PROLOGO
Jane si
svegliò, rizzò la schiena assumendo una posizione
più confortevole nel sedile
posteriore della macchina di Mike, il compagno di sua madre, era da lei
che i
due si stavano dirigendo, a casa loro.
<<
Dormito bene? >> le chiese Mike, sorridendole mentre la
guardava dallo
specchietto retrovisore.
<<
Oh sì, i venti minuti di sonno migliori della mia vita
>> rispose
sarcastica, ma ricambiando il sorriso.
<<
Com'è andato il viaggio? >>
<<
In Aereo dici? è andato abbastanza bene, soprattutto
considerati gli standard
delle compagnie aere islandesi >>
Mike
rise.
<<
Com’è stata mamma? >> gli chiese
Jane.
<<
Era preoccupata, tentavo di dirle che Reykjavík è
un posto tranquillo e che non
c'era bisogno di chiamarti ogni cinque minuti, ma ovviamente con Sarah
è tutto
inutile, cocciuta fino al midollo >> sorrise.
<<
Già >> confermò Jane con l'aria di
chi la sapeva lunga.
<<
Tale madre, tale figlia >>
<<
Ehi! >> esclamò fingendosi offesa.
Fuori
era buio, ormai era calata la notte, come mai ci stavano mettendo
così tanto?
<<
Mike, che ore sono? >> gli chiese Jane ancora con
un’aria un po'
assonnata.
Mike
abbassò gli occhi sull'orologio che teneva al polso destro,
proprio mentre
stavano attraversando un incrocio, si sentì il rumore di una
sgommata, una
forza d'impatto immensa e poi, il buio.
L'aria
sapeva di disinfettante, le luci al neon, a primo impatto, diedero
fastidio
agli occhi di Jane, ma si abituò in fretta, si
guardò intorno, era in una
stanza da letto bianca, le coperte erano ruvide e fredde al tatto,
accanto a
lei c'erano delle sacche di sangue collegate da un tubicino di plastica
al suo
avambraccio, era in ospedale.
<<
Jane? >>
Sua
madre la chiamò, Jane si girò a guardarla, era
bella come sempre, con i suoi
capelli castani raccolti in un disordinato chignon, gli stessi di Jane,
si
sarebbero assomigliate molto se non fosse stato per il colore degli
occhi,
quelli di Sarah erano verdi, i suoi marroni.
Si
vedeva lontano un miglio che non era riuscita a chiudere occhio.
Accanto a lei
c'era Mike, era esattamente dove doveva essere, dov'è sempre
stato da quando
Jane ne ha memoria, accanto alla sua mamma, le teneva una mano sulla
spalla.
<<
Mamma... >> cercò di alzarsi, ma nel farlo le
presero delle fitte alla
testa, che scoprì fasciata quando si portò la
mano alla fronte.
<<
No, no, Janny, non ti alzare resta sdraiata >> la
ammonì sua madre.
Mike
sospirò.
L'incidente.
<<
La macchina? >> chiese Jane.
Sarah e
Mike la guardarono sorpresi, un po' accigliati anche.
<<
Com'è messa la macchina? >> insistette.
<<
Jane Rothfeller, solo tu puoi preoccuparti di una stupida macchina in
un
momento del genere! >> disse sua madre mettendosi a
ridere anche se le
lacrime non smettevano di rigarle il viso. Mike la strinse a
sé, lei si rifugiò
tra le sue braccia.
<<
Quanto sono messa male? >> chiese a Mike.
<<
Hai perso parecchio sangue, ti stanno facendo delle trasfusioni
>> c'era
preoccupazione nella sua voce << Jane... >>
Si interruppe,
probabilmente nel tentativo di trovare le parole << Mi
dispiace, è stata
colpa mia >>
Era una
delle cose che Jane preferiva di Mike, Si assumeva le sue
responsabilità, non
aveva problemi a scusarsi, lo faceva a testa alta, con una sicurezza ed
una
fermezza unica nel suo genere.