossi in te.”
“E perché mai?”
“È il suo posto. Guai ad occuparglielo.” 

Ad Eleanor scappò una risata, ma l’espressione seria ed impassibile dell’amica non vacillò, anche quando, poco dopo, alle due si unì una specie di orso polare in versione ridotta, che trotterellò verso il secondo divano per poi accomodarcisi sopra, occupandolo quasi completamente.  

“Visto? Quello è il posto di Broncio, vero amore di mamma?”
“Il divano?! Becky, li vizi troppo, questi cani.”

“Io?! Ma se Emil e Cinnamon non fanno altro che amoreggiare tutto il giorno!”
  
“Mi avete chiamato? Ciao, pulcino!”
“Ciao, vichingo. Stavamo giusto dicendo quanto i vostri cani siano viziati.”

Eleanor sorrise all’ex compagno di casa mentre non le restava che prendere posto accanto all’amica, guardando Emil avvicinarsi con due vassoi carichi di teiera, tazze e dolci che gli fluttuavano accanto e che planarono sul tavolino da caffè in vetro. 
 
“Forse un pochino, in effetti. Bro occupa sempre un divano intero, ma ogni volta in cui cerco di spostarlo mamma orsa mi ringhia addosso.”

Emil sedete sul bracciolo del divano visto che non era rimasto altro spazio, lanciando un’occhiata leggermente torva in direzione di Rebecca, che però decise di ignorarlo e si limitò a sorridere al cane da montagna dei Pirenei che li guardava scodinzolando e con la lingua di fuori, forse mirando ai dolci preparati dal padrone. 

“Non ti dovevi disturbare tanto, comunque.”
“Figurati, sai che mi piace preparare dolci.”

Il biondo sorrise all’amica, pulendosi distrattamente le mani nel grembiule che indossava e che attirò l’attenzione di Eleanor, guardandolo con leggera perplessità: 
 
“Emil, che hai addosso?!”
“Me lo ha regalato Becky, ora non fa altro che ridacchiare, farmi foto con questo addosso e poi ridersela insieme a mia madre. Se avessi saputo che sareste andate tanto d’accordo non vi avrei mai presentate!”  
“E che avresti fatto, mi avresti tenuta nascosta in cantina per l’eternità?!”

“No, mi stuferò del tuo brutto carattere ben prima dell’eternità! E non guardarmi con quella faccia, Becky, ricordati che io SO. Io so sempre tutto, provare a fare l’arrabbiata è inutile.” 
 
Emil piegò le labbra in un sorriso che non venne ricambiato dalla fidanzata, che si limitò a sbuffare e a borbottare qualcosa di poco comprensibile prima di bere un sorso di thè, sapendo che infondo il ragazzo aveva ragione: a volte era piuttosto snervante non potergli nascondere niente.


“Becky, tu che non hai l’ultima parola in una discussione? Non credevo avrei mai assistito a qualcosa di simile… Direi che Emil ti fa bene.”  Eleanor sorrise, rivolgendo un’occhiata divertita all’amico che venne accolta con un sorriso, mentre il Tassorosso annuiva:
“Indiscutibilmente.”

“Finitela, voi due!” 


*


 
Olanda


Gaetana Pontmercy aveva appena aperto la porta d’ingresso, sorridendo nel sentire la familiare ed inconfondibile voce della sua migliore amica impegnata a rimproverare qualcuno, quando un bambino piuttosto sorridente e dai capelli castani spettinati le corse incontro: 

“Ciao Zia!”
“Ciao Vince… dov’è la mamma?”

Gae si chinò, sorridendo al bambino per poi dargli un bacio su una guancia, guardandolo stringersi nelle spalle mentre venivano raggiunti anche da due bambine:  
 
“Sta rimproverando papà.”
“Davvero? Che cosa ha fatto?”
Non lo so, mi ha mandato via perché voleva dire le parolacce e non vuole che le senta.”

La belga dovette sforzarsi parecchio per non ridere alle parole del bambino, sorridendo mentre si rivolgeva ad Anneke e a Virginia, che le sorrisero di rimando:

“Ciao zia! Ci hai portato qualcosa?”
“Cielo Annie… temo di aver scordato i vostri regali a casa!”

Gae scosse il capo, parlando con il tono più grave che le riuscì mentre i tre bambini ammutolivano, delusi, e un suono di passi piuttosto decisi anticipava la comparsa della padrona di casa, che sorrise all’amica con calore:

“Gae! Scusa se non sono venuta ad accoglierti, stavo impartendo a qualcuno una lezione fondamentale d’arte… Evidentemente c’è ancora qualcuno nel mondo che non sa che passando il blu sopra al giallo si ottiene il verde…” 

Helene si avvicinò all’amica piegando le labbra in una smorfia appena percettibile mentre le figlie ridacchiavano, sostenendo che ci avrebbero pensato loro ad istruire il padre mentre anche Gabriel faceva capolino nell’ingresso, rivolgendo un’occhiata torva alla moglie:

“Ti ripeto che non l’ho fatto apposta, e so benissimo come si mischiano i colori!”
“Immagino che siate alle prese con la camera…”

“Già, la tua cara amica PRIMA ha voluto farla gialla perché “è un colore neutro”, ma la settimana scorsa abbiamo saputo che è un maschio e ha deciso di voler dare una mano di blu… Sei più volubile del tempo, Elin.”
 
Gae sorrise mentre Gabriel le si avvicinava di salutarla, rivolgendogli un’occhiata quasi compassionevole prima di rivolgersi nuovamente si bambini, sorridendo loro con affetto:

“Stavo scherzando, comunque, i regali sono nella mia borsa.”

“Cosa ci hai portato?!”
“Tenete.”

Gae porse la porta ai tre bambini, guardando Anneke aprirla e iniziare a frugare nella montagna di roba accatastata con la magia mentre la madre prendeva l’amica sottobraccio, sorridendole:

“Bene, ora che abbiamo distratto i marmocchi con l’espediente dei regali, andiamo a farci un thè.”
“Volentieri… Gabri, ti unisci a noi?”
“No, Undersee deve andare di sopra e rimediare al macello che ha combinato, ora c’è un pezzo di parete verde… pessima tonalità, tra l’altro!”

Helene scosse il capo con disapprovazione, facendo sorridere l’amica mentre, alle loro spalle, Gabriel sfoggiava un’espressione piuttosto offesa:

“Non sono l’elfo domestico, e neanche un imbianchino, quante volte dovrò ripeterlo?!”
 





……………………………………………………………………………………
Angolo Autrice: 

Tutto quello che posso dire, oltre a ringraziarvi per questi personaggi e per aver seguito la storia, è chiedere ad Em di non dare mai più cognomi tanto astrusi ai suoi OC, perché un anno è passato e io il cognome di Pawel ancora non so scriverlo, mi affido costantemente al correttore dell’iPad, che ormai lo ha memorizzato.

A presto, 
Signorina Granger 






 

 
   
 
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