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Autore: MaryMatrix    18/01/2018    0 recensioni
La nostra fiaba inizia tanto tempo fa in un luogo molto lontano, un luogo posto nel cielo. Qui spensierate fanciulle vivono dilettandosi in giochi e curando gli unicorni. Tra di loro solo Lyse sembra essere attratta e affascinata dal Mondo di Sotto, dove vivono gli umani, e quando finalmente le si presenterà l'occasione di visitarlo non si farà pregare.
Col solo ausilio di tre crini magici, di un apprendista cavaliere e del suo fedele unicorno Tuxìn, Lyse farà finalmente la conoscenza degli uomini, dei loro sentimenti e delle loro contraddizioni, e per riuscire a tornare nel cielo dovrà imparare ad avere giudizio, a essere coraggiosa e, soprattutto, a non perdere la propria verginità... qualunque cosa essa sia.
[I classificata al contest indetto da E.Comper sul Forum EFP, ‘Fairy and Spirits - Raccontami una Favola"]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2. La fattoria di Frau Zermann

Lyse raggiunse Tuxìn di corsa e prima ancora di essergli completamente salita in groppa iniziò a raccontargli dell’incontro, convinta che potesse capirla.

Del tutto disorientata lasciava che fosse il suo unicorno a scegliere la direzione, mentre lei gli descriveva con dovizia di particolari quanto era successo, senza riuscire a contenere la gioia di avere a disposizione ben sette giorni di tempo per imparare a conoscere gli umani.

- Ma che cosa sarà questa verginità che devo preservare con tanta cura, Tuxìn? Io non posseggo alcunché. Credi che sia qualcosa da mangiare? -.

L’unicorno, per tutta risposta, nitrì scotendo la folta criniera. Lyse pensò che se solo lui fosse stato in grado di parlare probabilmente glielo avrebbe spiegato.

Sospirando si portò una mano sulla pancia.

- A proposito di mangiare, Tuxìn, forse è arrivato il momento dell’ora di cena, non credi anche tu? Persino il sole sta tramontando, ormai. -.

L’unicorno sembrò non avere niente da obiettare e trotterellò a un passo più sostenuto.
Lyse non sapeva di preciso che cosa aspettarsi dal cibo del Mondo Di Sotto. Sulle nuvole lei e le sue compagne erano solite nutrirsi di frutta succosa e soffici dolci con meringhe, preparati con gli ingredienti che gli unicorni procuravano loro quando scendevano nel Mondo Di Sotto, ma Lyse si domandava se fossero quelli gli unici alimenti disponibili in quel territorio che appariva vastissimo.

Finalmente, alle prime ombre della notte, vide una grande casa di legno, su due piani, con un buffo tetto spiovente di mattoni rossi e delle luci. Lei sapeva bene che cosa fossero le luci, perché anche di notte osservava gli umani dalla sua nuvola e vedeva che quando il sole calava tanti piccoli puntini luminosi si accendevano, alcuni sparsi e alcuni concentrati. Sembravano stelle, ma erano più piccole.

“Forse” pensò “Qui avremo del cibo”.

La casa di legno era abitata da Frau Zermann, un donnone in età avanzata con le mani callose di chi conosce il duro lavoro e i capelli grigi di chi ha ormai visto susseguirsi molti inverni. Dalla crocchia severa e le braccia robuste, Frau Zermann era seduta al tavolo, esposta alla flebile illuminazione di una candela, intenta a commentare l’andamento finanziario della fattoria con il suo tutto fare, Herr Kann, un omino esile che lavorava da anni per la signora svolgendo i lavori più svariati consentiti dalla sua modesta stazza.
Le attività più faticose erano compito da Ralph e Grinch, i due biondi ed enormi figli della signora, che non l’aiutavano con la sola forza fisica: Ralph non mancava di intelletto e Grinch non faceva difetto in buona volontà.

Nonostante, o forse proprio a causa della modesta conduzione familiare, la fattoria si trovava in difficoltà economiche.

- Gli affari non vanno bene, Ernest. – affermò amareggiata Frau Zermann, atterrita all’idea che il lavoro di una vita riducesse lei, i suoi figli e il povero Ernest Kann sull’orlo del fallimento. – Le galline non fanno abbastanza uova e le mucche non producono abbastanza latte. L’unico guadagno garantito è quello dei maiali, che almeno continuano a ingozzarsi e ingrassare. Diventeranno molto succulenti. -.

- Lo so, mia cara Frau Zermann. – replicò l’uomo, imbarazzato. – Ma in tutta franchezza non posseggo la chiave per migliorare la situazione. -.

- Potremmo vendere tre dei nostri maiali, madre. – suggerì Ralph. – Insieme ai nostri due asini. Sono certo che potremmo ricavarne un buon guadagno. -.

Tre grassi maiali e due asini in forza avrebbero certamente fatto gola a molti, pensò Frau Zermann.

- Ma come farete tu e tuo fratello nei lavori senza l’aiuto degli asini? -.

- Ce la caveremo madre. Siamo forti. – rispose Grinch.

Frau Zermann annuì, ancora poco convinta. L’idea del suo figlio maggiore era certamente buona e tuttavia la donna, pur avendo un disperato bisogno di soldi, era talmente mossa dall’avidità da non acconsentire volentieri a vendere le proprie bestie.

Frau Zermann non era soltanto una donna avida, ma anche temprata dalla vita, una donna pratica abituata a guadagnarsi il pane lavorano duramente, una donna che aveva cresciuto i suoi due figli quasi completamente da sola dopo la prematura morte del marito. Tutto ciò che aveva l’aveva pagato a suon di sudore e lacrime e per tale motivo non lo cedeva con facilità.

Stava appunto riflettendo sull’accettabilità della proposta del figlio maggiore quando qualcuno bussò alla porta della vecchia casa. Quando aprì, Frau Zermann si disse che doveva trattarsi della fortuna stessa.

Una giovinetta dai lunghi capelli biondi e l’aria ingenua se ne stava composta sulla soglia, portando con sé un rarissimo e preziosissimo unicorno!

- Buonasera signora. – la salutò cordialmente Lyse.

- Buonasera a te, piccina. – ricambiò lei, con voce rapita.

Gli occhi brillavano di cupidigia nell’osservare quella bestia che avrebbe fruttato molto più della loro intera e modesta fattoria.

- Ti sei forse persa? – continuò la donna, con una voce mielosa che fingeva preoccupazione.

- Mamma, chi è? – intervenne Grinch a gran voce.

- Una gradita ospite, figliolo. – rispose la donna, per poi tornare a focalizzare la propria attenzione su Lyse. – Come posso esserti utile, cara? – le domandò.

Lyse non aveva esperienza del carattere umano e non si rese conto dei malevoli propositi della donna. Prima che potesse rispondere, Ralph si affacciò alla porta e anche lui ignorò completamente quella fanciulla sprovveduta per concentrarsi sul ben più importante unicorno. Quanto poteva valere?

- Buongiorno anche a voi, signore. Io sono Lyse che viene dal cielo. Temo di essermi persa e necessito di un tetto e di un pasto caldo, per me e per Tuxìn. -.

Aveva un tono di voce gentile, educato, quasi sottomesso, che avrebbe intenerito anche i cuori più duri, ma Frau Zermann non si lasciò impressionare e cominciò a elaborare un piano per sottrarre l’unicorno a quella ragazzina. Infine anche Grinch ed Ernest Kann decisero di dare un’occhiata a qualsiasi persona fosse riuscita a conquistare così rapidamente l’attenzione della vecchia.

- Ma certo. – acconsentì Frau Zermann. – Noi non siamo cattive persone, dico bene, Ernest? -.

- Assolutamente. – rispose l’uomo, deciso ad assecondarla. – Conosco Frau Zermann e i suoi figli da molto tempo e posso garantire sulla loro onestà. – lo affermò col tono sicuro di chi sta quasi giurando.

Lyse sorrise, contenta di aver trovato subito una famiglia tanto raccomandabile pronta ad accoglierla. Così si assicurò che Tuxìn fosse messo al sicuro in una stalla e poi entrò nella casa pronta a mettere qualcosa sotto i denti.

Non aveva mai visto un’abitazione umana e studiò attentamente la cucina, costituita da un tavolo rotondo, da delle sedie dagli schienali di legno intagliato, molto robusto, una grande credenza di un legno più chiaro e un allegro focherello scoppiettante sul quale era sospeso un enorme calderone che ribolliva rumorosamente. Poco più sopra, degli strani rotoli legati molto stretti.

- Sono cose da mangiare? – domandò Lyse, curiosa.

- È un brodo di verdura. Gli altri sono salami. – rispose affabile Frau Zermann. – Ma perché non ti siedi e mangi con noi? -.

Lyse acconsentì con piacere, mentre i tre uomini si stavano ancora chiedendo quale fosse l’astuto piano tessuto dalla donna.
La fanciulla indovinò che quanto aveva davanti non dovesse essere un piatto particolarmente elaborato, eppure ne apprezzò il calore e il sapore salato, così diverso da ciò che era abituata a mangiare nel cielo. Si complimentò con la donna per le sue doti culinarie e le domandò se cucinare fosse il suo mestiere.

- No, quello è il mestiere dei cuochi. – spiegò pazientemente Frau Zermann.

- E qual è il vostro? – la incalzò Lyse, che voleva sfruttare al massimo quell’occasione per imparare il più possibile.

Tutti e quattro si prodigarono allora ad accontentarla e a spiegarle come si svolgesse il lavoro nella fattoria, parlandole dei duri ritmi di vita, degli animali, degli attrezzi necessari e di come si fossero evoluti nel tempo.
Lyse ascoltò tutto in silenzio, facendo tesoro di ogni parola che usciva dalla loro bocca.
Forse era quello che intendevano nel cielo quando dicevano che nel Mondo Di Sotto andavano avanti: inventavano oggetti per migliorare la propria condizione. Ne fu affascinata, nel cielo non si inventava mai nulla di nuovo.
Infine fu la padrona di casa a interrompere quell’interrogatorio incessante.

- Cara, ora sai praticamente tutto di noi, ma noi non sappiamo nulla di te. – le fece notare.

- È vero. – annuì con decisione Lyse. – Ma se volete posso raccontarvi qualcosa! – si offrì.

La donna ne approfittò per domandarle che cosa intendesse quando diceva che veniva dal cielo. Non era soltanto curiosità la sua, ma celava piuttosto l’obiettivo di saperne di più su quella misteriosa ospite che possedeva un unicorno e sulle sue eventuali capacità magiche che avrebbero potuto complicare il suo piano. Poteva anche essere una strega, nel qual caso sarebbe stata una disgrazia!

Purtroppo non poté evincere molto al riguardo, dal momento che Lyse trascorse la maggior parte del tempo a descrivere i luoghi in cui viveva piuttosto che le capacità dei suoi abitanti. La donna provò ancora con una domanda più mirata, ma Lyse parve non capire. Non sapeva che cosa fossero i poteri, per lei era probabilmente normale fare cose che per gli umani non lo erano, come per esempio, stare sdraiata sulle nuvole.

- Quindi non sei malvagia come una strega? – domandò Grinch.

La madre lo fulminò con lo sguardo.

- Non offendere la nostra ospite! – lo picchiò con un mattarello.

- Non mi ha offesa, signora. Cos’è una strega? -.

Fu Herr Kann a rispondere con tutta la tranquillità del mondo.

- Non lo sai? Sono donne malvagie che girano con gatti neri e che lanciano sortilegi e maledizioni sugli ignari passanti. Ma il nostro esercito ci tiene al sicuro: i cavalieri le scovano, le catturano e le uccidono. -.

Lyse sembrò impressionarsi.

- Sembra terribile! – commentò. – No, io non ho gatti neri, vado in giro solo col mio unicorno, Tuxìn. -.

Frau Zermann non era in grado di discernere se quell’atteggiamento fosse dettato da un principio di sospetto nella fanciulla che faceva la finta tonta, oppure se un po’ tonta lo fosse davvero.

- Come mai sei scesa dal cielo? – la incalzò Grinch, sinceramente interessato.

- Perché sono in missione. – rispose Lyse. – Devo recuperare una palla che è caduta di sotto a me e alle mie compagne. Ma per riaverla devo sopravvivere nel mondo umano per una settimana senza perdere la… com’è che si chiamava? Virgineità, ecco. -.

- Vuoi dire verginità, cara. – la corresse automaticamente Ernest.

- Esatto, è proprio quella la parola! – esclamò Lyse, contenta. – Ma che cos’è, Herr Kann? -.

Quella domanda fece andare l’acqua di traverso a più di un commensale, mentre Ernest diventava rosso come il sole al tramonto.

- Beh, ecco… io direi che la verginità è una virtù collegata alla nascita dei bambini. -.

- Ooooh! – Lyse si protese verso di lui, affascinata. – E come nascono i bambini? -.

- Non… non sono domande che si fanno. – replicò l’uomo visibilmente in imbarazzo.

- Oh. – Lyse si ritrasse sulla propria sedia, delusa e mortificata, abbassando lo sguardo. – Mi dispiace, Herr Kann, non volevo essere maleducata. -.

- Suvvia, non ha chiesto nulla di strano, in fondo è la cosa più naturale del mondo. – tagliò corto Frau Zermann, che vedeva in quella curiosità la prova perfetta per verificare la scaltrezza della giovane. – Li portano gli uccelli, cara. Sto parlando delle cicogne, naturalmente. Per non perdere la verginità basta che tu eviti di incontrare una cicogna. -.

Lyse si portò una mano alla bocca. Mica facile per una come lei che non sapeva dove andava, non sapeva quante cicogne avrebbe potuto incontrare e, a dirla tutta, non avrebbe saputo nemmeno riconoscerne una. Ralph intuì la sua confusione e fu così gentile da descriverle l’animale.

- E nel caso ne incontrassi una per sfortuna? – domandò Lyse, in ansia.

- Tu ignorala. – le suggerì Frau Zermann. – Non rivolgerle la parola e non perderai la tua cara verginità. Soprattutto, fai in modo che non ti becchi. -.

Era una fandonia bella e buona, la storia più vecchia che si raccontava ai bambini quando cominciavano a porre strane domande imbarazzanti, ma la fanciulla la bevve completamente. Persino Grinch giunse alla conclusione che a quella fanciulla dovesse mancare qualche rotella e che sottrarle l’unicorno sarebbe stato come rubare la caramella a un bambino.

Herr Kann ritirò le poche stoviglie dal tavolo e le ripose nel lavabo, mentre Ralph condusse Lyse nella sua stanza al piano di sopra perché vi trascorresse la notte, assicurandole che gliela cedeva molto volentieri e che per qualunque cosa desiderasse lo avrebbe trovato vicino al focolare nella cucina. Lyse lo ringraziò sentitamente prima di ammirare il modesto letto a una piazza con una coperta di sargia, il baule con gli angoli rinforzati in ferro, le tende di un bel colore blu e il piccolo tavolino accanto al letto sul quale si trovava una candela ormai quasi del tutto consumata. Il letto non era morbido come le sue nuvole, ma appena si sedette Lyse ne apprezzò il tepore.
Il suo primo giorno nel Mondo Di Sotto era concluso e lei aveva già scoperto fiori colorati, nuovi sapori, aveva incontrato persone gentili che l’avevano accolta offrendole del cibo e aveva capito cosa fosse la verginità, come fare a non perderla e che doveva fare molta attenzione alle streghe.

Il suo pensiero andò poi a Tuxìn e si chiese se anche la stalla fosse dotata di pesanti tende in grado da ripararlo dai freddi spifferi notturni.
Si disse che di certo i suoi quattro benefattori si stavano prendendo cura del suo unicorno: erano così affabili e a quanto aveva capito erano abituati a trattare con gli animali. Tuttavia non riusciva a sentirsi tranquilla: non si separava mai da Tuxìn ed era solita dargli una carezza della buonanotte prima di andare a dormire.

Si rallegrò ricordandosi che quel Ralph le aveva garantito che l’avrebbe aiutata in ogni cosa e allora uscì dalla camera diretta in cucina per chiedergli di poterla portare per qualche minuto dal suo Tuxìn. Sentì un vivace chiacchiericcio provenire dal tavolo dove prima avevano mangiato.

- Non sappiamo se abbia poteri per difendersi. -.

Riconobbe la voce della padrona di casa e intuì che stessero parlando di lei. Sapeva che origliare era una cosa sbagliata, ma d’altronde anche interrompere una conversazione non era molto più educato. Esitò.

- C’è un altro modo per sottrarle l’unicorno. -.

A quelle parole Lyse decise di restare nascosta dietro l’angolo, proprio accanto alle scale. Volevano rapire Tuxìn e lei non poteva permetterlo! Era orripilata! Come potevano quelle persone essere cattive?

- Dicci, mamma. – la incoraggiò Grinch.

- Fuori è ventoso, ma non molto freddo. Aspetteremo la notte fonda, quando saremo sicuri che lei sia addormentata, e fuggiremo con l’unicorno per venderlo al re. Le trattative saranno a nostro vantaggio e Sua Maestà ci ricoprirà d’oro, vedrete. – gli occhi le si illuminarono a immaginare le sete preziose e i gioielli che avrebbe posseduto. – Abbandoneremo la ragazza qui. – concluse.

- Ma potrebbe essere legata all’unicorno. – osservò Ralph. – Potrebbe essere in grado di seguirci. -.

- Temo che sia troppo sciocca per farlo. – commentò Herr Kann.

- Che sia sciocca è fuor di dubbio. – concordò Ralph. – Ma, come diceva giustamente nostra madre, potrebbe avere dei poteri nascosti. -.

Frau Zermann rifletteva. Le osservazioni di suo figlio era corrette, come al solito. Ma per scortare l’unicorno fino al re senza che nessuno lo rubasse aveva bisogno anche delle sue astuzie e della forza di Grinch. Avrebbe potuto lasciare Herr Kann a occuparsi della fanciulla, ma l’uomo non avrebbe mai accettato di farli andare da soli col rischio che non tornassero con l’oro e che scappassero lontano senza dividerlo con lui.
No, non c’era che una cosa da fare: fidarsi del buon senso di Ralph per il viaggio e le trattative e restare alla fattoria fino al giorno successivo per occuparsi della ragazza del cielo.

- Me ne occuperò io. – concluse. – Domani mattina mi farò trovare in lacrime piangendo la fuga dei miei scellerati figli scappati con l’unicorno. Lei vorrà senza dubbio mettersi sulle vostre tracce e io l’accompagnerò, portandola nella direzione opposta alla vostra. Lei non si accorgerà mai dell’inganno e al momento giusto l’abbandonerò nel bosco. -.

Lyse fece un passo indietro, terrorizzata da quella prospettiva. Tuxìn in mano di sconosciuti e lei abbandonata nel bosco! No! Non poteva finire in quel modo. Doveva raggiungere il suo unicorno e scappare, ma per uscire dalla casa doveva passare dalla cucina e l’avrebbero vista.

Riuscì a trovare un solo modo per venire fuori da quella brutta situazione. Nonostante si fosse ripromessa di non utilizzare subito il dono dell’Unicorno Nero, Lyse si ripeté che quella era una situazione di assoluta emergenza e senza ulteriore indugi tirò fuori il primo crine.

- O mia splendente goccia di cielo, ti prego avvera il mio desiderio! Desidero quatta quatta fuggire, senza che alcuno lo debba scoprire. – recitò sottovoce.

Il crine si illuminò e Lyse lo gettò sotto le scale, nella cucina. Le chiacchiere si interruppero all’improvviso. Lyse si affacciò per vedere che cosa fosse successo e rimase sbalordita nel vedere che i quattro si erano completamente immobilizzati nelle posizioni in cui si trovavano. Era uno spettacolo grottesco: parevano pietrificati e se ne stavano fermi come statue, con le bocche aperte in espressioni raccapriccianti e le braccia tese ad accompagnare parole non più pronunciate.

Senza attendere un secondo di più Lyse si precipitò giù per le scale e uscì in balìa del vento sferzante. Raggiunse la stalla e liberò Tuxìn, sul dorso del quale era stata messa una coperta. Lyse decise di non gettarla via, in quanto avrebbe potuto essere utile e gli saltò agilmente in groppa.

- Via, Tuxìn. Questi umani dicono le bugie e sono cattivi e avidi. Volevano rapirti! Al galoppo! – lo spronò.

Ripetendosi che non avrebbe dovuto mai più fidarsi delle parole di un umano e che le apparenze ingannavano, Lyse si perse nel buio della notte.

-

Ringrazio moltissimo hula1994 per aver inserito la storia tra le seguite!

Buona serata a tutti,

Mel

  
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