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Autore: Mondschein    16/01/2018    1 recensioni
Ereri//AU
One shot
Come un tavolo può far nascere nuove amicizie
****
«Okay, allora le stampo il numero così potrà prenderlo giù nei magazzini, insieme anche alle sedie.»
«Va bene, grazie è stato molto gentile.»
«Di nulla.» digitò qualcosa alla tastiera e in poco tempo stampò due fogli con scritto il numero degli scaffali del magazzino dove avrebbe trovato sicuramente il tavolo e anche le sedie. Provò a leggere quello che c'era scritto ma sinceramente non ci stava capendo nulla.
«Le dispiace se mi può aiutare anche a trovarli?» chiese titubante al corvino. Pensava che lo avrebbe mandato a cagare, invece, rispose di sì.
«Tanto non c'è nessuno.» disse solamente mentre tagliarono qualche reparto per andare più in fretta al piano inferiore.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Come un tavolo può far nascere nuove amicizie

* * *

Era una fredda giornata di gennaio, il cielo nuvoloso e l'aria umida che si era alzata, faceva prevedere che da lì a poche ore sarebbe arrivata la pioggia. Non era sicuramente un giorno da andare in giro per le strade; e chi se la passava a casa quella mattina, Eren ne era invidioso. Per quanto lui possa adorare la pioggia, quella mattina l'avrebbe voluta passare sicuramente a letto. Invece, povero derelitto, non poté.
Era da poco meno di un anno che abitava da solo in un appartamento in provincia e, data la sua eterna pigrizia, ancora non aveva un benedetto tavolo da cucina. Ma abitando da solo e non avendo quasi mai ospiti a casa, cosa se ne poteva fare per ora di un tavolo?
«Prendilo! Anche piccolino, ma non restare senza un tavolo! Non è normale.»
Ma fatti i cazzi tuoi, ripeteva sempre nella mente ma che non avrebbe mai detto ad alta voce davanti ad Armin, uno dei suoi amici. Però, non ne poteva più neanche Eren dei suoi continui lamenti e oltretutto, si era messa pure la madre di mezzo, così, appena svegliato quella mattina, si vestì e uscì di casa in tutta fretta per andare all'ikea.
E adesso era lì, nel reparto dove vendevano tavoli e sedie da cucina. Fin da quando era bambino odiava andare in quei posti perché li trovava davvero noiosi e asfissianti. Per quel motivo era arrivato presto, sapeva bene che l'ora di punta sarebbe stata qualche ora più tardi. Quindi in giro non c'era praticamente nessuno.
Fece un giretto in mezzo ai tavoli, guardò la grandezza, la lunghezza, il colore e soprattutto il prezzo.
Certo aveva un lavoro ben pagato ma quei soldi li usava per l'università (aiutato anche dai suoi genitori) e per le spese dell'appartamento, perciò il costo non doveva superare i 200€.
Trovò infine un tavolo, era quadrato in legno e abbastanza maneggevole, perfetto per il suo appartamento. Ma mancò la cosa fondamentale. Il cartellino del prezzo era inesistente.
«E ma che palle.» il ragazzo si gratto la testa e cercò in giro con aria annoiata se c'era qualcuno a cui chiedere. Le etichette in quel negozio erano ovunque, possibile che lui sia il solito imbecille a trovare mobili senza il prezzo?
Dopo aver percorso e superato altri reparti, arrivò dove vendevano materassi e letti e lì, trovò finalmente un ragazzo a cui poteva chiedere informazioni.
Si schiarì la voce un po' imbarazzato «Ehm, salve.» disse e ricevette subito l'attenzione di quel ragazzo.
«Salve.» aveva un timbro di voce molto basso rispetto al suo.
«Senta avrei trovato un tavolo ma non c'è il prezzo.» l'altro lo guardò inarcando un sopracciglio «Davvero?»
«Già.»
«Bene, mi dica qual è.» si alzò dalla scrivania in cui era seduto e si fece seguire da Eren che non si sarebbe aspettato fosse così basso. Notò anche la strana capigliatura militare, rasati sicuramente anche ai lati della testa e i capelli erano di un bel colore nero.
«Quale di questi?» chiese riportandolo alla realtà, non si era reso conto che fossero già arrivati.
«Uhm, questo qui.» disse mettendo una mano sulla superficie del tavolo prescelto.
Il ragazzo controllò in ogni angolo e si puntò una mano sul fianco «Non ci posso credere... aspetti un attimo, le dico subito quanto viene. Mi segua.» ritornarono di nuovo dove Eren l'aveva trovato, si sedettero uno vicino all'altro davanti al computer che in poche mosse, il ragazzo aveva aperto una pagina raffigurante il tavolo.
«Allora, quello lì è in offerta a 129 € incluse anche le quattro sedie che erano intorno.»
«Ah sì?»
«Sì, mi dispiace per questo piccolo disagio.»
«Oh no, fa nulla.» involontariamente portò il suo sguardo alla piccola etichetta che il ragazzo aveva attaccato alla maglia gialla e blu, tipica dei dipendenti di quel negozio.
Levi, si ritrovò a leggere.
«Lo prende?»
Eren sbatté gli occhi due volte e guardò il ragazzo stralunato.
«Cosa?... Oh, sì. Il tavolo? Sì lo prendo.» sentì caldo in tutto il corpo, che figuraccia avrà fatto, ma forse Levi non se ne accorse minimamente.
«Okay, allora le stampo il numero così potrà prenderlo giù nei magazzini, insieme anche alle sedie.» «Va bene, grazie è stato molto gentile.»
«Di nulla.» digitò qualcosa alla tastiera e in poco tempo stampò due fogli con scritto il numero degli scaffali del magazzino dove avrebbe trovato sicuramente il tavolo e anche le sedie. Provò a leggere quello che c'era scritto ma sinceramente non ci stava capendo nulla.
«Le dispiace se mi può aiutare anche a trovarli?» chiese titubante al corvino. Pensava che lo avrebbe mandato a cagare, invece, rispose di sì.
«Tanto non c'è nessuno.» disse solamente mentre tagliarono qualche reparto per andare più in fretta al piano inferiore.
«Vero, ho scelto bene l'orario per venire qui. I posti troppo affollati mi fanno venire i nervi.» disse Eren ridacchiando.
«Non so come voi facciate a sopportare tutta quella gente negli orari di punta.» continuò a parlare.
«Abitudine.» rispose atono ed Eren annuì sorridendo appena.
Infine arrivarono al magazzino, trovarono il corridoio e il giusto scaffale per il tavolo. Eren prese un carrello così da agiare le scatole sopra di esso.
«Finalmente, adesso che ho anch'io un tavolo, i miei amici saranno felici.» ridacchiò «Si lamentavano perché non potevo invitarli a cena dato che non avevo qualcosa su cui appoggiare i piatti.» si grattò la guancia ridacchiando.
«Mhm.»
Guardò davanti a sé il ragazzo che lo stava aiutando a cercare le sedie. Si diede dell'idiota e maledisse quel suo carattere così tanto loquace. Si accorse all'ultimo che a lui forse non gli interessava minimamente della sua stupida storia. Ma era più forte di lui, quando incontrava qualcuno aveva il bisogno di parlare, anzi no, di raccontare. Notò però che la maggior parte della gente si stufava di quel suo modo di fare e allora aveva iniziato a stare attento e a rapportarsi con la gente con più cautela. Ma anche sta volta non ci era riuscito.
«Sono quattro sedie incluse.» disse il corvino.
«Sì.» lo aiutò a prenderle, dato che si trovavano in uno scaffale più alto e li adagiarono nel carrello.
«Grazie di tutto, è stato gentilissimo.» ribatté Eren con un sorriso.
«Si figuri, è il mio lavoro.»
«La prossima volta che verrò, chiederò sicuramente a te. Arrivederci!» se ne andò verso le casse agitando la mano.
«Prego e arrivederci.» rispose il corvino guardando il cliente andarsene.
Che strano tipo, si ritrovò a pensare con un leggero sorriso sulle labbra.


 

*

 

Mandò subito la foto nel gruppo di WhatsApp nel quale faceva parte con i suoi amici del liceo. Era arrivato a casa e aveva immediatamente messo tavolo e sedie vicino ai mobili della cucina a vista di casa sua. Aspettò con impazienza le risposte dei suoi amici che non tardarono molto ad arrivare.

Armin: FINALMENTE!!

Stallone: Oddio Yeager ce l'ha fatta! Adesso anche lui potrà mangiare come le persone normali!1!1

Sasha: Alla prima occasione verremo a mangiare da te Eren!

Connie: Ti sei deciso alla fine! Che bravo ? :D

Eren sorrise a tutte quelle attenzioni. Scrisse se per il prossimo weekend potessero fare qualcosa insieme e attese di nuovo le loro risposte. Con sua immensa gioia erano tutti disponibili per sabato sera. Perfetto, aveva una settimana esatta per decidere cosa fare per cena.

La mattina del sabato si alzò davvero troppo tardi. Guardò l'ora ed era appena mezzogiorno.
Balzò dal letto e corse in bagno a lavarsi e vestirsi, mangiò qualcosa di veloce e uscì di casa, sbattendo la porta alle spalle. Prese la macchina e andò al supermercato più vicino, non era tanto grande e a quell'ora era certo che non ci fosse tanta gente.
Parcheggiò, prese le borse che aveva dietro nel bagagliaio e anche il carrello prima di entrare.
Per prima cosa, prese delle lattine di birra. In una cena tra amici quella non poteva certo mancare. Ne prese tre a testa, anche se sapeva che Armin non avrebbe mai bevuto così tanto. Sarebbero sicuramente avanzate, ma meglio così per lui. Per quanto riguarda il cibo aveva pensato a qualcosa di semplice, anche perché non era un asso in cucina. Avrebbe comprato delle bistecche da fare impanate e delle patate, come contorno. Prese anche dell'insalata e comprò l'olio dato che l'aveva finito. Comprò dei salatini e un pacchetto di tortilias.
Guardò il carrello della spesa e controllò se mancava qualcosa. No, per la serata era tutto a posto. Decise di acquistare dei prodotti per l'igiene tipo la candeggina e il detersivo per i bagni. Odiava quel reparto, ogni volta era la solita storia. Quale prodotto prendere? Tutte le volte era uno strazio. Diede un'occhiata veloce, la candeggina la trovò subito, invece si soffermò anche sul sapone per lavare i piatti. Non aveva la lavastoviglie quindi gli toccava fare da sé. Ne prese uno a caso verde. Adesso, il detersivo per i vestiti.
«Mmh e mo'?» non ci capiva nulla, sapeva che prendeva sempre contenitori di marche schifose che facevano puzzare la roba. Ma ehi, mica era colpa sua se scrivono sopra che i vestiti sarebbero rimasti freschi e puliti anche dopo tre giorni. Ed Eren ci credeva fortemente a questa cosa!
«Scusi, si può spostare?»
«Eh?» si girò trovandosi vicino a sé un ragazzo basso, capelli neri, taglio militare e... oh che bei occhi grigi.
«Ma tu sei il ragazzo dell'ikea!» non ricordava minimamente come si chiamava, anche se aveva letto il cartellino quel giorno.
«Ah, tu sei quello del tavolo.» disse con un tono molto più pacato, al contrario, Eren era estasiato.
«Come mai qui?» chiese il castano incuriosito.
«Ehm... faccio spesa?»
«Sì! No, certo! Ma dico, proprio qui in questo supermercato, vivi da queste parti?»
«Sì, vivo qui vicino.» rispose abbastanza confuso da quel suo strano comportamento.
«Wow! Abitiamo nella stessa città! Io abito a cinque minuti da qua in macchina.»
«Sì, in realtà non mi interessa.» borbottò il più basso prendendo un detersivo per poi metterlo nel cestino che aveva in mano. Eren seguì il suo esempio e poi gli andò dietro continuando a parlare «Io vivo qui da poco più di un anno, il mio appartamento è più vicino all'università che frequento.» eccolo lì, di nuovo a parlare della sua vita a un perfetto sconosciuto. Era più forte di lui.
«Ah, non mi sono presentato. Io sono Eren Yeager.»
«Levi Ackerman.» si presentò continuando il suo giro per gli scaffali.
«Ah ecco, Levi. Avevo letto il tuo nome nell'etichetta che avevi sulla maglia da lavoro ma mi ero già dimenticato.» rise divertito e Levi gli lanciò uno sguardo paziente ma quasi infastidito «Ma fai così con tutti quelli che incontri?» chiese lasciando di stucco Eren.
«Così come?»
«Parlare a vanvera. Come se ci conoscessimo da una vita.» specificò ricevendo un'espressione sbigottita e poi mortificata.
«Oh, scusa. Non riesco a tenere a freno la lingua. È un brutto difetto.»
«Già, stai attento a non farti sfuggire il numero della carta di credito.»
«Ah beh, per quello sicuramente ci starò attentissimo.» rise e Levi rimase quasi ammaliato dalla risata di quel ragazzo dagli occhi verdi. Aveva notato la gran spesa e tutte le lattine di birra «Festicciola sta sera?» indicò il carrello di Eren che annuì energicamente «Verranno i miei amici a casa mia e useremo tutti insieme il nuovo tavolo. Ah, che poi ho scoperto che si può allungare.»
«Guarda che c'era scritto.» disse Levi, erano arrivati nel reparto delle verdure.
«Sul serio?» chiese grattandosi la nuca. Levi annuì accennando un sorriso, mentre metteva un guanto e prendeva un sacchetto.
Non sapeva bene come fosse successo, o cosa stesse esattamente accadendo. Era arrivato quel giorno al supermercato perché non aveva un fico secco in frigo e dovette andare di corsa a fare spesa e così, dal nulla, era apparso quello strano ragazzo. In quei tre anni che lavorava lì, mai aveva avuto quello strano rapporto con un cliente. Eppure Eren era così diverso. Parlava con chiunque e non si metteva a disagio. Pure con la cassiera aveva iniziato a scherzare perché non trovava la tessera e che aveva talmente tante, anche inutili, di quelle carte, che era difficile cercare e trovare quella giusta. Per lui era del tutto naturale iniziare un discorso, anche a caso e che non c'entrava nulla con quello che stava facendo.
«Quindi tu vivi qui vicino?» chiese di nuovo Eren con ben tre borse piene della spesa.
«Già, che fai? Mi segui?» chiese squadrandolo.
«No, no!» la mia macchina è questa qui.» indicò una Panda bianca.
«Adesso devo proprio scappare! Mi ha fatto piacere rivederti Levi, spero di rincontrarti, sai?» chiuse il bagagliaio dove aveva appena messo la spesa e aprì la portiera dell'auto.
«Mh, anche a me.» 
Eren gli fece un ultimo sorriso e lo salutò ancora «Ciao, Levi.»
«Ciao, Eren.» lo sentì dire prima di chiudere la portiera e accendere l'auto e partire di nuovo.
Appena arrivò a casa dovette subito darsi una mossa. La pulì tutta, perché in quei giorni non aveva avuto la benché minima voglia di fare le pulizie. Mise anche a lavare i suoi vestiti accumulati in una povera sedia della sua camera da letto e stese la roba lasciandola nella sua stanza. Quindi, poté dedicarsi finalmente alla cena per quella sera.
Il citofono suonò alle 19:30 in punto, e quando andò ad aprire, i suoi amici erano già tutti lì ad entrare dentro casa.
«Ciao ragazzi.» li salutò cordialmente con un gesto della mano.
«Ehi Eren! Come stai? Tutto a posto?» chiese Armin mentre si toglieva la giacca.
«Tutto bene, voialtri?»
«Non c'è male.» rispose Connie che era entrato insieme a Sasha con un vassoio pieno di pasticcini in mano.
«Questi?»
«Poggiali pure nella penisola della cucina.» rispose indicandola.
«Ehi brutta merda!»
«Faccia da cretino!» Jean ed Eren scoppiarono a ridere per poi salutarsi con una forte stretta di mano e una spallata.
«Facci vedere il tavolo!» disse Jean togliendosi la sciarpa e il cappello.
«È difficile non notarlo.» disse Sasha osservando il mobile già tutto apparecchiato, la ragazza si avventò prontamente alla piccola ciotola contenente dei salatini.
«Che ingorda.» la rimbeccò Connie.
«Non è vero!»
«Eren hai bisogno di una mano?» chiese Armin.
«Sì grazie, puoi tirare fuori dal forno le patate?» indicò le presine appese alla parete e Armin annuì prontamente.
«Io vado a lavarmi le mani.» disse Jean avviandosi verso il bagno.
«Fai bene, non vorrei che contaminassi il cibo.» Eren mise sul tavolo un piatto pieno di carne impanata e quando distribuì nei vari piatti il contorno, poterono sedersi e iniziare a mangiare. Aprirono diverse lattine di birre e iniziarono a parlare del più e del meno: Armin che spiegava come se la passava nella facoltà di matematica, Connie e Sasha diedero la bella notizia che avevano pensato di sposarsi ma era ancora tutto da decidere e Jean raccontava che stava facendo colpo su una ragazza.
«Tu che fai conquiste? Ma da quando?» chiese divertito Eren. Il suo amico gli tirò uno sguardo cruciale «Se vuoi te la faccio pure vedere!»
«Sì dai siamo curiosi!» disse Sasha.
La cercò su Instagram e trovò immediatamente il suo profilo. Era veramente una bella ragazza dai capelli neri corti fino alle spalle, e aveva dei tratti orientali.
«Sì ci sta.» replicò Connie.
«Davvero carina.» affermò Armin.
«È bellissima!» enfatizzò Jean «Poi lei con è come le altre che ho conosciuto! Lei è molto fredda e riservata, ci è voluto un po' prima che noi ci avvicinassimo e sono molto felice di essere diventato qualcosa di più per lei.»
«Beh dai, è una cosa davvero dolce.» disse Sasha contenta per il suo amico.
«Avvisaci quando ti fidanzerai.» lo schernì Eren poggiando il mento sul palmo della mano.
«Arriverà presto quel giorno.» affermò Jean deciso «Ma caro Eren, e tu che ci dici? Perché hai scelto proprio questo tavolo?»
«Jean, lo chiedi come se avesse adottato un cane.» gli altri scoppiarono a ridere ed Eren iniziò subito a raccontare della sua mini avventura nel negozio dell'ikea.
«Questo tavolo lo trovato dopo venti minuti che girovagavo nel reparto e dopo essermi deciso, dovevo solo scoprire il prezzo ma questo era l'unico tavolo a non averlo!»
«Sul serio? È impossibile, quel negozio ha prezzi ovunque.» disse Armin.
«Invece vi dico che era inesistente, quindi ho dovuto cercare un assistente e l'ho trovato. Sapete, era anche carino.» commentò portando due dita sotto il mento.
«E comunque mi ha aiutato anche a cercare le scatole nel magazzino e in più...» venne bruscamente interrotto dall'urlo di Sasha che aveva rovesciato tutta una lattina di birra sopra il tavolo sporcando la tovaglia.
«Ma porco demonio! Scusa Eren!»
«Non fa niente, vai pure a lavarti, sistemo io qui.»
«Sei la solita scema!» urlò Connie sogghignando, in risposta ricevette un terzo dito.
Eren decise di sparecchiare e togliere la tovaglia, prese i piatti e le posate e li mise dentro il lavandino. A quel punto si ricordò di dover finire il discorso «Comunque, riguardo prima...»
«Spero vivamente che la mia futura ragazza non sia così imbranata.» rise Jean prendendo in giro la sua amica.
«Guarda che capita a tutti di rovesciare un bicchiere!»
«Per fortuna non l'hai rotto o se no, sette anni di sfortuna.»
«Quello vale per gli specchi.» lo corresse Armin.
«Ehm... ragazzi.» Eren provò a richiamare l'attenzione su di sé
«Ma sì, è lo stesso.» rimbeccò Jean.
«No non è lo stesso, mica se passi sotto un ponte porta sfortuna come se passi sotto una scala!»
«Ma cosa cazzo c'entra Connie?» Jean e gli altri scoppiarono a ridere.
«Oi!» urlò questa volta Eren ricevendo finalmente l'attenzione su di lui.
«Che vuoi?» per un primo momento rimase di stucco a quella domanda del cazzo, ma poi si disse che infondo si trattava di Jean.
«Devo finire di parlare da dove mi sono interrotto.» disse ricevendo sguardi interrogativi.
«Non avevi già finito?» chiese Connie.
«Ma di cosa? Del tavolo?»
«Sì Jean...»
«È stato davvero molto emozionante il tuo racconto.» continuò a beffeggiarlo ed Eren si sentì profondamente offeso.
«Va be'...» prese il contenitore e il piatto dove tenevano carne e patate e li mise dentro il lavabo. Azionò l'acqua e cominciò a sciacquare le varie stoviglie, nel frattempo gli altri continuarono a parlare senza curarsi minimamente di quello che avevano fatto involontariamente ad Eren. Loro sapevano perfettamente che per lui parlare era una cosa fondamentale, ma si ritrovò a pensare che forse se ne fregavano. Un fatto davvero molto triste per lui.
«Qualcuno vuole aiutar...»
«Chi vuole i pasticcini?» la voce squillante di Sasha sovrastò quella di Eren, che di nuovo fu sopraffatto da un senso di frustrazione. Guardò di sottecchi i suoi amici che avevano iniziato a mangiare e degustare i dolci che la coppia aveva portato. Nessuno l'aveva sentito prima.
«Ehi Eren, tu non li mangi?» chiese Armin guardando stranito il suo amico.
«Non ho più fame.» ripose restando in piedi con le braccia conserte. Imperterriti, gli altri continuarono a chiacchierare. Di nuovo, quando era insieme a loro, si sentì escluso.
«Ehi, ma cos'hai?» chiese Armin notando quel suo improvviso distacco dal gruppo. Guardò per un momento il viso di tutti, sapendo che la sua lingua non si sarebbe fermata così tanto facilmente «Fate così tutte le volte, mi emarginate.»
«Eh? Ma che stai dicendo?»
«Sì, è come dico io. Non mi fate neanche mai finire un discorso e non mi ascoltate quando ho da dire qualcosa. Sembra che lo facciate apposta.»
«Eren ma noi non crediamo che sia nostra la colpa, tu adesso ti sei messo in disparte.» affermò Sasha.
«Ma allora vedi che non mi stai ascoltando?»
«Io sinceramente non capisco dove sia il problema.»
«È certo che non lo capisci, Jean. Tu sei sempre quello al centro dell'attenzione.»
«Quindi vuoi più attenzioni?»
«Ah, ma allora non sei uno stupido stallone senza cervello.»
«Cosa hai detto!?» Jean si alzò e prese Eren per il colletto.
«Hai capito bene invece! Gli insulti sono quelli che vengono meglio ascoltati, vero?»
«Ma fottiti.» lo spintonò contro la penisola della cucina.
«Sì perché tu sei sempre stato così! Te ne sbatti degli altri ma appena ti offendono sei subito lì ad attaccare briga!»
«Ma hai sbattuto la testa Eren? Che ti prende? Non ti riconosco.»
«Invece sono lucidissimo. Siete voi che non vi siete mai preoccupati di conoscermi veramente! Quel tavolo di merda non lo volevo, l'ho fatto solo per avere finalmente la vostra compagnia in casa mia. Altrimenti non vi sareste mai sognati di venire, eh!?» urlò come se gli altri fossero sordi.
«Jean, per favore, tieni la bocca cucita.» disse Armin intuendo dalla faccia del suo amico che gli stava per urlargliene di tutti i colori.
«Adesso possiamo darci una calmata e tornare tranquilli come prima?» chiese unendo le mani davanti a sé.
«Tsk, tanto questo coglione ha rovinato la serata.» disse acidamente Jean.
«Come scusa!? Adesso sarebbe colpa mia?»
«E di chi se no?» chiese retorico facendo incazzare ancora di più Eren.
«Vattene.» biascicò tra i denti.
«Non aspettavo altro che questo invito ad andarmene.» sputò con rabbia andando a mettersi il cappotto. Gli altri tre si scambiarono delle occhiate preoccupate.
«Ci vediamo.» disse a Sasha, Connie e Armin. Non degnò Eren di uno sguardo e uscì di casa sbattendo la porta alle spalle.
«Oddio, fa sul serio. Jean!» urlò Connie alzandosi e vestendosi velocemente. Seguì il suo amico «Provo a parlargli, e se non riesco a fargli cambiare idea, ci sentiamo un'altra volta. Sbrigati Sasha!»
«Oh, arrivo.»
Eren guardò i due fidanzati andarsene da casa sua, non li salutò nemmeno perché era troppo incredulo per rispondergli.
«Complimenti.» il tono arrabbiato di Armin lo fece destare dai suoi pensieri.
«È da un mese che non ci vediamo e tu sei riuscito a litigare. Potevi risparmiarti questa scenata.»
«Scenata!?» lo attaccò «Armin ti rendi conto che è così dal liceo? Sono sempre stato quello in disparte del gruppo, eppure gli altri non se ne rendono conto!»
«Forse è una tua idea mentale.» ribatté mentre si metteva il giubbotto.
«No, non lo è!»
«In ogni caso era meglio che tu stessi zitto, no?»
«Io sono stufo di starmene zitto! Sono sempre io il deficiente della compagnia che subisce e deve stare zitto. Sai che ti dico? Andatevene a farvi fottere tutti quanti!»
«Bene.» disse solamente Armin prima di chiudere la porta e uscire infuriato. Portò le mani sui capelli e iniziò a spettinarli e tirarli per via della rabbia che stava provando. Urlò frustrato mentre diede un forte calcio sul tavolo appena comprato.
«Fottetevi voi e il tavolo!» urlò andando in camera e buttandosi a pancia in giù sul letto. Urlò altri dieci minuti con la faccia spiaccicata sul cuscino per poi cadere in un sonno senza sogni.


 

*

 

Passò circa una settimana da quella sera ed Eren non si era fatto più sentire dagli altri, di conseguenza anche i suoi "amici" non si erano fatti più sentire. Una notte si ritrovò a pensare che se fosse morto gli altri non se me sarebbero nemmeno accorti.
Per fortuna c'erano università e lavoro che lo tenevano impegnato ma mancava lo stesso qualcosa.  Non si era fatto amici a scuola e purtroppo a lavoro, anche se era molto amichevole, gli altri non erano andati oltre ad essere semplici colleghi. Molte sere si ritrovava a parlare nel gruppo di WhatsApp ma stranamente, dopo quella litigata, non si erano più scritti in quella chat. Altre volte, invece, organizzava con Armin e uscivano a bere in qualche pub per stare in compagnia. Furono giorni davvero devastanti e scoprì che cos'era la vera solitudine. Dio se era angosciante, pensava di poter impazzire.
Un mercoledì pomeriggio, dato che non aveva avuto lezione al mattino ed era arrivato da lavoro molto presto, decise di uscire e stare un po' in giro. Ma non sapeva dove andare. Prese le chiavi della macchina e si ritrovò ad osservare per un attimo il tavolo che aveva comprato poche settimane fa.
Potrei andare all'ikea, tanto non ho un cazzo di interessante da fare, pensò.
Una mezz'ora dopo, era a girovagare tra i vari reparti di quell'enorme negozio. Si stupì di una cosa alquanto stramba. Senza che se ne rendesse conto osservava anche i dipendenti che lavoravano lì, cercandone uno in particolare, che però non trovò da nessuna parte. Sospirò malinconico, e non desiderò altro che tornarsene a casa, ma non prima di comprarsi qualcosa da mangiare. Non solo era un negozio di mobilia ma vendevano anche alimenti. Si avvicinò alla macchinetta che produceva yogurt, costavano pochissimo quindi perché non prenderlo?
Mentre aspettava, qualcuno dietro di lui gli picchiettò la spalla. Si girò mezzo confuso ma appena vide il ragazzo che era dietro di sé, gli rivolse un sorriso a trentadue denti.
«Ciao Eren.»
«Levi! Che piacere rivederti!»
Decisero di sedersi in un tavolo, dato che il corvino aveva preso un momento di pausa dal suo lavoro.
«Ma non avevi altri posti interessanti per prendere una coppetta di yogurt? Venire qui è davvero triste.» disse il corvino prendendo il bicchiere di carta dai bordi portandolo alle labbra.
«Diciamo che il mio umore combacia bene con quello che hai appena detto.» sorrise mestamente mentre mangiava «E questo è il primo posto che mi è venuto in mente per poter pensare ad altro. Ti devo confessare che comunque desideravo vederti. Ti stavo anche cercando ma non ti ho trovato da nessuna parte.» confessò senza problemi.
«È stata una fortuna allora che io stessi facendo pausa proprio nell'esatto momento in cui tu hai deciso di fermarti a mangiare.»
Eren ridacchiò felice «Già, davvero tanta fortuna.»
«Perché dovresti essere triste?» chiese con una punta di curiosità.
«Perché mi sento solo.» rispose tenendo lo sguardo basso.
«Non avevi amici?» chiese Levi ricordandosi che quella volta al supermercato, stava comprando della roba per una cena a casa sua.
«Ci ho litigato, è da quasi due settimane che non mi sento più con loro.» sospirò smettendo di mangiare, non aveva più appetito.
«E loro non si sono fatti più sentire?»
Scosse il capo negativamente «Che stronzi» Eren ridacchiò.
«Ma sì, significa che in tutti questi anni non sono mai stati dei veri amici.» il suo sguardo si incupì di colpo, era anche vero che quei anni erano ben dieci anni di pura menzogna. Che merda di vita.
«Hai Instagram, Levi?» chiese cambiando discorso. Non ne voleva più parlare.
«Sì.»
«Uh, e come ti chiami?»
«Lo sai il mio nome.»
«Si ma non ricordo più il cognome.» rise mentre apriva l'app e andava sulla barra delle ricerche.
«Ackerman.» sospirò leggermente divertito nel vedere Eren tutto concentrato.
«Eccoti! Accetta la mia richiesta, dai, dai!» prese il telefono e accettò la richiesta di Eren, e anche lui entrò nel profilo dell'altro per seguirlo.
«Wow! Levi Ackerman chiede di seguirmi. Accetto subito, e già che ci sono stalkero il suo profilo.» iniziò a controllare la foto profilo che era niente di meno che una sua vecchia foto scattata probabilmente al mare ma non si vedeva un emerito niente. Lesse la didascalia, dove c'era nome e età del ragazzo.
«Hai ventisei anni!?» urlacchiò continuando la sua esplorazione. Anche Levi, mosso dalla curiosità, si era messo a scorrere sulle foto del ragazzo di fronte a sé.
«Ti stupisce?»
«Io ne ho venticinque! Ma wow, in questa sembri proprio un modello... ma hai solo queste sette foto?» chiese deluso. Un messaggio fece vibrare il suo telefono, scoprendo che Armin gli aveva scritto.
Aprì la chat.

Ehi Eren, scusa se non mi sono fatto più sentire ma sono rimasto profondamente offeso per come sono andate le cose. Ma io tengo alla nostra amicizia e non voglio perderti. Ti va di uscire questa sera?

Lesse quel messaggio una decina di volte, tanto che Levi credeva che si fosse incantato davanti al cellulare.
«Oi, Eren.»
«Mi ha appena scritto il mio amico. Che faccio? Rispondo di sì al suo invito ad uscire?»
«Se è per risolvere la questione meglio di sì, non ha senso scappare.» rispose finendo la sua bevanda. Eren annuiva mentre rispondeva al messaggio.
«In questa foto sei venuto davvero molto bene.» commentò improvvisamente Levi.
«Ma sei ancora nel mio profilo?» chiese leggermente in imbarazzo.
«Quale foto?» aggiunse poi.
Levi girò il telefono per mostrarglielo ad Eren, che arrossì leggermente quando vide quella foto «Pensa che non mi ero neanche messo in posa. L'ha scattata mia madre completamente a caso.»
Levi alzò lo sguardo, posando i suoi occhi grigi su quelli verdi di Eren che, inevitabilmente, arrossì ancora di più.
«Dal vivo sei ancora più bello.»
Si sbagliava, o la stanza stava diventando peggio di un forno?
«Grazie... anche tu sei carino, cioè nelle foto vieni davvero bene, sei fotogenico... sei bello ecco.» prese la coppetta con ancora dello yogurt, si alzò e la buttò in modo molto violento dentro il cestino più vicino.
Bravo Eren, che idiota che sei!
Sentiva le sue guance andate in fiamme.
«Adesso - Levi si era avvicinato, buttando anche lui il bicchiere dentro il cestino - dovrei proprio andare. Devo stare altre due ore qui dentro.»
Eren lo guardò per un momento stralunato e poi si riscosse «Certo! Non vorrei farti perdere altro tempo.»
«Macché, mi piace parlare con te, sei simpatico.» disse con un sorriso che lasciò Eren completamente a bocca aperta.
«Buona fortuna col tuo amico per stasera.»
«Eh? Ah, sì! E tu buon lavoro. Ci sentiamo Levi.» il ragazzo alzò la mano come segno di saluto e ognuno se ne andò per la propria strada.


 

*

 

Strofinò la mano sugli occhi stanchi, sbadigliò e tornò di nuovo a giocare al computer con fare annoiato. Ormai ci stava facendo l'abitudine a quella specie di noiosa routine. Certo, aveva chiarito quel giorno con Armin e forse anche con gli altri. Sta di fatto, che non era cambiato nulla. Era da un mese o poco più che non si incontrava con i suoi amici e nel weekend, andava spesso a trovare i suoi genitori.
Allungò la mano dentro un pacchetto, ci rovistò per qualche secondo e tirò fuori tre patatine, che mandò nella sua cavità orale senza troppo pudore.
Tanto era solo, chi poteva vedere quel suo degradante modo di mangiare?
Già solo, quella parola gli faceva venire un nodo tremendo allo stomaco che si propagava per tutto il corpo.
Gli occhi li sentiva gonfi e probabilmente erano rossi per via dei pianti e dalla sua pessima maniera di stare attaccato al computer.
«Merda!» perse di nuovo la partita e con rabbia chiuse la finestra di internet, si mise stravaccato sulla sedia con le braccia conserte. Osservò l'ambiente buio intorno a sé, la cucina in completo disordine, il tavolo sul quale era seduto era imbrattato di lattine di birra e alcuni pacchetti di patatine vuoti e non, la televisione non la accendeva da una vita, non trovava più interessante guardarla. Prese il telefono, posto vicino al portatile, e lo accese.
Nessuna notifica.
Sospirò ancora annoiato e triste.
Però con qualcuno voleva parlare. I suoi amici? No, no, se ne sbattevano di lui. Sua mamma? No, l'aveva sentita due ore fa. Suo padre stessa cosa.
Che merda di vita sociale, e meno male che era molto amichevole con la gente!
Aprì Instagram e andò nelle Direct. In una chat specifica.

Ehi...

Attese qualche minuto prima che il diretto interessato rispondesse al suo messaggio.

Ehi Eren, che hai? È successo qualcosa?

Non lo so.

Che vuol dire, scusa?
Me ne vuoi parlare?

È solo che la vita fa davvero schifo.

C'entrano i tuoi amici?

Eren si trovò a stupirsi di nuovo alla acuta intuizione del corvino. Insomma, in questo periodo si erano scritti in diverse occasioni. A volte Eren parlava di sé e della sua vita. Lo stesso faceva Levi ma meno dettagliatamente. Non era la prima volta che si confidava con lui a causa dei problemi che aveva con i suoi amici. E anche Levi, dopo un bel po' di tempo, si stava stufando di queste persone che non si curavano minimamente della salute di Eren. Il poveretto si ritrovava giorni interi a stare in solitudine dentro casa, e questo aggravava ancora di più il ragazzo.
Gli farò una gran pena, pensò Eren sentendo un fastidioso nodo alla gola. Non si trattenne e lo schermo del telefono iniziò a sfocarsi per colpa delle lacrime che uscivano dai suoi occhi. Corse in bagno per soffiarsi il naso e sciacquarsi la faccia. Tornò di nuovo a sedersi e si ritrovò circa dieci messaggi del corvino.

Scusa ero in bagno ahaha

Avvertimi almeno, pensavo che stessi facendo chissà che cosa!!

Non farti strane idee ahaha stavo solo piangendo 

«No! Che cretino!» sbatté la mano contro la fronte per il messaggio appena inviato. Lui i segreti non sapeva tenerli manco per sto cazzo!

Eren...

Ehm... sì?

Hai bisogno di uscire.

Levi mandò il nome di un pub nella loro città e scoprì che non era tanto lontano da casa sua. Aveva solo mezz'ora per prepararsi e uscire. Lasciò la casa tutta a soqquadro, avrebbe pulito la mattina dopo. Chiuse la porta di casa e uscì dal palazzo in cui abitava e si diresse a piedi nel pub dove avrebbe incontrato Levi.
Quando arrivò, il ragazzo era già lì fuori ad attenderlo. Si salutarono, Eren cercando di sfoggiare un meraviglioso sorriso che però, non gli riuscì molto bene.
Si sedettero a un tavolo, poggiarono le loro giacche su una sedia lì vicino. I telefoni erano rimasti nelle loro tasche. Ancora una volta Eren poté confidarsi con lui, parlare di quanto si stava deprimendo in quelle settimane e come riusciva a recitare davanti ai suoi rassicurandoli che faceva la bella vita.
«'Na vita di merda.» rise per poi bere un bicchiere di birra.
«Diciamo che hai bisogno di fare nuove conoscenze. Se vuoi posso invitarti qualche volta a stare insieme a me e i miei tre più cari amici.»
«Sarebbe ottimo.» disse Eren, intanto guardò l'orologio che stava appeso a una parete del pub.
«Senti, lo so che siamo giovani e che potremmo starcene fino a mezzanotte qui ma... sai, fottesega. Me ne vorrei tornare a casa.» Levi annuì, si alzarono e vestirono in contemporanea. Raggiunsero la cassa che come sempre instiga alla lotta "pago io, paghi tu", che la vinse Levi, e finalmente uscirono dal pub.
«Brr... che freddo.» Eren si strinse tra le braccia, mentre Levi si mise semplicemente la mani nelle tasche del giaccone.
«Ehi senti...»
«Dimmi.»
«Vorresti venire a casa mia? Sai, mi piacerebbe stare ancora in tua compagnia.» attese con ansia la risposta. Levi non ci mise molto a darla, ma al castano sembrava fossero passati minuti e minuti.
«Va bene.»
«Evviva!» con nonchalance mise il braccio sotto quello di Levi, che non la prese male dopotutto, e camminando a braccetto andarono verso casa del più alto.
Arrivarono dopo neanche dieci minuti, era davvero molto vicino, e quando entrò in casa a Levi per poco non venne un infarto.
«Scusa se è tutto in disordine.» buttò sullo schienale del divano il cappotto che aveva addosso e andò verso la cucina per sistemarla un po'.
«Non hai un attaccapanni?» chiese guardandosi in giro con la giacca in mano.
«Perché prendere un appendiabiti se esiste il divano?»
«È la stessa metafora che hai usato per il tavolo giusto?» chiese Levi quasi scosso dalla situazione disastrata di Eren.
«Beh più o meno... vedi? Alla fine potevo anche non prenderlo e continuare a mangiare sul divano o sulla penisola della cucina.»
Levi si avvicinò e guardò il tavolo ormai conosciuto «Non lo tratti molto bene.» disse spostando alcune lattine vuote, c'erano anche pacchi di patatine e un portatile spento. Eren gli passò due sacchi dell'immondizia, uno per le lattine e l'altro per la plastica, beh, per lo meno sulla raccolta differenziata non aveva nulla da dire.
«Vuoi il caffè?»
Levi gli lanciò un'occhiata perplessa «Il caffè a quest'ora?»
Eren rimase con una faccia inespressiva per poi alzare le spalle e dire con voce atona che lui ne aveva voglia. Levi rimase stupito da quel tono di voce spento, e anche gli occhi non erano messi meglio. Anche loro non avevano molta gioia da sfoggiare e questo a Levi dispiaceva perché Eren aveva un carattere meraviglioso e se quel carattere venisse spazzato via, allora anche lui avrebbe fatto la sua stessa fine. Ma Levi si ripromise di aiutarlo in qualunque maniera, avrebbe riacceso di nuovo il suo sorriso.
«Ti va di vedere un film?» chiese Eren che si era avvicinato al televisore prendendo il telecomando.
«Ehm, si okay.»
Eren accese la tv e iniziò a cambiare diversi canali fin quando non trovò un filmetto quasi interessante.
«Peccato che non ho Netflix.» borbottò andando verso la caffettiera che aveva iniziato a fischiare. Spense il gas e versò il caffè in una tazza, mise anche un po' di latte e tornò sul divano, dove si era seduto anche Levi.
«Vuoi la coperta?»
«Mh, no grazie...»
Eren se la mise restando un po' distante da Levi. Non sapeva bene il motivo, ma quel ragazzo gli infondeva una sicurezza davvero molto confortante. Gli piaceva molto la sua compagnia.
Nell'esatto momento in cui arrivò la pubblicità Levi ricevette un messaggio ed Eren osservò tutta la scena: da quando aprì chissà quale chat, al suo leggero sorriso che si era formato sulle labbra. Cavolo, chi era stato a farlo sorridere? Era davvero molto bello.
«Chi è?» non riuscì a contenere la sua curiosità.
«Mh? Una mia amica, mi ha inviato una di quelle immagini idiote.» gli passò il telefono e gli fece vedere l'immagine.
«Perché? Cosa credevi?» lo schernì.
«Proprio nulla.» si imbronciò Eren.
Guardò le pubblicità ma senza realmente prestarci attenzione.
«Sei fidanzato? O hai qualche ragazza che ti piace?» chiese dal nulla.
«No.»
«Era una risposta a tutte e due le domande?»
«Sì.»
Di molte parole, pensò Eren ritornando a guardare la tv.
«Tu sei interessato a qualcuna?» chiese inaspettatamente Levi senza guardare il ragazzo.
«Sono le femmine in generale che non mi interessano.» rispose «Ho avuto brutte esperienze alle medie a causa di oche viziate che mi prendevano per il culo. Per questo le ragazze non mi interessano, be' è uno dei motivi...»
Si girò verso Levi, ma non ebbe il coraggio di guardarlo negli occhi «A te... non dispiace, vero? Cioè non rovinerà la nostra amicizia, vero?»
Levi, dopo qualche secondo di silenzio, gli appoggiò la mano sulla spalla, e solo a quel punto i loro occhi si incontrarono «Non farti queste domande.»
«Come?»
«Nel senso, chi se ne frega di cosa pensano gli altri. Tu sei così, bene, se ti accetti tu, io ti accetterò. Ma le parole non bastano, sta di fatto che io sono qui no? Anche se sei un tipo strambo.»
«Ma come strambo...»
«Mi hai parlato della tua vita anche se ero un perfetto sconosciuto.»
«No dai. Io ti ho conosciuto a lavoro.»
«Sempre sconosciuto ero.»
«Mah, sarà.»
«Però se sono qui vuol dire che mi hai interessato come persona e che adesso tengo a te.»
«Davvero?» eccoli lì, quegli occhioni verdi luminosi e quel sorriso smagliante, la sua faccia si era tinta anche di un leggero rossore.
«Certo, o secondo te sarei qui?» gli scompigliò la zazzera castana facendolo ridere. Ormai il film non era più tanto seguito come all'inizio, perché quando si sta con la compagnia giusta, niente è più interessante se non parlare con la persona che ti sta accanto.


 

*

 

Il mondo è piccolo, e su questo nessuno può controbattere.
Armin lo sapeva perfettamente, sopratutto dopo essere uscito da un bar in centro dove, per puro caso, aveva incontrato il suo amico Eren.
«Ehi.»
«Ehi, che sorpresa!» Eren parve tranquillo e allegro come sempre. Anche se era da molto tempo che non uscivano insieme sembrava molto rilassato.
«Come mai da queste parti?» chiese Armin, ma prima che il castano rispondesse, un ragazzo forse della loro età, si avvicinò.
«Oi, non entriamo?»
«Ah sì, ma ti ho già presentato Armin?» Levi guardò il ragazzino biondo che era insieme a lui «No.»
«Allora, Levi lui è Armin, Armin lui è Levi il mio ragazzo.»
Il biondo strabuzzò gli occhi e tese la mano per presentarsi e la strinse con piacere al corvino.
«Vado a sedermi in un tavolo, ti aspetto dentro.» disse Levi entrando nel bar.
Lo osservarono entrare e poi Armin gli chiese subito «Ma da quando stai insieme a quello lì?»
«Da poco più di un mese ma ci siamo conosciuti a gennaio. Sai Armin, non ti ho mai ringraziato.»
«Eh? E per cosa?»
«Se tu non mi avessi convinto a comprare quel maledetto tavolo, non avrei mai conosciuto Levi.» e detto questo lo salutò, promettendo di farsi sentire e chissà, magari organizzare un'uscita insieme.
Armin osservò il castano entrare e dirigersi verso il tavolo dove si era seduto il suo nuovo fidanzato. Gli sfuggì un piccolo sorriso quando li vide scambiarsi un dolce bacio, anche lì in mezzo al bar.
Non aveva molto ben capito come si fossero conosciuti quei due, ma forse c'entrava quel semplice e famoso tavolo da cucina.


* * * *
Buon salve! Se siete arrivati fino a qui e siete sopravvissuti alla mia one shot senza senzo be', vi ringrazio di cuore! E se ve lo state chiedendo sì, questa fic è nata quando un giorno sono andata con mia madre a fare un giro all'ikea. Perché immaginarsi una storia ErenxLevi all'ikea è del tutto normale! Mi pare giusto. Comunque, fatemi sapere se vi è piaciuta! Bye bye!

 

 
   
 
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