CAPITOLO 3
Era
circa da mezz’ora che Dante girava a vuoto per le strade del
quartiere, strade
illuminate solamente dalla flebile luce giallastra dei lampioni che le
percorrevano. Non era riuscito a fare nulla, la sua prima missione, il
suo
primo incarico, così tanto desiderato, si era rivelato un
totale fallimento.
Cominciò a pensare che la colpa non era interamente sua, ma
anche di suo padre,
insomma, cosa si poteva dedurre da una parete d’asfalto?
Niente. Magari gli era
stata assegnata con il preciso scopo di farlo fallire, così
che il Consiglio si
sarebbe opposto al suo intervento futuro nei loro affari, probabilmente
era
proprio questo l’intento di Lorenzo.
No.
Doveva smettere di pensare a certe cose, erano pensieri ignobili,
soprattutto
se rivolti al proprio padre.
Sospirò.
Alzò lo sguardo su una vetrina di una libreria per vedersi
riflesso, lo faceva spesso
quando era sovrappensiero, era come se, in qualche modo, lo aiutasse a
riordinare le idee.
Dal
riflesso del vetro scorse una figura sfocata nascondersi
frettolosamente in un
vicolo, lo stavano seguendo.
Bene.
Dante
sorrise beffardo.
Non
sarebbe tornato a mani vuote.
<<
Sarah, sai dov’è Jane? >> Chiese
Mike entrando in cucina.
<<
Non è con Lucas? >> Gli chiese lei mentre era
intenta a preparare la
cena.
<<
Sì, ma dovrebbe essere già rientrata da un pezzo
>> Rispose Mike. Iniziò
a camminare per la cucina cercando di non pensare a Jane lì
fuori, al buio.
Sentiva un peso sul torace.
<<
Mike, rilassati, sono ragazzi, magari c’è una
buona motivazione per il suo
ritardo, non credi? >> Sarah lo guardò alzando
un sopracciglio.
<<
Non ti capisco >> Confessò Mike.
Sarah
alzò gli occhi al cielo, possibile che gli uomini fossero
così ciechi?
<<
Okay, diciamo che secondo me più che un appuntamento di
studio il loro è stato
un appuntamento romantico, anzi ne sono sicura. Possiamo concederle
qualche
minuto di ritardo! >> Gli spiegò.
<<
Appuntamento romantico? Jane? Jane e Lucas? >> Mike
sembrava più confuso
di prima.
<<
Sì, Mike, Jane e Lucas >> Gli rispose Sarah
seccata.
<<
Io la chiamo >> Annunciò mentre prendeva il
telefono dalla tasca
posteriore dei Jeans.
<<
Fallo e ti spezzo le ossa >> Lo minacciò.
Ma che idea
stupida!
Sembrava
decisamente poco probabile.
Che cosa
le aveva detto il cervello? Seguire un perfetto sconosciuto!
L’ennesima idea
stupida. Era pericoloso, soprattutto considerando che lo aveva visto
rincorrere
una ragazza. Allora perché si sentiva così
eccitata? Con il cuore che le
batteva all’impazzata e l’adrenalina a livelli
sovrumani, le piaceva. Le
piaceva la sensazione del sangue gelato nelle vene, le piaceva sentire
le gambe
formicolare e il respiro corto, si sentiva come le protagoniste dei
libri che
tanto amava, il che, probabilmente, rendeva la sua stolta decisione di
seguirlo
ancora più stupida, ma la cosa ancora peggiore è
che non le importava, non le
importava neanche che non le importava. Il suo unico pensiero era
seguirlo.
Si
affacciò sulla strada, notò che il ragazzo aveva
ricominciato a camminare, lo
seguì stando attenta a mantenere una certa distanza e
facendo meno rumore
possibile.
Il
ragazzo svoltò alla fine della salita, Jane fece lo stesso
pochi secondi dopo,
ma lui non c’era, si fermò.
Oh. E adesso?
Non
si
diede una risposta dato che venne scaraventata al muro e bloccata da
due
braccia forti.
Per
istinto chiuse gli occhi, durante l’impatto diede una botta
alla testa che ora
le faceva male. Si divincolò nel tentativo di liberarsi.
<<
Stai ferma! >> Le intimò
l’aggressore.
Jane lo
guardò in faccia, era lui. Rimase incantata per qualche
secondo, aveva il viso
più bello che avesse mai visto…
Si
riprese subito, per sua fortuna si sapeva controllare.
<<
Che diavolo fai?! >> Sbottò.
<<
Chi sei? Perché mi segui? >> Le chiese Dante
impaziente.
<<
Chi vorrebbe saperlo? >> Chiese di rimando Jane.
<<
Non scherzare, non sei nella posizione per farlo >> La
ammonì.
Lei
strinse i denti, fulminandolo con lo sguardo, tuttavia era consapevole
che aveva
ragione.
<<
Allora, perché mi stai seguendo? Sei una mutaforma?
Un’alleata di Marcus? Dimmi
di lui, avanti! >> La interrogò.
<< Ma di che parli? >> Gli chiese lei
confusa.
<<
Rispondi! >> Strillò spingendola ancora di
più.
<<
Lo farei se sapessi di cosa stai parlando! Lasciami! >>
Gli urlò lei.
<<
Non ti lascio scappare >> Le disse.
<<
Non ho intenzione di scappare! Sono stata io a seguirti, ricordi? O
soffri di
amnesia? >> Gli rispose sarcastica.
Dante sorrise,
non riuscendo a trattenersi, trovava buffo il suo tono arrogante,
certamente
non era una che abbassava la testa, non riusciva a capire se lo
irritava o se
l’ammirava.
Oh,
fantastico! È anche lunatico.
Pensò lei.
Si
decise a liberarla dalla presa.
<<
Finalmente >> Disse Jane.
<<
Adesso mi dici cosa sei? >> Le chiese lui, sollevato nel
vedere che non
tentava di fuggire, non che avesse avuto scampo, l’avrebbe
raggiunta e
catturata nuovamente.
<<
In che senso? >> Le chiese lei, cominciava a chiedersi se
il ragazzo
avesse tutte le rotelle a posto.
<<
Elementale, viaggiatrice, stregone, mutaforma…?
>> La spronò.
L’espressione
di Jane era chiara, esprimeva tutto il suo stupore e la sua confusione.
Dante,
leggendole sul volto che cosa le passava per la testa, le chiese:
<<
Hai idea di quello che sto dicendo? >>
Lei fece
di no con la testa, mantenendo la stessa espressione.
<<
Allora perché mi seguivi? >> Le chiese, ora
era lui ad essere confuso.
Jane si
risvegliò da quello stato come colpita da un fulmine.
<<
Perché ti ho visto! >> Quasi urlò.
<<
Come? >> Le chiese.
<<
Ti ho visto rincorrere quella ragazza! Oggi pomeriggio. Hai cambiato
aspetto,
non dirmi che non è vero, l’ho visto, prima avevi
la barba ed eri più grande!
Poi sei sparito nel nulla! Come diavolo hai fatto a sparire nel nulla?!
>>
stava parlando velocemente, aveva troppi pensieri e troppe domande.
<<
Tu l’hai visto! >> Dante sentì la
scintilla della speranza accendersi
dentro di lui.
<<
Ti ho visto, si >> gli disse.
<<
No, non ero io, era un mutaforma >> guardò
altrove pensando a come
potesse estrapolarle informazioni. << Aspetta un attimo,
come hai fatto a
vederlo? Come fai a vedermi? >> chiese più a
sé stesso che a lei,
rendendosi conto che per via della malia doveva risultare invisibile
agli occhi
umani, magari la malia era difettosa? No, la ragazza aveva visto Tamira
scappare
ed il mutaforma rincorrerla per poi teletrasportarsi con le sue
sembianze,
c’era qualcosa che non andava, doveva assolutamente portarla
a Buckingham
Palace.
<<
Tutto bene? >> gli chiese lei vedendolo sovrappensiero.
<<
D’accordo >> disse lui in un sussurro. Prese
dalla tasca della giacca una
catena dorata che si chiuse sul polso di Jane.
<<
E questa che roba è? >> chiese cercando di
togliersela di dosso.
<<
Catene incantate, nel caso dovesse venirti la malsana e mortale idea di
fuggire
>> spiegò Dante.
<<
Mortale? Ma che gentiluomo >> lo canzonò lei
arrendendosi al fatto che
non sarebbe riuscita a togliere il braccialetto.
<<
Come ti chiami? >> le chiese lui.
Jane lo
squadrò da testa a piedi.
Dante
sollevò un sopracciglio in attesa della risposta.
<<
Jane >> gli rispose dopo qualche attimo.
<<
Io sono Dante, piacere, ora devi venire con me >> le
afferrò la mano e si
incamminò.
<<
Io non vengo da nessuna parte >> gli disse Jane
liberandosi bruscamente
dalla sua presa, il braccialetto scottava. Jane lo ignorò.
Dante
alzò gli occhi al cielo, perché nessuno lo
ascoltava?
<<
Da quanto tempo vedi cose strane? >> Le chiese.
<<
Due giorni >> Gli rispose. << Ma
perché le vedo? >> Gli
domandò.
<<
Vorrei saperlo anch’io, non vuoi delle risposte?
>> Cercò di persuaderla.
<<
Certo! >>
<<
Allora devi venire con me >>
<<
Come sapete abbiamo ricevuto delle lettere dal Consiglio Superiore
>> A
parlare era Donna Hastings, l’attuale capo del Consiglio. Era
una donna sulla
sessantina, con lunghi capelli argentati e occhi chiari. Aveva
un’aria risoluta
e decisa, molti membri avevano timore di lei. << Le
informazioni di cui i
nostri superiori sono venuti a conoscenza sono spaventose
>> Dichiarò.
<<
Venga al punto, non abbiamo tutto il giorno >> La sprono
James, che non
era tra coloro che la temevano.
<<
Le consiglio di chiudere la bocca James, o ne risponderete
personalmente >>
Lo ammonì Donna in tono severo.
<<
Ma che ti salta in testa? >> Sussurrò Henry a
James, cercando di
trattenere una risata.
<<
Come stavo dicendo >> Riprese Donna. <<
Sono giunte delle voci
secondo le quali Marcus Rowland stia formando un suo esercito
>>
Alcuni
dei sessanta membri sobbalzarono alle parole della loro superiore. Un
brusio
preoccupato si fece largo tra le mura della sala.
<<
Queste voci sono fondate? >> Chiese Lorenzo interrompendo
il brusio.
<<
Sappiamo che Marcus ha già minacciato
l’integrità del consiglio vent’anni fa,
prima di sparire, giurando di portarci alla rovina. Anche delle
semplici voci
dovrebbero bastare per allarmarci >> Gli rispose Donna,
rivolgendosi
all’intero Consiglio.
<<
E che cosa intende fare? >> Chiese
un’elementale.
<<
Dobbiamo scoprire se i sospetti che il Consiglio Superiore nutre sono
fondati,
seguiremo delle nuove piste ed addestreremo i nostri guerrieri al
meglio delle
loro capacità >> Rispose Donna mantenendo un
tono fermo.
<<
Sembra che ci stiamo preparando per affrontare una guerra
>> Si sentì
dire da uno dei viaggiatori.
<<
No, non sono le nostre intenzioni, ma se dovessimo subire un attacco i
nostri soldati
devono essere pronti a difenderci >> Li
rassicurò Donna.
<<
E, ditemi, che cosa farete se i sospetti si rivelassero effettivamente
fondati,
mia cara? >> Le chiese James.
<<
Porti rispetto signor Collins, è l’ultimo
avvertimento >> Lo riprese lei.
<<
Risponda alla mia domanda >> Insistette lui.
<<
Faremo ciò che è necessario >>
Disse Donna.
<<
Cioè? Uno sterminio? Avete intenzione di porre fine a delle
vite innocenti? >>
James era arrabbiato, furioso, ma cercava di nasconderlo quanto
più possibile.
<<
Se sono con Marcus non si possono definire innocenti >>
Intervenne Henry,
che ricevette uno sguardo d’approvazione dalla sua superiore.
<<
Non possiamo saperlo! Crede di avere potere decisionale anche sulla
vita o
sulla morte delle persone? Perché non è
così! >> Insistette James.
<<
Si calmi James! >> Gli ordinò Donna.
<< Se ci tiene a saperlo gli
ordini del Consiglio Superiore sono quelli di uccidere ogni mutaforma
che ci
capita tra le mani, decidendo di accertarmi della loro colpevolezza sto
mettendo in pericolo la mia carica e quella di tutti voi, quindi non mi
venga
ad accusare di simili sciocchezze! >>
La
confessione di Donna bastò ad azzittire James e tutti gli
altri uomini seduti a
quella tavola.
<<
Un’ultima cosa >> Aggiunse Donna.
<< Per non scatenare il panico
tra gli invisibili queste informazioni dovranno rimanere segrete
>>
<<
Non avevo dubbi >> Sussurrò seccato James.
<<
No, io viaggio nello spazio-tempo, gli stregoni sono più
simili al concetto
umano di mago >> le spiegò Dante.
<<
Concetto umano di mago >> ripeté Jane.
<< Wow, sembra di parlare
con un essere superiore >> disse sarcastica.
Dante
non rispose, continuò a camminare come se non avesse sentito.
<<
Posso sapere dove stiamo andando? >> gli chiese allora
Jane.
<<
A Buckingham Palace >> rispose Dante.
<<
Come? Quel Buckingham Palace? >> Jane non riusciva a
crederci, tutta
quella storia era assurda. Viaggiatori nel tempo,
stregoni, elementali… se non
avesse visto con i suoi occhi quello di cui queste persone erano
capaci, non ci
avrebbe mai creduto.
<<
Quanti Buckingham Palace conosci? >> le chiese Dante
sarcastico.
Jane
alzò gli occhi al cielo.
Lui
sollevò un angolo della bocca in un mezzo sorriso.
<<
Comunque è una parte nascosta del palazzo >>
le disse poi.
<<
Come una parte sotterranea? >> chiese Jane.
<<
No, è in piena vista, ma le malie di protezione impediscono
che si noti >>
le spiegò.
<<
Malie? Stai scherzando? >> gli chiese con tono scettico.
<<
No, ne ho una anch’io, è per questo che non
dovresti vedermi >> le
rispose Dante con massima naturalezza.
<<
Ne aveva anche quella ragazza? È per questo che nessuno
riusciva a vedere che
cosa stesse succedendo? >> gli chiese.
<<
Quella ragazza si chiama Tamira >> la informò
<< E sì, le malie
sono d’obbligo per tutti gli invisibili >> le
rispose.
<<
Come quella bambina a Hyde Park >> disse tra
sé e sé.
Jane era
talmente sovrappensiero che non si rese conto di aver percorso tutta
Palace Street,
né di essere difronte all’entrata del palazzo
reale. Aveva il respiro corto,
sentiva dei brividi percorrerle tutta la schiena fino alla nuca sulla
quale le
si rizzarono i capelli. Lo stava facendo davvero? Stava entrando a
Buckingham
Palace con un perfetto sconosciuto? Sì, lo stava facendo.
Non che avesse molta
scelta, ogni volta che si azzardava a pensare di girare i tacchi ed
andarsene
la catenina iniziava a bruciarle la pelle intorno al polso, sospettava
che se
sé ne fosse andata sarebbe finita carbonizzata.
<<
Vieni >> le intimò Dante, che
iniziò a camminare superandola.
Jane lo
raggiunse a passo svelto, fiancheggiandolo.
<<
Bevi questa >> le ordinò poi passandole una
provetta contenente un
liquido trasparente.
<<
No che non la bevo >> disse lei.
<<
Sì che la bevi, è una malia, le guardie non
devono vederti >> le spiegò.
<<
Come faccio ad esserne sicura? >> chiese alzando un
sopracciglio con aria
interrogativa.
Dante si
fermò, tolse il tappo alla provetta e se la portò
alle labbra, bevendone un
piccolo sorso, guardò poi Jane spazientito.
<<
Tocca a te >> le disse porgendole il piccolo contenitore.
Jane lo
prese, osservò per un po’ la provetta, se
l’aveva bevuto anche lui non poteva
farle del male. Mandò giù il liquido tutto
d’un fiato, la cosa che la sorprese
è che la malia non avesse sapore, sembrava di star bevendo
dell’acqua, solo un
po’ più densa.
<<
Buona? >> le chiese mentre superavano il cancello.
<<
Insipida >> gli rispose facendolo ridere.
Entrarono
nel palazzo, come da programma nessuno li aveva visti. Dante,
ovviamente, era
abituato, ma a Jane fece uno strano effetto.
Superarono
l’ingresso trovandosi davanti ad un immenso portone nero che
stonava con il
resto del Palazzo. Sulla sommità del portone vi era incisa
in oro una frase: Dulce bellum inexpertis,
expertus metuit.
<<
È latino >> le disse Dante.
<<
Sì, lo so >> gli rispose. << La
guerra è dolce per chi non ha
esperienza, l’esperto la teme >> tradusse senza
staccare gli occhi dalle
parole.
Dante ne
rimase colpito.
<<
Esatto, è il credo del Consiglio >>
spiegò. << O lo era…
>> disse
poi sospirando.
Lei spostò
gli occhi su di lui, osservandolo con uno sguardo interrogativo.
Dante si
riprese dallo stato di trans in cui era caduto ed aprì il
portone. Entrò
tenendo la porta aperta per Jane.
<<
Questa quindi è la parte nascosta? >> gli
chiese.
<<
Sì, ti porto nella sala del Consiglio, stanno tenendo una
riunione, ma la tua
questione è più importante >>
Non era
permesso agli invisibili al di fuori del Consiglio di stare nella sala
delle
riunioni, figurarsi entrare mentre i membri sono riuniti per discutere
di
argomenti che dovevano restare segreti. Stava infrangendo le regole, il
sangue
gli si gelò nelle vene procurandogli un formicolio sui palmi
delle mani e sugli
avambracci, sentiva una pressione sul petto, come se l’aria
fosse diventata più
densa, più difficile da respirare. Nonostante ciò
sostenne gli sguardi di
rimprovero delle persone nella stanza a testa alta.
Spostò
lo sguardo su suo padre, Lorenzo ribolliva di rabbia.
Tutti
gli uomini seduti a quel tavolo lo guardarono allibiti e con
rimprovero, ma lui
ricambiò con sguardi ancora più severi che
costrinsero alcuni di loro a
voltarsi verso Donna.
<<
Lorenzo, non è vostro figlio il giovane che è
appena entrato? >> gli
chiese Donna senza staccargli gli occhi di dosso.
<<
Sì, e non ho la minima idea di cosa gli sia passato per la
testa >> gli
rispose Lorenzo fulminando Dante con lo sguardo.
<<
C’è una questione urgente sulla quale dovete
essere informati >>disse
Dante con la massima fermezza e autorevolezza di cui era capace.
<<
Dante, abbiamo da fare, questo non è né il
momento né il luogo >> Lo
liquidò suo padre.
<<
Ha detto che è urgente, io direi di ascoltarlo
>>Lo difese James,
facendogli poi l’occhiolino, Dante gli sorrise riconoscente.
<< O non vi
importa di quello che i nostri migliori guerrieri hanno da dire?
>>
Chiese a Donna puntando gli occhi chiari nei suoi.
Donna
guardò James con severità e rimprovero, per poi
spostare lo sguardo su Dante.
<<
Parla >> Gli ordinò.
<<
Durante la missione ho trovato una ragazza… >>
Incominciò a raccontare.
No, io ho
trovato te.
Pensò Jane. Era rimasta vicino
alla porta d’ingresso, lontana dagli occhi dei membri, come
le aveva suggerito
Dante.
<<
Un’umana >> Continuò.
<< Ha visto Tamira e Derek usare i loro
poteri questo pomeriggio e ha visto me indagare durante la missione
nonostante
fossimo tutti protetti dalle malie >>
<<
Come?! Com’è possibile? >> Donna
sembrava allarmata.
<<
Non lo so, è per questo che ve lo sto dicendo
>> Le rispose Dante.
<<
Come fai ad essere sicuro che fosse umana? >> Gli chiese
Henry.
Già,
come? Non lo sapeva, lo aveva dato per scontato, era talmente
concentrato sulla
missione e sulla sua scoperta che il pensiero che Jane stesse mentendo
non lo
aveva neanche sfiorato. Come aveva potuto commettere un simile errore?!
Lui che
era sempre così attento! Così sveglio! Che cosa
avrebbe detto ora al Consiglio?
<<
Non lo sono, ma non può fuggire fin che non decido di
toglierle la catena
incantata >> si giustificò.
<<
Vede? Ha catturato una creatura sospetta senza lasciarle via di fuga e
l’ha
consegnata direttamente a lei, direi che la sua prima missione
è stata un
successo >> disse James continuando a difendere il
ragazzo.
<<
E comunque lo sono >> Dichiarò Jane entrando
nella sala, mostrandosi agli
occhi degli uomini lì seduti. Non ce la faceva
più a restare in disparte mentre
dozzine di persone parlavano di lei.
I membri
del consiglio si stupirono nel vederla entrare, alcuni addirittura
sobbalzarono. Jane poteva intuire i loro pensieri dalle espressioni di
disapprovazione che avevano, soprattutto la donna dai lunghi capelli
grigi,
probabilmente aveva commesso un passo falso, ma non poteva neanche
rimanere
dietro quella porta per tutto il tempo, no? Non ora che era
così vicina ad
ottenere delle risposte, non ora che la sua realtà era stata
bruscamente
capovolta, cancellata e riscritta.
<<
Dante, che cosa… >> Iniziò suo
padre, ma venne interrotto.
<<
Lei è Jane, la ragazza di cui vi parlavo >>
Spiegò al Consiglio.
<<
Sei stato avventato a portarla qui, potrebbe essere una spia
>> Lo
rimproverò un elementale.
<<
Spia? >> Chiese Jane confusa, ma venne ignorata.
<<
Potrebbe, ma lo sapremo con certezza dopo averla interrogata con la
malia della
verità >> Disse Dante.
Jane lo
guardò con rimprovero. Si aspettava che volessero
interrogarla, lei al loro
posto avrebbe fatto lo stesso, ma ricorrere a una… malia?
Dante si
accorse del suo sguardo.
<<
Tranquilla, se quello che mi hai raccontato è vero, non hai
nulla da temere >>
Le sussurrò rassicurandola.
<<
Era il tuo piano fin dall’inizio? >> Gli chiese.
<<
No, mi è venuto in mente qualche attimo fa >>
Le rispose con
disinvoltura.
Ma che
bastardo! Pensò,
anche se il suo modo di
fare la intrigava.
Dante
notò che James stava armeggiando con il suo smartphone,
conoscendolo stava
avvertendo Tamira dell’arrivo di Jane.
<<
E sia, procediamo >> Decretò Donna.
<< Henry >> Lo chiamò.
Henry,
che sapeva già cosa fare, si alzò dalla sedia e
uscì dalla stanza.
<<
Sta andando a prendere il siero della verità?
>> Chiese Jane a Dante.
<<
La malia >>La corresse lui. <<
Sì >> Rispose poi.
<<
Trovato niente? >> Gli chiese mentre giocava con uno
degli anelli
passandoselo tra le dita. Non ci aveva fatto troppo caso fino a quel
momento,
ma gli anelli temporali avevano un certo stile, con quella placcatura
in oro e
i numeri romani da uno a dodici incisi sulla circonferenza.
<<
Non ancora >> Le rispose Will senza staccare gli occhi
dalle pagine.
<<
Mi piacerebbe poterti aiutare >> Gli disse Tamira.
<<
La tua compagnia è di grande aiuto >> La
rassicurò Will.
<<
Dico sul serio >> Disse Tamira pensando che la stesse
prendendo in giro.
<<
Anche io >> Gli disse Will senza pensarci troppo.
Tamira
perse un battito, lo guardò cercando di nascondere lo
stupore.
Will si
rese conto di ciò che le aveva detto e arrossì
violentemente. Non la guardò per
l’imbarazzo, decise invece di voltare pagina fingendo di
essere concentrato
sulla ricerca.
Tamira
riprese a giocare con l’anello, sospirò.
Nel
laboratorio calò un silenzio imbarazzante, silenzio che
venne interrotto dalla
suoneria del cellulare di Tamira. Lei lo prese e
guardò lo schermo.
<<
Chi è? >> Le chiese Will.
<<
Mio padre >> Gli rispose leggendo il messaggio.
<< Oddio… >>
Commentò incredula dopo aver finito di leggerlo.
<<
Cosa? >> Gli chiese Will estremamente incuriosito dalla
reazione che
Tamira aveva avuto.
Tamira
gli passò il cellulare.
<<
Nuova arrivata? Che vuol dire? >> Chiese confuso.
<<
è quello che ha detto al padre di Dante quando mi ha portata
qui >> Gli
spiegò lei.
<<
Cioè? C’è una nuova invisibile nel
palazzo? >> Chiese.
In quel
momento Henry entrò nel laboratorio.
<<
Papà, che fai qui? >> Chiese Will.
<<
Devo prendere una malia della verità >> Gli
rispose prendendo una fiala
di vetro dal cassetto del tavolo da lavoro.
<<
è per la nuova arrivata? >> Gli chiese Tamira.
Henry li
guardò interrogativo per qualche secondo, posando lo sguardo
prima su uno e poi
sull’altra.
<<
E voi due come... >> Iniziò, ma
capì da solo. << James? >>
Chiese.
I
ragazzi annuirono.
<<
Avrei dovuto immaginarlo. A questo punto venite con me >>
Gli disse uscendo
dalla stanza, Tamira e Will non se lo fecero ripetere due volte.
<<
Mi piacerebbe che smettessero di fissarmi >>
Sussurrò Jane.
<<
Non credo sia possibile, per loro sei come… >>
Iniziò Dante.
<<
Un cane che parla >> Finì Jane per lui.
<<
Diciamo così >> Le disse poco convinto.
Henry
entrò nella sala seguito da Will e Tamira, i due si
fermarono poco dopo la
porta, i loro occhi incontrarono la figura di Jane, Will le sorrise,
sorriso
che lei ricambiò, mentre Tamira iniziò a
studiarla.
<<
Lei è Tamira, vero? >> Chiese Jane riferendosi
alla ragazza appena
entrata.
<<
Sì, è lei che hai visto >> Le
rispose Dante bisbigliando.
<<
Ha costruito un muro da nulla >> Disse Jane meravigliata
dalle sue
capacità.
<<
Ha solo mosso l’asfalto da terra >> Disse Dante
some fosse stato del tutto
normale.
<<
Solo… >> Commentò sarcastica.
<<
Bene >> Donna parlò attirando
l’attenzione di tutti i presenti su di sé.
<< Procediamo >> Ordinò facendo
un cenno a Henry. Quest’ultimo
prese una sedia imbottita di velluto rosso e la portò
all’estremo del tavolo
vuoto.
<<
Prego signorina, si accomodi pure >> Disse facendole
gesto di sedersi.
Ci siamo. Pensò.
Prese un respiro profondo,
l’aria nei polmoni le faceva male e le mani le formicolavano.
Quando iniziò ad
avvicinarsi alla sedia temette di cadere, sentiva le gambe molli,
quando si
sedette ringraziò di non aver fatto una figuraccia davanti a
decine di persone.
Assurdo che quella fosse la sua più grande preoccupazione
quando stavano per
interrogarla, lo riconosceva anche lei.
<<
Tutto d’un fiato >> Le disse Henry passandole
la malia e sorridendole nel
tentativo di metterla a suo agio.
Jane
afferrò la fiala, il colore della sostanza che conteneva le
suscitò nella mente
l’immagina di alcuni smeraldi che si fondevano assieme.
<<
Alla salute >> commentò prima di bere, sul
viso le si dipinse
un’espressione di disgusto << Dio! È
amarissima! >> Commentò.
I membri
del consiglio spostarono i loro sguardi su Donna, in attesa che
iniziasse ad
interrogarla.
<<
Bene, signorina, iniziamo con una domanda semplice, qual è
il tuo nome? >>
Le chiese.
<<
Jane >> Rispose lei, senza capire il motivo della
domanda, sapevano il
suo nome.
<<
Il tuo nome completo >> Specificò.
Ah, ecco.
<<
Jane Clara Rothfeller >> Rispose. Cavolo! Quella malia
funzionava bene!
<<
Quanti anni hai, Jane? >> Continuò.
<<
Diciassette >>
<<
Bene, passiamo al succo della questione, raccontaci come sai del mondo
invisibile >>
Jane le
raccontò della bambina ad Hyde Park, delle cose che aveva
visto dalla vetrina
del Cinnamon Roll Caffè e del perché aveva deciso
di seguire Dante una volta
averlo riconosciuto, di come lui la aveva attaccata e del
perché aveva deciso
di portarla lì.
<<
Sembra pulita >> Disse James.
<<
Sembra di sì >> Confermò Donna.
<< Tuttavia mi chiedo come un
essere umano possa sconfiggere le barriere magiche >> Si
chiese senza
staccare gli occhi scrutatori da Jane.
Le
sembrava che quegli occhi potessero scavarle nell’anima. Che
sensazione
fastidiosa!
<<
Dissolva il potere della malia, Henry >> Gli
ordinò Donna.
Henry si
avvicinò a Jane e le mise due dita sulla fronte applicando
una leggera
pressione. Jane avvertì una strana sensazione stranissima,
come se fino a quel
momento la testa le fosse stata fasciata con bende troppo strette e ora
gliele
avessero tolte, o come quando si scioglieva i capelli dopo averli
tenuti legati
in una coda di cavallo troppo tirata, troppo a lungo. Intuì
che la malia era
stata sciolta.
<<
Ecco cosa faremo: Henry, domani effettuerà degli esami sulla
ragazza, voglio
sapere se possiede qualche potere fin ora dormiente >>
<<
Esami? >> Chiese Jane allarmata.
<<
Non preoccuparti, non sono diversi da quelli che si fanno nei normali
ospedali >>
La rassicurò lo stesso Henry.
<<
Quanto a lei, signorina Rothfeller >> Riprese Donna.
<< È libera di
tornare a casa, ma non dovrà parlare del mondo invisibile
con nessuno. Domani
mattina tornerà qui e controlleremo con un’altra
malia della verità se ha
rispettato le restrizioni che le ho appena imposto >>
<<
E se non volessi tornare? >> Chiese Jane sfidandola.
<<
Manderò qualcuno a cercarla e vi farò portare qui
con la forza >>
Jane rise.
<<
Immagino che le hai dato una malia per entrare >> Chiese
Donna a Dante.
<<
Sì, la malia celante >> Rispose lui.
<<
Bene, ti prego di dargliene un’altra per domani e
l’antidoto per quando sarà
tornata a casa. Accompagnala fuori >>
<<
Sì, so che magari per voi è normale, ma sei stata
incredibile! >> Le
confessò.
<<
È incredibile anche per i nostri standard, Tamira
è l’unica elementale capace
di controllare tutti gli elementi >> Spiegò
Dante.
<<
Con l’aria ho qualche difficoltà, ma me la cavo
>> Confessò.
<<
Io sono Will, uno stregone, Henry è mio padre
>> Si presentò.
<<
Tuo padre è l’unico tra quei musi lunghi ad avermi
trattata con gentilezza >>
Gli disse Jane.
<<
Guarda che tra quei musi lunghi c’erano anche mio padre e il
suo >> La
informò Tamira indicando prima sé stessa e poi
Dante.
<<
Ops, scusate >> La voce le uscì flebile.
<<
Tranquilla, “muso lungo” è la
descrizione perfetta del padre di Dante >>La
rassicurò Will.
<<
Taci, Will >> Gli intimò Dante.
Jane
aveva l’impressione che tra quei tre ci fosse un legame
profondo, forse per la
disinvoltura con cui si rivolgevano l’un l’altro.
I tre la
accompagnarono fino al cancello esterno dove Dante le diede la malia
celante e
l’antidoto che bevve non appena glielo porse.
<<
A domani, Jane >> la salutò Tamira.
Lei fece
un gesto con la mano allontanandosi.
Marcus
Rowland quella sera ricevette un messaggio, due parole:
È qui.