Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Geani    16/01/2018    0 recensioni
Non tutti gli angeli sono buoni e saggi. Sono creature estremamente vicine agli umani. Un angelo può cambiare per sempre, può essere esiliato e vivere sulla terra.
Danyas non è un semplice essere alato, è il fratello della Regina; una regina che però non è più lucida da molti anni, forse troppi. Il mondo non è fatto di buoni e cattivi, non e' fatto di angeli e demoni ma di creature di ogni tipo il cui animo brilla di mille sfumature diverse. Il cuore, che quasi mai segue la mente, detta troppo spesso le regole. Dopo una guerra tra angeli e demoni, quello che resta è una guerra tra fratelli.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 26



La sala del trono era la stessa di sempre, in tutti qui secoli non era cambiata nemmeno di una virgola. Non nella costruzione almeno. Non era la prima volta che ci tornava ma era la prima in assoluto che si riservava il piacere di osservarla. Dan riusciva quasi a piazzare i propri genitori sui due scranni posti sulla pedana rialzata in fondo alla stanza. Due sedie in marmo bianco scolpito con volute sinuose adornate con fili e riccioli d’oro. Erano grandi, lo schienale probabilmente arrivava ai due metri. Ricordava che da bambino, quando nessuno guardava, ci saliva mettendosi in piedi per cercare di toccare con le dita l’ultimo ricciolo d’oro. Abbassò lo sguardo sulla pedana di un marmo più caldo, lo stesso di tutto i pavimenti del castello. I due scalini erano anche essi decorati come i due troni, riccioli e disegni dorati risplendevano nella luce che entrava dalle finestre.
Eilidih non era seduta, si limitava a osservare i due intrusi restando in mezzo ai due troni che le davano un’aria stranamente imponente. Lei stessa pareva una statua di marmo scolpita con maestria.
-Quindi eri qui solo per distrarmi.-
-Cosa ti aspettavi? Non mi pare tu abbia mai fatto visite di cortesia quindi perché avrei dovuto farla io?-
La donna strinse i pugni ma non si scompose, limitandosi a fare un passo in avanti per uscire dall’ombra gettata su di lei dallo schienale del trono. Si concesse un minuto di silenzio prima di dire qualsiasi altra cosa. Era suo compito ponderare attentamente le parole in modo da uscire vincente da quella discussione.
-Speravo che essendo mio fratello non tramassi alle mie spalle.- Rispose con apparente tranquillità.
-Certo, sicuramente se ti avessi chiesto di ridarmi mia figlia tu l’avresti fatto.- Rispose con un mezzo sorriso di disprezzo Danyas. -Ho imparato a mie spese che con te non si può ragionare, sorella.- Continuò sottolineando l’ultima parola.
Eilidih con un gesto della mano fece uscire tutte le guardie dalla sala, restando da sola con il fratello e la vampira che tanto disprezzava. Scese lentamente i due scalini e si fermò di fronte al fratello con espressione divertita.
-Quindi stai dicendo che ho un carattere difficile, fratello?-
-Più che difficile, oserei dire impossibile.- Rispose immediatamente l’angelo, tenendole testa. -Hai mandato tutti via in modo da poterci uccidere e dichiarare legittima difesa?-
-Hm, ora che me lo hai detto potrei farci un pensierino.- La donna gli girò attorno, raggiungendo poi Isabelle. -E tu? Non dici nulla? Ho rapito tua figlia poi ho preso te eppure stai in silenzio. Ti credevo più forte. Sei solo una ragazzina spaventata.- Continuò divertita, cercando qualsiasi segno di ribellione nei suoi occhi.
-Scusa, non discuto con le pazze psicopatiche.- Belle le sorrise, padrona di se stessa.
Quelle poche parole mandarono Eilidih su tutte le furie e senza rifletterci le tirò uno schiaffo in pieno volto facendole quasi perdere l’equilibrio.
-Eilidih!- Dan scattò verso di lei, afferrandola per un braccio e spingendola da parte. -Toccala di nuovo e te ne farò pentire!- Tuonò stanco di quella sceneggiata. -Sembra che tu abbia due ani, non duemila!- Continuò. -Sei una bambina egoista e viziata. Credi di poter avere tutto ciò che vuoi senza affrontarne le conseguenze o le problematiche. Hai perso me quando mi hai cacciato per tuo marito. Non cercare di cambiare le cose, è troppo tardi e io non tornerei mai a palazzo per vedere la tua faccia ogni giorni. Preferirei morire. Non sei mia sorella, sei una persona malata che non sa distinguere giusto e sbagliato.- Danyas tremava, stufo di tenersi tutto dentro. Man mano che le parole uscivano in un fiume confuso il peso che si portava dietro diminuiva facendolo sentire leggere e potente. Gli parve quasi di volare ma era certo di non aver spiegato le ali. -Non puoi giocare con le persone e di verto non puoi rendere questo castello una casa delle bambole. Non ci puoi controllare tutti, Eilidih. Quando te ne renderai conto? Tuo figlio è morto e per cosa? Per rovinare la vita a me? Tutto questo non ha alcun senso, te ne rendi conto? Mi hai rovinato la vita così tante volte che ne ho perso il conto ma non ci riuscirai di nuovo. Non sono un cucciolo che puoi ammaestrare. Io me ne andrò da qui, tornerò a casa a crescere mia figlia.- Concluse poi, con un sospiro di sollievo.
-Mio figlio è morto per proteggere sua cugina.- Rispose la regina, a testa alta. -E la sua memoria verrà mantenuta attraverso suo fratello.- Continuò e sorrise all’espressione perplessa dei due. -Sì, sono incinta.-
A quelle parole Isabelle fece un passo avanti. Era stanca e stufa di tutta quella storia. Forse parlare da madre a madre sarebbe servito a qualcosa, forse poteva scappare da quel posto. Si sistemò fra Danyas e Eilidih, guardando la donna negli occhi. Ci lesse follia ma anche amore e preoccupazione. Era una sensazione strada. Scacciò dalla mente quei pensieri e si costrinse a far uscire le parole che le ronzavano nella testa.
-Porto in me il figlio o la figlia di tuo fratello, di nuovo. Come madre non posso permetterti di farci altro male. Hai tentato di danneggiare la nostra famiglia. Hai tentato di rovinare la nostra relazione. Non ci sei mai riuscita, perché non lasci cadere l’ascia di guerra e ti concentri sul tuo regno e su tuo figlio? Vuoi perdere anche lui come hai già perso Mikael?-
-Non sarà certo una puttana a dirmi come mandare avanti la mia gravidanza e la mia famiglia.- Tagliò corto la donna, accennando poi una risata. -Pensate di intenerirmi con i vostri discorsi sdolcinati? Non funziona, come avete potuto vedere.-
Danyas serrò la mascella e, stufo di quella situazione, afferrò il braccio di Isabelle per portarla al proprio fianco. La fece in seguito voltare per guardarla negli occhi. Portò il palmo della mano destra all’altezza del cuore di lei e premette piano sul suo petto recitando un’antica cantilena che aveva imparato molti anni prima in un libro che molto probabilmente era andato perso.
-No!- Eilidih cercò di spingerlo via ma una scarica di energia si irradiò dalla mano di Danyas e la fece volare dall’altra parte della sala.
I muri tremarono e le porte di vetro che davano sull’ampio balcone della sala del trono si spalancarono facendo entrare raffiche di vento che alzarono e fecero ondeggiare le lunghe tende come bandiere durante una tempesta.
Belle non mosse un muscolo. Nonostante potesse vedere tutto ciò che stava succedendo attorno a lei si sentiva sospesa in una bolla fuori dal tempo. Sulla pelle avvertita una piacevole sensazione di caldo che si irradiava dal petto, più precisamente dalla mano di Danyas. Senza rendersi conto delle proprie azioni e senza chiedersi il perché fece la stessa cosa, posando piano prima o polpastrelli e poi il palmo della mano sul petto di lui. Una scossa piacevole le attraversò tutto il corpo, entrandole nelle ossa.
Lui le sorrise con dolcezza, quasi a incoraggiarla. Quando smise di parlare tutto si calmò come se tutta l’energia presente fino a poco prima fosse stata risucchiata dalle loro mani. Si staccarono l’uno dall’altra mentre Eilidih si alzava in piedi.
-Ti rendi conto di cosa hai fatto?- Urlò furibonda la regina. La corona di foglie d’oro e perle le era caduta per terra, si trovava ai piedi dei due scalini.
-Ora non puoi più fare nulla. So benissimo cosa ho fatto. Il suo nome si starà già formando nel libro degli angeli e sai anche tu, come so io, che nulla potrà più separarci. Non puoi metterti fra un angelo e la compagna da lui scelta.-
-Nessuno accetterà una vampira come possibile erede al trono!- Rispose Eilidih, le guance arrossate dalla rabbia e i capelli scompigliati.
-Se smetterai di essere folle non sarà necessario salire al potere per sostituirti.- Tagliò corto Dan, prendendo per mano Isabelle. -Non osare muovere un altro dito contro la mia famiglia, mai più, o sarò costretto a fare cose che nessuno vorrebbe.- Concluse prima di uscire sul balcone della sala e spiegare le ali. Strinse con forza a sé Isabelle e spiccò il volo deciso a tornare finalmente a casa.
 
<***>
 
Quando Isabelle entrò in casa si sentì le gambe deboli e a fatica raggiunse il soggiorno per potersi adagiare sul divano. Si portò una mano sul petto, abbassando piano la maglietta per controllare la propria pelle. La sentiva calda ma non capiva il perché. Rimase sorpresa da notate un piccolo stemma, come un tatuaggio, sotto la clavicola. Si tolse velocemente la maglietta per poterlo vedere meglio e ci passò piano le dita sopra. Era caldo ma non scottava e nemmeno faceva male.
-Scusami, avrei dovuto avvertirti prima ma eravamo un po’ a corto di opzioni.- La voce di Danyas la fece trasalire. Non l’aveva sentito entrare nella stanza.
-Va tutto bene, solo… cosa è?- Gli chiese curiosa, alzando gli occhi su di lui.
-Che sei mia, per sempre.- Lui accennò un sorriso. -È un vecchio rituale angelico, corrisponde ad un matrimonio. Non penso che se ne sia visto uno negli ultimi cinquecento anni. È speciale perché si può attuare anche con esseri non angelici.- Spiegò cercando di essere il più chiaro possibile ma notò che Isabelle non lo ascoltava più, si limitava a osservarlo con occhi lucidi.
-Quindi mi hai sposata…?- Dogando’ incredula mentre un sorriso si faceva largo sulle sue labbra. -Pensavo che non volessi, che…- Non finì la frase perché si lanciò fra le braccia di lui, baciandolo con trasporto.
Molti sentimenti di affollavano nella sua mente ma l’idea che da qualche parte, anche se in un vecchio libro polveroso, lei fosse dichiarata come moglie di Danyas la rendeva estremamente felice. Lo amava, lo amava con tutto il cuore e quello era un desiderio esaudito senza averne dovuto nemmeno parlare.
Dan si sedette sul divano, tenendola in braccio e stringendola a sé nel tentativo di non farle sentire freddo. Avrebbe pensato dopo ad Alaska, la ragazza infatti li aveva visti entrare ma lui le aveva fatto cenno di aspettare e di tornare dalla bambina.
-Devi mangiare, sei pallida e stai tremando.- Le fece notare poi, portando il proprio polso sulle sue labbra. -Mordi, è per il bambino.- Continuò vedendola opporre resistenza.
Belle, anche se controvoglia, di nutrì nel sangue angelico cercando però di non perdere il controllo. Dopo qualche secondo si staccò da lui, pulendosi le labbra e baciando il punto che aveva morso. Si alzò poi in piedi andando in bagno.
Dan ne approfittò per raggiungere la cameretta della piccola. Alaska era seduta sulla sedia a dondolo con un libro fra le mani, intenta a leggere. Le si avvicinò piano per non svegliare Mery che dormiva tranquilla stretta ad un peluche.
-Cosa è successo?- Chiese la ragazza, mettendo da parte il libro.
-Mia sorella.- Sospirò l’angelo. -Ha rapito Belle ma le ho tenuto testa. Dovrebbe essere finita.- Aggiunse poi. -Grazie per esserti fermata fino ad adesso, non so cosa avremmo fatto senza di te.-
-Non ti preoccupare, è una bambina fantastica.- La ragazza si legò i capelli rossicci in una coda alta prima di indossare la giacca e prendere la propria borsa. -Se avete bisogno di una mano chiamatemi pure, ho una vita abbastanza noiosa.- Disse con una sorriso divertito prima di abbracciare l’angelo e farsi accompagnare alla porta.
Dan, dopo aver chiuso a chiave la porta andrò in bagno, bussando alla porta prima di entrare e fermarsi a guardare Belle nel riflesso dello specchio. Lei gli sorrise, passando piano l’indice sul piccolo tatuaggio.
-Ha una storia?- Gli chiese poi, guardando nello specchio le due ali che si intrecciavano alla base creando un filo che poi si sdoppiava per formare un cerchio che le contenesse.
-Sono due vite che si intrecciano per formarne una sola che le comprenda entrambe.- Rispose baciandole castamente il collo. -Un giorno, quando non sarai stanca e ci sarà tempo ti racconterò la leggenda.- Continuò poi.
Belle non insistette, lasciandosi cullare dalle sue braccia e sfiorare dalle sue labbra. Quella non era certo stata una delle migliori giornate della sua vita ma si era conclusa in modo inaspettato. I brividi che le facevano tremare il corpo, percorrendole la spina dorsale, erano scariche elettriche provocate da una felicità che non pensava potesse essere espressa a parole.
Senza rendersene conto aveva sposato l’uomo che amava e non le importava altro. Desiderava crogiolarsi in quella bellissima sensazione. Nulla avrebbe mai potuto portarle via la famiglia che si era costruita. Portò una mano sul ventre e con un sorriso lasciò che Danyas posasse la propria accanto.
La vita, in quel preciso momento, era perfetta. 
   
 
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