Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: Ikari XIII    16/01/2018    0 recensioni
I lampioni attorno l’Arco di Trionfo coloravano la nostra carnagione di una luce aranciata ma nonostante ciò, le guance di Chat Noir sembravano ravvivarsi di una leggera sfumatura rosea, associai quel rossore all’aria fredda della sera in un primo momento, mai avrei preso in considerazione che lo sfacciato Chat Noir potesse sentirsi in imbarazzo.
Come se si fosse alzato un vento leggero, piccole perle nere luminescenti volteggiarono attorno al corpo di Chat Noir, abbandonandolo e lì, in quell'istante, sentii il cuore mancare di qualche battito.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

#2 – Skinny love

Il suono della sveglia sembrava essere più acuto e martellante del solito; si infilava nel cervello, sempre più in profondità.
Non avevo chiuso occhio tutta la notte, ogni volta che pensavo di essere sul punto d’addormentarmi, i flashback della notte prima si mescolavano ai sogno, si amplificavano, si mostravano sotto prospettive diverse, ma ognuna di esse si concludeva con il patetico finale al viale degli Champs-Élysées.
Le palpebre si alzavano a fatica, gli occhi erano irritati e asciutti, non mi sentivo per niente bene.
« Adrien! Alzati, Adrien! Ho fame! Sbrigati prima che arrivi l’assistente di tuo padre a chiamarti! », quasi rimpiangevo l’allarme stridulo della sveglia.
Plagg continuava a ronzarmi sopra la testa.
La fame morbosa che lo tormentava si scatenava non appena si svegliava, ormai erano anni che convivevo con questo inconveniente, ma quella mattina non tolleravo nemmeno di ascoltare i miei di lamenti.
« Il camembert è nel cassetto della scrivania, lo sai benissimo, serviti pur— », uno sbadiglio prese il sopravvento, sentivo indolenzita persino la mascella. Non che lo scontro del giorno prima con la professoressa Bustier totalmente in balìa di Papillon mi fosse stato d’aiuto. La voce di Nathalie dall’interfono si premurò di avvisarmi che la colazione sarebbe stata servita non appena mi fossi sbrigato.
Sapevo che saltare la scuola sarebbe stato impossibile, mio padre non me l’avrebbe permesso senza un motivo valido e restare a casa, con la possibilità di essere sorvegliato a vista dai suoi galoppini, non mi metteva a mio agio.
L’acqua calda della doccia bruciava sulle scorticature, soprattutto sulla ferita pulsante della mano sinistra, grazie a Plagg le mie capacità di ripresa erano straordinariamente migliorate, ma con l’armata di Papillon che avanzava sempre più frequentemente su di noi, anche la “superguarigione” che mi conferiva l’anello aveva i suoi limiti.
Chissà come stava lei…

L’aria fredda la sentivo un po’ di più sulla pelle dopo che il mio kwami aveva abbandonato il suo miraculous, anche la debolezza non era da meno, non so con quale forza le gambe mi sostenessero, ma quello era sempre l’effetto che mi faceva lei e senza la maschera, mi sentivo nudo come un verme. Studiava ogni tratto del mio viso con aria incredula ed il suo silenzio a poco a poco mi lacerava dentro.
« Insettina? », in un primo istante pensai che le sue piccole labbra tremassero per il vento pungente che ci soffiava addosso, solo poco dopo capii che stava cercando di dire qualcosa.
«…’ato tu ».
Le sfiorai il polso con le dita, ma quasi ad averle dato la corrente, si tirò indietro con uno scatto, portandosi la mano al petto, non smettendo mai di scavarmi dentro con i suoi occhioni blu in quel momento lucidi e arrossati a causa della lotta.
« Sei sempre stato tu», e tutto mi sarei aspettato tranne che una risata da parte sua, fissava al di là delle mie spalle, aveva lo sguardo sperso, non so cosa stesse guardando in quel momento, ma dalla sua espressione non doveva essere un bello spettacolo.
« Che… stupida. Sono stata proprio una stupida a non… a non riuscire a vedere prima ».
« Non capisco. Cosa dovevi vedere “prima”? Non ti ho mai voluta ingannare. Ci eravamo promessi di proteggerci a vicenda, pure da noi stessi, non potevo dirti chi fossi, ma non me la sentivo più di nascondermi dietro a quella maschera».
Non riusciva a tenere ferme le mani e aveva smesso del tutto di guardarmi, come se ripudiasse il mio aspetto. Era una cosa che mi faceva stare da cani.
« Ladybug… dì qualcosa, ti prego ».
Lanciò un brevissimo sguardo nella mia direzione per poi sfilare bruscamente il suo yoyo.
« Non ce la faccio… scusami », e senza dire altro, mi aveva già lasciato solo.
Non so per quanto tempo restai là sopra, non so nemmeno per quanto tempo Plagg provò a chiamarmi prima di ricevere una vera reazione da parte mia.
Cosa era successo? Dovevo mettere in conto una reazione del genere? Ma quale reazione, cavolo! Non potevo aspettarmi di certo un silenzio lapidario per poi essere piantato in asso così! Non doveva andare in questo modo, dannazione!
«…Adrian? Torniamo a casa, stai iniziando a preoccuparmi », mormorò con voce ansiosa Plagg, sulla mia spalla.
Scartai, con una certa difficoltà, una caramella che tenevo in tasca per momenti simili e la porsi al mio compagno in modo che potesse recuperare le energie e ritornare a casa.
Almeno lui non mi avrebbe lasciato senza dare spiegazioni.

Da quando Ladybug era entrata a far parte delle mie giornate, avevo questo tarlo in testa che continuava a tormentarmi, volevo conoscere molto più di lei, volevo toccarla, conoscere sotto le dita la consistenza della sua pelle, avere la possibilità di essere più di un suo compagno di battaglia. Rispettavo le sue idee e le sue scelte, ma ciò non significava che condividessi in tutto e per tutto queste sue fantomatiche ragioni. Nasconderci al mondo? Mi andava benissimo, era perfetto. Solo io e lei, non potevo chiedere di meglio! Ma mettere questa barriera tra noi?
Stavo uscendo pazzo, non potevo sopportarlo. Cosa aveva da nascondermi? Dopo anni di assoluta e indiscussa fedeltà nei suoi confronti. Al diavolo la copertura da paladini della giustizia, non mi interessava più di tanto rendere segreta questa sorta di doppia vita contorta di cui dovevo sempre giustificarmi.
Mi ero stancato di nascondermi, nascondermi da tutti, soprattutto da lei.

Non era per una questione di curiosità o morbosa ossessione, forse sì, forse un po’ ne stavo diventando ossessionato, ma volevo solo poter sapere di avere qualcuno vicino, mi esaltava il pensiero di potermi scontrare con una persona fantastica come lei per strada, anche per puro caso, senza la costante ansia di avere, allo stesso tempo, qualcuno che stesse cercando di puntare alle nostre teste.

Quando mi lasciò solo sull’Arco di Trionfo, non la presi bene, e se ci ripensavo, una viscida sensazione di vergogna e umiliazione mi strisciava lungo lo stomaco, ma non mi sentivo più arrabbiato, solo un po’ deluso da come si erano svolti gli eventi.
Se immaginavo di rivederla presto, non sentivo la solita euforia e speravo che questo disagio potesse passare alla svelta.
Nino era già seduto al nostro posto, mentre giocherellava con il telefono e fingeva di ignorare Alya che borbottava qualcosa dal banco dietro.
Quando ci guardammo, si sfilò le grosse cuffie che indossava.
« Finalmente sei qui! Dì ad Alya che questo pomeriggio inizia la Leaders Cup e dobbiamo vederla insieme a casa tua! Non sono tipo da indagini, io! »
« Santo Cielo, quante storie! Ci saranno le repliche! Lo sai che ci tenevo ad ottenere un’intervista a Jagged Stone! Sta registrando il suo nuovo album e so da fonti certissime il numero della sua camera d’albergo! Voglio essere la prima a scoprire qualche notizia bomba! », Alya era già nel suo mondo dei sogni, dove i suoi articoli erano pronti ad essere pubblicati sulle più grandi testate giornalistiche di tutta Francia.
« Lo sai che siamo a conoscenza del fatto che tua madre lavori nel ristornate Le Palace Hotel dove
probabilmente alloggia Jagg— », un’espressione arcigna della ragazza fece zittire Nino, sapeva quanto fosse suscettibile su quell’argomento.
Con fare stizzito, volse la sua attenzione in mia direzione, facendo scuotere i suoi vaporosi capelli color mogano.
« Vedi? E questo dovrebbe essere il mio ragazzo? Ovviamente avrei chiesto a Marinette, per quanto suoni strano dirlo, lei si sarebbe rivelata più affidabile in confronto a Nino— ».
« Non fare così, piccola. Lo sai che…umh, lo sai che stavo scherzando », il tono poco convinto con cui lo disse faceva intuire tutt’altro, ma ciò non impedì ad Alya di cogliere la palla al balzo.
« Quindi questo pomeriggio mi aiuterai a intercettare Jagged Stone? », e pur formulando la domanda, sapevamo già tutti che Alya avrebbe ottenuto senza difficoltà quello che desiderava.
« …certo ».
Ignorai senza farmi troppi problemi la gioia della coppietta riunita ed innamorata, non ero molto in vena di gustarmi certi spettacolini, anche se la cosa non durò a lungo, difatti la campanella avvisò gli allievi dell’istituto Françoise Dupont l’inizio delle lezioni.
Mentre tutti occupavano il loro banco, notai la mancanza del posto dietro al mio.
« Alya, che fine ha fatto Marinette? »
« Le ho mandato un messaggio questa mattina presto e mi ha scritto che non si sentiva molto bene, umh… perché questo pomeriggio non passi da lei e le porti i compiti? Lo sai che lo farei io, ma come ben sai, sono occupatissima », il sorrisino sinistro con cui mi incastrò mi mandò in confusione per qualche istante.
Non avevo per niente voglia di passare da Marinette, volevo solo tornare a casa a deprimermi e a compiangermi, ma alla fine dovetti accettare, almeno lei era sempre pronta ad ascoltarmi e in più di un’occasione era stata capace anche di darmi qualche buon consiglio.
Sarebbe stato un buon modo per distrarmi dai drammi di Chat Noir.

 

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: Ikari XIII