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Autore: AriaJaneRothfeller    19/01/2018    1 recensioni
Jane vive a Londra in un piccolo quartiere fatto di alberi verdi e villette a mattoncini rossi, la sua è una vita tranquilla come quella di tante diciassettenni, le sue preoccupazioni più grandi sono quelle di passare i test di biologia e matematica, la sua unica via d'uscita dalla routine sono i suoi amati libri, almeno fin quando non decide di seguire un misterioso sconosciuto dai capelli chiari.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 3

 

Era circa da mezz’ora che Dante girava a vuoto per le strade del quartiere, strade illuminate solamente dalla flebile luce giallastra dei lampioni che le percorrevano. Non era riuscito a fare nulla, la sua prima missione, il suo primo incarico, così tanto desiderato, si era rivelato un totale fallimento. Cominciò a pensare che la colpa non era interamente sua, ma anche di suo padre, insomma, cosa si poteva dedurre da una parete d’asfalto? Niente. Magari gli era stata assegnata con il preciso scopo di farlo fallire, così che il Consiglio si sarebbe opposto al suo intervento futuro nei loro affari, probabilmente era proprio questo l’intento di Lorenzo.
No. Doveva smettere di pensare a certe cose, erano pensieri ignobili, soprattutto se rivolti al proprio padre.
Sospirò. Alzò lo sguardo su una vetrina di una libreria per vedersi riflesso, lo faceva spesso quando era sovrappensiero, era come se, in qualche modo, lo aiutasse a riordinare le idee.
Dal riflesso del vetro scorse una figura sfocata nascondersi frettolosamente in un vicolo, lo stavano seguendo.

Bene.
Dante sorrise beffardo.
Non sarebbe tornato a mani vuote.

<< Sarah, sai dov’è Jane? >> Chiese Mike entrando in cucina.
<< Non è con Lucas? >> Gli chiese lei mentre era intenta a preparare la cena.
<< Sì, ma dovrebbe essere già rientrata da un pezzo >> Rispose Mike. Iniziò a camminare per la cucina cercando di non pensare a Jane lì fuori, al buio. Sentiva un peso sul torace.
<< Mike, rilassati, sono ragazzi, magari c’è una buona motivazione per il suo ritardo, non credi? >> Sarah lo guardò alzando un sopracciglio.
<< Non ti capisco >> Confessò Mike.
Sarah alzò gli occhi al cielo, possibile che gli uomini fossero così ciechi?
<< Okay, diciamo che secondo me più che un appuntamento di studio il loro è stato un appuntamento romantico, anzi ne sono sicura. Possiamo concederle qualche minuto di ritardo! >> Gli spiegò.
<< Appuntamento romantico? Jane? Jane e Lucas? >> Mike sembrava più confuso di prima.
<< Sì, Mike, Jane e Lucas >> Gli rispose Sarah seccata.
<< Io la chiamo >> Annunciò mentre prendeva il telefono dalla tasca posteriore dei Jeans.
<< Fallo e ti spezzo le ossa >> Lo minacciò.

Jane si nascose in fretta, perché si era fermato? Forse per vedere che viso avesse indosso, magari cambiava aspetto più volte al giorno e non si ricordava quale fosse al momento.
Ma che idea stupida!
Sembrava decisamente poco probabile.
Che cosa le aveva detto il cervello? Seguire un perfetto sconosciuto! L’ennesima idea stupida. Era pericoloso, soprattutto considerando che lo aveva visto rincorrere una ragazza. Allora perché si sentiva così eccitata? Con il cuore che le batteva all’impazzata e l’adrenalina a livelli sovrumani, le piaceva. Le piaceva la sensazione del sangue gelato nelle vene, le piaceva sentire le gambe formicolare e il respiro corto, si sentiva come le protagoniste dei libri che tanto amava, il che, probabilmente, rendeva la sua stolta decisione di seguirlo ancora più stupida, ma la cosa ancora peggiore è che non le importava, non le importava neanche che non le importava. Il suo unico pensiero era seguirlo.
Si affacciò sulla strada, notò che il ragazzo aveva ricominciato a camminare, lo seguì stando attenta a mantenere una certa distanza e facendo meno rumore possibile.
Il ragazzo svoltò alla fine della salita, Jane fece lo stesso pochi secondi dopo, ma lui non c’era, si fermò.

Oh. E adesso?
Non si diede una risposta dato che venne scaraventata al muro e bloccata da due braccia forti.
Per istinto chiuse gli occhi, durante l’impatto diede una botta alla testa che ora le faceva male. Si divincolò nel tentativo di liberarsi.
<< Stai ferma! >> Le intimò l’aggressore.
Jane lo guardò in faccia, era lui. Rimase incantata per qualche secondo, aveva il viso più bello che avesse mai visto…
Si riprese subito, per sua fortuna si sapeva controllare.
<< Che diavolo fai?! >> Sbottò.
<< Chi sei? Perché mi segui? >> Le chiese Dante impaziente.
<< Chi vorrebbe saperlo? >> Chiese di rimando Jane.
<< Non scherzare, non sei nella posizione per farlo >> La ammonì.
Lei strinse i denti, fulminandolo con lo sguardo, tuttavia era consapevole che aveva ragione.
<< Allora, perché mi stai seguendo? Sei una mutaforma? Un’alleata di Marcus? Dimmi di lui, avanti! >> La interrogò.
<< Ma di che parli? >> Gli chiese lei confusa.
<< Rispondi! >> Strillò spingendola ancora di più.
<< Lo farei se sapessi di cosa stai parlando! Lasciami! >> Gli urlò lei.
<< Non ti lascio scappare >> Le disse.
<< Non ho intenzione di scappare! Sono stata io a seguirti, ricordi? O soffri di amnesia? >> Gli rispose sarcastica.
Dante sorrise, non riuscendo a trattenersi, trovava buffo il suo tono arrogante, certamente non era una che abbassava la testa, non riusciva a capire se lo irritava o se l’ammirava.

Oh, fantastico! È anche lunatico. Pensò lei.
Si decise a liberarla dalla presa.
<< Finalmente >> Disse Jane.
<< Adesso mi dici cosa sei? >> Le chiese lui, sollevato nel vedere che non tentava di fuggire, non che avesse avuto scampo, l’avrebbe
raggiunta e catturata nuovamente.
<< In che senso? >> Le chiese lei, cominciava a chiedersi se il ragazzo avesse tutte le rotelle a posto.
<< Elementale, viaggiatrice, stregone, mutaforma…? >> La spronò.
L’espressione di Jane era chiara, esprimeva tutto il suo stupore e la sua confusione.
Dante, leggendole sul volto che cosa le passava per la testa, le chiese:
<< Hai idea di quello che sto dicendo? >>
Lei fece di no con la testa, mantenendo la stessa espressione.
<< Allora perché mi seguivi? >> Le chiese, ora era lui ad essere confuso.
Jane si risvegliò da quello stato come colpita da un fulmine.
<< Perché ti ho visto! >> Quasi urlò.
<< Come? >> Le chiese.
<< Ti ho visto rincorrere quella ragazza! Oggi pomeriggio. Hai cambiato aspetto, non dirmi che non è vero, l’ho visto, prima avevi la barba ed eri più grande! Poi sei sparito nel nulla! Come diavolo hai fatto a sparire nel nulla?! >> stava parlando velocemente, aveva troppi pensieri e troppe domande.
<< Tu l’hai visto! >> Dante sentì la scintilla della speranza accendersi dentro di lui.
<< Ti ho visto, si >> gli disse.
<< No, non ero io, era un mutaforma >> guardò altrove pensando a come potesse estrapolarle informazioni. << Aspetta un attimo, come hai fatto a vederlo? Come fai a vedermi? >> chiese più a sé stesso che a lei, rendendosi conto che per via della malia doveva risultare invisibile agli occhi umani, magari la malia era difettosa? No, la ragazza aveva visto Tamira scappare ed il mutaforma rincorrerla per poi teletrasportarsi con le sue sembianze, c’era qualcosa che non andava, doveva assolutamente portarla a Buckingham Palace.
<< Tutto bene? >> gli chiese lei vedendolo sovrappensiero.
<< D’accordo >> disse lui in un sussurro. Prese dalla tasca della giacca una catena dorata che si chiuse sul polso di Jane.
<< E questa che roba è? >> chiese cercando di togliersela di dosso.
<< Catene incantate, nel caso dovesse venirti la malsana e mortale idea di fuggire >> spiegò Dante.
<< Mortale? Ma che gentiluomo >> lo canzonò lei arrendendosi al fatto che non sarebbe riuscita a togliere il braccialetto.
<< Come ti chiami? >> le chiese lui.
Jane lo squadrò da testa a piedi.
Dante sollevò un sopracciglio in attesa della risposta.
<< Jane >> gli rispose dopo qualche attimo.
<< Io sono Dante, piacere, ora devi venire con me >> le afferrò la mano e si incamminò.
<< Io non vengo da nessuna parte >> gli disse Jane liberandosi bruscamente dalla sua presa, il braccialetto scottava. Jane lo ignorò.
Dante alzò gli occhi al cielo, perché nessuno lo ascoltava?
<< Da quanto tempo vedi cose strane? >> Le chiese.
<< Due giorni >> Gli rispose. << Ma perché le vedo? >> Gli domandò.
<< Vorrei saperlo anch’io, non vuoi delle risposte? >> Cercò di persuaderla.
<< Certo! >>
<< Allora devi venire con me >>

La sala del Consiglio era la stanza più grande di Buckingham Palace, la stanza più importante di tutta Londra. Era una sala molto ampia e luminosa, arredata con mobili di preziosi e tende di stoffe pregiate. Il lampadario in cristallo era posizionato al centro della stanza, proprio sopra il grande tavolo ovale. Era lì che sedevano i membri del Consiglio, con il capo del Consiglio di Londra seduto ad una delle due estremità. Proprio in quel momento si stava tenendo una riunione ufficiale.
<< Come sapete abbiamo ricevuto delle lettere dal Consiglio Superiore >> A parlare era Donna Hastings, l’attuale capo del Consiglio. Era una donna sulla sessantina, con lunghi capelli argentati e occhi chiari. Aveva un’aria risoluta e decisa, molti membri avevano timore di lei. << Le informazioni di cui i nostri superiori sono venuti a conoscenza sono spaventose >> Dichiarò.
<< Venga al punto, non abbiamo tutto il giorno >> La sprono James, che non era tra coloro che la temevano.
<< Le consiglio di chiudere la bocca James, o ne risponderete personalmente >> Lo ammonì Donna in tono severo.
<< Ma che ti salta in testa? >> Sussurrò Henry a James, cercando di trattenere una risata.
<< Come stavo dicendo >> Riprese Donna. << Sono giunte delle voci secondo le quali Marcus Rowland stia formando un suo esercito >>
Alcuni dei sessanta membri sobbalzarono alle parole della loro superiore. Un brusio preoccupato si fece largo tra le mura della sala.
<< Queste voci sono fondate? >> Chiese Lorenzo interrompendo il brusio.
<< Sappiamo che Marcus ha già minacciato l’integrità del consiglio vent’anni fa, prima di sparire, giurando di portarci alla rovina. Anche delle semplici voci dovrebbero bastare per allarmarci >> Gli rispose Donna, rivolgendosi all’intero Consiglio.
<< E che cosa intende fare? >> Chiese un’elementale.
<< Dobbiamo scoprire se i sospetti che il Consiglio Superiore nutre sono fondati, seguiremo delle nuove piste ed addestreremo i nostri guerrieri al meglio delle loro capacità >> Rispose Donna mantenendo un tono fermo.
<< Sembra che ci stiamo preparando per affrontare una guerra >> Si sentì dire da uno dei viaggiatori.
<< No, non sono le nostre intenzioni, ma se dovessimo subire un attacco i nostri soldati devono essere pronti a difenderci >> Li rassicurò Donna.
<< E, ditemi, che cosa farete se i sospetti si rivelassero effettivamente fondati, mia cara? >> Le chiese James.
<< Porti rispetto signor Collins, è l’ultimo avvertimento >> Lo riprese lei.
<< Risponda alla mia domanda >> Insistette lui.
<< Faremo ciò che è necessario >> Disse Donna.
<< Cioè? Uno sterminio? Avete intenzione di porre fine a delle vite innocenti? >> James era arrabbiato, furioso, ma cercava di nasconderlo quanto più possibile.
<< Se sono con Marcus non si possono definire innocenti >> Intervenne Henry, che ricevette uno sguardo d’approvazione dalla sua superiore.
<< Non possiamo saperlo! Crede di avere potere decisionale anche sulla vita o sulla morte delle persone? Perché non è così! >> Insistette James.
<< Si calmi James! >> Gli ordinò Donna. << Se ci tiene a saperlo gli ordini del Consiglio Superiore sono quelli di uccidere ogni mutaforma che ci capita tra le mani, decidendo di accertarmi della loro colpevolezza sto mettendo in pericolo la mia carica e quella di tutti voi, quindi non mi venga ad accusare di simili sciocchezze! >>
La confessione di Donna bastò ad azzittire James e tutti gli altri uomini seduti a quella tavola.
<< Un’ultima cosa >> Aggiunse Donna. << Per non scatenare il panico tra gli invisibili queste informazioni dovranno rimanere segrete >>
<< Non avevo dubbi >> Sussurrò seccato James.

<< Quindi tu sei, una… una specie di mago? >> Cercò di capire Jane.
<< No, io viaggio nello spazio-tempo, gli stregoni sono più simili al concetto umano di mago >> le spiegò Dante.
<< Concetto umano di mago >> ripeté Jane. << Wow, sembra di parlare con un essere superiore >> disse sarcastica.
Dante non rispose, continuò a camminare come se non avesse sentito.
<< Posso sapere dove stiamo andando? >> gli chiese allora Jane.
<< A Buckingham Palace >> rispose Dante.
<< Come? Quel Buckingham Palace? >> Jane non riusciva a crederci, tutta quella storia era assurda. Viaggiatori nel tempo,
stregoni, elementali… se non avesse visto con i suoi occhi quello di cui queste persone erano capaci, non ci avrebbe mai creduto.
<< Quanti Buckingham Palace conosci? >> le chiese Dante sarcastico.
Jane alzò gli occhi al cielo.
Lui sollevò un angolo della bocca in un mezzo sorriso.
<< Comunque è una parte nascosta del palazzo >> le disse poi.
<< Come una parte sotterranea? >> chiese Jane.
<< No, è in piena vista, ma le malie di protezione impediscono che si noti >> le spiegò.
<< Malie? Stai scherzando? >> gli chiese con tono scettico.
<< No, ne ho una anch’io, è per questo che non dovresti vedermi >> le rispose Dante con massima naturalezza.
<< Ne aveva anche quella ragazza? È per questo che nessuno riusciva a vedere che cosa stesse succedendo? >> gli chiese.
<< Quella ragazza si chiama Tamira >> la informò << E sì, le malie sono d’obbligo per tutti gli invisibili >> le rispose.
<< Come quella bambina a Hyde Park >> disse tra sé e sé.
Jane era talmente sovrappensiero che non si rese conto di aver percorso tutta Palace Street, né di essere difronte all’entrata del palazzo reale. Aveva il respiro corto, sentiva dei brividi percorrerle tutta la schiena fino alla nuca sulla quale le si rizzarono i capelli. Lo stava facendo davvero? Stava entrando a Buckingham Palace con un perfetto sconosciuto? Sì, lo stava facendo. Non che avesse molta scelta, ogni volta che si azzardava a pensare di girare i tacchi ed andarsene la catenina iniziava a bruciarle la pelle intorno al polso, sospettava che se sé ne fosse andata sarebbe finita carbonizzata.
<< Vieni >> le intimò Dante, che iniziò a camminare superandola.
Jane lo raggiunse a passo svelto, fiancheggiandolo.
<< Bevi questa >> le ordinò poi passandole una provetta contenente un liquido trasparente.
<< No che non la bevo >> disse lei.
<< Sì che la bevi, è una malia, le guardie non devono vederti >> le spiegò.
<< Come faccio ad esserne sicura? >> chiese alzando un sopracciglio con aria interrogativa.
Dante si fermò, tolse il tappo alla provetta e se la portò alle labbra, bevendone un piccolo sorso, guardò poi Jane spazientito.
<< Tocca a te >> le disse porgendole il piccolo contenitore.
Jane lo prese, osservò per un po’ la provetta, se l’aveva bevuto anche lui non poteva farle del male. Mandò giù il liquido tutto d’un fiato, la cosa che la sorprese è che la malia non avesse sapore, sembrava di star bevendo dell’acqua, solo un po’ più densa.
<< Buona? >> le chiese mentre superavano il cancello.
<< Insipida >> gli rispose facendolo ridere.
Entrarono nel palazzo, come da programma nessuno li aveva visti. Dante, ovviamente, era abituato, ma a Jane fece uno strano effetto.
Superarono l’ingresso trovandosi davanti ad un immenso portone nero che stonava con il resto del Palazzo. Sulla sommità del portone vi era incisa in oro una frase: Dulce bellum inexpertis, expertus metuit.
<< È latino >> le disse Dante.
<< Sì, lo so >> gli rispose. << La guerra è dolce per chi non ha esperienza, l’esperto la teme >> tradusse senza staccare gli occhi dalle parole.
Dante ne rimase colpito.
<< Esatto, è il credo del Consiglio >> spiegò. << O lo era… >> disse poi sospirando.
Lei spostò gli occhi su di lui, osservandolo con uno sguardo interrogativo.
Dante si riprese dallo stato di trans in cui era caduto ed aprì il portone. Entrò tenendo la porta aperta per Jane.
<< Questa quindi è la parte nascosta? >> gli chiese.
<< Sì, ti porto nella sala del Consiglio, stanno tenendo una riunione, ma la tua questione è più importante >>

La discussione tra i membri del consiglio fu bruscamente interrotta da Dante che spalancò la porta d’ingresso attirando gli sguardi di tutti su di lui.
Non era permesso agli invisibili al di fuori del Consiglio di stare nella sala delle riunioni, figurarsi entrare mentre i membri sono riuniti per discutere di argomenti che dovevano restare segreti. Stava infrangendo le regole, il sangue gli si gelò nelle vene procurandogli un formicolio sui palmi delle mani e sugli avambracci, sentiva una pressione sul petto, come se l’aria fosse diventata più densa, più difficile da respirare. Nonostante ciò sostenne gli sguardi di rimprovero delle persone nella stanza a testa alta.
Spostò lo sguardo su suo padre, Lorenzo ribolliva di rabbia.
Tutti gli uomini seduti a quel tavolo lo guardarono allibiti e con rimprovero, ma lui ricambiò con sguardi ancora più severi che costrinsero alcuni di loro a voltarsi verso Donna.
<< Lorenzo, non è vostro figlio il giovane che è appena entrato? >> gli chiese Donna senza staccargli gli occhi di dosso.
<< Sì, e non ho la minima idea di cosa gli sia passato per la testa >> gli rispose Lorenzo fulminando Dante con lo sguardo.
<< C’è una questione urgente sulla quale dovete essere informati >>disse Dante con la massima fermezza e autorevolezza di cui era capace.
<< Dante, abbiamo da fare, questo non è né il momento né il luogo >> Lo liquidò suo padre.
<< Ha detto che è urgente, io direi di ascoltarlo >>Lo difese James, facendogli poi l’occhiolino, Dante gli sorrise riconoscente. << O non vi importa di quello che i nostri migliori guerrieri hanno da dire? >> Chiese a Donna puntando gli occhi chiari nei suoi.
Donna guardò James con severità e rimprovero, per poi spostare lo sguardo su Dante.
<< Parla >> Gli ordinò.
<< Durante la missione ho trovato una ragazza… >> Incominciò a raccontare.

No, io ho trovato te. Pensò Jane. Era rimasta vicino alla porta d’ingresso, lontana dagli occhi dei membri, come le aveva suggerito
Dante.
<< Un’umana >> Continuò. << Ha visto Tamira e Derek usare i loro poteri questo pomeriggio e ha visto me indagare durante la missione nonostante fossimo tutti protetti dalle malie >>
<< Come?! Com’è possibile? >> Donna sembrava allarmata.
<< Non lo so, è per questo che ve lo sto dicendo >> Le rispose Dante.
<< Come fai ad essere sicuro che fosse umana? >> Gli chiese Henry.
Già, come? Non lo sapeva, lo aveva dato per scontato, era talmente concentrato sulla missione e sulla sua scoperta che il pensiero che Jane stesse mentendo non lo aveva neanche sfiorato. Come aveva potuto commettere un simile errore?! Lui che era sempre così attento! Così sveglio! Che cosa avrebbe detto ora al Consiglio?
<< Non lo sono, ma non può fuggire fin che non decido di toglierle la catena incantata >> si giustificò.
<< Vede? Ha catturato una creatura sospetta senza lasciarle via di fuga e l’ha consegnata direttamente a lei, direi che la sua prima missione è stata un successo >> disse James continuando a difendere il ragazzo.
<< E comunque lo sono >> Dichiarò Jane entrando nella sala, mostrandosi agli occhi degli uomini lì seduti. Non ce la faceva più a restare in disparte mentre dozzine di persone parlavano di lei.

I membri del consiglio si stupirono nel vederla entrare, alcuni addirittura sobbalzarono. Jane poteva intuire i loro pensieri dalle espressioni di disapprovazione che avevano, soprattutto la donna dai lunghi capelli grigi, probabilmente aveva commesso un passo falso, ma non poteva neanche rimanere dietro quella porta per tutto il tempo, no? Non ora che era così vicina ad ottenere delle risposte, non ora che la sua realtà era stata bruscamente capovolta, cancellata e riscritta.
<< Dante, che cosa… >> Iniziò suo padre, ma venne interrotto.
<< Lei è Jane, la ragazza di cui vi parlavo >> Spiegò al Consiglio.
<< Sei stato avventato a portarla qui, potrebbe essere una spia >> Lo rimproverò un elementale.
<< Spia? >> Chiese Jane confusa, ma venne ignorata.
<< Potrebbe, ma lo sapremo con certezza dopo averla interrogata con la malia della verità >> Disse Dante.
Jane lo guardò con rimprovero. Si aspettava che volessero interrogarla, lei al loro posto avrebbe fatto lo stesso, ma ricorrere a una… malia?
Dante si accorse del suo sguardo.
<< Tranquilla, se quello che mi hai raccontato è vero, non hai nulla da temere >> Le sussurrò rassicurandola.
<< Era il tuo piano fin dall’inizio? >> Gli chiese.
<< No, mi è venuto in mente qualche attimo fa >> Le rispose con disinvoltura.

Ma che bastardo! Pensò, anche se il suo modo di fare la intrigava.
Dante notò che James stava armeggiando con il suo smartphone, conoscendolo stava avvertendo Tamira dell’arrivo di Jane.
<< E sia, procediamo >> Decretò Donna. << Henry >> Lo chiamò.
Henry, che sapeva già cosa fare, si alzò dalla sedia e uscì dalla stanza.
<< Sta andando a prendere il siero della verità? >> Chiese Jane a Dante.
<< La malia >>La corresse lui. << Sì >> Rispose poi.

Tamira era nel laboratorio di Henry insieme a Will che stava sfogliando un librone dalle pagine ingiallite con l’intenzione di trovare qualche incantesimo che potesse aiutarlo con il suo progetto.
<< Trovato niente? >> Gli chiese mentre giocava con uno degli anelli passandoselo tra le dita. Non ci aveva fatto troppo caso fino a quel momento, ma gli anelli temporali avevano un certo stile, con quella placcatura in oro e i numeri romani da uno a dodici incisi sulla circonferenza.
<< Non ancora >> Le rispose Will senza staccare gli occhi dalle pagine.
<< Mi piacerebbe poterti aiutare >> Gli disse Tamira.
<< La tua compagnia è di grande aiuto >> La rassicurò Will.
<< Dico sul serio >> Disse Tamira pensando che la stesse prendendo in giro.
<< Anche io >> Gli disse Will senza pensarci troppo.
Tamira perse un battito, lo guardò cercando di nascondere lo stupore.
Will si rese conto di ciò che le aveva detto e arrossì violentemente. Non la guardò per l’imbarazzo, decise invece di voltare pagina fingendo di essere concentrato sulla ricerca.
Tamira riprese a giocare con l’anello, sospirò.
Nel laboratorio calò un silenzio imbarazzante, silenzio che venne interrotto dalla suoneria del cellulare di Tamira. Lei lo prese e
guardò lo schermo.
<< Chi è? >> Le chiese Will.
<< Mio padre >> Gli rispose leggendo il messaggio. << Oddio… >> Commentò incredula dopo aver finito di leggerlo.
<< Cosa? >> Gli chiese Will estremamente incuriosito dalla reazione che Tamira aveva avuto.
Tamira gli passò il cellulare.
<< Nuova arrivata? Che vuol dire? >> Chiese confuso.
<< è quello che ha detto al padre di Dante quando mi ha portata qui >> Gli spiegò lei.
<< Cioè? C’è una nuova invisibile nel palazzo? >> Chiese.
In quel momento Henry entrò nel laboratorio.
<< Papà, che fai qui? >> Chiese Will.
<< Devo prendere una malia della verità >> Gli rispose prendendo una fiala di vetro dal cassetto del tavolo da lavoro.
<< è per la nuova arrivata? >> Gli chiese Tamira.
Henry li guardò interrogativo per qualche secondo, posando lo sguardo prima su uno e poi sull’altra.
<< E voi due come... >> Iniziò, ma capì da solo. << James? >> Chiese.
I ragazzi annuirono.
<< Avrei dovuto immaginarlo. A questo punto venite con me >> Gli disse uscendo dalla stanza, Tamira e Will non se lo fecero ripetere due volte.
<< Mi piacerebbe che smettessero di fissarmi >> Sussurrò Jane.
<< Non credo sia possibile, per loro sei come… >> Iniziò Dante.
<< Un cane che parla >> Finì Jane per lui.
<< Diciamo così >> Le disse poco convinto.
Henry entrò nella sala seguito da Will e Tamira, i due si fermarono poco dopo la porta, i loro occhi incontrarono la figura di Jane, Will le sorrise, sorriso che lei ricambiò, mentre Tamira iniziò a studiarla.
<< Lei è Tamira, vero? >> Chiese Jane riferendosi alla ragazza appena entrata.
<< Sì, è lei che hai visto >> Le rispose Dante bisbigliando.
<< Ha costruito un muro da nulla >> Disse Jane meravigliata dalle sue capacità.
<< Ha solo mosso l’asfalto da terra >> Disse Dante some fosse stato del tutto normale.
<< Solo… >> Commentò sarcastica.
<< Bene >> Donna parlò attirando l’attenzione di tutti i presenti su di sé. << Procediamo >> Ordinò facendo un cenno a Henry. Quest’ultimo prese una sedia imbottita di velluto rosso e la portò all’estremo del tavolo vuoto.
<< Prego signorina, si accomodi pure >> Disse facendole gesto di sedersi.

Ci siamo. Pensò. Prese un respiro profondo, l’aria nei polmoni le faceva male e le mani le formicolavano. Quando iniziò ad avvicinarsi alla sedia temette di cadere, sentiva le gambe molli, quando si sedette ringraziò di non aver fatto una figuraccia davanti a decine di persone. Assurdo che quella fosse la sua più grande preoccupazione quando stavano per interrogarla, lo riconosceva anche lei.
<< Tutto d’un fiato >> Le disse Henry passandole la malia e sorridendole nel tentativo di metterla a suo agio.
Jane afferrò la fiala, il colore della sostanza che conteneva le suscitò nella mente l’immagina di alcuni smeraldi che si fondevano assieme.
<< Alla salute >> commentò prima di bere, sul viso le si dipinse un’espressione di disgusto << Dio! È amarissima! >> Commentò.
I membri del consiglio spostarono i loro sguardi su Donna, in attesa che iniziasse ad interrogarla.
<< Bene, signorina, iniziamo con una domanda semplice, qual è il tuo nome? >> Le chiese.
<< Jane >> Rispose lei, senza capire il motivo della domanda, sapevano il suo nome.
<< Il tuo nome completo >> Specificò.

Ah, ecco.
<< Jane Clara Rothfeller >> Rispose. Cavolo! Quella malia funzionava bene!
<< Quanti anni hai, Jane? >> Continuò.
<< Diciassette >>
<< Bene, passiamo al succo della questione, raccontaci come sai del mondo invisibile >>
Jane le raccontò della bambina ad Hyde Park, delle cose che aveva visto dalla vetrina del Cinnamon Roll Caffè e del perché aveva deciso di seguire Dante una volta averlo riconosciuto, di come lui la aveva attaccata e del perché aveva deciso di portarla lì.
<< Sembra pulita >> Disse James.
<< Sembra di sì >> Confermò Donna. << Tuttavia mi chiedo come un essere umano possa sconfiggere le barriere magiche >> Si chiese senza staccare gli occhi scrutatori da Jane.
Le sembrava che quegli occhi potessero scavarle nell’anima. Che sensazione fastidiosa!
<< Dissolva il potere della malia, Henry >> Gli ordinò Donna.
Henry si avvicinò a Jane e le mise due dita sulla fronte applicando una leggera pressione. Jane avvertì una strana sensazione stranissima, come se fino a quel momento la testa le fosse stata fasciata con bende troppo strette e ora gliele avessero tolte, o come quando si scioglieva i capelli dopo averli tenuti legati in una coda di cavallo troppo tirata, troppo a lungo. Intuì che la malia era stata sciolta.
<< Ecco cosa faremo: Henry, domani effettuerà degli esami sulla ragazza, voglio sapere se possiede qualche potere fin ora dormiente >>
<< Esami? >> Chiese Jane allarmata.
<< Non preoccuparti, non sono diversi da quelli che si fanno nei normali ospedali >> La rassicurò lo stesso Henry.
<< Quanto a lei, signorina Rothfeller >> Riprese Donna. << È libera di tornare a casa, ma non dovrà parlare del mondo invisibile con nessuno. Domani mattina tornerà qui e controlleremo con un’altra malia della verità se ha rispettato le restrizioni che le ho appena imposto >>
<< E se non volessi tornare? >> Chiese Jane sfidandola.
<< Manderò qualcuno a cercarla e vi farò portare qui con la forza >>
Jane rise.
<< Immagino che le hai dato una malia per entrare >> Chiese Donna a Dante.
<< Sì, la malia celante >> Rispose lui.
<< Bene, ti prego di dargliene un’altra per domani e l’antidoto per quando sarà tornata a casa. Accompagnala fuori >>

<< Quindi mi hai vista oggi? >> Le chiese Tamira una volta usciti dalla sala. La stava accompagnando all’ingresso insieme a Will e Dante. Era eccitata all’idea che quella Jane potesse essere una di loro, finalmente qualcuno con cui poter parlare di cose da ragazze, come cicatrici e coltelli tascabili.
<< Sì, so che magari per voi è normale, ma sei stata incredibile! >> Le confessò.
<< È incredibile anche per i nostri standard, Tamira è l’unica elementale capace di controllare tutti gli elementi >> Spiegò Dante.
<< Con l’aria ho qualche difficoltà, ma me la cavo >> Confessò.
<< Io sono Will, uno stregone, Henry è mio padre >> Si presentò.
<< Tuo padre è l’unico tra quei musi lunghi ad avermi trattata con gentilezza >> Gli disse Jane.
<< Guarda che tra quei musi lunghi c’erano anche mio padre e il suo >> La informò Tamira indicando prima sé stessa e poi Dante.
<< Ops, scusate >> La voce le uscì flebile.
<< Tranquilla, “muso lungo” è la descrizione perfetta del padre di Dante >>La rassicurò Will.
<< Taci, Will >> Gli intimò Dante.
Jane aveva l’impressione che tra quei tre ci fosse un legame profondo, forse per la disinvoltura con cui si rivolgevano l’un l’altro.
I tre la accompagnarono fino al cancello esterno dove Dante le diede la malia celante e l’antidoto che bevve non appena glielo porse.
<< A domani, Jane >> la salutò Tamira.
Lei fece un gesto con la mano allontanandosi.
Marcus Rowland quella sera ricevette un messaggio, due parole: È qui.

   
 
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