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Autore: kunoichi_chan009    19/01/2018    0 recensioni
Dal primo capitolo:
-Con un sospiro affondo i piedi nella neve già piena di impronte ripensando al pomeriggio passato con Chouchou nel negozio di dango: il profumo delizioso dei dolci, la cortesia del personale, le chiacchere allegre e, sul finale, una tremenda nausea. [...] Immediatamente dopo di me era uscita Chouchou che aveva messo fine alla nostra giornata con l’ultima frase che mi sarei aspettata da lei “Sarada, non è che sei incinta?”.
Tre capitoli sulla famiglia della BoruSara, dai primi tempi a qualche anno più tardi.
1. Questo è il suo cuore
2. Al ritmo del suo cuore
3. Sento il suo cuore
Avviso "OOC" solo per sicurezza.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Chouchou Akimichi, Sarada Uchiha
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'BoruSara'
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2\3                                                Al ritmo del suo cuore



 
Sarada fissava il soffitto.
Lo fissava cercando di calmare l’irritazione che la stava prendendo sempre di più nel sentire su di se lo sguardo del suo ragazzo che, senza sbattere le palpebre, la guardava assente cercando di riconnettersi con la realtà.
Boruto Uzumaki, con un pigiama a dir poco ridicolo regalatogli dal padre (neanche a dirlo: aveva ricamate delle ciotole di ramen), se ne stava in piedi sulla soglia della camera e fissava la sua ragazza con sguardo leggermente disperato.
Una delle prime cose che gli aveva detto suo padre una volta saputo del bambino, dopo essere svenuto ovviamente, era di cercarsi una casa con vicino un supermercato. Inizialmente il biondo era rimasto basito, soprattutto perché Sasuke, il suo sensei, aveva annuito impercettibilmente alle parole dell’amico.
Boruto aveva deciso di sorridere e annuire, il padre di Sarada era armato ma non aveva ancora cercato di ucciderlo e per il momento non gli importava altro.
I due giovani avevano trovato un appartamento adatto ai loro bisogni in un quartiere tranquillo, con vicini simpatici e l’affitto non era troppo alto. La sola pecca era la distanza dal supermercato ma Boruto, già dimentico dei consigli del padre, non ci fece troppo caso.
Inizialmente era andato tutto bene, avevano il loro ritmo e vivevano tranquilli.
Poi arrivarono loro: le voglie.
La prima volta Sarada lo sorprese, stavano ammirando le tutine che Hinata aveva appena finto di cucire –tutte senza lo stemma del Clan, su cui ancora discutevano- ed improvvisamente aveva alzato lo sguardo chiedendogli di andarle a prendere un po’ di frutta fresca. Avevano appena fatto la spesa quindi non ci mise molto a porgerle quello che aveva chiesto, anche se un po’ confuso.
Le cose peggiorarono andando avanti con la gravidanza.
Non importava l’ora o il tempo atmosferico, se Sarada aveva le voglie lui doveva scattare o si sarebbe ritrovato la ragazza in lacrime in preda agli ormoni. In quei momenti gli faceva una gran tenerezza,  diventava triste perché si sentiva ridicola ma non poteva farne a meno, quindi qualche lacrima di frustrazione era sempre pronta a colarle sulle guance.
Boruto non se ne faceva un problema, gli piaceva prendersi cura di lei e se ciò significava andare in piena notte a prenderle un onigiri lo avrebbe fatto. Il supermercato era lontano ma lui era veloce e non ci metteva mai molto.

Ma in quel momento era diverso.
Aveva affrontato una giornata difficile: Sasuke-sensei lo aveva sottoposto ad un duro allenamento (dal quale era uscito con un paio di contusioni e alcune ferite accidentali), nel pomeriggio aveva fatto da scorta a dei documenti molto importanti ritrovandosi a combattere per difenderli e, una volta a letto, si era dovuto rialzare per andare a chiedere\intimare ai vicini di risolvere le loro divergenze coniugali durante il giorno. E pensare che sembravano tanto tranquilli.
Tornato in casa aveva sperato di trovare Sarada ancora addormentata, da quando il pancione la affaticava le capitava a volte di avere il sonno più pesante, ma non era stato fortunato e la ragazza si era sbrigata a comunicargli l’ennesima voglia.
-Potresti ripetere?- chiese sperando di aver sentito male, speranza abbastanza vana
-Ho voglia dei dolci del Villaggio della Nebbia
-E dove li dovrei trovare?
-Prova a vedere da quella vecchietta dall’aria losca
-Sarada sono esausto: tuo padre ha cercato di farmi fuori, sono stato sballonzolato da una parte all’altra per tutto il giorno,  e sono le tre di notte!
-Scusami, hai ragione…- gli disse la ragazza sorprendendolo, con un sorriso alzò le coperte e si stese accanto a lei posandole le mani sul pancione, già pronto a sprofondare nel sonno –mi dispiace di essere così fastidiosa-
E Boruto Uzumaki, con il suo pigiama imbarazzante, si ritrovò a correre tra i tetti di Konoha.
 
 
-Fammi capire Boruto, non vuoi ancora sapere il sesso del bambino? Ma non sono le donne a volere la sorpresa di solito?
-Immagino di si Shikadai, ma in questo caso è diverso! Sarada è un ninja medico, le sa leggere le ecografie.- protestò il ragazzo bevendo un sorso di bibita per rinfrescarsi, ormai Giugno era alle porte e il caldo si faceva già sentire
-Piuttosto, so che hai sfilato con un bel pigiamino la notte scorsa- lo prese in giro Inojin addentando un hamburger –questa volta cosa ti ha chiesto?
-I dolci del Villaggio della Nebbia, sono riuscito a recuperarli da quella vecchia irascibile, ma in cambio le ho dovuto cedere il mio buono omaggio per il nuovo hamburger che presenteranno tra poco, dattebasa!
-Un momento!- lo fermò il giovane Nara con gli occhi sgranati –intendi dire quel buono omaggio? Boruto ce ne sono solo dieci in circolazione, lo hai davvero barattato per dei dolci?
-Che altro potevo fare? Quella accetta solo scambi del genere! Non potevo tornare a casa senza, a Sarada sarebbe venuta una crisi isterica.- rispose sconsolato Boruto per la preziosa perdita, perlomeno la ragazza si era calmata una volta mangiati i dolci.
-Questo è vero amore- ridacchiò Mitsuki – piuttosto, avete deciso per l’altra questione?
A quella domanda Shikadai e Inojin si fissarono per un istante soppesando la situazione, erano davvero pronti a sentire il loro amico lamentarsi per la situazione, di nuovo?
-Potete anche non guardarvi così- li riprese subito Boruto leggermente risentito, si era sfogato con loro qualche volta nei mesi passati ma quella era una reazione esagerata!
-Comunque si, abbiamo risolto.
-Cosa? E che avete deciso, vi sposerete?- chiesero quasi all’unisono agitandosi e facendo cadere briciole ovunque
-Beh il problema principale non è mai stato sposarsi, un giorno lo faremo. Ma nessuno dei due vuole farlo perché sta per arrivare un bambino, aspetteremo che nasca e cresca un po’, dattebasa.
-Ma il bambino dovrà prendere un cognome, a quale Clan apparterrà?- chiese Mitsuki esprimendo il dubbio di tutti, motivo delle liti che non si erano risparmiate nei mesi precedenti.
-Questa questione è complicata lo sai- gli rispose –Sarada è l’ultima Uchiha, oltre a suo padre, e non vuole che il suo Clan termini con lei, ma in questo modo come Uzumaki ci sarà solo Himawari. Se in futuro si sposerà dovrà far prendere al marito il suo cognome altrimenti anche il nostro Clan finirà. Nessuno dei due voleva cedere.
-E quindi? Che avete deciso?- domandò curioso sporgendosi oltre il tavolino
-Sarò sincero, è stata Himawari a decidere.
-Himawari?- chiese Inojin curioso, la sua ragazza non gli aveva detto nulla.
-Si è presentata da noi mentre discutevamo dicendo che era sciocco e che la soluzione era semplicissima.
Boruto si zittì tirando fuori dalla borsa una tutina bianca, con delicatezza la voltò mettendo in vista il simbolo ricamato sulla schiena
-Quindi sarà un’Uchiha!- esclamarono i suoi amici guardando il simbolo
-Si, Himawari ha detto che secondo lei era la scelta migliore. Il Clan non si può estinguere così e lei è più che decisa a restare un Uzumaki anche dopo il matrimonio, quindi ha risolto il solo problema che mi fermava dall’entrare nel Clan di Sarada. Ci ha regalato questa.- spiegò sorridente lanciando uno sguardo al ragazzo accanto a lui –Mia sorella non ti ha detto nulla? Se intendi restare con lei dovrai cambiare il tuo cognome Inojin.
-Cerchi ancora di farci lasciare, Fratellone?- lo prese in giro Inojin ricordando i primi tempi della sua relazione con la piccola Uzumaki –No, non mi ha detto nulla ma non mi preoccupo. Non ci sposeremo tanto presto e comunque cambiare cognome non sarà una tragedia, alla fine la cosa importante per la mia famiglia è che io abbia un erede a cui affibbiare il nome “Ino-qualcosa”. Più o meno come Shikadai e Chouchou- spiegò ridacchiando nervosamente ricordando le raccomandazioni della madre. Dopo quella frase iniziarono tutti a ridere pensando alla possibile generazione di Ino-Shika-Cho che si sarebbe formata.
 

-Oh, ciao Chouchou
-Ciao paparino, già di ritorno?- lo salutò la ragazza uscendo dall’abitazione. La luce del tramonto tingeva i muri chiari di un caldo arancione e le piantine che avevano sistemato vicino alla porta avevano tutti i fiori chiusi, già pronti per la notte.
-Puoi piantarla con questo soprannome?- chiese scocciato il ragazzo arrossendo leggermente e superando l’amica mettendo finalmente piede in casa
-Che cattivo che sei, e pensare che ho riportato qui la tua amata fidanzatina. Mi merito un premio.
-Perché? Si è sentita di nuovo male?- chiese preoccupato Boruto fissando Chouchou in attesa di risposte, la ragazza cambiò espressione e annuì seria –Niente di grave, ha avuto un leggero mancamento. Ma sua madre le ha detto di venire a casa e riposarsi  fin dopo il parto, ormai è tempo che vada in maternità.
-Capisco, grazie per averla accompagnata.
-Figurati- rispose la ragazza sorridendo beffarda –dopotutto è colui o colei che porta in grembo, a proposito grazie di nuovo per averle fatto promettere di non rivelare il sesso a nessuno, che la fa stancare tanto. E quel qualcuno mi chiamerà zietta!
Boruto la guardò allontanarsi prima di chiudere la porta e andare dalla sua ragazza. Sarada se ne stava comodamente sdraiata sul divano con i piedi a penzoloni, le mani intrecciate sul ventre prominente e lo sguardo serio, di chi è pronto a combattere una guerra. E vincerla.
-Non sono affatto d’accordo, sappilo.- lo accolse irritata –non c’è bisogno di mandarmi in congedo, è da quando ha saputo della gravidanza che mia madre cerca di togliermi la mole di lavoro. Sono passata dal prendere parte alle operazioni all’analizzare campioni di sangue, io! L’ultima volta che l’ho fatto avevo appena iniziato ad essere la sua allieva!- si sfogò gonfiando le guance irritata
-Ma ti ha lasciata comunque lavorare ben oltre quanto consigliato viste le tue condizioni, deve essersi preoccupata molto se ha deciso di metterti in congedo all’improvviso- cercò di rabbonirla lui arreso all’evidenza che quel giorno non avrebbe ricevuto nessun bacio di “bentornato”
-Ho solo esagerato un po’ con i prelievi della vecchietta losca
-La vecchia? Cosa ha fatto?- chiese confuso sedendosi dopo che Sarada aveva rannicchiato le gambe per fargli spazio
-Sembra abbia avuto un problema e il medico le ha prescritto molte analisi. Normalmente si devono aspettare diversi giorni per averle ma lei le voleva subito, quando le ho spiegato la situazione mi ha proposto uno scambio interessante.
-Quale scambio?- chiese curioso il ragazzo. Sarada allungò il braccio per prendere la borsa blu abbandonata vicino a lei e si mise seduta, tirando fuori dal portafoglio un piccolo tagliando.
-Mi ha detto che ieri lo avevi barattato per i dolci. Me lo ha ridato e, in cambio, ho allungato il mio turno e le ho fatto tutti gli esami in giornata. Per questo ho avuto quel mancamento e mia madre si è agitata.
Boruto fissò il buono con gli occhi sgranati, lo prese in mano e senza darle tempo di reagire l’abbracciò teneramente posandole un bacio tra i capelli
-Non avresti dovuto, ti sei affaticata per un hamburger. Se ti fossi sentita male?
-Non è forse quello che fai sempre tu per me?- chiese lei abbracciandolo stretto, per quanto possibile con la pancia che si ritrovava –hai faticato tanto per avere questo buono, non volevo tu rinunciassi solo perché mi era venuta la dannata voglia di un dolce quasi irreperibile.
-Questo hamburger sarà sul mercato tra qualche mese, sarei sopravvissuto. Tu ne avevi più bisogno.
-Se i dieci che hanno il buono non approveranno l’hamburger il produttore non lo produrrà più, non credere che non lo sappia. Se non avesse tanto valore la vecchietta non lo avrebbe accettato come pagamento, la conosco.- lo riprese Sarada posandogli la testa sulla spalla –doveva essere davvero in ansia per rinunciare ad un occasione del genere.
Boruto sorrise beffardo e alzò il mento della sua testarda, irascibile e fantastica ragazza, dandole uno dei baci più dolci che mai si erano scambiati.
 
 

Stava per andare nel panico. Anzi, stava per avere una crisi isterica.
Sarada gli stringeva la mano, che scricchiolava in maniera sinistra, mentre cercava di regolare il respiro per spingere al meglio. Sakura cercava di mantenere la calma ignorando il fatto che a partorire era sua figlia, ma la semplice presenza della donna ricordava  a Boruto che quel parto non era normale.
Inizialmente era andato tutto come aveva pensato: a Sarada si erano rotte le acque all’improvviso, lui l’aveva portata in ospedale e, dopo aver aspettato qualche ora di travaglio, la stavano per portare in sala parto. Improvvisamente la sua ragazza aveva gridato il nome della madre che aveva subito fatto irruzione nella stanza, Boruto era riuscito a vedere per un istante suo padre che cercava di sorridergli rassicurante dal corridoio prima che la porta si richiudesse, e aveva ascoltato la figlia dirle che qualcosa non andava ma che non riusciva a capire cosa fosse a causa del dolore che la distraeva. Si erano trovati così a dover affrontare un parto difficile a causa della posizione improvvisa presa dal bambino ma, grazie alla presenza di Sakura, erano riusciti ad evitare una tragedia.
Per Sarada e il piccolo, non per la sua mano.

In quel momento Boruto non pensava più a nulla, Sarada riposava tranquilla nel letto e lui, seduto vicino a lei, stringeva tra le braccia la sua bambina. Una femminuccia.
La lacrima di commozione che aveva trattenuto nel sapere che sarebbe diventato padre era finalmente scesa, seguita da molte altre. La piccola dormicchiava serena nonostante la nascita difficile e Boruto sapeva che presto la sua pelle avrebbe iniziato a schiarirsi prendendo il colore della madre, d’altronde era la sua copia in miniatura. I corti capcapelli neri si erano asciugati e si arricciavano leggermente sulle punte e gli occhi, in quel momento chiusi, erano due piccole gocce di ossidiana. Inizialmente aveva anche un “baffo” su entrambe le guance, ma quando si era calmata era scomparso. Per poi ricomparire quando aveva ripreso a piangere poco dopo, Boruto era davvero curioso di sapere a cosa avrebbe portato tutto ciò in futuro.
-Come la chiamiamo?- chiese Sarada riscuotendolo dai suoi pensieri
-Già sveglia? Come ti senti?- domandò girandosi verso di lei
-Sto bene, vista la situazione. Dunque?
-Tu sapevi che era una femmina, non dirmi che non ci hai pensato- ridacchiò lui continuando a cullare la piccola
-Beh…- iniziò la ragazza con le guance leggermente rosse, a quella vista Boruto inarcò un sopracciglio -Avanti, dimmi
-Non sarà come per Chouchou, Shikadai e Inojin ma vorrei portare avanti una piccola tradizione che si è appena creata nella mia famiglia
-Quale? Il “Sa”*?
-I miei mi hanno chiamata Sarada perché i loro nomi iniziano con quella sillaba, vorrei continuare così. Per i primogeniti almeno- chiarì la ragazza portandosi una lunga ciocca nera dietro l’orecchio
-Quindi è appena nata una nuova tradizione? Va bene dattebasa! E a cosa avresti pensato?
-Sayuri- esalò senza la minima esitazione
-“Giglio”? Mhm… Sayuri Uchiha. Mi piace!- affermò Boruto guardando felice la bambina e Sarada sorrise di rimando, più tranquilla.
-Chissà, magari da grande non vorrà portarla avanti, ma sono felice di averlo fatto.
-Lei non lo porterà avanti perché per farlo le servirebbe un figlio, e nessuno le si avvicinerà altrimenti papino gli spaccherò le gambe.
-Boruto, questa è nostra figlia. Se qualcuno farà qualcosa che non vorrà ci penserà lei a spaccargli le gambe- lo rassicurò Sarada ridendo divertita per la gelosia del suo ragazzo. Proprio in quel momento scattò l’orario delle visite e la piccola folla che aveva atteso in sala d’aspetto fece irruzione nella camera.
 
Alcune ore più tardi la giovane coppia era di nuova sola nella stanza, solo Sakura passava ogni tanto perché aveva il turno di notte e continuavano a chiamarla per degli accertamenti nel reparto, ma i due sapevano che era solo una scusa per non allontanarsi troppo dalla nipotina. Intorno a loro c’era una quantità imbarazzante di regali, probabilmente non sarebbero riusciti a fa entrare tutto nella camera della piccola e Boruto già prevedeva sonagli e giocattoli in giro per il soggiorno e il resto della casa. Non se ne preoccupò molto e restò a guardare la sua bambina che dormiva serena, con il piccolo petto che si alzava e abbassava al ritmo del suo cuore.
 







 
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Ed eccoci qui con la seconda parte!
Ma salve a tutti, come va? Tutto bene spero.
Saltiamo i convenevoli e andiamo alle spiegazioni (che spero non durino come la volta scorsa):
ci tengo a ribadire una cosa, ossia che non sono un’esperta in materia e sto scrivendo usando un po’ di informazioni prese in giro, stereotipi comuni sulla gravidanza e, in generale, ciò che mi è utile per scrivere il capitolo.
Non voglio far sembrare le donne incinte delle isteriche, ma personalmente mi ha sempre fatta divertire l’idea che mandino nel mezzo della notte qualcuno a comprare del cibo. Se mai avrò un figlio ci proverò almeno una volta, solo per il gusto di vedere la persona con cui starò andare nel panico.
A parte gli scherzi, prendete come sempre con le pinze ciò che scrivo riguardo l’ambito medico.
Per finire la questione “voglie”, il discorso del “scusa se sono fastidiosa” l’ho preso da un video di youtube in cui è Sakura a dirlo a Sasuke, non saprei dirvi il nome perché non sono riuscita a ritrovarlo.
Ebbene si, la piccola è un’Uchiha. Mi dispiace ma non volevo proprio far terminare il Clan di Sarada.
*Probabilmente è solo una coincidenza se i nomi di Sasuke, Sakura e Sarada iniziano con il “Sa”, ma a me piace pensare che la piccola sia stata chiamata in quel modo per questo. Parlo di “sillaba” perché in giapponese i nomi di solito vengono divisi in quel modo.
Che altro dire? Mi piace pensare che Himawari e Inojin si metteranno insieme un giorno, come si chiamerà la ship? Inowari? Boh.
La vecchietta dall’aria losca compare due volte nell’anime di Boruto e mi sono divertita a includerla, specifico che Sarada non ha fatto nulla di illegale; ha solo protratto il suo turno per fare le analisi che altri medici avrebbero fatto e analizzato nei giorni seguenti, lo può fare tranquillamente.
Forse qualcuno sperava in una bambina che somigliasse a Boruto, ma ho preferito farla simile alla madre (il parto è stato difficile quindi la piccola ha il volto gonfio e violaceo, è una cosa normale) aggiungendo un “baffo” che le compare sulle guance quando piange. So che dovrebbe essere fisso visto che per il padre è così, ma lei è la terza generazione quindi lascio vagare la mia fantasia.
Non mi sembra di dover dire altro. Chiarisco solo un’altra cosa: la mia fisioterapista appena ha scoperto di essere incinta è stata subito mandata in maternità, mi hanno spiegato che a nessuna di loro è permesso continuare a lavorare finché non partoriscono perché potrebbero stare a contatto con chi ha una qualche malattia trasmettibile. Non mi sono informata, ma se questa regola vale per le fisioterapiste che di solito lavorano con persone con problemi non trasmettibili, allora dovrebbe valere anche per le altre donne nel campo della medicina. Diciamo che Sarada è molto convincente.
 
A presto con l’ultima parte.
Konny
 
p.s. dai, questa volta le note sono durate poco.
p.p.s. non ho descritto nel dettaglio il parto anzi, sono rimasta molto sul vago. Spero non vi dia l'impressione di una cosa affrettata ma ho preferito così.
 
  
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