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Autore: Myra11    17/01/2018    1 recensioni
Sequel di "Bring Me Back To Life".
Cinque anni dopo aver sconfitto l'oscurità ed essere miracolosamente sopravvissuti, Noctis è il re, e Nyx conduce una vita tranquilla al fianco di Lunafreya. Finchè gli spettri non tornano a tormentarlo, e tra di loro, uno molto particolare...
[Dalla storia]
Il fantasma gli sorrise, ma fu più un ghigno crudele.
"Se non sono reale, come posso fare questo?" Gli domandò con aria divertita,e poi affondò la spada dritto nel cuore della recluta. Fu così improvviso che Nyx quasi non si accorse del sangue che sgorgava dalla ferita.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunafreya Nox Fleuret, Noctis Lucis Caelum, Nuovo personaggio, Nyx Ulric, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 31
 
-Più gli anni erano passati, più il suo legame con la dea era aumentato: lei diventava più umana, e lui meno.-
 
«Tutto questo non ha senso!» Sbottò la ragazza, puntando i piedi.
Davanti alle porte del Palazzo, aveva appena ricevuto la notizia che l’aveva fatta infuriare. «Papà, mi sono addestrata da quando avevo quattordici anni, sono allenata, posso aiutare.»
«Lo so.» Sogghignò Nyx, incrociando lo sguardo divertito della moglie al di sopra della spalla della figlia. «Proprio per questo motivo ti sto mandando a Tenebrae, perché tu aiuti i rifugiati laggiù.»
La notizia era arrivata una settimana prima: Regis aveva preso contatti con l’attuale regnante di Tenebrae, Lord Ravus Nox Fleuret, il quale aveva acconsentito ad accogliere i cittadini che avevano perso la propria casa nell’attacco alla capitale.
Nonostante la sua vicinanza con il rinato Impero, Ravus aveva reso Tenebrae fortificata e inespugnabile, e sarebbe servita da fortezza mentre la vera guerra si svolgeva altrove.
Crowe sbuffò e soffiò via un ciuffo sfuggito alla treccia. «Preferisco restare qui ad aiutare te.»
Nyx mutò il proprio ghigno in un sorriso intenerito mentre Luna si avvicinava.
«Crowe.» Qualcosa nella sua voce placò la figlia, perché sollevò lo sguardo su di lui quasi incuriosita.
«Il mio unico desiderio era che tu non dovessi mai conoscere tutto questo. Purtroppo non è stato possibile, e io devo agire di conseguenza.» Le fece cenno di avvicinarsi, e lei obbedì di buona voglia, così Nyx poté stringere sia lei che la moglie in un unico abbraccio.
«Se devo perdervi, farò in modo che sia il più tardi possibile.»
«Non preoccuparti tesoro. Staremo bene.» Lo confortò Luna quando si allontanarono, e sorrise alla risposta del marito.
«Bene, perché altrimenti Ravus dovrà vedersela con me.»
Si concessero una breve risata, e poi Nyx osservò le sue stelle allontanarsi da lui, salire sul furgone blindato e fargli un ultimo cenno di saluto.
Sorrise a loro beneficio, ma ciò che desiderava davvero era ridurre in polvere l’arrogante bastardo che aveva iniziato l’ennesima guerra.
Aveva ancora quel ricordo negli occhi tre giorni dopo mentre, sulla grande balconata in cima al palazzo reale, studiava la situazione.
Sentì l’ennesimo colpo alla Barriera come una vibrazione nelle ossa.
Era tutta la notte che le navi magitek cercavano di penetrare il confine, ed era tutta la notte che Nyx vanificava i loro sforzi.
Quando erano arrivati i daemon, gli era sembrato di essere precipitato nel passato, ma il re che difendeva era un altro, e lui non era più lo stesso.
«Stanno iniziando a stufarmi.»
Sorrise tra sé e sé. «Non dirlo a me, Bahamut.» Replicò mentre osservava un daemon svanire, divorato dalla luce pura che proteggeva la capitale.
Più gli anni erano passati, più il suo legame con la dea era aumentato: lei diventava più umana, e lui meno.
Fu con una fitta al cuore che ricordò la prima volta che si era reso conto dell’evoluzione della loro unione. Era con Cor, che lo stava incalzando ferocemente. Aveva pensato che, se avesse avuto un diversivo, sarebbe stato tutto più semplice, e in quell’istante aveva iniziato a nevicare.
E Cor era scoppiato a ridere la prima volta in assoluto.
«Bahamut.» Richiamò l’attenzione della dea. «In mezzo a questo caos c’è anche il nuovo Imperatore?»
Un attimo di silenzio, un guizzo di potere che lui vide come una scintilla argentata vagare tra le navi magitek. Insomnia era circondata dal silenzio, perché lui aveva ordinato a tutti di non uscire dalla Barriera, e Noctis gli aveva lasciato il comando assoluto in quella situazione.
«Si.»
«Bene. Mi sono stancato.» Saltò sulla ringhiera del balcone ed estrasse i pugnali.
Avrebbe potuto volare, ma non sarebbe stata una grande idea sotto il fuoco continuo delle mitragliatrici magitek, perciò si proiettò.
Fu naturale e facile come respirare, e quando la sua ultima proiezione lo condusse fuori dalla sicurezza della sua protezione, intorno a lui si scatenò l’inferno.
«Pronta?»
«Sempre.»
 

 
Fu a calci che condusse il prigioniero fino alla sala del trono.
Sentiva la rabbia ribollirgli sotto pelle ma, come Prompto gli aveva gentilmente ricordato, massacrarlo non sarebbe servito a niente.
L’aveva scovato quella mattina, tra le macerie del campo di battaglia.
Quando l’enorme figura di Bahamut era apparsa nel cielo, per poi schiantarsi su di loro, l’entusiasmo degli imperiali si era decisamente smorzato, e il resto del loro lavoro era stato facile.
Così, Nyx aveva scoperto che il nuovo imperatore di Gralea non era altro che un ragazzo sulle cui spalle c’era un fardello troppo grande, il peso di una nazione decaduta a causa degli sbagli dei suoi predecessori.
Certo, questo non gli faceva provare più pietà per lui.
Loro non ne avevano avuta.
Per le famiglie disarmate, per i civili.
Non ne avrebbero avuta per la sua famiglia, e non ne avevano avuta per Cor.
L’ultimo calcio gli arrivò dietro un ginocchio, e lo fece cadere a terra, davanti al trono.
Non fu una sorpresa per Nyx vedere Regis al fianco dello scranno di pietra: erano anni che governava al fianco dei genitori, e spesso era lui a prendere le decisioni.
«L’ ”Imperatore” di Gralea, Altezza.» Lo presentò, calcando con voluto sarcasmo sul suo titolo.
Si posizionò al suo fianco, le mani incrociate dietro la schiena nella posizione di guardia che ormai gli veniva naturale.
«Le storie…sono vere allora…» Borbottò il prigioniero, confuso, e Nyx inarcò un sopracciglio guardandolo dall’alto in basso, ma proprio Regis precedette la sua domanda.
«Quali storie?»
«Lui…» Deglutì a fatica indicando il generale. «L’uomo dagli occhi d’argento, lo chiamano. Colui che ha il potere degli dei.»
Gli venne da ridere, e solo uno sguardo – sia divertito sia ammonitore – di Noctis lo fece desistere.
Regis scese le scale che portavano al trono. «Sì, sono vere. Il Generale Ulric possiede il potere degli dei, in effetti e, come avete potuto constatare, non esita ad usarlo.»
Vide le guardie allarmarsi intorno a lui, ma non ci fece caso.
Aveva riflettuto a lungo su come risolvere la situazione, e il terrore che l’Impero provava nei confronti di Nyx giovava solo alla sua idea. Si accovacciò di fronte al loro prigioniero, senza permettersi di lasciarsi impressionare dalla sua giovane età.
«E tra le altre cose, il Generale è immortale.»
«Cosa…Come…»
«Zitto.» Intimò Regis. «Non voglio continuare questa guerra. Se ti uccidessi, qualcun altro prenderebbe il tuo posto. Ma nessuno potrà mai prendere il suo.» Indicò Nyx. «Quindi la mia proposta è questa. Questa guerra inutile finisce qui e ora, oppure Nyx Ulric raderà al suolo il tuo regno. Città, case, famiglie. Tutto, se non giuri fedeltà alla corona di Insomnia.»
Il generale in questione si sorprese della gelida determinazione mostrata dall’erede al trono ma, quando l’imperatore spostò lo sguardo su di lui, gli concesse un breve ghigno crudele.
Quando una sfumatura d’argento attraversò i suoi occhi, il ragazzo crollò.
Si prostrò al suolo mentre Regis si alzava, giurò fedeltà alla corona e alla famiglia reale, ai Siderei.
Il principe, soddisfatto, ordinò che fosse fatto alloggiare in una suite del Palazzo, che fosse curato – e qui lanciò uno sguardo a Nyx, che si strinse nelle spalle come se non sapesse nulla delle sue ferite – e che in seguito fosse preparato per la firma dei negoziati di pace.
Meno di una settimana dopo, Nyx stava rischiando di andare fuori di testa.
Metà dell’impero era nella capitale, metà della città era ancora distrutta e le telecamere erano puntate sulla sala del trono, dove era stato accuratamente allestito un set apposito per la firma.
Quando si voltò e percorse di nuovo la stanza, Noctis lo fermò posandogli una mano sulla spalla.
«Rilassati. Andrà tutto bene.»
«Non posso. È tutto troppo uguale a…»
I loro sguardi s’incrociarono, riportando alla luce quel passato che all’inizio non avevano nemmeno saputo di aver condiviso. «Non finirà come allora. Regis ha calcolato tutto, l’alleanza è molto più stabile, la città più sicura.»
Sospirò e tese le spalle, cercando di sciogliere la tensione. «No, non finirà come allora. Stavolta non lascerò che qualcuno uccida il mio re.»
Noctis sorrise, divertito e, allo stesso tempo, si rese conto, fiero.
Aveva Nyx al suo fianco era come avere un sole personale, una luce purificante ed eterna che portava solamente il bene. E, anche se a volte in quella luce compariva un’ombra, non avrebbe potuto chiedere nessuno migliore di lui per vegliare per sempre sul regno.
«Lieto di sentirlo.» Scherzò. «Andiamo, ora.»
«Giusto. Ora che siamo elegantemente in ritardo, possiamo fare il nostro ingresso.»
Nyx si posizionò davanti al re e lisciò la giacca.
Nonostante fosse diventato Generale e fossero passati anni, non aveva modificato troppo la sua uniforme originale. Era una parte di lui, gli apparteneva e lo aiutava a rimanere focalizzato.
«Andiamo.»
E Nyx aprì le porte.
 

 
Niente era stato come prima, da quel momento.
Due anni dopo, con la constante minaccia della furia degli dei addosso, Lucis godeva di una pace stabile, e Nyx crollava un po’ di più ogni anno.
«Posso?» S’intromise, e la sua domanda incontrò un sorriso.
Regis si fece da parte, lasciandogli la mano della moglie. «Certo.»
«Ciao papà.» Sorrise Crowe, radiosa nell’abito bianco, mentre una musica lenta iniziava intorno a loro.
Nyx la strinse a sé, muovendosi piano con lei. «Ciao principessa. Sei meravigliosa.»
Una breve risata che gli scaldò il cuore. «Grazie.»
Rimasero in silenzio per un attimo, poi Nyx sospirò piano. «Quando ho scoperto che sarei diventato padre, vent’anni fa, ero fuori di me. Non riuscivo a capacitarmi come uno come me avrebbe potuto crescere un figlio, e poi…» Esitò un istante, e lei alzò gli occhi su di lui. «Poi?»
«Poi mi hai guardato. Mi hai guardato con occhi uguali ai miei, ed è andato tutto a posto. Qualsiasi cosa ci fosse di rotto nella mia vita, tu l’hai aggiustata con uno sguardo.»
«Papà…» Crowe aveva gli occhi lucidi, e Nyx le diede un lieve buffetto sulla guancia.
«Non piangere tesoro. È il tuo giorno, dovresti essere felice.» La rimproverò con leggerezza, e lei ridacchiò di nuovo.
Posò la testa sulla sua spalla e chiuse gli occhi. «Lo sono papà. Grazie di essere qui.»
Nyx alzò lo sguardo, e incrociò quello di Luna dall’altro lato della stanza.
Mentre gioia e dolore si mescolavano nel suo cuore, posò un bacio fra i capelli della figlia.
«Ci sarò sempre.»
  
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