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Autore: Marauder Juggernaut    17/01/2018    5 recensioni
[ Victorian Age! AU ]
Laxus Dreher, capitano ed erede di una delle più importanti compagnie commerciali inglesi, tornato a Londra dopo un lungo viaggio, scopre che la sua famiglia ha già scelto per lui il suo futuro; un avvenire che, per quanto immaginato e scontato, lo costringerebbe ad abbandonare le rotte navali per segregarlo dietro a una scrivania. Laxus non è disposto ad abbandonare così a cuor leggero la navigazione, soprattutto perché è sul punto di partire per un viaggio che avrebbe dimostrato a tutta Londra le sue abilità non dipendono unicamente dal cognome che porta. Tuttavia, forse c'è sul serio un valido motivo per restare sulla terra ferma.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mirajane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2


Ci vollero quasi tre ore perché dal porto londinese si giungesse nelle placide strade del quartiere di Mayfair. In quell’arco di tempo, il trotto sostenuto dei cavalli lo aveva condotto tra i vicoli degradati e i quartieri di commercio di quella città attiva e in continua espansione. Nelle ore del tardo pomeriggio, Londra pulsava come un cuore, le strade erano vene e arterie brulicanti della più variegata vita. Piccoli commercianti si apprestavano alle ultime vendite della giornata mentre giovani ragazze di buona famiglia passeggiavano nei pressi dei parchi, accompagnate qualche metro più indietro dalle governanti che chiacchieravano animatamente tra loro. Quando erano passati nei pressi di Whitechapel, Laxus aveva potuto distintamente scorgere i gruppi di mendicanti ammassati ai bordi delle strade; qualcuno dei più audaci si era pure avvicinato a chiedere un poco di elemosina, lamentando esausto una famiglia numerosa da mantenere. I loro volti sdentati erano parsi ancora più bizzarri agli occhi del giovane capitano, la luce rossastra di quel tramonto di maggio aveva storpiato maggiormente i loro lineamenti già malandati. Il cocchiere li aveva allontanati facendo schioccare la frusta dei cavalli come una minaccia. Una visione grottesca, che non aveva giovato a quell’accenno di chinetosi di Laxus che gli aveva fatto correre gocce di sudore freddo lungo le tempie per quasi tutto il viaggio in carrozza.
Quando avevano raggiunto i viali curati del quartiere di Mayfair, la vista famigliare lo fece sentire subito meglio. Le foglie verdeggianti dei tigli erano un’esplosione di colore, mentre il polline dei fiori ancora in boccio si addensava in nugoli trasportati dalle dolci raffiche di vento, facendo nitrire infastiditi i cavalli.
La grande magione Dreher trovava comodamente posto in una delle vie trasversali alla movimentata Bond street. Immensi giardini circondavano le tenute delle facoltose famiglie, proprietarie di fabbriche o di compagnie di commercio come lo era la famiglia Dreher. La villa sorgeva maestosa e cupa alla fine di un viale costeggiato da pioppi le cui chiome si piegavano al vento.
Mentre scendeva dalla carrozza, Laxus non poté che sorridere in un moto di nostalgia nel rivedere la casa della propria infanzia dopo una lontananza durata ben cinque mesi. Stringendo tra le mani la sciabola, scese dalla carrozza lasciando il compito di prelevare i suoi bagagli ai domestici che erano usciti a frotte dalla casa e gli avevano augurato il buon ritorno con riverenza prima di occuparsi delle sue valigie. Risentire sotto i piedi il famigliare suolo di casa non valeva tutto il guadagno ottenuto con le mercanzie del suo ultimo viaggio.
« Bentornato, Laxus ».
A sentire quella voce, ogni volta il solito ghigno del giovane scompariva per lasciare spazio ai sorrisi più sinceri che riusciva a fare. Quel timbro vocale lo aveva accompagnato per una vita intera, sia tra gli illuminati meandri di Londra, sia sulle banchine e sui ponti delle navi della loro famiglia.
« Sono a casa, nonno ».
Makarov Dreher era un vecchietto basso e arzillo – anche troppo, come sosteneva Laxus. Nonostante la statura, un tempo era stato uno dei più valenti ufficiali al servizio della Compagnia delle Indie Orientali e della Corona britannica, una capacità di comando che lo aveva fatto nominare Sir da Re George III. Non più in attività come capitano, ormai Makarov gestiva unicamente la parte burocratica dietro la scrivania, lasciando ai più giovani il ruolo di comandare i grandi clipper da traversate oceaniche. Un tempo non avrebbe mai lasciato a Laxus il comando della sua nave più importante, ma da quando il nipote si era ravveduto con quel periodo trascorso lontano da Londra, Makarov non poteva che essere fiero di quel giovane che portava in alto il nome dei Dreher, tanto da affidargli l’ammiraglia della sua flotta di navi commerciali, la Fairy Tail.
Il vecchio invitò il nipote nel proprio studio, lasciando ai domestici il compito di sistemare nelle stanze di Laxus i bagagli lasciati nell’atrio.
Lo studio della famiglia Dreher, dove da generazioni venivano stipulati gli accordi commerciali e in quel momento occupato da Makarov, era una stanza rettangolare con un’enorme vetrata sul fondo che dava sul parco dietro la villa.
Sugli scaffali prendevano posto centinaia di volumi dai titoli e contenuti più disparati: metodi di navigazione, descrizioni di rotte, cataloghi di navi, ma anche saggi di esploratori, libri di zoologia e botanica e molti di quei romanzi che Laxus ricordava letti dall’amorevole voce di suo nonno quando era poco più che bambino.
Ne prese uno tra le mani, sfogliandolo pagina per pagina mentre Makarov andava a prendere posto alla scrivania. Il giovane capitano non trattenne uno sbuffo divertito nel vedere che il vecchio non riusciva a toccare terra con i piedi.
« Come è andato il viaggio, Laxus? ».
Chiamato in causa, il diretto interessato si avvicinò, posando il romanzo sul ripiano sgombro di carte per prendere poi posto sulla sedia di fronte alla scrivania, accavallando le gambe.
Lo fissò perplesso: la pelle rugosa del suo volto sembrava contrita, le sue labbra avevano strani spasmi, come se fosse sul punto di dire qualcosa di importante e delicato, ma non trovasse le parole giuste. Quella domanda pareva solo un quesito di routine da porre unicamente per guadagnare tempo.
Laxus scrollò le spalle: « Bene. Al porto di Londra oggi sono giunte decine di casse di tè nero indiano e cinese. Senza contare le partite di seta acquistate a Hong Kong e le gemme ottenute in Sudafrica al ritorno … ma non è di questo che vuoi parlare, nonno. Mi hanno detto che volevi trattare di affari importanti. Sai che fra pochi giorni partirò per quel viaggio che…  ».
« Temo che non sarà più possibile. » la voce del vecchio Dreher fu pesante come una cappa d’acciaio. Il giovane capitano si irrigidì, sgranando gli occhi grigi e fissando suo nonno con un misto di incredulità e rabbia dipinto sul volto giovane.
« Come scusa? ».
Il tono di Laxus fu un profondo ringhio gutturale, come il verso della meno assennata delle bestie.
Sapeva. Makarov Dreher lo sapeva quanto suo nipote attendesse con impazienza di spiegare le vele al vento alla volta di quel viaggio e il giovane capitano si domandava perché quel vecchio avesse mutato parere tutt’un tratto.
Si alzò di scatto dalla sedia, sbattendo le mani con violenza sul mogano della scrivania, facendo ondeggiare pericolosamente la candela ad olio lì posata come lampada.
« Perché?! Cosa ti ha fatto cambiare idea, vecchio?! » urlò talmente forte da farsi sentire da tutti i domestici che si stavano preparando per servire la cena.
Makarov non si scompose, continuando a fissare negli occhi con serietà il nipote in preda a quei giustificati scatti d’ira. Con un sospiro poi, socchiuse un poco le palpebre, scostando la sedia per scendere e avviarsi alla vetrata per osservare fuori il sole che spruzzava le ultime tonalità rosse sugli alberi e sui tetti di Londra, prima di calare del tutto oltre l’orizzonte frastagliato della città.
« Negli ultimi mesi sono emersi dei nuovi affari… »
« Di che tipo?! ».
Il vecchio si voltò per guardare nuovamente con serietà Laxus. I suoi folti baffi fremettero sul suo volto.
« Ricordi quella compagnia di manifattura tessile di Amburgo con la quale abbiamo stipulato diversi contratti negli ultimi anni? ».
La rabbia scomparve per alcuni istanti dal volto di Laxus. I lineamenti giovani si rilassarono, lasciando spazio a una perplessità più marcata dell’ira: « Intendi gli Strauss? Qual è il problema? ».
Makarov guardò il nipote coi suoi grandi occhi. Una strana aspettativa brillava nelle sue iridi, insieme a una richiesta di perdono per aver annullato definitivamente la sua partenza. Con quegli occhi pregava che Laxus capisse.
« La compagnia Strauss sta affrontando un periodo molto complicato. Essenzialmente ci ha affidato il loro bene più prezioso ».
Lo sconcerto di Laxus si fece più grande. Si allontanò dalla scrivania, incrociando le braccia al petto e guardando il parente con sospetto: « Da commerciare? ».
Il vecchio uomo sospirò: « Da averne cura. Credo che al momento si trovi nella serra… ».
Il giovane capitano si era fatto ancora più sorpreso; dopo aver fatto alcuni passi all’indietro, si affrettò a scendere le scale per raggiungere la serra che si trovava sul fianco della casa, estremamente curioso di vedere quale merce era tanto importante da fargli rimandare l’importante viaggio; e perché andasse messa nel vivaio.
Quando aprì di scatto la porta, Laxus Dreher si sarebbe aspettato di vedere di tutto, qualsiasi cosa che riguardasse sia la tessitura che le piante: da particolari arbusti di gelso a pianticelle di cotone a germogli di canapa; non avrebbe mai pensato di trovare un ragazzino e una giovane donna alzarsi in piedi dal divano di vimini, frastornati dallo spavento. Il libro che la ragazza teneva posato sulle gambe cadde aperto a terra, spiegazzando le pagine.
Il capitano li guardò stupito, non capendo le parole del suo vecchio.
La giovane donna lo fissava con gli occhi blu spalancati, tenendo la mano davanti alla bocca minuta, come se non avesse idea di cosa dire. Il suo sguardo era fermo sul volto di Laxus, come se stesse studiando con troppo interesse un particolare di un’opera e l’uomo già sapeva su quale dettaglio del proprio viso si fosse soffermata.
Lo sfregio partiva dalla fronte e attraversava l’occhio, fino oltre lo zigomo. Il ricordo di una battaglia che Laxus voleva dimenticare, ma che con quella cicatrice finiva per rimembrare ogni volta che si guardava allo specchio.
Dopo alcuni secondi in cui regnarono il più totale spaesamento e il silenzio, la donna decise di prendere la parola. La voce sottile vibrò nell’aria umida e pervasa dalla moltitudine dei profumi delle piante: « Voi siete Sir Laxus Dreher … ». Non era una domanda, più una rassegnata constatazione.
L’uomo in questione assottigliò gli occhi, continuando a mantenere un’aria di assoluta diffidenza verso quei due stranieri che si erano accomodati nella sua casa come se fossero stati proprietari.
« E voi chi siete? » domandò con una velata acredine, mentre studiava da capo a piedi la ragazza che gli aveva rivolto la parola.
Il ragazzino a fianco a lei parve riscuotersi a sentire quel tono: strinse il pugno e serrò la mascella, facendo un passo avanti con un tentato comportamento intimidatorio, provando a fare da scudo alla ragazza.
« Come osate rivolgervi a mia sorella in questo modo? ».
Laxus lo osservò per nulla intimorito, anzi irritato da tale atteggiamento: « Zitto, ragazzino. »
« Ragazzino?! Io sono un vero uomo! »
« Suvvia, calmatevi tutti ».
La voce tranquilla eppure decisa di Makarov bloccò tutti i presenti, che si voltarono sorpresi verso il vecchio che aveva raggiunto il nipote. A questi si rivolse nuovamente: « Laxus, non è così che ci si rivolge ai nostri ospiti ».
Il giovane scrutò il parente, prima di prestare nuovamente attenzione ai due ragazzi quando Makarov li presentò.
« Questo giovanotto è Elfman Strauss, secondogenito della famiglia Strauss. » spiegò mentre il diretto interessato chinava un poco il capo in un cenno di saluto, senza però smettere con quello sguardo duro e alterato per il precedente modo di fare del capitano.
Makarov continuò, indicando con un gesto della mano la ragazza, non risparmiandosi un sorrisetto soddisfatto e marpione, come era solito quando era in compagnia di belle donne: « E questa deliziosa fanciulla è Mirajane Strauss, primogenita della famiglia Strauss ».
Mirajane Strauss. Non era un nome nuovo per Laxus, si smuoveva qualcosa nei meandri dei suoi ricordi: memorie di giorni lontani, di quando era bambino in quella stessa casa a Londra; una famiglia di cinque componenti, tre bambini vispi dagli occhi blu; ma la “Mirajane” della sua infanzia era un piccolo diavolo dalla lingua velenosa e dalla battuta pronta. Un maschiaccio che ghignava per i dispetti compiuti e che non si faceva problemi a provocare o mollare schiaffi a chi non le andava a genio … era tutto fuorché quella donna tranquilla e indecisa che si trovava davanti in quel momento.
Mirajane fece un leggero sorriso, abbassando lo sguardo e sollevando un poco la gonna blu notte dell’elegante vestito che indossava, facendo un lieve inchino.
Le seguenti parole del vecchio Dreher dissiparono il muto quesito di Laxus, che ancora si domandava perché loro due si trovassero in casa sua e perché avrebbe dovuto annullare quel viaggio che da lungo tempo desiderava intraprendere.
« Laxus, lei è la tua futura moglie. Le nozze sono già state stabilite tra quattro mesi. » affermò serio, prima di lasciare la serra.
   
 
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