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Autore: izzie_sadaharu    10/01/2018    2 recensioni
La Casa è un'associazione di viaggiatori nel tempo, il cui scopo è prevenire le Crepe e lasciare che la storia faccia il suo corso. Baekhyun ne è un membro da ben cinque anni, per cui non si sconvolge più di tanto quando gli viene assegnata una missione nella Germania degli anni Venti.
[CHANBAEK] [Side!Kaisoo] [Side!tante altre coppie che si vedono e non si vedono]
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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When the stars threw down their spears

 


 
 
 
 
 
 
1
 
 


 
 
 
Tigre! Tigre! Che ardi e splendi
nelle selve della notte,
che immortale ti foggiò
la tremenda simmetria?



 
 
 
Il cellulare continuava a vibrare sul comodino, un ronzio insistente e fastidioso che non poteva che turbare il sonno di Baekhyun. Una manata decisa, e l'aggeggio infernale volò sul pavimento, aprendosi come una cozza. Ops. Peccato, si era rotto il vetro.
Byun Baekhyun, ventisei anni, un metro e settantaquattro in altezza e troppi centimetri di autostima in larghezza. Se qualcuno avesse mai osato dirgli qualcosa sui capelli tinti di quel verde improponibile, lui si sarebbe stretto nelle spalle e avrebbe commentato: «Non è colpa mia se le talpe non sanno riconoscere il Vero Stile.».  Sì. Una vera e propria testa di cazzo. Non tanto perché fosse sicuro di sé – l'autostima, in fondo, è una qualità che tutti, chi più chi meno, dovrebbero avere -, ma perché aveva la tremenda capacità di volgere le insicurezze altrui a proprio vantaggio, con commenti velenosi e sarcastici, capaci di far piangere anche una statua di marmo. Ora, suddetta testa di cazzo si stava alzando pian piano dal letto, puntando sui gomiti per riuscire ad avere una visuale più ampia del disastro compiuto sul suo Samsung nuovo di zecca. Oh, beh. Non che gli importasse molto dello schermo, che ora era percorso da crepe e piccole schegge incastrate tra di loro. Strizzò gli occhi e osservò il display. 3 chiamate perse da “Casa”. Sbuffò. Che cazzo voleva adesso Jongin? Si passò una mano tra i capelli – verdi – e decise di alzarsi, liberando le gambe bianche da quell'intreccio di coperte e lenzuola nel quale adorava dormire. Ventisei anni, ma aveva ancora il fisico di un adolescente: i muscoli di braccia e tronco erano solo accennati, le gambe lunghe e magre avrebbero preferito passare un po' di tempo in palestra, e vita e fianchi avevano un che di femmineo. Mai e poi mai Baekhyun sarebbe andato in palestra a sudare e puzzare come una capra. Anche perché, onestamente, chi ne aveva il tempo? Poggiò le piante dei piedi sul marmo freddo del pavimento, e rabbrividì impercettibilmente. Dopo aver recuperato e riparato alla bell’e meglio il telefono, lo lanciò sul letto e si avviò verso l'armadio, indeciso su cosa indossare per andare alla Casa. Optò per un paio di pantaloni della tuta grigi e una maglietta nera. Classico e basic al tempo stesso. Indirizzò un sorrisetto beffardo allo specchio dell'anta dell'armadio, poi si infilò un paio di calzini rosa e andò in cucina. Non aveva il tempo di fare colazione, per cui bevve un sorso di caffè al volo e corse – o meglio, camminò a passo svelto -  in bagno. Normalmente avrebbe passato ore a sistemarsi, pettinandosi i capelli, passandosi sul viso strati e strati di BB cream e eyeliner, scegliendo con cura braccialettini e anello vari da indossare. Quello, tuttavia, non era un giorno normale. Era il 3 del mese, il che voleva dire solo una cosa: nuova missione. Si limitò perciò alla prassi di normale igiene quotidiana, e uscì alla svelta dal bagno. Dopo essersi infilato al volo un paio di All Star e il cappotto lungo fino alle ginocchia, uscì di casa, nel freddo pungente di Novembre.

 
 
**

 
«Alla buon'ora, Byun. Ti sei dimenticato che oggi è il 3?»
«Tranquillo, Junmyeon. Il secolo non scappa.» Baekhyun ridacchiò, osservando l'espressione irritata del capo della Casa. «Tempus fugit, mi disse quella volta quel pazzo di Virgilio, ma ti assicuro che non è così. Per cui calmati, JunJun.»
Kim Junmyeon, trent'anni, direttore della Casa da quando suo padre, Kim Junil, era morto in missione quattro anni prima. In molti ritenevano che fosse troppo giovane per un incarico del genere, ma il ragazzo si era rivelato abile e capace, dotato di carisma e buon senso. In pochi si potevano permettere di stuzzicarlo e trattarlo da pari: uno di questi era, ovviamente, l'unica e indiscussa diva della Casa, che passava sotto il nome di Byun Baekhyun. L'altro era l'amico di infanzia, suo coetaneo e assolutamente incapace nelle missioni, Zhang Yixing. Intelligente come pochi, ma sprovvisto della stoffa necessaria per compiere viaggi come quelli richiesti dalla Casa, Yixing passava le giornate dietro allo schermo del computer, coordinando e gestendo i dati ricevuti dai Viaggiatori, e dando loro informazioni di carattere storico e culturale.
«Forza, Byun. Datti una mossa. Xing ti sta aspettando in Laboratorio, ha pronta per te una missione speciale.»
Baekhyun corrugò la fronte, insospettito. «Speciale... in che senso, speciale? Non dovrò mica andare in Cambogia, vero? Lo sai che non sopporto il clima di quei luoghi sperduti.»
Junmyeon sbuffò e gli diede una leggera spinta sulla spalla. «Vai da Lay e scoprilo, no?». Lay era il nickname di Yixing all'interno della Casa: secondo alcune leggende metropolitane, il primo account di email che il ragazzo aveva creato, alla veneranda età di otto anni, era xxxlaydarklover91, ma, per ovvie ragioni, si era rifiutato di farsi registrare con quel nome sui software della Casa, e così aveva optato per il ben più semplice e dignitoso “Lay”. Baekhyun annuì rassegnato, e si diresse verso il Laboratorio A.1, altrimenti noto come “Antro di quel nerd di Lay”. Camminò svelto per i corridoi dell'edificio, oltrepassando muri dipinti di bianco e nero e salutando distrattamente qualche collega. La Casa si trovava in un grosso grattacielo a Seoul, e ne occupava i cinque piani superiori. Formata da enormi stanze che avrebbero mandato nel panico qualunque agorafobico e lunghissimi corridoi dall'aria asettica e fredda, rientrava facilmente nell'insieme di quei posti che Baekhyun non sopportava. Aveva diversi amici che facevano il suo stesso lavoro e non si annoiava mai, per cui non si poteva certo dire insoddisfatto; tuttavia, non avrebbe mai potuto fare come Yixing, stando tutta la giornata all'interno dell'edificio. Quel posto emanava un'aria di professionalità e disinteressamento, due cose che erano estremamente necessarie nel lavoro che svolgeva, ma che non si conciliavano bene con il suo carattere. Perché certo, era una testa di cazzo, con un ego più grande della Casa stessa e una fiducia in sé decisamente troppo alta, ma l'atteggiamento che la maggior parte dei Viaggiatori aveva non gli andava del tutto a genio; capiva benissimo che, d'altro canto, affezionarsi o avere a cuore le persone che si incontravano durante il lavoro era rischioso e controproducente, ma in tutti i cinque anni che Baekhyun aveva fatto quel mestiere, mai gli era successo di riuscire a rimanere del tutto distaccato. Non ce la faceva, semplicemente.
Raggiunse la porta blindata nera in fondo al corridoio, e si fermò un attimo a guardare la targhetta nuova di zecca che scintillava sul muro accanto. Laboratorio A.1. Collocamento e Informazioni. LAY. Sorrise fra sé e sé. Yixing aveva rotto le palle a Junmyeon un sacco di volte, prima di convincerlo ad attaccare un'insegna nuova davanti al suo laboratorio. Spinse la porta ed entrò, salutando il ragazzo seduto ad una scrivania, dall'altra parte della stanza.
«Ehi, Lay. Mi stavi aspettando?»
Il cinese non distolse nemmeno per un attimo lo sguardo dal computer, gli occhialini tondi illuminati dalla luce dello schermo. «Sì, Baek, da circa due ore e mezza. Ho chiesto anche a Kai di telefonarti, ma tu non ci hai degnato di una risposta.»
Baekhyun si strinse nelle spalle, poi si sedette sulla sedia girevole posta di fronte alla scrivania del tecnico. «Beh, ora sono qui. Jun mi ha detto che avete una missione speciale per me... di che si tratta?» Cominciò a giocare con i lembi del cappotto scuro, che non si era nemmeno preso la briga di togliere. Tanto, di lì a poco gli avrebbero dato nuovi vestiti.
Yixing non rispose subito: passò un paio di minuti a digitare velocemente sulla tastiera, sul viso un'espressione talmente concentrata che Baekhyun non si sentì di interromperlo. Quando il cinese alzò la testa e finalmente lo guardò negli occhi, Baekhyun gli vide negli occhi un'espressione grave. Si tolse gli occhiali e li poggiò delicatamente sulla tastiera, poi intrecciò le dita e vi posò sopra il mento. «Sì, beh... È speciale per due motivi, immagino. Il primo è che non sarai solo, questa volta.»
Baekhyun si illuminò. «Oh, una missione di coppia? Sono felice, era da un po' che non ne facevo. Chi verrà con me?»
«Jongin. L'ha proposto Minseok, è la sua prima missione e non voleva mandarlo in pasto ai coccodrilli da solo.»
Il ragazzo annuì pensieroso. «Mi sembra anche abile, per cui non penso ci siano problemi. Ma esattamente dove dovremmo andare?»
Yixing sospirò, per poi massaggiarsi le tempie con le dita. A Baekhyun quella situazione non stava piacendo molto, sentiva crescere l'ansia alla bocca dello stomaco. «Lay?»
Il cinese si riprese, batté un paio di volte le palpebre e si sforzò di piantare un sorriso sulle labbra, fallendo miseramente. «Sì, scusa. Questa è la seconda... particolarità, se così si può dire. In realtà è una missione come un'altra, solo che mi rendo conto che possa sembrare... ingrata? Fastidiosa? Non so neanch'io.»
Baekhyun si spazientì. «Senti, Lay, faccio questo lavoro da cinque anni, ormai. Dimmi dove devo andare e facciamola finita.»
«Nella Germania degli anni Venti, Baek. Tu e Jongin dovete controllare che non ci siano Crepe, e far sì che la storia segua naturalmente il suo corso.»

 
**

 
La Casa era nata intorno agli anni Cinquanta dell'Ottocento, su iniziativa di un misterioso barone che si faceva chiamare Viaggiatore dell'Orco. Nessuno sapeva chi fosse quest'uomo, né come avesse trovato il modo di costruire delle macchine in grado di rispedire le persone in epoche e spazi lontani. La prima Viaggiatrice fu sua moglie, Elise, che venne catapultata nel 1500 e non fu più capace di tornare indietro. Il Viaggiatore dell'Orco si circondò pian piano di collaboratori geniali e dall'intuito frizzante, e con gli anni la macchina del tempo venne sistemata, di modo che si potesse anche tornare alla propria epoca, grazie a tecnologie e campi magnetici sottocutanei. Nessuno, nemmeno negli anni Duemila, capì mai di che natura fossero tali aggeggi: innumerevoli furono i tecnici che li smontarono e tentarono di svelarne il segreto, ma nessuno ci riuscì; il Viaggiatore dell'Orco se l'era portato nella tomba, e la cosa divertente era che la sua tomba era del Cinquecento – stanco di essere solo, immensamente turbato dalla perdita di Elise, il barone misterioso, alla veneranda età di settantacinque anni, era tornato dalla moglie e non era più tornato. E con lui, se n'era andata per sempre la possibilità di capire il funzionamento dei macchinari, dato che, a distanza di due o tre anni, morirono anche tutti gli scienziati che avevano contribuito alla loro costruzione. La Casa, ovviamente, non morì: se prima era situata nella villa del barone (da lì il nome), cambiò di volta in volta la sede, attraversando nazioni e approdando dopo anni in Corea. I Viaggiatori venivano scelti dalle famiglie degli originali collaboratori, dato che un segreto del genere non poteva essere divulgato con dei dépliant pubblicitari; inizialmente i viaggi avevano il solo scopo di vedere posti nuovi, ammirare con i propri occhi il corso della storia e farsi due risate con quel pazzo di Socrate, ma, con il tempo, i Viaggiatori si resero conto di un fatto sconcertante: nelle pieghe della storia, talvolta, avvenivano dei salti, degli avvenimenti che non sarebbero dovuti succedere, frasi o libri scritti quando non era ancora tempo, assassinii che avrebbero compromesso il normale decorso della storia. La Casa chiamava questi salti “Crepe”, e presto divenne compito dei Viaggiatori prevenirne la formazione. Essere Viaggiatore diventò, così, un mestiere, e la Casa cominciò ad avere contatti con le principali istituzioni di tutte le nazioni del mondo – naturalmente senza che i cittadini sapessero della sua esistenza. I Viaggiatori furono così scelti dai governi stessi; i requisiti erano pochi: se eri giovane, appassionato di storia ma con voti penosi a scuola, coraggioso e, naturalmente, orfano, allora il governo del tuo paese ti prelevava e ti spediva in Corea del Sud. Il diretto interessato, ovviamente, non aveva voce in capitolo: se il governo di sceglieva per essere Viaggiatore, Viaggiatore diventavi, e basta. Per trovare le persone adatte, negli orfanotrofi di tutto il mondo venivano organizzati dei giochi che prevedevano prove inutili, come arrampicarsi sugli alberi o parlare davanti a immense folle di sconosciuti. Venivano presentati come “giochi della gioventù”, ma in realtà erano semplici test di coraggio. Baekhyun venne trovato, a Busan, all'età di quindici anni, si allenò e studiò con quelli della Casa per sei, e poi divenne a tutti gli effetti un Viaggiatore. Il primo viaggio lo portò in Francia, alla corte del Re Sole, e dovette comportarsi come un damerino impomatato ed elegante per tre mesi, per impedire ad uno sguattero di sgozzare il re nel sonno. La storia insegnava: non sarebbe dovuto morire così, il re della Francia, e Baekhyun si trovò a baciare sulle labbra un tizio che, con tutta probabilità, nemmeno sapeva cosa fosse uno spazzolino da denti, pur di distrarlo dai piani omicidi. Quando tornò alla Casa, il Viaggiatore pianse per una settimana, alternando i piagnistei a lunghissime sedute dal dentista (che, poveretto, si ostinava a dirgli che poteva stare tranquillo, la sua bocca era perfettamente a posto).  Per cui, non batté ciglio quando sentì che la sua destinazione sarebbe stata la Germania pre-nazismo. Se non altro, il livello di igiene era molto più alto rispetto a quello della Francia del Settecento. «Ah, figo. E dovrei...?»
«Controllare che la storia faccia il suo corso, come sempre. Il che vuol dire, impedire a un ragazzino tedesco abbastanza violento di crescere con idee anti-nazismo.» Yixing spiegò, rimettendosi gli occhiali sul naso.
«Wow, ma avrebbe solo ragione. A odiare Hitler, intendo.» 
«Te l'ho detto che sarebbe stata una missione particolare, Baek. E non è tutto. Tu e Jongin avrete un'identità, come sempre.»
«Non dirmelo...»
«Già. Sarete due giovani ragazzi inzuppati di idee di destra e pronti ad acclamare il führer, quando sarà il momento.»
Baekhyun gemette.


 
**

 
«Chanyeol! Hai preso il pane?» 
Un ragazzo alto sospirò, rivolgendosi alla madre con uno sguardo sconsolato. «Sì, ma con quelle banconote sono riuscito a prenderne solo un pezzo.»
La donna di fronte a lui annuì tristemente. «Va bene, immaginavo. Vedrò se riesco a fare del pane azzimo con la poca farina rimasta.» 
Chanyeol appoggiò il fazzoletto nel quale aveva avvolto il pane sul tavolo. Sarebbero stati anni duri.











____ 

ANSIA

Questa fic è la mia bambina. Ho il terrore di commettere errori storici, castronerie e incongruenze varie, ma diamine, da quanto tempo è che ci sono dietro. Nel caso ve lo steste chiedendo, no, non ho pronti tutti i capitoli. Solo un paio. Anzi, vi posso già dire che sarò lenta, molto lenta con gli aggiornamenti - magari non le prime volte, visto che, appunto, alcuni sono già pronti - tuttavia non voglio tirarla via, per cui potrei metterci un po' ad aggiornare.
Non so davvero che dire, sono emozionata (anche se probabilmente sta venendo fuori una schifezza) e spero davvero che, nonostante tutto, la fic possa piacervi almeno un po'... L'idea è banale e io non sono un gran che a scrivere, ma ci tenevo davvero tanto a farvi leggere questa cosa *soffoca la faccia nel cuscino per nascondersi*
Niente, non mi resta che augurarvi buon anno in ritardo, spero di leggere qualche vostro commento sul primo capitolo di When The Stars Threw Down Their Spears ~ 

(Ah! Titolo e citazione a inizio capitolo sono di William Blake, alias il mio unico grande amore della poesia inglese ♥)

Isa



 
   
 
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