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Autore: Ayla    17/01/2018    0 recensioni
La storia partecipa al contest indetto da E.Comper sul forum EFP, ‘Fairy and Spirits - Raccontami una Favola.
"Molti secoli fa, grazie ai portali, la Terra era in contatto con un mondo fantastico, completamente diverso: esso rispondeva al nome di Faeria. Essa era una terra fertile, rigogliosa; ricca di foreste, campi, fiumi e laghi; punteggiata da cittadine e grandi castelli occupati da re, regine, principi e principesse. Ma un giorno la loro esistenza sarà messa in pericolo e solo una persona potrà tentare di salvarli..."
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti, questa è la prima storia originale che scrivo, spero possa essere di vostro interesse…

La storia partecipa al contest indetto da E.Comper sul Forum EFP, ‘Fairy and Spirits - Raccontami una Favola

 

Nick Efp= Ayla
Nick Forum= AylaSkylar
Titolo= Faeria – Viaggio oltre l’immaginazione
Pacchetto= Aria
Obbligo= Il protagonista deve avere un grande sogno, ossia viaggiare, ma per qualche motivo deve esserne impossibilitato (almeno all’inizio della storia)
Divieto= Il protagonista non deve conoscere i propri veri genitori
Bonus= Character death
Creatura= Totem (o spirito guida)
Luogo= Mercato

 

UNO

 

Una voce profonda e calma iniziò a narrare nel buio della notte: -Molti secoli fa, grazie ai portali, la Terra era in contatto con un mondo fantastico, completamente diverso: esso rispondeva al nome di Faeria. Essa era una terra fertile, rigogliosa; ricca di foreste, campi, fiumi e laghi; punteggiata da cittadine e grandi castelli occupati da re, regine, principi e principesse. Grazie ai portali gli umani che abitavano la Terra convivevano in armonia con gli abitanti di Faeria, come maghi, elfi, ninfe, amadriadi, trolls, draghi, centauri, unicorni e molte altre creature.
Le divinità di quel mondo magico amavano passeggiare tra quelle creture: Nimrodel dea della Natura e della Fertilità, Eöl dio delle Acque e della Memoria, Heturin protettore degli orfani, Adasser dio dell’Amore, Thiades dea dell’Illusione e fedele compagna di Adassèr ed infine Balcthel, sorella di Nimrodel, dea degli Inganni e della Guerra. Tute le divinità venivano adorate con doni e feste, ma solo una di loro non era soddisfatta: Balcthel; un giorno si stancò delle maggiori attenzioni che gli altri dei ricevevano rispetto a lei e decise di vendicarsi. Ella riuscì a raggruppare coloro che la veneravano e convincere con l’inganno altre creature a sottostare al suo controllo, la maggior parte di queste ultime erano umani. Nacque così una guerra alla quale parteciparono anche le divinità per tentare di riportare l’armonia rottasi.
Furono anni bui, molti morirono e Nimrodel, scoperto che sua sorella era la responsabile, in preda all’ira fece tremare la terra di Faeria e questo evento fece sorgere la catena montuosa degli Úroth che questo mondo a metà: Eosel e Faerieth. Gli elfi, amati dalla dea della Natura, vennero separati dai maghi, preferiti da Balcthel; mentre le altre creature si ritrovarono divise in modo casuale da una o dall’altra parte.
Inoltre, i faeriani che si erano insediati sulla Terra e gli umani che invece si erano trasferiti a Faeria, vennero riportati ai loro rispettivi mondi di appartenenza, Eöl fece scordare agli umani l’esistenza del mondo fantastico e i portali vennero chiusi, non ritenendo gli umani degni della magia. Infine gli dei si rifugiarono in un luogo sconosciuto di Faerieth in cui venne imprigionata Balcthel per le sue malefatte.
Fu così che Faeria divenne solo leggenda-.

 

L’uomo finì il suo racconto e rimboccò le coperte al piccolo ascoltatore.
-Voglio vedere anche io Faeria… Portami con te, nonno- disse il bambino facendosi piccolo piccolo sotto le coperte.
L’uomo emise una risata soffocata: -Forse un giorno… Ora è troppo presto- poi si mise a riflettere e gli fece segno di aspettare. Sparì per una manciata di secondi per riemergere da dietro la porta con un grosso libro in mano, alla vista di esso il piccolo sgranò gli occhi e di scatto si mise a sedere.
-Prima di partire voglio regalarti questo… Ci sono le informazioni che ho ottenuto nei miei viaggi a Faeria. Vedrai che quando sarai pronto ti tornerà utile- diede un buffetto sulla guancia del nipote e poi gli augurò la buona notte scoccandogli un leggero bacio sulla fronte.
Richiusa la porta dietro di sé una donna si avvicinò a lui: -Sei sicuro?- chiese preoccupata, ottenendo come risposta un sorriso e una raccomandazione per il bambino.
-Certo papà, lo proteggeremo. Come lo abbiamo fatto in passato lo faremo anche ora ed in futuro- assicurò una voce maschile alle loro spalle, i due si girarono trovandosi di fronte il marito della donna.
-State attenti, “lui” non lo deve trovare- aggiunse l’uomo più anziano prima di andarsene.

 

Dalen si svegliò di soprassalto e guardandosi intorno capì di trovarsi sul lettino dell’infermeria scolastica. Era successo di nuovo, stavolta più vicino all’ultimo attacco, cosa che lo preoccupava. Si alzò pigramente dal lettino, uscì dall’infermeria ringraziando e rassicurando l’infermiera di star bene e si avviò nei corridoi vuoti dell’edificio. Decise di rifugiarsi nei bagni per aspettare il suono della campanella che avrebbe decretato l’inizio della lezione successiva.
Appena entrato le superfici riflettenti gli mostrarono l’immagine di un ragazzo dalla folta capigliatura bruna e gli occhi stanchi. Quegli occhi che i suoi genitori tanto decantavano: due iridi blu come il mare profondo, arricchito da pagliuzze rosse e dorate.
Questi erano solo un motivo dei tanti per cui, sin da bambino, era sempre stato deriso e messo da parte dai suoi coetanei, un altro stava nel suo amore per Faeria. Mentre tutti i bambini desideravano di diventare chi medico, chi avvocato, chi attore, lui sognava solo di poter visitare in lungo ed in largo il mondo magico di cui suo nonno gli aveva sempre narrato.
Ripensò all’accaduto di quella mattina e di come i suoi attacchi, dapprima sporadici, si facessero sempre più ravvicinati: improvvisamente gli appariva di fronte un alce possente, completamente bianco e opalescente; contemporaneamente il suo corpo si pietrificava e con occhi impauriti seguiva l’animale che lo caricava, ma non appena arrivava il momento dell’impatto esso spariva, mentre lui cadeva in un sonno profondo pieno di immagini confuse e che faticava a ricordare.
Con un colpo la porta dei bagni si spalancò e il gruppetto di bulli, che sin da piccoli lo avevano preso di mira, si fiondò su di lui non appena lo videro. Lo afferrarono per le braccia e lo trascinarono fuori dall’edificio scolastico tenendogli la bocca tappata. I tentativi di liberarsi furono vani e giunsero al parchetto pieno di alberi vicino alla scuola.
Lo gettarono ai piedi della quercia secolare, simbolo della città; deridendolo cominciarono a prenderlo a calci e il ragazzo subiva, sperando che si sarebbero stufati presto.
Ad un certo punto quello che era a capo del gruppetto tirò fuori un grosso libro dalla borsa: era quello regalatogli dal nonno anni prima.
-Ma guarda cosa abbiamo qui- prese a dire il bulletto sfogliando il tomo -Il poppante tiene nel suo armadietto un libro per bambini scritto dal suo caro nonnetto pazzo-.
-Ridammelo! Altrimenti…- urlò Dalen rialzandosi.
L’altro lo guardò con fare di sfida: -Altrimenti cosa? Chiami un unicorno od una fatina a salvarti?- irruppe in una fragorosa risata di scherno e lanciò il libro ai suoi compagni che iniziarono a passarselo come fosse un pallone.
Dalen, disperato, scattò in piedi ma inutilmente tentava di riappropriarsi di ciò che era suo; arrabbiato si bloccò, pugni serrati e occhi fissi a terra.
Improvvisamente si levò il vento e cominciò a turbinare intorno a loro, più lui si arrabbiava e più il turbinio si faceva violento. I bulli si bloccarono per osservare terrorizzati quello che stava accadendo intorno a loro.
Dalen puntò gli occhi pieni d’ira sul capo, il quale vide le pagliuzze rosse e dorate illuminarsi, e cominciò ad avanzare verso di lui mentre quest’ultimo indietreggiava impaurito; poi vide nuovamente l’alce bianco sbucare da dietro un albero, ma il suo corpo non si immobilizzò, anzi, non si era mai sentito così vivo e continuò a camminare mentre le folate di vento si facevano sempre più violente.
Alla fine il bullo abbandonò il libro a terra e scappò a gambe levate, seguito dai suoi compagni; Dalen sentì la sua rabbia svanire lentamente, il vento si placò e, prima di vedere l’animale sparire nuovamente, con la coda dell’occhio notò una figura incappucciata che scomparve velocemente.
Sfinito crollò sulle ginocchia, poi raccolse il tomo, la borsa e si incamminò verso casa; la mente vuota. Aperta la porta della sua abitazione sua mamma e suo papà si diressero verso di lui visibilmente preoccupati: erano stati chiamati dalla scuola per via dello svenimento e perché non si era più presentato a lezione; poi notarono le ferite, che era piuttosto malmesso e lo tempestarono di domande che non ebbero risposta, per una manciata di minuti continuarono a fissarsi preoccupati, dopodiché il ragazzo raccontò tutto quello che era successo; quando nominò l’uomo misterioso l’espressione attenta dei genitori mutò, la madre allarmata gli chiese se quell’uomo lo avesse seguito mentre il padre si precipitò alla finestra. Dalen cercò di ricordare e affermò di non averlo più visto e lei tirò un sospiro di sollievo nel saperlo, il padre si sedette di nuovo sul divano accarezzando il tomo che il ragazzo teneva sulle gambe.
-Forse è meglio che tu sappia una cosa- disse serio il padre attirando su di sé gli occhi spalancati della moglie e del figlio. Al segnale della donna cominciò a parlare: -Dalen, ti chiedo di ascoltarmi fino alla fine, poi potrai fare tutte le domande che vorrai. Questo libro tuo nonno l’ha iniziato a scrivere poco dopo la tua nascita- fece una breve pausa -Tu sai che tuo nonno faceva la spola tra questo mondo e quello di Faeria solo grazie ad un permesso speciale-.
Dalen annuì: l’unico portale che era sfuggito a Nimrodel aveva permesso a suo nonno di vedere quel mondo incantato; l’unico modo per passarlo era essere un faeriano. Non aveva mai saputo né dove si trovasse il portale né che faeriano avesse acconsentito il passaggio a suo nonno.
-Quel permesso lo abbiamo dato io e tua madre… Noi veniamo da Faeria- continuò suo padre, Dalen sussultò, quello voleva dire che era nato nel mondo che aveva sempre sognato.
Sua madre sembrò leggergli nel pensiero perché gli disse: -Anche tu vieni da Faeria, ma noi non siamo i tuoi genitori- a quella frase il suo cervello si svuotò, non sapeva cosa pensare, per diciotto anni aveva creduto che quella fosse la sua famiglia ed ora crollava tutto.
Distrattamente ascoltò il resto della storia della donna che credeva fosse sua madre: -Dalen, nel mondo faeriano da anni c’è una nuova guerra. Noi e pochi altri abbiamo ritrovato quest’unico portale per salvarci- allungò una mano raggiungendo quella del marito -Noi due siamo stati fortunati a trovare subito Noiro, tuo nonno, che si prendesse cura di me, tuo padre e te-.
-Ma non solo i fuggitivi varcarono quel passaggio- continuò l’uomo: -Anche i seguaci di quel mostro lo hanno trovato, noi avevamo il compito di proteggerti e Noiro si offrì di aiutarci saltando tra questo e l’altro mondo per trovare una soluzione a questa guerra-.
Dalen era sconvolto, quando aveva sentito che il suo amato nonno era solo un semplice sconosciuto che lo aveva preso in cura, il suo cuore ebbe un sussulto; tutto quello che credeva così vero in realtà scoppiò come una bolla di sapone. La donna se ne accorse e con la mano libera strinse forte la sua: -Dalen, tesoro, non pensare che fosse tutta finzione. Noiro ti ha amato come fosse realmente tuo nonno e noi abbiamo sempre considerato te come nostro figlio. Per favore non odiarci, lo abbiamo dovuto fare per proteggerti- il ragazzo sentiva solo delusione perché la verità gli era stata celata per così tanto tempo.
-I miei genitori? I miei veri genitori dove sono?- chiese con lo sguardo perso nel vuoto.
I due adulti si guardarono e fu l’uomo ad iniziare a parlare, ma riuscì solo ad aprire la bocca perché improvvisamente uno scoppio rimbombò in strada. Scattarono in piedi, tutti e tre contemporaneamente, ed accorsero a vedere cosa stesse avvenendo.
Si stava scatenando l’inferno: il cielo si era oscurato, numerose figure nere fluttuavano in cielo. La gente si riversava in strada per capire, ma di fronte a quello spettacolo surreale, correva a mettersi al sicuro; solo in pochi continuavano a procedere decisi verso quegli uomini.
I genitori adottivi di Dalen si pararono davanti a lui e quest’ultimo notò un alone violaceo intorno alle loro mani: erano dei maghi; voltò la testa e si accorse che i pochi ostinati a procedere stavano riprendendo al loro forma faeriana, celata per molti, troppi anni.
Avvenne tutto in un attimo: i faeriani si gettarono sugli sconosciuti, iniziò una battaglia furibonda a suon di lampi ed incantesimi e Dalen non sapeva che fare di fronte a tutto ciò.
Una figura emerse dalla confusione, avanzando minaccioso verso il ragazzo e i due maghi, da sotto il cappuccio spuntava un sorriso sinistro.
-Vi ho trovato, traditori- disse egli con voce profonda; la donna spinse dietro di sé Dalen con fare protettivo.
Lo sconosciuto continuò a parlare: -Datemi il ragazzo e il mio padrone vi perdonerà, sarà un ottimo regalo- il mago si gettò su di lui con rabbia, urlandogli che non avrebbe mai acconsentito ed iniziò ad incalzarlo con un colpo dietro l’altro.
La donna afferrò il ragazzo per un braccio evitando gli incantesimi della battaglia e scappando in direzione del parco. Dalen aveva la mente piena di domande, cosa voleva dire con “traditori”? Chi erano quegli sconosciuti? Chi era lui realmente? Arrivati davanti alla quercia secolare dove solo poche ore prima era stato malmenato sentì un brivido lungo la schiena ma la voce della madre che lo stava chiamando lo ridestò dai suoi pensieri.
-Era di tua madre e voleva donarlo a te- disse lei mettendogli al collo un cordino a cui era appeso un piccolo cilindro in legno su cui vi era intagliato un alce dicendogli di tenerlo sempre con sé, poi si voltò verso il luogo dove imperversava la battaglia notando come essa si stava pericolosamente avvicinando alla loro posizione.
-Apri il portale. Ora- disse la donna con urgenza, Dalen si agitò, era così confuso, stavano accadendo troppe cose insieme.
-Io… Non so come si fa… Perché devo farlo io?- riuscì a dire il ragazzo in un filo di voce, lei protese le mani afferrando il volto di lui: -Dalen, sei un faeriano molto potente, sai come si fa e ne hai le capacità, è dentro di te. Non posso aprirlo io, devo lanciare un incantesimo per bloccare temporaneamente il portale. Non so quanto durerà, ma serve a dari tempo, devi trovare Noiro e fermare questa guerra assurda- gli scoccò un bacio sulla fronte e gli sussurrò che lui era l’unica loro speranza, prima di allontanarsi rivolgendogli un dolce sguardo di incoraggiamento.
Rassicurato, il giovane si girò verso la quercia, chiuse gli occhi stringendo il ciondolo.
Non accadde nulla.
Mentre i rumori della battaglia si facevano sempre più forti e vicini, Dalen cercò con gli occhi la madre adottiva, la donna, sorridendo, appoggiò una mano a terra erigendo una barriera tra loro due.
Un vortice nero si formò nel tronco dell’albero e ne venne risucchiato, l’ultima immagine fu quella della donna che lo salutava per poi correre a buttarsi nella mischia.

  
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