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Autore: izzie_sadaharu    16/01/2018    3 recensioni
La Casa è un'associazione di viaggiatori nel tempo, il cui scopo è prevenire le Crepe e lasciare che la storia faccia il suo corso. Baekhyun ne è un membro da ben cinque anni, per cui non si sconvolge più di tanto quando gli viene assegnata una missione nella Germania degli anni Venti.
[CHANBAEK] [Side!Kaisoo] [Side!tante altre coppie che si vedono e non si vedono]
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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2

 

 

 

 

 

Le strade di Atene erano trafficate, al punto tale che Baekhyun si trovò a doversi fermare in un angolo, di fronte ad una bottega, per capire esattamente dove si trovasse. Era in quella città da solo tre ore, e ancora si sentiva spaesato e confuso. La missione non era niente di difficile: doveva semplicemente vivere lì per un paio di giorni e controllare che non succedesse niente di anormale. Beh, come se vivere lì fosse facile. L'avevano già fermato in cinque, a chiedergli perchè non fosse andato a combattere contro Sparta, visto che era giovane e nel pieno delle forze. “È più dignitoso morire giovani, che lasciar morire un anziano al proprio posto!”, gli era stato detto più volte. Col cazzo. A ventitrè anni, non aveva la benchè minima intenzione di lasciarci le penne, in una missione di semplice ricognizione. Così si era finto pazzo. Ogni volta che qualcuno lo fermava, lui incominciava a emettere suoni disarticolati e sbavare. Che schifo. Baekhyun si sarebbe volentieri sotterrato, ma ehi, aveva funzionato. Tutti si ritraevano schifati e si allontanavano senza proferir verbo. Baekhyun sbuffò e si guardò in giro. Sarebbero stati tre giorni molto lunghi. Alzò lo sguardo e ammirò per un paio di secondi l'acropoli, poi sospirò. Stava per mettersi a camminare, imprecando già contro la fiumana di gente che l'avrebbe sicuramente sommerso, quando sentì una mano sulla spalla. Si girò di scatto, e si trovò di fronte a due grandi occhi a mandorla, luminosi e assolutamente stupendi. Prima che potesse inziare a farfugliare e sbavare, il ragazzo di fronte a lui sorrise radioso. «Ti stavo cercando, Baek.»

 

**

 

Jongin lanciò un'occhiata all'armadio immenso davanti a sé e sospirò. La moda degli anni Venti era nota per essere chic ed elegante, ma qui si stava parlando di gente comune, in Germania. Negli anni della crisi più nera che il paese avesse mai visto, in cui si andava a comprare il pane con la carriola delle banconote (aveva visto quella fotografia in tutti i libri su cui aveva studiato, e gli era rimasta impressa). Davanti a lui si stagliava una distesa di completi scuri, castigati e dall'aria abbastanza povera, corredati da calzettoni e scarpe dalla suola dura come marmo. Poteva già sentire le lamentele di Baekhyun: niente eyeliner per qualche mese, niente pantaloni attillati di Hollister e felpe hipster, attentamente abbinate in base al colore delle scritte. A proposito, dov'era finito quel ragazzo? L'aveva visto dormire su uno dei divanetti dell'“Area Relax” della Casa qualche ora prima, ma non pensava avrebbe dormito per così tanto tempo. Anche perchè, diamine, quella mattina era arrivato in ritardo proprio perchè aveva dormito più del dovuto. Jongin sorrise, chiedendosi se anche lui, dopo qualche anno e con un bel numero di missioni sulle spalle, sarebbe diventato così. Probabilmente sì. Sentì dei passi alle sue spalle e si voltò, trovandosi di fronte un ragazzo più basso di lui, con occhi dal taglio felino e un sorriso furbo.

«Minseok?»

«Ciao, Jongin. Stai ammirando gli abiti che dovrete indossare là?» Ad un cenno di assenso del più giovane, Minseok ridacchiò. «Effettivamente non è un posto bellissimo dove andare. Gli anni Venti tedeschi, intendo. Forse come prima missione è un po' dura, ma al momento delle assegnazioni ho pensato che fossi il più adatto.»

Jongin scosse la testa, sorridendo. «Non ti preoccupare, va benissimo. Mi sarei annoiato a fare solo un giro di ricognizione, penso. Sai bene che non sono il tipo da ricercare la tranquillità.»

Il più grande si strinse nelle spalle, pensieroso. «A dirla tutta, è un pensiero comune di tutti i Viaggiatori alle prime armi. Anche Baekhyun la pensava così, inizialmente. Ma, sai com'è, dopo un po' di anni ti stanchi di vedere la storia scorrere sotto i tuoi occhi, di vedere le persone compiere errori fatali e non poter fare nulla per impedirlo. Anzi, è proprio il compito dei Viaggiatori lasciare che la storia faccia il suo corso. Però sono contento che la pensi così, Jongin. Se fossi partito già stanco, questa missione ti sarebbe sembrata impossibile.» Minseok gli rivolse uno sguardo gentile, poi si concentrò sull'armadio enorme di fronte a loro. «Hai già scelto l'outfit?»

Jongin scosse la testa. «No, non ancora. Ho letto il file che mi ha passato Lay, e a quanto pare saremo giovani di buona famiglia, giusto?». L'uomo di fronte a lui lo guardò pensieroso. «A quanto pare. La crisi di quegli anni colpì tutti, però, quindi come vedi i vestiti non sono dei più elaborati.» Sfiorò con le dita la manica di una giacca grigia, e sospirò. «Se starete troppo là dovrete anche mettere una divisa nazista, prima o poi. Cercate di finire in fretta, non penso sia piacevole mascherarsi da assassini senza cervello e volontà propria.»

Jongin non commentò. Sfilò dalla tasca un foglio ripiegato in quattro e lo aprì, leggendolo attentamente. «Ho stampato le informazioni principali: io e Baek saremo giornalisti stanziati in Germania da quattro anni, che hanno deciso di non tornare in Asia e di stabilirsi lì. Non ha molto senso, perchè verremo spediti nel 1924: chi è quel pazzo che decide di vivere in Germania due anni dopo la fine della Grande Guerra?»

Una voce alle loro spalle li sorprese. «È perchè i nostri genitori ci hanno diseredato, Jongin. Se fanno domande, noi saremmo voluti tornare in Corea, ma le nostre famiglie hanno cominciato a odiarci quando abbiamo detto loro di voler essere giornalisti, e di voler documentare la situazione della Germania sconfitta.» Baekhyun sorrise. «Non abbiamo neanche mai visto un genitore, noi, ma faremo finta che i nostri ci odino.»

Minseok scrollò le spalle. «Chi ha bisogno dei genitori, quando c'è un Junmyeon che ci controlla a vista?» Tutti e tre scoppiarono a ridere, mentre Baekhyun occhieggiava triste gli abiti appesi. Addio Stan Smith bianche.

 

 **

 

«Kim Jongin, ventidue anni. Prima missione, codice KJI001. Byun Baekhyun, ventisei anni. Diciassettesima missione, codice BBH017. Per conferma, ripetere il giuramento di fronte alle telecamere frontali e laterali, inserire nuovamente il codice e premere il tasto rosso di fronte a voi. Per rifiutare la missione, poggiare la mano sullo scanner di fronte a voi, inserire il codice e uscire dalla capsula. Al momento dell'inserimento nella Casa, avete acconsentito a subire qualunque tipo di multa e/o punizione in caso di rifiuto. Seguire le istruzioni appena ricevute in base alla vostra scelta.» La voce di Junmyeon risuonò all'interno delle capsule, distorta dallo speaker digitale. Aveva recitato quella manfrina senza sentimento, come se la ripetesse tutti i giorni, migliaia di volte. Beh, effettivamente era così.

Baekhyun inspirò a fondo, prima di fissare lo sguardo nell'obiettivo posto di fronte a lui, all'altezza degli occhi. «Byun Baekhyun. Codice missione BBH017. Giuro solennemente di fronte alla Casa che assolverò ai miei compiti di Viaggiatore, seguendo le indicazioni fornitemi dal Supremo Direttore della Casa Kim Junmyeon, non interferendo con il Sacro corso della Storia e impegnandomi a impedire la formazione di Crepe nella stessa.» Ripetè il giuramento voltandosi verso le telecamere laterali, poi digitò il codice sui tasti a touch screen sullo schermo di fronte a lui. Esitò un secondo davanti al tasto rosso che gli si presentò sullo schermo, ma poi con un colpo deciso dell’indice lo premette. D'altra parte, rifiutare una missione significava essere colpiti da una punizione esemplare, talmente esemplare che nessuno di quelli che l'aveva subita era mai tornato per descriverla ai colleghi. Baekhyun rabbrividì impercettibilmente, mentre sentiva che l'aria attorno a lui si rarefaceva, l'ossigeno gli veniva tolto dai polmoni e un dolore bruciante contraeva tutti i suoi muscoli. Spalancò occhi e bocca in un urlo atono, poi tutto divenne buio e nero, e un silenzio assordante colpiva le sue orecchie.

 

**

 

Chanyeol rimase immobile, come pietrificato, mentre osservava il vicolo buio che si stendeva dietro casa sua. Aveva sentito un tonfo, forte e allarmante, e nemmeno sapeva perchè si sentisse così turbato; magari era solo un gatto caduto su un bidone, o un qualche ubriaco che si era gettato a terra nella vana speranza di smaltire gli effetti dell'alcol a basso costo. Eppure, il suo istinto gli diceva che non era così: sentiva un impulso viscerale che gli comandava di andare a vedere cosa fosse successo, e una forza altrettanto convincente che gli intimava di andarsene al più presto da quella viuzza buia e maleodorante.

«Ehilà...?» provò con voce tremante. Non si udì risposta, e Chanyeol per un attimo volle girare i tacchi e tornare a casa. Ma, diamine, non ce la faceva. Era più forte di lui.

«C'è nessuno?» Tentò ancora, prima di muovere un passo verso l'angolo più buio del vicolo. «Krause?» Il vicino di casa, un uomo anziano e alquanto eccentrico, soleva spesso sedersi da qualche parte al buio per “meditare”, come diceva lui. Solitamente, però, evitava zone puzzolenti e poco rassicuranti come quella. Per una manciata di secondi non si udì alcun suono, poi un lungo rantolo fece sobbalzare Chanyeol, che mosse un passo indietro. «Ehi...? Tutto bene...?» Un altro gemito, questa volta meno prolungato. Chanyeol prese coraggio e avanzò lentamente, cercando di vedere cosa si nascondesse tra le ombre pesanti. Aveva lasciato incustodito il negozio di fiori per qualche minuto, spinto da un inspiegabile bisogno di avvicinarsi a quel luogo, ed era leggermente preoccupato che potesse entrare qualcuno proprio durante la sua assenza. Beh, non che entrasse mai qualche cliente. Con la crisi economica che aveva messo in ginocchio tutti, nessuno si sognava mai di lasciare manciate e manciate di banconote ai Park per avere un piccolo mazzo di rose. Giunto a metà del vicolo, Chanyeol si arrestò, indeciso se avanzare ulteriormente o fermarsi lì.

«D-dove sono?» Una voce maschile, flebile ma dolce, gli giunse dall'angolo più buio. Chanyeol sgranò gli occhi e inspirò. Quanto diamine aveva bevuto questo tizio, chiunque egli fosse, per non sapere neanche dove si trovasse?

«Berlino, signore. Nel vicolo che fa angolo con Park Blumenladen, per l'esattezza.»

«Anno?»

Chanyeol represse un verso di stizza e irritazione. Faceva sul serio? «Ma quanto avete bevuto, signore? 1924. Oggi è il 4 novembre del 1924.»

Si irrigidì quando vide una figura alzarsi faticosamente da terra, spazzolarsi i pantaloni e avvicinarsi lentamente a lui. Indietreggiò d'istinto, tornando nella zona illuminata della via. Quando anche la figura venne colpita dai raggi del sole, Chanyeol dovette soffocare un gemito di sorpresa. Davanti a lui si trovava un ragazzo bellissimo, che doveva avere all'incirca la sua età. Aveva un viso angelico, su cui spiccavano due occhi vispi e intelligenti e labbra perfette, quasi disegnate. I capelli erano... aspetta, ma-

«Hai i capelli verdi?» Chiese, sconvolto. Si era pure dimenticato di usare tutte le formalità del caso, troppo scioccato dalla visione che gli si presentava davanti. Il ragazzo non sembrò darci peso, comunque. Lo stava osservando meravigliato, come se fosse lui, quello con un cespo di insalata al posto dei capelli. Sembrò riprendersi, e gli indirizzò un sorrisetto imbarazzato. «Potrei aver dimenticato di lavar via la tinta.» (Chanyeol assunse un'espressione orripilata: erano verdi perchè non si lavava?! Ma da quanto tempo non vedeva una vasca, esattamente?) «Senti, gigante, c'ero solo io in quel vicolo? Non è uscito nessun altro?»

Chanyeol scosse la testa, ancora troppo intento a pensare che cheschifocheschifocheschifo qualcuno dia del sapone a questo ragazzo. Inspirò a fondo, e lo guardò negli occhi: «No, nessuno. A meno che tu non ti riferisca alla mia gatta.» Non aveva decisamente senso dare del voi ad uno che lo aveva appena apostrofato con un secco, maleducato “gigante”. Quando lo vide sospirare, si affrettò ad aggiungere: «Senti, forse ti sto imbarazzando, ma... vuoi fare un bagno? Voglio dire, i capelli... cioè... Non puoi andare in giro così.»

Il ragazzo parve soppesare per un attimo l'idea, poi si strinse nelle spalle. «Perchè no? Abiti lontano?»

Chanyeol scosse la testa. «No, casa mia è proprio qui, sopra il negozio. Sai, il Blumenladen.» Gli indicò l'edificio alla sua destra, e sorrise. «Non è una reggia, ma un po' di sapone posso prestartelo.»

 

**

 

 Se qualcuno avesse chiesto a Chanyeol cosa gli passasse per la testa quando aveva invitato un ragazzo mai visto prima a farsi un bagno in casa sua, probabilmente avrebbe risposto con uno sguardo vacuo e un mormorio indistinto. Ovvero, non ne aveva la più pallida idea nemmeno lui. Mentre salivano le scale in legno che conducevano all'ingresso di casa, Chanyeol si voltò di scatto verso il più basso, che lo seguiva a qualche gradino di distanza; sul volto era dipinta un'espressione confusa ma non indecisa. «Io sono Chanyeol, comunque.»

Il ragazzo gli rivolse uno sguardo indecifrabile. Rispose solo dopo diversi secondi, che a Chanyeol parvero ore. (Oddio e se fosse un assassino seriale? E se non mi volesse dire il suo nome perchè è un agente segreto? E se non me lo volesse dire perchè puzzo e gli faccio schifo? Un attimo, Chanyeol, qua quello dei due che si deve lavare è lui, smettila di farti questi discorsi mentali e per l'amor di Dio sta aprendo bocca, ora mi risponde). «Baekhyun.»

Chanyeol sorrise. «È un bel nome.» Ridacchiò. «Tedesco quanto lo sono io.»

«Infatti. Non sono tedesco.»

«Hai una pronuncia impeccabile, però! Complimenti.» Arrivati davanti al piccolo portone in legno scuro, Chanyeol tirò fuori dalla tasca un grosso mazzo di chiavi tintinnanti, e aprì la serratura.

«È perchè vivo qui da quattro anni, e mi sono sempre allenato a parlare con chi lo sapesse bene.» Mentì Baekhyun. In realtà, alla Casa insegnavano dei corsi molto avanzati di parecchie lingue straniere, da quelle europee ai più svariati dialetti africani. Baekhyun era uno dei più bravi alle lezioni di swahili, ma non aveva mai avuto l'opportunità di parlarlo. Per la verità, i corsi servivano solo in caso di emergenza con i server speciali della Casa: quando si veniva teletrasportati in una qualsiasi area del mondo, automaticamente veniva innestato un chip in una specifica area del cervello, che permetteva di diventare abbastanza abili nella lingua che per prima si sente all'arrivo. Il chip veniva innestato quando i Viaggiatori erano ancora molto piccoli, e nessuno si ricordava mai dell'operazione (cosa che Baekhyun apprezzava moltissimo: odiava tutto ciò che avesse anche lontanamente a che fare con aghi, medici e ospedali).

Baekhyun si riscosse dai pensieri quando sentì la voce profonda di Chanyeol che lo richiamava alla realtà: «Quattro anni? Caspita, devi essere venuto qui da giovanissimo!»

Mi sta chiedendo in modo molto indiretto quanti anni ho? «Eh, già...». Nel frattempo erano entrato in una casa piccola, ma accogliente: il salotto era molto luminoso e decorato con innumerevoli composizioni di fiori, che profumavano l'ambiente in modo fresco e delicato. Sui mobili, tutti rigorosamente in legno chiaro, campeggiavano dei ritratti di quella che Baekhyun immaginò essere la famiglia di Chanyeol. Questi aveva appoggiato le chiavi in una scatolina intarsiata di argento sopra ad uno dei mobili (Scemo, se volessi potrei rubartele in un battibaleno, aveva pensato con disappunto il Viaggiatore) e aveva appeso la sciarpa rossa all'appendiabiti in corridoio.

«Vieni, ti mostro il bagno.»

Baekhyun esitò un attimo, poi si grattò con studiata timidezza il retro del collo: «Ehm... non è che potrei vedere un attimo la strada? Non so, da una finestra...» All'occhiata perplessa di Chanyeol, si affrettò ad aggiungere: «È che vorrei ambientarmi, sai... capire dove mi trovo.»

Chanyeol annuì, ancora dubbioso. «Certo, vieni. La mia camera dà direttamente dalla stradina dove stavi tu.» Mentre percorrevano il corridoio, nessuno dei due aprì bocca. Solo quando il più alto giunse alla porta della propria stanza si bloccò, voltandosi verso Baekhyun: «Ehi, Baekhyun. Se stai cercando chiunque dovesse essere con te in questo momento, non so se dovresti essere qui.»

Baekhyun sgranò gli occhi. Ok, forse aveva sottovalutato un po' il gigante. Chanyeol aprì la porta della stanza, invitandolo con un gesto della mano ad entrare. «Non ti sto cacciando. E continuo a pensare che ti debba assolutamente fare un bagno.» Si sedette sul letto, mentre Baekhyun si avvicinava con cautela alla finestra. Anche la stanza di Chanyeol era decorata con fiori, e l'arredamento era semplicissimo.

«Non c'è, vero?»

Baekhyun scosse la testa, scrutando la strada attraverso le tende. «Scusa. Per averti mentito, intendo.» Si girò per guardarlo, fissando lo sguardo nel suo. «Perché sei così gentile con me? Non mi conosci nemmeno, eppure mi hai invitato a casa tua per fare un bagno e mandare via questa tinta oscena. Sono in camera tua, e tu a malapena sai il mio nome.»

Chanyeol non rispose. Si limitò a restituirgli lo sguardo, sul volto dipinta un'espressione seria e grave.

 

**

 

Jongin non aveva la più pallida idea di dove si trovasse. Si guardava intorno affannosamente, ma tutto ciò che poteva vedere era buio, pesante e opprimente. Era steso, se ne rendeva conto, su una superficie soffice e calda. Provò a muoversi, ma qualcosa lo stringeva da dietro, impedendogli di alzarsi. Si girò con cautela per affrontare di petto qualunque cosa lo stesse tenendo immobile, ma non fece in tempo a voltarsi del tutto che subito rimase paralizzato. Questa proprio non se la aspettava. Due labbra soffici lo stavano baciando dolcemente, con tenerezza. Sgranò gli occhi, non riuscendo comunque a vedere assolutamente nulla.

«Già sveglio, amore?»

Oh, cazzo. Era finito nel letto di un ragazzo!

 




______________ 

MIRACOLO DIVINO, sono riuscita in qualche modo a mantenere la formattazione di Word! *stappa spumante* 
So che avevo promesso che sarei stata veloce nel pubblicare questo capitolo e il prossimo, ma gli esami hanno fatto cucù e niente, non ho acceso il PC per giorni... Sarò brava, e non farò promesse che non sono sicura di poter mantenere... però penso che forse, nel weekend potrei riuscire ad aggiornare. Forse.

Parlando di cose serie (?), la Chanbaek si incontra, eheheh, e Chanyeol impazzisce. Eh già, ma chi non inviterebbe un perfetto sconosciuto a farsi un bagno in casa propria? Potete forse biasimarlo? Insomma, è di Byun Sesso Baekhyun che stiamo parlando
Jongin, fortunello, finisce in un comodo letto sofficioso. Con qualcuno. Beato lui.

Niente, spero che il capitolo vi sia interessato almeno un pochino! Fatemi sapere cosa ne pensate, sono curiosa *^*

   
 
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