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Autore: Sariel    26/06/2009    6 recensioni
La prima cosa che notò quando aprì gli occhi non fu tanto il fatto di ritrovarsi nuda nel suo letto, piuttosto la figura sdraiata accanto a lei, che ronfava alla grande.
(Settima classificata con la storia di crimsontriforce al Multifandom Contest - III edizione indetto da Emiko e Ro-chan)
[Contiene i ringraziamenti per A stange guy in the metro]
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kagome
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Atto Primo.
Fandom: InuYasha
Personaggi: Kagome Higurashi, InuYasha.
Genere: generale, commedia.
Avvertimenti: AU, OOC.
Rating: giallo.
Introduzione: fiction scritta per la III edizione del Multifandom Contest indetto da Emiko e Ro-chan.
Riassunto: La prima cosa che notò quando aprì gli occhi non fu tanto il fatto di ritrovarsi nuda nel suo letto, piuttosto la figura sdraiata accanto a lei, che ronfava alla grande.
Note dell’autore: 1. non betata, scusate eventuali errori.
2. che dire, ci sto prendendo gusto. Ho trovato un fandom che mi piace e che ben presto, verso la fine degli esami, vedrà gli aggiornamenti alla long-fic su InuYasha(tremateeeH). Sì, InuYasha è alquanto OOC, ma - stranamente - lo adoro
3. commenti - e critiche - graditi come sempre.
 
 
  Atto Primo
 
©Art by http://nillia.deviantart.com/
©Banner by me
 
ATTO PRIMO (1/3)
"L'amore è una commedia in un atto: quello sessuale.”  Enrique Jardiel Poncela(*)
 
La prima cosa che notò quando aprì gli occhi non fu tanto il fatto di ritrovarsi nuda nel suo letto, piuttosto la figura sdraiata accanto a lei, che ronfava alla grande.
Rimase a fissarlo - perché di un ragazzo si trattava - per due minuti buoni, prima di rendersi conto della situazione. Deglutì a vuoto, senza riuscire a pensare ad altro se non calmati Kagome, calmati!.
Lui se ne stava sdraiato a pancia in giù, il viso girato verso di lei e sepolto per metà nel cuscino. Dalle labbra socchiuse, piene e carnose, di un rosso pallido e leggermente umide di saliva, usciva il suo respiro a piccoli sbuffi, colpendo il volto di Kagome.
I capelli argentati gli ricadevano sul volto, leggeri, e per un attimo Kagome pensò di toccarli. Allungò una mano, quasi fino a sfiorarli, ma respinse quell’istinto. Si concentrò sul soffitto, cercando di ricordarsi che diavolo fosse successo, il che era alquanto ovvio.
Ok…respira.” pensò, prima di ispirare profondamente, trattenendo il fiato per qualche secondo prima di buttare fuori l’aria.
Si alzò lentamente, scivolando fuori dal letto, trascinando con sé le lenzuola. Afferrò un cuscino dalla sedia accanto al comodino e lo tirò verso di lui, che non si mosse minimamente quando il cuscino gli atterrò con un puf sul fondoschiena.
Kagome camminò in punta di piedi - anche se non era necessario, dato che la moquette attutiva già i suoi passi - fino al comò. Quando vide il suo riflesso, quasi le venne un colpo. Sulle labbra aveva ciò che rimaneva del rossetto, qualcosa che assomigliava alla lontana al colore messo la sera prima, la matita era sbavata leggermente e i suoi occhi sembravano quelli di un panda. Si passò la mano più volte, togliendosi le macchie nere e provò a sistemarsi alla meglio i capelli, che sembravano indomabili. Scuotendo piano la testa, aprì il secondo cassetto del comò e sfilò un paio di mutandine e un reggiseno, infilandoseli poi in fretta. Si liberò dalle lenzuola, imprecando a bassa voce quando si attorcigliarono attorno alla sua gamba, e le lanciò sul letto.
Si avvicinò all’armadio, ma il suo sguardo cadde sul vestito nero che indossava la sera prima, che le era costato qualcosa come ventisettemila yen(**) e che ora giaceva sgualcito a terra, insieme agli altri vestiti.
Merda.” borbottò, aprendo la porta del bagno e gettando il vestito nel cestone dei vestiti da lavare.
Si guardò intorno, senza sapere se svegliarlo o restarsene con le mani in mano ed aspettare. Misurò la camera a grandi passi, senza smettere di sbuffare, e cercò di fare mente locale.
Primo fatto ovvio, c’era uno sconosciuto nel suo letto.
Secondo fatto ovvio, i loro vestiti erano sparsi per la stanza il che poteva indicare una sola cosa.
Terzo fatto ovvio, tutto ciò che riguardava la sera precedente era immerso nel buio più totale.
Chiuse gli occhi e si porto le dita alle tempie, cominciando a massaggiarle piano, sperando che l’emicrania che stava minacciando di venirle si fermasse. Si ricordava solo di essere entrata in quel dannato pub, di aver ordinato qualcosa e poi…il nulla.
Nada. Nichts. Rien.
Eccetto…Sango. Lei era lì, era stata lei a trascinarla in quel buco, quindi doveva sapere. Corse fino alla borsa, appoggiata sul comò, e afferrò il cellulare, componendo velocemente il numero dell’amica.
Tuu. Tuu. Tuu. Era incredibile quanto lo squillo del telefono potesse essere così irri-
“Pronto?” la voce familiare di Sango all’altro capo del telefono la tranquillizzò un po’.
O forse no.
“C’è un ragazzo nel mio letto.” sibilò Kagome tutta d’un fiato.
“Nuova conquista?” chiese Sango, ridacchiando.
“Io ti sto dicendo che c’è uno nudo nel mio letto e tu ti metti a ridere?” ululò, più forte di quanto volesse. Lo sconosciuto si mosse appena, emettendo qualcosa di simile ad un grugnito.
“Senti…che diavolo è successo ieri sera?”
“Che? Non ti ricordi?”
Kagome rimase in silenzio, maledicendosi mentalmente per aver deciso di chiamare Sango.
“Diciamo che hai alzato un po’ il gomito.” replicò Sango, dopo un attimo di silenzio. “Un po’ tanto.” si affrettò ad aggiungere.
“Tanto quanto, esattamente?”
“Abbastanza da flirtare con uno sconosciuto e andare via con lui.”
Gelo totale. “Grazie Sango.” le disse, atona. “Ti richiamo io.”
Riagganciò e lanciò il cellulare di nuovo in borsa. Si passò una mano tra i capelli e sospirò, prima di andare verso il letto.
E’ ora di andare, mormorò a bassa voce, più a sé stessa che allo sconosciuto. Allungò una mano verso di lui e lo scrollò.
“Ehi, svegliati!”
In risposta lui emise un altro grugnito e Kagome alzò gli occhi al cielo, sbuffando.
“Ehm, tirati su.” lo scrollò con più forza, senza ottenere nulla. “Avanti, comediavolotichiami, tirati su.”
InuYasha.” Mormorò lui, con la testa ancora affondata nel cuscino.
“Che?”
“InuYasha. Mi chiamo InuYasha.” biascicò, insonnolito, alzando piano la testa.
“Buono a sapersi, InuYasha, ma adesso tirati su. Stai sbavando sul mio cuscino.” gli fece notare, scrollandolo ancora.
“Fuori da casa mia.” aggiunse, con voce più alta.
“Eh?”
“Ho detto, fuori da casa mia.” sillabò lentamente, enfatizzando il tutto con dei colpetti contro il suo braccio.
“Ma quanti anni hai?” soffiò InuYasha, puntellandosi su un gomito per guardarla.
“Diciotto.”
Oh, Dio. Sono andato a letto con una ragazzina.” borbottò lui, allungando una mano verso la moquette per prendere i suoi boxer, che giacevano lì vicino.
Ragazzina a chi? pensò Kagome irritata.
InuYasha si alzò dal letto, lanciandole un’occhiata e lei si coprì istintivamente.
“Tranquilla, non c’è niente che- ”
“Finisci quella frase e sei morto.” lo minacciò lei, puntandogli addosso l’indice. Afferrò una maglia larga dall’armadio dietro di sé e se la infilò in fretta, mentre lui non guardava.
Ok, ok.” sussurrò lui, ridendo. Si piegò per prendere i jeans scuri vicino al comò e se li infilò.
“Come ti chiami?” le domandò, finendo di tirarsi su i pantaloni.
Kagome rimase zitta, fissandolo con un sopracciglio alzato. Fece schioccare la lingua, irritata.
“Higurashi.” rispose infine.
InuYasha la guardò, scuotendo piano la testa. “E un nome non ce l’hai?”
“Tu chiamami solamente Higurashi.”
Lui si limitò a fare spallucce e a superarla, per chinarsi e prendere la sua camicia. Cercò di sistemarla al meglio e se la infilò, cominciando ad allacciarsi piano i bottoni.
“Bene, Higurashi.” iniziò, finendo di abbottonarsi la camicia con lentezza irritante. Quando anche l’ultimo bottone fu nella sua asola, InuYasha si avvicinò a lei e le prese il mento tra le dita, inclinandole leggermente la testa verso l’alto. “E’ stato un piacere.” aggiunse, con un ghigno soddisfatto. Si sporse maggiormente verso di lei, arrivando quasi a sfiorarle le labbra con le sue.
“A presto.”
“Contaci.” soffiò lei, alzando un sopracciglio.
Lui si morse un labbro e inclinò la testa di lato, senza smettere di fissarla. “Ieri sera non mi sembravi così fredda.”
“Ero ubriaca, non conta.”
“Oh, riuscirei a conquistare anche da sobria, stanne certa.” l’assicurò, lasciandole andare il mento e sfiorando piano le sue labbra la punta delle dita.
Lei si ritrasse. “Aspetta e spera.”
InuYasha le lanciò un ultimo sorriso e si voltò, incamminandosi verso l’ingresso dell’appartamento e lei lo seguì. Tirò fuori dalla tasca dei pantaloni qualcosa, qualcosa troppo simile alle sue mutandine, le stesse che sarebbero dovute essere sul pavimento della stanza in quel preciso momento, e si mise a sventolarle con aria sfacciata.
“Maniaco.” sibilò Kagome a denti stretti, allungando una mano per riprenderle, ma lui le alzò, così che lei non potesse raggiungerle. Con l’altra mano l’afferrò per il polso e la bloccò, approfittandone per darle un bacio a fior di labbra.
“Mocciosa. Come ti ho detto, ci vediamo presto.” replicò, ridacchiando, prima di voltarsi e di chiudersi la porta d’ingresso alle spalle.
Kagome rimase ferma, la mano ancora a mezz’aria. Chiuse gli occhi e sospirò.
Idiota.” sussurrò, e non capì se era più rivolto a sé stessa o ad InuYasha.
 
 
TO BE CONTINUED....

 
 
(*)   Il titolo ha un collegamento diretto con il sottotitolo. Forse però la frase non c’entra molto, me ne sono accorta rileggendo la fiction, ma la trovo bellissima e ci tenevo ad usarla.
(**) poco più di 200 euro.


RINGRAZIAMENTI per A stange guy in the metro
x_Mokona, ryanforever, dolcekagome, mikamey, Isy_24, Inuyasha_girl92. Leggere le vostre recensioni mi ha fatto un piacere immenso perchè quella era la prima fiction in assoluto che scrivevo su questo fandom. Grazie davvero.
  
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