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Autore: Myra11    16/01/2018    1 recensioni
Sequel di "Bring Me Back To Life".
Cinque anni dopo aver sconfitto l'oscurità ed essere miracolosamente sopravvissuti, Noctis è il re, e Nyx conduce una vita tranquilla al fianco di Lunafreya. Finchè gli spettri non tornano a tormentarlo, e tra di loro, uno molto particolare...
[Dalla storia]
Il fantasma gli sorrise, ma fu più un ghigno crudele.
"Se non sono reale, come posso fare questo?" Gli domandò con aria divertita,e poi affondò la spada dritto nel cuore della recluta. Fu così improvviso che Nyx quasi non si accorse del sangue che sgorgava dalla ferita.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunafreya Nox Fleuret, Noctis Lucis Caelum, Nuovo personaggio, Nyx Ulric, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 CAPITOLO 30
 
-Aveva un corpo tra le braccia, e a Noctis venne la nausea quando si rese conto di chi era.-
 
 
Quando il sole filtrò attraverso il vetro, il silenzio era calato da meno di un’ora.
Nessuno di loro aveva dormito, quella notte.
Tra il flusso costante di fuggitivi che si rifugiavano nel Palazzo e le gigantesche, improvvise scosse che scuotevano l’intera struttura, Noctis aveva temuto che gli sarebbe venuto in infarto.
Quando si era azzardato a guardare cosa stava succedendo alla sua città, era sicuro che fosse un sogno.
C’erano Ramuh, Titano e le piccole figure scintillanti di Shiva che giravano per la città.
E là, al centro, c’era Bahamut, e sulla sua spalla lui aveva individuato le lunghe strisce viola dell’uniforme di Nyx.
«Allora…è finita?» Sussurrò Prompto, e la sua voce sembrò perdersi nell’eco di quella notte.
Nessuno di loro rispose, ma Regis spalancò le finestre del salone.
Quando si affacciarono, fu la devastazione ad accoglierli.
Gran parte della città era ridotta in un cumulo di macerie brucianti, ma non c’era traccia dei soldati del Nuovo Impero da nessuna parte, né nelle strade né nei cieli.
Noctis si rabbuiò mentre un passato che sembrava lontano secoli tornava a tormentarlo.
«Dobbiamo trovare una soluzione.» Borbottò, passandosi una mano sul viso, e poi la porta della sala del trono si spalancò di nuovo.
Si voltarono tutti insieme mentre Nyx faceva il suo ingresso.
Aveva un corpo tra le braccia, e a Noctis venne la nausea quando si rese conto di chi era.
Fu suo figlio a muoversi per primo in quell’atmosfera esterrefatta, e tolse il cadavere dalle braccia del generale prima che lui cadesse in ginocchio.
«Nyx!» Luna gli corse incontro, e Noctis si sentì di troppo quando gli si inginocchiò davanti, accarezzandogli il viso e sussurrando qualcosa che lui non comprese.
Nonostante Nyx fosse ridotto peggio di quanto l’avesse mai visto e il suo sangue argentato spandesse riflessi in tutto il salone, era una scena terribilmente affettuosa.
Così si concentrò su qualcosa che di dolce non aveva nulla.
«Papà…Mi dispiace.» Mormorò Regis, e Noctis abbassò lo sguardo sul viso pallido di Cor.
Stringeva ancora la lunga katana tra le mani e, nonostante avesse il petto squarciato dai proiettili, gli venne da pensare che non l’aveva mai visto così sereno. Espirò profondamente, cercando di contenere quella sensazione che lo stava strozzando; con Cor, se ne andava l’ultimo pezzo della sua vita passata, una delle ultime cose che lo legavano a suo padre.
«Fuori. Tutti a parte l’entourage ristretto del re.» Decretò Regis, prendendo in mano la situazione quando vide il padre così turbato.
Pochi minuti dopo e qualche promessa, l’erede al trono chiuse le porte alle proprie spalle.
C’erano Gladio, Ignis e Prompto accanto al re ora, in un rispettoso silenzioso per l’uomo che era stato loro maestro. Sua madre era accanto a Cindy, e parlavano a bassa voce.
Incrociò gli occhi di Crowe, e stava per dirle qualcosa quando si sentì un tonfo a terra.
Vide l’orrore sul viso della ragazza quando vide il padre riverso in una pozza di sangue.
«Papà!» Scattò verso di lui, ma Regis fu più veloce e riuscì a bloccarla, nonostante lei si agitasse come una furia. «Lasciami!»
«Crowe, ascoltami, non puoi fare nulla, lui è…»
«Sta bene, bambina mia.» Lo interruppe la voce di Lunafreya. Guardandola, si chiese se si fosse resa conto di ciò che aveva appena detto.
«Mamma…?»
La donna incrociò gli occhi della figlia con un piccolo, amaro sorriso. «Tuo padre sta bene.»
 

 
Quando riaprì gli occhi la luce lo accecò, ma riuscì lo stesso a guardarsi intorno.
«Ciao amore.» La voce che accolse il suo risveglio gli strinse il cuore in una morsa dolce. Si mise a sedere sul letto, sentendosi stranamente bene, e incrociò gli occhi celesti della moglie.
Era seduta accanto a lui, avvolta in un abito nero che la faceva sembrare una stella nell’universo, e gli sorrise con dolcezza. «Luna…che è successo?»
Lei inarcò un sopracciglio. «Dovrei essere io a chiederlo a te.» Puntualizzò, spingendolo a riflettere.
Ricordava la chiacchierata con Victoria intorno al fuoco, l’esplosione improvvisa ad Insomnia e la corsa per raggiungere la città.
Ricordava di essere arrivato fino a casa e…
«Merda. È…è vero, Cor è…»
Lei annuì e gli strinse una mano. «Quando è iniziato l’attacco in città abbiamo provato ad uscire, ad andare a Palazzo, ma la casa era già circondata. Cor ci ha difeso finché non sono arrivati i rinforzi, con i fucili. Mi dispiace.»
Nyx si posò una mano sul viso, stringendo la mano della moglie con l’altra.
Cor, che aveva visto cosa lui stesso aveva fatto per proteggere Insomnia anni prima.
Cor che gli aveva affidato la salvezza del Principe quando il mondo rischiava di essere inghiottito dall’oscurità.
Cor che si allenava con lui, che capiva quando nessun altro poteva.
Cor, che aveva riso quando aveva fatto nevicare in piena estate.
Cor, le cui ultime parole erano state per accertarsi della sicurezza della sua famiglia.
«Ora mi ricordo.» Mormorò. «Quando…quando è morto, è stato come aver staccato la spina. L’unica cosa che mi guidava era il desiderio di vendetta, la rabbia, e Bahamut aveva così tanto potere che non sentivo nemmeno le ferite. Volevo…morte.»
Sospirò e scostò la mano, che poi affondò nei capelli della moglie. «Tu e Crowe state bene?»
Luna annuì, ma c’era qualcosa nei suoi occhi che non lo convinceva. «Tesoro, che è successo a Crowe?»
Quando parlò, sua moglie lo fece con un tono molto cauto. «Tre giorni fa, ha visto suo padre farsi sparare, e dopo massacrare un uomo a pugni. E poi lo ha visto svenire in una pozza di sangue, ferito in apparenza a morte. Nyx, ho dovuto dirglielo, era terrorizzata.»
Irrigidì la mascella, teso, mentre la sua spiegazione lo stritolava.
Aveva sempre saputo che sarebbe successo, prima o poi, che sarebbe arrivato quel momento, e aveva sempre saputo che non sarebbe mai stato pronto. «Tre giorni…Dov’è?»
«Al cimitero. È rimasta là da stamattina, dopo il funerale.»
Senza aggiungere un’altra parola, Nyx scese dal letto, constatando che tutte le sue ferite erano guarite senza lasciare nemmeno il minimo segno. Si vestì velocemente, e sulla porta Luna richiamò la sua attenzione.
«Nyx, scegli con cura le parole. Si sente molto fragile, dopo tutto quello a cui ha assistito.»
Era sia un consiglio che un velato rimprovero, e Nyx lo accolse con una smorfia. «Va bene. Anche se non credo che ci sia un modo educato di dire “ehi principessa, sono vivo! E a proposito, sarò vivo anche quando tu e i tuoi pronipoti sarete cadaveri decomposti!"»
Si guardarono un attimo, e Nyx sospirò. «Scusami. Non dovrei scherzarci sopra.»
Luna gli sorrise brevemente, perché non capitava spesso che lui si scusasse. «Vai, ora. Vai a parlare con tua figlia.»
Nyx si chiuse la porta alle spalle, e quando fu al cimitero individuò facilmente la figlia.
La chioma rossa di Regis era al suo fianco, ma quando il principe lo vide avanzare tra le lapidi le sussurrò qualcosa e si congedò.
Più le si avvicinava, più sentiva il sangue pulsargli alla testa. Come avrebbe potuto iniziare?
E soprattutto, come avrebbe potuto indorare quella pillola che rischiava di soffocare pure lui?
«Crowe.» Si inginocchiò accanto a lei, davanti alla lapide fresca di posatura.
Di fronte alla pietra, qualcuno aveva piantato la katana.
Lei si voltò a guardarlo, e lui si sorprese ancora una volta di quanto i suoi occhi fossero uguali ai propri. «Papà, stai bene?»
«Si bambina.» Le rispose con un breve sorriso, intenerito dal fatto che, in tutto quel casino, lei avesse a cuore i suoi interessi. «Tu come stai? So che tua madre ti ha parlato…»
«Già.» Fu la breve, laconica risposta, ma Nyx aveva imparato a capirla, ormai.
«Credo che sia ora che tu conosca tutta la storia, Crowe. Non come te l’hanno spiegata a scuola, la vera storia.» Lei lo guardò di nuovo, le sopracciglia inarcate mentre lui si alzava.
Quando le porse una mano, l’accettò volentieri, lasciando che l’aiutasse ad alzarsi.
In silenzio, Nyx la condusse fuori dal cimitero, e alla fine scelse l’unico posto nel quale avrebbero potuto parlare da soli.
Quando furono nella grande sala al centro del palazzo reale, Crowe rimase quasi incantata.
Il Cristallo davanti a lei era immenso, e pulsava lentamente, al battito del cuore dell’uomo che le stava accanto.
E Nyx raccontò.
Partì da come la sua casa era stata distrutta, della sua vita alla Capitale.
Parlò di come aveva conosciuta Luna, quasi per caso, e di come le loro vite si fossero intrecciate indissolubilmente in una notte di sangue e sofferenza.
Mentre le raccontava di ciò che aveva fatto per la sua città, per il futuro, la vide asciugarsi velocemente una lacrima.
Si ritrovarono seduti davanti al Cristallo, alla fine, lei appoggiata alla sua spalla in silenzioso ascolto.
E Nyx raccontò del suo viaggio con l’Oracolo, di come si era fatta strada nel suo cuore, piano ma in maniera inesorabile, di come si erano separati e ritrovati ad Altissia.
Gli si smorzò la voce quando parlò di come l’avesse lasciata andare, e di quanto gli fosse costato farlo, quando le aveva salvato la vita dopo il suo assassinio da parte di Ardyn.
Le disse di come lui e Noctis, dieci anni dopo quegli avvenimenti, si fossero quasi fatti uccidere dai re del passato, di come il suo gesto aveva sconvolto tutto, e delle sue conseguenze.
Spiegò cos’era successo prima della sua nascita, di quella terribile follia che l’aveva colto per colpa dello spettro, e della rivelazione che lui gli aveva fatto.
Quando tacque, aveva la gola secca e il cuore in pezzi.
Aveva avuto ragione, si disse, non c’era un modo facile per dire a tua figlia che la guarderai morire.
La sentì tirare su con il naso e si voltò a guardarla.
«Crowe, tesoro, non piangere.» Le asciugò le lacrime con delicatezza. «Tua madre non mi perdonerà mai il fatto che ti ho fatto piangere.»
Voleva farla ridere, e ci riuscì, anche se per poco. «Papà, è assurdo. Lo so che è vero, ma…»
Nyx sospirò piano e le cinse le spalle con un braccio. «Lo so principessa.» Riuscì solo a mormorare.
Rimasero là, seduti per terra, l’uno accanto all’altro.
E Nyx ascoltò il respiro di sua figlia, e il canto di Bahamut nel suo cuore.
E ricordò quanto aveva pregato perché lei non conoscesse la magia, e la violenza, e le sofferenze.
«Mamma aveva ragione.» Esordì lei dopo un tempo che gli parve interminabile.
«Tua madre ha ragione praticamente sempre, devi essere più specifica.» Le fece notare con un sorriso che, notò con piacere, lei ricambiò.
«Parlavo del fatto che non esiste nessun altro come te. Sono contenta che tu sia mio padre.»
Gli sorrise e si appoggiò nuovamente contro di lui. Nyx le posò un bacio sulla testa e sorrise.
Nonostante avesse fatto a pezzi un uomo davanti a lei, e nonostante fosse ciò che era, lei lo considerava semplicemente ciò che era, suo padre.
«E io sono fiero che tu sia mia figlia.»
 

 
Due giorni dopo, Nyx era di nuovo nella sala reale.
Le braccia dietro la schiena, le dita intrecciate, aveva appena esposto la sua idea ai coniugi reali.
Noctis e Victoria stavano parlando tra di loro, e lui incrociò lo sguardo di Luna quando lei gli si avvicinò. «Sei sicuro che sia una buona idea? Ai re di Lucis non ha mai giovato.»
Non riuscì a trattenersi, e piegò le labbra in un sorriso beffardo. «I re di Lucis usavano il potere perché era stato loro concesso da una terza parte. L’Anello incanalava quel potere, e bruciava così forte da consumare prematuramente le loro vite umane.»
«Lo so ma…»
Il suo sorriso si addolcì. «Luna, tesoro, andrà tutto bene. Io sono il potere dei re, non avrà nessun effetto su di me.»
Suonò arrogante e pretenziosa come frase, ma non avrebbe saputo metterla in nessun altro modo: Bahamut stessa gliel’aveva spiegata così, e gli aveva spiegato cosa fare e come farlo.
«Nyx.» La voce di Noctis tagliò i suoi pensieri. «Data la grande stima che tutti noi proviamo per te, e che le tue più recenti azioni non fanno altro che aggiungersi alle prove delle tue enormi capacità, ritengo che la tua proposta sia accettata.»
«Bene. Grazie, Altezza.»
Inspirò a fondo, chinò il capo e chiuse gli occhi.
Percepiva il mondo come se li avesse aperti: ogni persona era come una piccola luce, un fuoco che bruciava più o meno intensamente.
E lui li alimentò tutti con la propria magia.
Ravvivò le fiamme che da troppo tempo non venivano curate, e regalò loro una parte di ciò che era.
Sentì la volontà di Bahamut espandersi fino ad uscire dalle mura, e cristallizzarsi poi in una nuova, rinnovata Barriera intorno ad Insomnia.
Riaprì gli occhi, sentendosi come se gli fossero cresciute centinaia di braccia all’improvviso.
Era così che si era sentito Re Regis, si chiese, quando aveva condiviso la sua magia con i rifugiati?
Come il motore di un’enorme macchina con decine e decine di pezzi?
«Beh cavolo, di sicuro è bello non doversi più portare le armi sempre dietro.»
Commentò Gladio materializzando la grande spada a due mani, e strappando una risata al Generale.
  
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