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Autore: _Bri_    18/01/2018    1 recensioni
Tratto dal prologo:
...Per questo quando si arriva ad incontrare un paio d’occhi che sono stati fatti per farti ingoiare il disgusto, pur di averli sempre incollati a te, si è disposti a spostare l’asta del proprio giudizio sul bene e il male.
Ci si sporca le mani ed il cuore.
Ma in quegli occhi, poi, potrai immergertici senza ritegno.
E sarà meraviglioso.
[Storia sospesa]
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Matt, Mello, Near, Nuovo personaggio | Coppie: Matt/Mello
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Threesome, Violenza
Capitoli:
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Disclaimer!
 
Il linguaggio potrebbe essere ritenuto forte, causa l’uso da parte dei protagonisti di parole scurrili, sebbene funzionali alla caratterizzazione dei personaggi.
 
Fate attenzione alle date! Gli anni saltano che è una meraviglia :)

 
CAPITOLO VI
Boys don’t cry
 
Ti direi che mi dispiace,
Se pensassi che ti farebbe cambiare idea
Ma so che questa volta ho detto troppo
Sono stato troppo scortese

 
Mi inginocchierei ai tuoi piedi
E ti chiederei perdono
Ti supplicherei
Ma so che è troppo tardi
E che adesso non c'è niente che io possa fare

 
Boys don’t cry – The Cure
 
 
Marzo 2005
 
Le iridi di freddo ghiaccio graffiate d’azzurro circondavano le pupille plumbee che, frenetiche, correvano da un capo all’altro della bacheca incapaci di arrestarsi. Ne contavano i nomi dal basso all’alto, poi ancora dall’alto al basso ed infine, stanche e rassegnate tornarono all’apice e marchiarono a fuoco quel primo nome che, ingiustamente, superava ancora una volta il suo.
 
Near.
Quel fottuto bastardo.
Quell’infido ragazzino.
Maledetto lui.
 
Mello non si capacitava. Per quanto si impegnasse mancando le ore di sonno necessarie a recuperare una lucidità necessaria allo studio, Near riusciva comunque a scavalcarlo ed ogni volta era come se staccasse un piccolo pezzo del suo corpo. A questa orribile sensazione di ingiusta sevizia andava sommandosi la delusione nei confronti di se stesso, mai capace di dare quel pizzico in più per eguagliare, o meglio superare il bastardo orfano che oltretutto non mostrava mai e poi mai di essere soddisfatto dei propri risultati. Nemmeno li guardava! Non spendeva il suo tempo a lanciare una fugace occhiata sulla bacheca e questa era senza ombra di dubbio la cosa che più mal digeriva Mello: la totale noncuranza di essere il migliore.
Se ciò non fosse bastato ad umiliarlo abbastanza, il ricordo della confessione che Matt, spensierato e persino divertito, gli aveva fatto la sera precedente, andò a sommarsi alla pila delle motivazioni che rendevano il suo umore più nero che mai.
Le sue gambe si mossero senza ragionare, mentre un pesante manto rosso si posò sugli occhi di ghiaccio rendendogli impossibile scovare l’ombra della razionalità, ormai ben nascosta in un angolo buio della sua testa. I passi celeri si arrestarono solo nel momento in cui intercettò quel fagotto pallido nel refettorio, tristemente appollaiato a terra nell’atto di contemplare un aeroplano giocattolo; in quel momento il rosso che mascherava il mondo intorno a lui si fece più vivido e percepì con distinzione le vene del suo collo pulsare di odio.
Ancora un passo. Poi un altro. Infine giunse davanti a lui ed un ampio, diabolico sorriso si spiegò sul volto di Mello, mentre il proprio corpo si chinava davanti a quello di Near.
 
-Sei felice?- Si rivolse assurdamente al ragazzino vestito di bianco che, solo nell’istante in cui udì la voce del biondo, alzò gli occhi lacunosi che incastrò irrimediabilmente in quelli dell’interlocutore.
 
-Ciao Mello. Non credo tu mi abbia mai rivolto questa domanda, vuoi spiegarmene il motivo?-
 
La saliva prese ad invadere copiosa la bocca, come accadeva ogni volta che stava per assaporare una delle sue pietanze preferite, così fu costretto ad ingoiarla prima di poter parlare ancora –Ma come, sei tanto intelligente eppure non riesci a rispondere ad una domanda così elementare?-
 
Near non interruppe quel contatto visivo; temeva quello sguardo macchiato di follia? Non ci avrebbe scommesso, ma sicuramente ne era affascinato, in quanto riscontrava in quegli occhi grandi e freddi un’infinità di emozioni che tradivano il tono sereno con il quale gli si era rivolto giusto un minuto prima. Era ovvio a cosa si riferisse il ragazzo dal caschetto d’oro, eppure Near era ben cosciente che Mello non avesse bisogno di un si o di un no, ma di uno scontro.
E questo a Near non piaceva affatto.
 
-Te lo chiedo ancora una volta, sei felice?- la fila di denti bianchissimi si dipanò tra le labbra morbide di Mello, accentuando con stile la pazzia che lo stava pervadendo nel trovarsi davanti a quell’apatico nemico.
 
-La felicità a cui aspiro non potrà mai dipendere dal risultato di un test, se è questo a cui alludi. Posso però affermare con certezza di essere mediamente soddisfatto, si.- Senza volerlo gli occhi scuri scivolarono oltre il viso di Mello per correre lungo la spalla e trovare, infine, il loro collocamento sull’aeroplano giocattolo che teneva nella mano destra e al contempo la sinistra saliva a ricercare una ciocca di capelli da attorcigliare con ritualità.
 
-Mediamente soddisfatto- lo scimmiottò Mello –E dimmi piccolo Near, di cosa saresti mediamente soddisfatto? Di averci fregato tutti ancora una volta? O di averlo messo nel culo a me?- Il sorriso singhiozzò di una risata amara.
 
Near strinse d’istinto l’aeroplanino fra le mani e lentamente lo attirò a sé, ma veloce come un ghepardo Mello gli tirò via il giocattolo ed accostò il viso davvero troppo, troppo vicino al suo.
Si osservarono per pochi istanti prima che Mello spingesse con forza il giocattolo contro il costato gracile di Near, che inevitabilmente cadde all’indietro scatenando una risata fragorosa del più grande.
 
-Ma guardati! Sembri proprio una tenera tartaruga- continuò fra le risate Mello e, non fosse stato per due mani che si strinsero attorno alle sue spalle per tirarlo via, avrebbe afferrato Near per i capelli, intenzionato a permettere alla follia di prendere definitivamente il sopravvento su di lui.
 
-Che cazzo fai!- Gridò Matt alle sue spalle mentre lo tratteneva a sé con forza. Mello si dimenava come un’anguilla, scalciava l’aria, voleva colpire ancora e ancora quel bastardo vestito di bianco che intanto si tirò nuovamente su con aria assente.
-Che cazzo fai tu! Lasciami! LASCIAMI!-
-Ti metterai nei guai Mello! Fermati!- Matt tentò di mantenere un tono basso per non attirare l’attenzione nel refettorio, ma frenare l’amico era praticamente impossibile. Fortuna arrivò anche Ái, intenta a cercare Mello per tutta la Wammy’s House, ma l’amica era accompagnata da Linda che, nell’assistere alla scena, inizialmente si immobilizzò sulla porta, per poi correre velocemente vicino Near mentre Ái si piazzò davanti Mello.
-Mello! Mello fermati ti prego!-
La ragazza evitò per miracolo un calcio, ma subito un altro arrivò a colpirle una coscia; a quel punto con Matt che lo tratteneva ancora da dietro, Ái strinse coraggiosamente il viso di Mello fra le mani e vi accostò il suo –Ti devi dare una calmata, vuoi rischiare l’espulsione?! Non ne vale la pena, lo sai!-
Linda guardò la scena inorridita –Lo dirò a Roger! Tu sei pazzo!- gridò poi indicando Mello che, lentamente, sembrò calmarsi almeno un po’.
-No Linda.- disse flebilmente Near al suo fianco.
-Ma…non può fare come vuole! Deve essere punito!- La ragazzina fece correre lo sguardo da Near agli altri tre senza saper bene cosa fare. Ái tratteneva ancora il viso di Mello ed i due continuarono a guardarsi con intensità ignorando le proteste di Linda, così Ái continuò sussurrando –Pensa ad L, non bruciare tutto per una scemenza del genere, non ne vale la pena.-
La coltre rossa si dissipò, Mello poteva distinguere distintamente gli occhi sgranati dell’amica che puntavano nei suoi; con uno scatto si liberò dalla stretta di Matt che spintonò poi con una mano e subito corse via, lasciano i quattro nel refettorio.
 
 
Londra - Marzo 2008
 
Il suono metallico proveniente dalle casse del computer indica un nuovo messaggio nella casella di posta. Con aria annoiata il ragazzo sfila le cuffie solo dopo aver messo in pausa il gioco, si passa una mano sul dorso nudo e quindi apre la casella e-mail.
 
Anonimo
 
Che sia spam è impossibile, pensa Matt mentre punta il cursore del mouse sul messaggio senza mittente, la sua è la casella di posta di un hacker, non potrebbe mai ricevere dello spam. Gli occhi di intenso verde pian piano si sgranano sgomenti e, rapidi, scorrono le poche righe che compongono il testo.
 
Sono a Londra. Ho poco tempo.
Se puoi incontriamoci al Westfield Stratford City fra 2 ore, caffè accanto a Banana Republic.
Ti prego sbrigati.
Non vedo l’ora.
 
A

 
Due anni. Sono passati quasi due anni dal loro ultimo incontro. Come diavolo ha fatto ad avere il suo indirizzo di posta elettronica? Deve essere diventata tremendamente brava, pensa Matt sorridendo fra sé.
Si alza di scatto dalla poltrona girevole e, velocemente, recupera dei vestiti puliti.
-Hai finito di giocare? Potremmo anche fare una partita insieme-
La voce della ragazza lo desta da quel tumulto che l’e-mail ha provocato in lui; volta la testa in direzione del letto, dove la bruna semivestita è sdraiata, intenta a sfogliare con noia uno dei fumetti di Matt.
-Scusami Litz, ma ora devi andare, ho del lavoro da fare.-
Gli occhi scuri si sgranano –Lavoro?-  chiede sbigottita lei che chiude rapidamente il fumetto spazientita –Ma avevi detto di avere la giornata libera! Mi sono presa un giorno libero dal mio lavoro per stare con te!-
Matt sembra non prestarle attenzione mentre si avvicina rapido al bagno; Litz infila rapidamente la canottiera prima di alzarsi e seguire i passi del ragazzo –Cazzo Matt! Mi vuoi dare anche solo una rapida spiegazione?!- La mano celere dell’alta e sinuosa ragazza chiude la porta del bagno prima che Matt abbia la possibilità di infilarcisi dentro, così lui è costretto a prestarle attenzione –Senti è stata una cosa improvvisa e non ci posso fare niente. È davvero molto importante ed ho pochissimo tempo per prepararmi, quindi scusami ma…-
-Scusarti?!- Dal tono alterato di lei traspare una forte rabbia –Mi sono stufata! Non è la prima volta che fai così! Sempre la stessa storia Matt: ci vediamo, facciamo sesso, poi ti chiudi con i tuoi cazzo di videogiochi per ore! Ed ora vuoi dirmi che hai improvvisamente del lavoro da sbrigare?!-
Matt rimane impassibile davanti la lunga scenata che porta avanti la ragazza, infine quando quella smette di urlare sospira estenuato –Hai ragione Litz, ma ricordi quando ti ho detto che nella vita ho delle priorità?-  
Litz lo fissa torva e, con le braccia incrociate sotto il seno abbondante gli fa cenno di andare avanti
-Beh, questa è la mia massima priorità. In cima a tutto. Decisamente, si.-
Matt la scansa con un movimento brusco e, finalmente, riesce a chiudersi nel bagno. Dalla camera da letto le urla di Litz si mischiano al getto della doccia e poi finalmente si dissipano dietro il tonfo violento della porta di casa. L’acqua gli scorre sul viso e su tutto il corpo, rimarrebbe ore sotto il getto caldo se potesse.
Ma la sua priorità è ritrovare quegli occhi grigi che gli sono mancati come l’ossigeno.
 
 
Marzo 2005
 
-Perché diavolo glielo hai detto Matt?!-
Ái era crollata in uno stato di totale agitazione ed il cuore aveva preso a batterle fortissimo, mentre agitata ed infuriata continuava a rivolgere la stessa domanda all’amico. Matt passò una mano fra i capelli castani, non aveva affatto voglia di porre un freno alla rabbia di Ái, sfiancato da Mello e dalla sua reazione sconsiderata di poco prima.
-Te lo ripeto: stavamo parlando e mi è sfuggito! Non vedo che cosa ci sia di male cazzo, voi due state totalmente fuori di testa comunque.- Concluse scuotendo il capo. Ái si grattò violentemente la testa in uno dei suoi eclatanti gesti di disperazione, così con i  capelli schizzati da tutte le parti tornò a puntare lo sguardo su Matt
-Lo sai come è fatto! Ogni dannata cosa che non lo renda protagonista lo fa impazzire! Ci credo che oggi ha reagito così quando ha saputo dei risultati del test!-
Matt non ne poteva più; era stanco di giustificare ogni sua azione, stanco di non viversi liberamente e con serenità le relazioni con i suoi amici, stanco di quelle due teste così tanto irrazionali, per cui si ritrovò inevitabilmente a perdere il controllo e ad alzare la voce, forse per la prima volta, con la ragazza –Mi hai rotto il cazzo Ái! Ci siamo dati un fottuto bacio! E allora?! Davvero dovrei avere paura di destabilizzare quell’idiota di Mello solo per una stronzata del genere?! Io non me ne vergogno!- Matt si era avvicinato ad Ái ed il viso contratto dalla rabbia e dalle grida si era fatto molto vicino al suo –Ti dirò di più: mi è pure piaciuto ok?! E se questa cosa a Mello non va giù non me ne frega un cazzo! Ma se tu reagisci così forse c’è qualcosa che non va, cristo!-
Ái sgranò gli occhi e si ammutolì; non era abituata alle esplosioni di rabbia di Matt, che fra i tre era senza ombra di dubbio il più pacifico e controllato, quello che mai e poi mai perdeva la ragione. Eppure eccolo lì, a strillarle a pochi centimetri dalla faccia. Deglutì prima di proferire parola –Matt calmati…-
-No che non mi calmo! Mi spaccate la testa con le vostre stronzate! Vaffanculo Ái! Tu e Mello!-
Matt si allontanò di scatto dalla ragazza e diede un violento calcio alla sedia della sua scrivania, che schizzò addosso alla parete; Ái d’istinto fece un passo indietro non sapendo assolutamente come porre freno alla rabbia dell’amico. Gestire Mello era la quotidianità per lei, che ormai era perfettamente in grado di capire come placare i suoi picchi di collera, ma mai le era successo prima di dover contenere la furia di Matt che, dopo aver tirato un secondo calcio alla sedia, si voltò nuovamente verso di lei e riprese a gridare –Lo so che vuoi andare a cercarlo, ma che si fottesse, questa volta vacci da sola!-
Ái non ci vide più e si scagliò contro di Matt spintonandolo verso la parete
-Sei un vero stronzo!- gli gridò poi, prima di voltarsi e uscire dalla sua stanza, non mancando di sbattere con fragore la porta.
Fu la prima volta che Matt provò la forte e fastidiosa sensazione di volerle mettere le mani addosso.
 
 
Londra - Marzo 2008
 
La metropolitana straripa di persone che fanno ritorno nelle proprie case dopo la lunga giornata di lavoro. L’uscita di Stratford Station è invasa da una moltitudine umana che lo segue fino all’ingresso dei grandi magazzini; lo stomaco inizia ad attorcigliarsi in una morsa di pura ansia quando mette piede sulle scale mobili, su cui è costretto impotente. È in ritardo di cinque minuti e questo non lo tranquillizza affatto, per cui divide in modo poco cortese una coppia avvinghiata sul gradino superiore ed inizia a farsi spazio tra la gente che lo appella con risentimento.
Gli occhiali dalle lenti gialle offuscano un minimo le forti luci a neon, eppure decide di tirarli sopra la testa nel momento in cui gli occhi verdi rintracciano, finalmente, il caffè accanto al “Banana Republic” da cui schiere di ragazzine liceali escono cariche di buste. Tira un grande respiro e gli anfibi accompagnano il corpo verso l’entrata del locale, anche quello pieno di persone. Un ragazzo lo accoglie all’entrata con un ampio sorriso, ma a Matt non sfugge l’occhiata che il cameriere lancia al suo abbigliamento.
-Mi scusi, per il momento il locale è pieno-
Matt non lo guarda nemmeno e, nel superarlo, ispeziona a destra e sinistra alla ricerca di Ái.
E poi la nota.
Quella nuca color ruggine che gli da le spalle, isolata in un piccolo tavolino in un angolo del caffè. Per quanto possibile il battito accelera ancor più, mentre la camminata si fa più rapida in quella direzione.
Finalmente è dietro di lei, che lenta fa scivolare la tazza di caffè fumante dalla bocca al piccolo tavolino rotondo.
-Ce l’hai fatta-
Quella voce che è sempre la stessa.
Quelle piccole dita chiare dalle unghie corte e smaltate di nero che carezzano la tazza.
Infine i suoi occhi grigi, risaltati dalla matita e dal mascara abbondante che si scontrano con i suoi, quando la testa rotea all’insù.
E le sue labbra rosse che si piegano nel suo più bel sorriso.
 
 
Marzo 2005
 
Il cortile era invaso dai ragazzi che giocavano spensierati dopo l’ultimo test appena affrontato, ma di Mello non v’era traccia, così come non sembrava trovarsi in biblioteca, o nei bagni; non lo scorse nemmeno nel refettorio e, mentre correva affannata per il corridoio del secondo piano incontrò Roger, che si limitò a riprenderla bonariamente –Non correre per i corridoi Ái, te l’ho detto mille volte!- per cui fu certa che l’amico non dovesse trovarsi nemmeno nell’ufficio di Roger, supposizione che la tranquillizzò almeno un po’. C’era solo un posto, quindi dove poteva trovarsi Mello.
Veloce prese a salire i gradini due a due, fino a ritrovarsi davanti la porta che dava sulla terrazza della Wammy’s House. Prima di spingere la porta tentò di riprendere un minimo di fiato e di calmarsi, dato che la lite con Matt l’aveva agitata ancor più. Che poi non che non avesse ragione Matt, più ci pensava e più si rendeva conto che il ragazzo avesse tutte le motivazioni per reagire come aveva appena fatto; fosse stato il contrario Ái era sicura che gli avrebbe rifilato un pugno dritto sul naso, ma per fortuna Matt non era così idiota da picchiarla. Si ripromise di tornare da lui per scusarsi come si deve, non appena avesse scovato Mello.
Ma tutti i suoi buoni propositi andarono a farsi benedire quando, nello schiudere la porta, vide una massa di capelli castani incastrarsi sotto le dita del biondo: la ragazza che scorgeva di spalle era sicura fosse Theresa, una che stava sempre lì a ronzare intorno a Mello, che non perdeva mai occasione di cercare di aggraziarselo in tutte le maniere; fino a quel momento aveva sempre visto Mello respingere malamente Tess, che tra l’altro dimostrava apertamente un odio plateale nei confronti di Ái, unica prediletta ad aver conquistato le attenzioni del bel genio dell’orfanotrofio. Ed ora quella stessa ragazza era lì con il suo più caro amico che la stringeva per la vita e la baciava con l’impeto che si sarebbe immaginata da uno come lui; la mano che tirava i lunghi capelli lucidi, l’altra che scivolava sul culo di lei, la bocca che abbandonava quella di Tess solo per scendere sul collo e morderlo con la voracità di una fiera.
Fu impossibile continuare ad assistere a quella scena che le stava provocando un tale livello di disgusto da nausearla.
Ái lo sapeva che a Mello non fregava niente di lei.
Era consapevole che quella non fosse che una vendetta nei loro confronti, il suo personale riscatto.
Ái lo sapeva che aveva solo bisogno di essere venerato da qualcuno, in quel momento, che ci fosse anche solo una persona che lo avrebbe messo al primo posto.
Eppure non riuscì a controllare la sua mano che chiuse con forza la porta alle sue spalle, come i piedi felpati che, chiusi negli anfibi, percorrevano veloci lo spazio che la separava dai due. Le iridi di ghiaccio si incastrarono immediatamente in quelle di Ái, la quale in un tempo davvero insignificante fu dietro la ragazza, che afferrò per i capelli e tirò via da lui.
-Merda! Ahia!- gridò Tess che non aveva ancora capito chi fosse stato ad averla aggredita e a nulla servì il tentativo istintivo di Mello di trattenerla a sé.
-Fermati idiota! Che cazzo ti viene in mente di fare?!- Disse Mello, allibito dalla reazione di Ái che, dopo aver allontanato la ragazza con quella strattonata di capelli, si frappose fra lei e Mello. Mentre si massaggiava la cute gli occhi scuri di Tess misero a fuoco la figura di Ái e subito contrasse il viso in un’espressione di rabbia cieca
-Come ti sei permessa?! Sei uscita di testa?!-
-Ti giuro che ti ammazzo Tess, prova solo a fare un passo e ti faccio a pezzi!- disse Ái, invasa dalla stessa follia che giusto un paio di ore prima aveva colpito Mello; il ragazzo scostò bruscamente Ái per evitare che le due iniziassero a colpirsi, così si parò di fronte a lei dando le spalle a Tess –Ma che cazzo ti credi di fare, eh?! Perché non ti fai gli affari tuoi una volta tanto?!-
Ái spintonò l’amico di lato e tornò ad urlare contro l’altra –Non aspettavi altro vero?! Ti è bastato un suo schiocco di dita e ti sei precipitata fra le sue braccia! Un avvoltoio pronto a fiondarsi sulla carcassa ancora calda! Ma non ti compatisci nemmeno un po’?!- La provocò poi, così che Tess si fece di nuovo avanti ed allungò un braccio a spintonare il corpo minuto di Ái
-Sarai mica gelosa! Che c’è te li vuoi tenere tutti e due per te?- e poi sibilò in una smorfia compiaciuta –Sei solo una puttana irlandese-
Ái stava per attaccarsi al suo collo con tutta la volontà di stringerlo nelle mani fino a farla annaspare, ma la mano di Mello si strinse attorno al collo della sua felpa e la tirò indietro con forza, per prendere così il suo posto davanti a Tess che schiuse la bocca con aria attonita.
-Se ti sento chiamarla così un’altra volta, stai pur certa che sarò io a gonfiarti fino a farti rimangiare ogni singola parola che hai pronunciato dal giorno in cui sei venuta al mondo-
Tess sgranò gli occhi incredula –Ma hai visto che ha fatto?! Mi ha minacciata! E tu la difendi?!-
Mello rimase a fissare la ragazza di cui occhi si facevano lucidi
-Con lei me la vedo io, ma tu devi andartene subito. Mi hai capito?! Vattene!-
La ragazza fece correre gli occhi lucidi da Mello ad Ái, infine si soffermò su ragazzo, titubante
-Non me lo merito…sei uno stronzo! Affogherete nella vostra pazzia…- e così si fece indietro di qualche passo, per poi voltarsi e correre via. Appena la porta si chiuse dietro la figura sconvolta di Tess, Mello si girò di scatto verso Ái e la strattonò per una spalla
-Che cosa ti dice il cervello?! Come ti sei permessa di venire qui a fare questa scenata?! Spiegamelo subito!-
Ái tentò di divincolarsi dalla presa aggressiva di Mello –Lasciami!- gli urlò con tutto il fiato che aveva in gola –Mi fai male!-
-Te lo meriti! Sei totalmente pazza!- la spinse con entrambe le mani e la fece barcollare fino alla balaustra; Ái con un colpo di reni si rassestò e tornò a posizionarsi sotto il ragazzo –Io sarei pazza?! E tu invece?! Stavi per picchiare Near per uno stupido test! E poi questo…questo gioco idiota con quella lì!- gridò sotto di lui mentre indicava la porta –Vuoi che non abbia capito perché lo hai fatto?!-
Mello si chinò, così da avvicinare il proprio viso a quello della ragazza, contro cui ribatté furente –Spiegamelo tu, genio!-
Ái affondò in quelle iridi di cristallo, prima di sibilare irata –Sei solo geloso perché hai saputo che ci siamo baciati, ecco perché! Tu sei geloso di Matt!-
Mello iniziò a tremare di rabbia, l’unica cosa che avrebbe voluto fare sarebbe stato un gesto sconsiderato nei confronti di Ái, eppure si trattenne con non poco sforzo
-Non dire cazzate, io non sono geloso di voi! Per quanto mi riguarda potete fare quello che vi pare, così come a te non deve fregare di quello che faccio io!-
La ragazza non sapeva come uscire da quella situazione assurda. Aveva superato ogni limite consentito, non sapeva spiegare il motivo di tutta quell’aggressività e non riusciva a mettere a fuoco, davvero, perché non sopportasse che Mello potesse distrarsi con qualcuno che non fossero lei o Matt. Di certo non si era arrabbiata o risentita quando Matt le aveva confidato di aver dato più di un bacio in vita sua, trovando la cosa perfettamente normale, perché in cuor suo era convinta che lei e Mello avessero un posto d’onore nella sua vita, che nessun altro poteva usurpare. Ma delle reazioni di Mello non si poteva fidare.
Era quello il vero problema: l’atavico terrore che il ragazzo potesse scegliere qualcun altro al loro posto la dilaniava.
-Io…non lo sopporto!- Gridò insensatamente Ái, pugni stretti e ad un centimetro dal viso di Mello, che apparve spiazzato da quella frase, per cui smise di tremare
-Ma cosa non sopporti?! Perché dici sempre cose senza senso?-
-Non sopporto che tu…- la mano sinistra e spintonargli il petto –scelga…- un altro spintone –qualcun altro!- il terzo spintone arrivò con entrambe le mani a colpirlo. Mello strinse i polsi sottili di Ái con forza e la tirò a sé non mollando la presa –E allora spiegami perché hai chiesto a Matt di baciarti! Perché non l’hai chiesto a me?!-
Anche la domanda di Mello apparve priva di senso, ma Ái lo conosceva bene e capì che l’essere stato messo ancora una volta al secondo posto, per giunta da una delle pochissime persone a cui teneva davvero, lo aveva fatto soffrire moltissimo. Rannicchiata nella sua felpa abbondante e con i polsi in aria ancora stretti dalle mani violente dell’amico, gli occhi cerulei di Ái si inumidirono contro la sua volontà
-Perché non volevo che il mio primo bacio fosse solo un gioco di potere!- gridò non smettendo di fissarlo –Volevo solo essere baciata, non usata per farti sentire primo in qualcosa! A Matt non importava, lo ha fatto solo per assecondare la mia richiesta…ma tu…tu invece lo avresti fatto per te stesso!- di colpo tirò indietro le braccia riuscendo a liberarsi dalla stretta tanto forte da aver segnato i polsi con due linee violacee. Le braccia di Mello crollarono lungo i fianchi e per un po’ non riuscì a fare altro che guardare l’amica con il respiro mozzato dagli ansimi portati dal pianto e dalla rabbia. Fissò i suoi occhi tremolare sotto le lacrime e le sua bocca rossa, dalla quale spuntava la lingua a raccogliere le lacrime che cadevano sulle labbra.
Aveva ragione, per quanto non volesse accettarlo Mello si sentiva egoista e probabilmente, se Ái avesse chiesto a lui di concederle il suo primo bacio, le cose sarebbero andate sicuramente come lei aveva descritto fra le urla.
Ái si asciugò la faccia con la manica prima di parlare ancora
-Se non te l’ho detto era solo per paura che non capissi. Non esiste nessun podio per me, ma solo un unico posto in cima dove ci siete tutti e due- tirò su col naso che si era fatto rosso –E so che per Matt è la stessa cosa. Il problema è che non capisco mai se sia così anche per te.-
Così Ái non dette possibilità di replica a Mello e mosse dei passi veloci fino alla porta che la ricondusse all’interno dell’edificio, lasciando il ragazzo solo, ad osservarla sparire dietro la fredda lamiera.
 
 
Londra – Marzo 2008
 
Ogni occhiata di Matt spezza la figura della ragazza davanti a sé. Ogni domanda che le pone finisce per non trovare risposta, se non qualche frase elusiva.
 
Dove sei stata?
Cosa hai fatto?
Sei al sicuro?
Ti hanno ferita?
Ti sei cacciata in qualche guaio?
Stai bene?
 
Stai bene?
 
Ái allunga una mano in direzione del ragazzo e, delicata, stringe la sua non rompendo il contatto visivo
-Ora sto bene Matt, ci sei tu qui.-
 
La trova cresciuta, nonostante i capelli sempre mediamente corti così come la frangia, che divide la fronte candida a metà; eppure le guance hanno perso la rotondità adolescenziale e si sono fatte più scavate sotto gli zigomi alti ed i suoi occhi, grandi e cupi, hanno acquistato un tono di occhiaie in più, nonostante Matt capisce si sia applicata per mascherarle con il trucco.
Ma Ái è sempre la stessa, minuscola nel vestito ciliegia che ha scoperto sotto il pesante cappotto nero, in quegli anfibi bassi che sfrega agitata l’uno contro l’altro sotto il tavolo. Che sia passato così tanto tempo dal loro ultimo incontro Matt non vuole perdonarglielo.
-Devi darmi delle spiegazioni, mi devi dire dove sei andata e specialmente perché mai sei scappata quel giorno. Non sai quanto sono uscito di testa per cercare di rintracciare te e…-
Il fremito di Ái lo interrompe
-Lo hai trovato? Sai dove si trova?-
Matt scrolla sconfitto il capo –C’ero quasi- prosegue abbandonando la guancia sulla mano rimasta libera dalla delicata stretta di lei –L’avevo trovato, avevo capito che fine avesse fatto, eppure pare essere scomparso di botto proprio quando stavo per raggiungerlo. Si è fatto vivo qualche mese fa, ma ho comunicato con lui solo tramite chat-
La stretta intorno alla mano di Matt si fa più salda e gli occhi di intenso verde la scrutano incuriositi –E tu? Hai più avuto contatti con lui? Si è fatto vivo?-
Ma Ái di tutta risposta sposta fugacemente lo sguardo lontano da lui, per poi tornare a guardarlo solo dopo aver ripreso a parlare –Lo devi trovare Matt, come ci sei riuscito una volta puoi riuscirci ancora!-
Ái ritrae di scatto la mano e, con grande stupore di Matt, infila il cappotto dopo aver lasciato venti sterline sul tavolo –Vieni, usciamo di qui.-
Appena fuori dal caffè Matt allunga una mano a trattenerle il polso per poi tirarla a sé e stringerla, finalmente, in quell’abbraccio di cui ha sentito l’esigenza per tutto il tempo.
Ái non si trattiene a lungo e allunga le braccia a stringe la vita dell’amico appena ritrovato, per poi immergere il viso nel suo eccentrico gilet.
-Mi sei mancato, credevo di impazzire, mi sei mancato tantissimo- sussurra mentre inspira il suo odore.
-Anche tu mi sei mancata, stupida che non sei altro. Sparire così…-
Poi impaurito la allontana appena da sé per poterla guardare negli occhi –Ma ora verrai da me, giusto? Qualsiasi cosa ti sia successa io ti posso aiutare, con me sarai al sicuro.-
Una risata amara irrompe dalla bocca rossa –Non è così semplice, non hai idea di quale casino…-
La ragazza si blocca e, vigili, gli occhi prendono ad ispezionare la marea umana riversa intorno a loro.
-Cos’hai? Che succede? Senti dammi retta, andiamo a casa mia così potrai spiegarmi tutto con calma, che ne dici?-
L’attenzione di Ái torna su Matt, del quale torna a stringere le mani così da poterlo tirare verso di sé –Qualcosa non va- sussurra vicinissima al suo viso. Il ragazzo la guarda confuso e ritrae le mani, ma solo per stringerle intorno al suo viso
-Ehi, qualsiasi cosa non vada la risolveremo insieme, ti prego Ái, vieni con me, ti prego.-
Con un lieve slancio la ragazza annulla la distanza fra loro e la bocca lucida affonda su quella di Matt.
Un altro bacio, un lungo ed intenso bacio unisce nuovamente i due, che annulla tutta la distanza che il tempo passato lontani ha creato.
Ma quando Matt si allontana appena per poterla guardare, lei immerge le mani nei suoi capelli morbidi e, straziata, gli sussurra sulle labbra –Devo andare, mi stanno cercando. Ti prego trovalo, trova Mello e convincilo a tornare. Mi farò viva io appena potrò- e con un gesto inaspettato lo spinge via. Matt non si capacita, ma quando si rende conto che la ragazza gli ha dato le spalle pronta a scappare ancora torna ad afferrarla per un braccio
-Aspetta! Cosa vuol dire che devi andare?! Non posso lasciartelo fare! Non un’altra volta!-
Ái cerca di divincolarsi da quella presa –Tu non capisci, devo andare! Non ho altro tempo, devi fidarti di me!-
Il cameriere che ha superato poco prima ora è dietro di lui ed afferra una spalla di Matt con forza –Qualcosa non va?- chiede rivolto ad Ái, libera dalla presa dell’amico, che si volta infastidito verso il ragazzo che lo osserva minaccioso
-Va tutto bene, stiamo solo parlando non lo vedi?-
-A me sembra che la ragazza voglia essere lasciata stare- rimbecca il ragazzo moro che non accenna a lasciare Matt. Quando quest’ultimo riesce a divincolarsi si volta verso la ragazza e gli occhi verdi guizzano, atterriti, tutt’intorno, ma di Ái non c’è più traccia.
-Cazzo!- grida ed inizia a correre alla ricerca disperata di lei, che non trova e non troverà.
 
È scappata di nuovo.

 
 
Buon pomeriggio/sera a tutti voi! Che ve ne pare? Sto facendo un gran casino con tutti questi salti temporali? Non ci state capendo più nulla? Comprensibile, fossi in voi avrei inveito più volte contro la sottoscritta, ma confido nel fatto che grazie alla pubblicazione dei nuovi capitoli vi sarà tutto più chiaro (facciamo un passetto alla volta, su!).
Allora allora, devo chiedervi un consiglio: secondo voi devo spostare il rating da arancione a rosso? Effettivamente il linguaggio utilizzato è forte e anche le scene non sono da meno, tra l’altro tenderanno a peggiorare con il tempo; quindi vorrei chiarirmi le idee in merito alla questione. Per il resto ringrazio di cuore chi continua a recensire e seguire la mia storia, ve ne sono immensamente grata, dico sul serio!
Vi abbraccio forte.
D.

 
 
 
 
   
 
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