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Autore: Arsax    20/01/2018    0 recensioni
Sequel di "The Bloody and Dark Princess"
Non potevo credere di averlo fatto. Non ci riuscivo. Non volevo. Sapevo di essere un mostro e le mie mani erano sporche del sangue di diverse persone già a venticinque anni, ma mai avrei pensato che la mia prossima vittima sarebbe stata lei.
Mi guardava con quegli occhi azzurri, sbarrati dalla sorpresa tanto quanto i miei. Volevo poter tornare indietro nel tempo e non compiere quel gesto, per impedire che si arrivasse a quel punto.
Avevo già perso la donna più importante della mia vita a soli sei anni e non volevo perdere anche lei.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 18


“L'hai fatto. L'hai fatto davvero.” pensai inorridito.
Perché? Perché avevo cercato di distruggere la creatura più bella che mi si fosse mai avvicinata? Perché avevo cercato di uccidere la mia principessa, che amavo più della mia stessa vita?
La furia e il dolore avevano avuto il sopravvento e mi ero ritrovato a credere di odiare Serena. Aveva avuto ragione, quando aveva avuto la predizione: l'amore e l'odio sono separate da un confine sottilissimo e io ero stato così stupido da credere di odiarla.
Estrassi il paletto e premetti forte le mani sulla sua ferita. Un colpo di tosse le fece sputare molto sangue e io sbiancai. Non potevo credere a ciò che avevo fatto. La vidi chiudere gli occhi e mi alzai velocemente, andando verso gli anziani e ordinando la ritirata.
-Perché ci ritiriamo?- chiese Octavian.
-Perché siamo troppo deboli.- risposi atono.
-Ma...
-Non obiettare e muoviamoci! Ritirata!
Prima ancora che l'esercito recepisse l'ordine, avevo iniziato a correre a perdifiato nella foresta, in direzione del castello. Non riuscivo ancora a crederci. Le avevo piantato il paletto nel cuore, ma non era morta immediatamente come succedeva. Aveva ancora avuto il tempo di guardarmi prima di chiudere gli occhi, ma avevo visto che respirava. Era riuscita a sopravvivere?
Arrivato al castello, mi diressi a passo di carica verso camera mia, ma fui intercettato da Lucian. Ovviamente non aveva preso parte alla battaglia, ma quando vide che avevo le mani sporche di sangue, sorrise.
-L'hai uccisa, finalmente.
Lo guardai con odio puro, stringendo con forza i pugni insanguinati.
-Vedi di andartene al diavolo e lasciami in pace!- gli urlai contro, spingendolo da parte e riprendendo a camminare.
Lucian iniziò a sbraitare cose senza senso e io lo ignorai. Arrivato in camera mia, trovai Adrian, che tirò un lungo sospiro di sollievo al vedermi quasi del tutto illeso.
-Vi porto dal medico immediatamente.
-Posso andarci benissimo da solo. Adesso ho bisogno che tu vada a chiamare tutti gli anziani per una riunione.- risposi atono.
-Come desiderate.- disse, inchinandosi a me e congedandosi.
Mi guardai le mani e mi sentii un verme. Il sangue che mi macchiava le mani era quello della mia principessa ed era solo colpa mia se il suo sangue era stato versato. Quello era lo stesso sangue che avevo bevuto pochi giorni prima. Andai a lavarmi accuratamente le mani e mi diressi dal medico per ricevere le dovute cure.
Mi cambiai la camicia e mi avviai verso la sala delle udienze. Adrian mi stava aspettando fuori dalla porta, in attesa che gli dessi qualche ordine e ne avevo uno ben preciso da dargli.
-Adrian, ho bisogno di sapere se la principessa è ancora viva. Fammi sapere se ti giunge qualche notizia.
-Certo, principe Stefan.
-Ah, un'altra cosa. Hai sentito Dimitri ultimamente?- domandai, già preparandomi al peggio.
-Sì, l'ho sentito pochi minuti fa per riferirgli che siete tornato al castello sano e salvo. Quando ha saputo del vostro rapimento, voleva immediatamente tornare in Romania, ma sono riuscito a dissuaderlo dal farlo.- spiegò.
-Grazie. Va' pure.
Entrai nella sala e gli anziani mi riservarono uno sguardo completamente diverso dall'ultimo. Era più fiducioso, più rispettoso e anche un po' più timoroso. Fatta eccezione per Lucian, tutti mi guardavano come quello che ero: il loro sovrano.
-Perché ci avete fatti riunire qui?- domandò Octavian.
-Per mettere in chiaro le cose. Sono stufo di non ricevere il rispetto che merito. Trattate Lucian come se fosse il vostro sovrano, ma in realtà sono io. Voi parlate tanto di non volere un Vidrean come vostro re, ma in realtà state facendo l'esatto contrario. Lucian discende in parte dai Vidrean, quindi state già seguendo un Vidrean.- dissi in tono basso e minaccioso.
-Sei uno sporco bugiardo!- urlò Lucian, visibilmente preoccupato.
-Non vi sembra strano che Lucian, essendo più vecchio di mio padre, non sia salito al trono?
Tutti volsero i loro sguardi verso Lucian, osservandolo con disgusto. Probabilmente prima non mi avevano creduto o avevano cercato di ignorare la verità, ma vedendomi sul campo di battaglia a piantare un paletto nel petto di Serena e dicendo ad alta voce come stavano le cose, li avevo convinti a passare dalla mia parte.
-Quindi ora vi propongo una scelta: o state sotto ai miei ordini oppure vi sbatto in cella e vi accuso di alto tradimento.- ringhiai basso.
Presto o tardi li avrei uccisi tutti comunque, ma volevo che almeno per il tempo necessario fossero dalla mia parte.
-Dobbiamo mandare un messaggero per richiedere una riunione del Consiglio, come vuole la tradizione, e dobbiamo cercare di mettere in atto una buona strategia.- aggiunsi più calmo. -Dato che avete sottovalutato la principessa, siamo in netto svantaggio e dobbiamo limitare le perdite. Propongo anche di richiedere un fermo di ventiquattr'ore per recuperare i caduti.
-E se le proponessimo di terminare la guerra e di non prendere provvedimenti sulle azioni da lei compiute solo se rispetterà il patto?- suggerì Horatiu.
-Sempre che quella bastarda non sia già morta.- mormorò Lucian e io lo fulminai con lo sguardo, ma aveva ragione.
Non era una possibilità così remota che Serena potesse essere morta. Il colpo che le avevo dato era stato molto profondo e non ero sicuro di aver mancato il cuore. Se così fosse stato, mi sarei consegnato a Wilhelm per fare di me ciò che più voleva. Non potevo vivere in un mondo senza la mia principessa e il senso di colpa di averla pugnalata, ferita e odiata mi schiacciava come un macigno mozzandomi il fiato ogni secondo.
-Possiamo procedere in questo modo. Ora potete andare.- risposi con un gesto della mano.
Gli anziani mi guardarono confusi, ma lasciarono la sala prima di me. Era consuetudine che fossi io ad alzarmi per primo e a uscire, ma non mi sentivo di muovere nemmeno un passo. Da solo, in quella sala così grande e vuota, non mi accorsi che lacrime silenziose avevano iniziato a rigarmi le guance.
-Serena...- sussurrai.
Mi ritrovai a pregare il caso, gli dei, il destino e qualunque altra cosa affinché Serena sopravvivesse. Solo l'idea di pensare che lei non ci sarebbe più stata, faceva perdere al mondo tutti i suoi colori e profumi. Solo l'idea di pensarla dentro a una bara per colpa mia, mi faceva sentire morto dentro.
-Serena.

Adrian venne a chiamarmi il mattino seguente. Ero rimasto tutta la notte nella sala delle udienze e dalla sua espressione, capii che aveva delle novità.
-La principessa è viva.
Tirai un sospiro di sollievo e chiusi gli occhi più rilassato. Avevo sinceramente temuto di averla uccisa.
-Ma non è in buono stato. Ha accettato comunque di venire alla riunione di Consiglio quando la luna sarà stata alta. In tutto il regno non si parla d'altro che della “Principessa Guerriera”.- spiegò e io mi ritrovai a sorridere.
In una notte la voce sulle sue gesta avevano raggiunto i quattro angoli del mondo. Era una principessa che aveva scoperto di essere tale nemmeno un anno prima, ma era riuscita a riorganizzare entrambi gli eserciti, le finanze di un clan in rovina, a imparare ogni cosa che doveva conoscere una principessa e una regina e sapeva persino combattere. In tutta la storia dei vampiri, non c'era nessuna donna che avesse fatto ciò che lei aveva compiuto in nemmeno un anno.
“Ho sottovalutato Serena e ora guarda dove siamo finiti” pensai maledicendomi.
-Perfetto. Grazie, Adrian. Puoi dire a Dimitri di tornare a casa, se lo desidera.
-Veramente sono già qui.
Guardai in direzione della porta e vidi Dimitri, che mi sorrideva con ironia per la faccia sorpresa che avevo in quel momento.
-Adrian mi ha detto che hai finalmente ripreso in mano ciò che ti spetta, quindi sono tornato immediatamente qui, anche se il mandato per la mia cattura è ancora in atto.- spiegò Dimitri.
Ci abbracciammo vigorosamente e guardai Adrian grato. Questo mi sorrise e si congedò con un inchino.
-Allora, stavo venendo qui e mi sono fermato un attimo a Sighisoara e ho sentito dire che la tua dolce donzella in pericolo è diventata la “Principessa Guerriera”. Persino gli umani ne parlano intimoriti.
-Erano quelle le qualità che ignoravamo.- risposi con un sorriso amaro, mettendomi le mani in tasca.
Le mie mani toccarono un oggetto che avevo completamente dimenticato ed estrassi l'anello appartenuto a mia madre. Lo guardai come se fosse la prima volta che lo vedevo in tutta la mia vita e Dimitri mi posò una mano sulla spalla.
-Ti perdonerà, anche se l'hai quasi uccisa.- sussurrò.
-Sono stato così... così coglione.
Dimitri alzò le sopracciglia, sorpreso di sentire uscire parole scurrili dalla mia bocca, ma non c'era altro termine che potesse indicare il mio comportamento. Mi ero lasciato sopraffare dall'odio e dal dolore, senza più vedere razionalmente le cose come stavano ed eravamo arrivati a quel punto.
-Si sistemerà tutto. È innamorata di te esattamente come lo sei tu di lei e ora che hai di nuovo il comando del clan, sarà facile impedire che a Serena venga fatto del male.
-Appena avrò chiarito con Serena, farò arrestare tutti i membri della mia famiglia che hanno preso parte a questo ignobile piano e verranno giustiziati.- dissi con decisione e rabbia.
-E io ti aiuterò nelle indagini.
-E' bello riaverti qui, mio consigliere.
Dimitri si inchinò ridacchiando.
-Ora dobbiamo parlare di cose serie. So per certo che la tua principessa è testona, quindi dobbiamo difenderci dal suo prossimo attacco. Dobbiamo creare una strategia efficace.

La luna era alta ed eravamo tutti riuniti nella sala delle udienze, in attesa che arrivasse Serena. I miei parenti si stavano urlando contro e io non avevo voglia di stare a dividerli come una balia, perciò mi stavo facendo bellamente gli affari miei.
Il vociare fu interrotto quando entrò un gruppo di persone con lunghi mantelli neri e il cappuccio calato sul volto. La riconobbi ancora prima che scoprisse il viso e la trovai la creatura più bella di tutto l'universo. Era malconcia e i lividi e il labbro spaccato spiccavano sulla sua carnagione chiara, assieme a qualche fasciatura nascosta dalla camicia nera di taglio maschile. Era in tenuta da battaglia, riadattata per essere un po' più femminile, ma ci riusciva ben poco. La trovai comunque bellissima e mi sentii nuovamente in colpa per averla quasi uccisa.
Ci alzammo tutti in piedi per renderle omaggio, ma lei ci ignorò completamente. Quando fu seduta, si guardò intorno con occhi calcolatori e iniziò a posare le proprie armi sul tavolo.
Era consuetudine che durante una guerra, durante la riunione del Consiglio ogni membro posasse il proprio paletto sul tavolo e lei fece lo stesso. Posò i kindjal, qualche pugnale da lancio, un coltellaccio da caccia dalla lama di venti centimetri e infine il suo paletto, usato da poco come quello di tutti.
-Vedo che siete venuta armata fino ai denti, principessa, e che avete addirittura un paletto.- le fece notare Octavian, sorprendendo tutti i presenti.
-La prudenza non è mai troppa.- rispose annoiata in rumeno. -Possiamo tranquillamente tenere la riunione in rumeno, dato che sono mesi che lo conosco alla perfezione.
Tutti presenti furono nuovamente sorpresi da quella rivelazione, ma cercarono di nasconderlo agli occhi di Serena.
-Le vostre guardie devono lasciare la stanza.- disse Lucian.
-Le mie guardie stanno qui finché lo dico io.- ribatté guardandolo con occhi carichi d'odio.
Si guardarono in cagnesco per momenti lunghissimi e decisi di intervenire in sua difesa.
-Lucian, anche noi avremmo fatto lo stesso, se la riunione si fosse tenuta al castello del clan Vidrean. Iniziamo pure la riunione del Consiglio.
-Sono curiosa di sapere perché mi avete fatto venire qui.- disse incrociando le braccia al petto.
-Perché vogliamo chiedervi di concludere questa guerra.- iniziai. -Troviamo che sia un inutile spreco di tempo e di risorse, sia umane che vampire.
-Inutile dite?- chiese alzando un sopracciglio.
-Possiamo tralasciare che mi avete rapito e che avete scatenato una guerra, solo se terrete fede al patto.- risposi, ma la sua reazione mi lasciò confuso.
Mi guardò negli occhi per un paio di secondi e poi scoppiò a ridere di gusto, ma molto amaramente. I membri della famiglia Vidrean sghignazzarono divertiti, incoraggiati dall'avere come loro sovrana la “Principessa Guerriera”, mentre i miei parenti non facevano altro che guardarsi sgomenti.
-Inutile dite? Ora vi spiego brevemente perché non è inutile, usando parole semplici e frasi brevi per facilitarvi la comprensione, d'accordo?- disse con tono accondiscendente.
-State per caso cercando di insultare la nostra intelligenza?- ringhiò Lucian.
Vidi Serena rabbuiarsi e alzarsi lentamente in piedi, riservandogli uno sguardo carico di veleno e sfida.
-Allora, voi avete progettato di uccidermi dopo che il patto fosse stato rispettato e state dicendo che questa guerra è inutile? Signori, siete voi che state insultando la mia intelligenza e quella della mia famiglia.
-Non avete le prove e...- farfugliò Lucian, ma Serena lo interruppe con un brusco gesto della mano.
-Voi volete che faccia finire la guerra soltanto perché le mie truppe vi stavano massacrando. Siete stati troppo sicuri di voi fin dall'inizio ed è per questo che non avete preparato a dovere le vostre milizie. Siete stati talmente tanto sicuri di voi stessi da farmi venire a conoscenza del vostro piano direttamente dalla bocca del principe Stefan. Voi volete soltanto il potere e terminare la guerra è solo un modo per salvarvi la pellaccia!- ringhiò a voce talmente alta che un attacco di tosse la fece piegare in due.
Si coprì la bocca con un fazzoletto, ma avevo visto che stava sputando sangue. L'avevo ridotta peggio di quanto avessi creduto. Probabilmente le avevo forato un polmone e mi sentii uno straccio molliccio.
Bloccò le guardie che stavano per avvicinarsi con un gesto della mano e dopo essersi ripulita la bocca, si mise in posizione eretta, guardandoci uno a uno con occhi di fuoco.
-Desiderate talmente tanto il potere, che avete riorganizzato il Consiglio Vidrean-Lovinescu in un momento di debolezza della famiglia Vidrean, ovvero quando non c'era un vero e proprio sovrano a guidarli. Guardatevi attorno, ci sono solo cinque membri della famiglia Vidrean su quindici membri totali del Consiglio, esclusi me e il principe Stefan. Siete subdoli e il patto non verrà mai rispettato. Non mi farò uccidere come una sciocca.- concluse minacciosa, sedendosi nuovamente.
Lucian era paonazzo di rabbia e sapevo che da un momento all'altro sarebbe esploso, ma non mi sarei opposto se Serena l'avesse trapassato da parte a parte, anzi l'avrei ringraziata.
-Come osi?! Stupida ragazzina che non sei altro! Non hai neanche i canini, quindi non puoi nemmeno essere considerata un vampiro!
Non vidi neanche Serena muoversi talmente era stata veloce. Aveva lanciato un pugnale da lancio in direzione della testa di Lucian ed era andato a conficcarsi nello schienale della sedia, lasciando un lungo taglio sulla guancia di questo. Tutti i miei parenti erano sbiancati di paura, ma io ero solo compiaciuto.
-Non osare rivolgerti a me in modo così irrispettoso, cane rognoso! La prossima volta non ti mancherò, te lo prometto. Dietro a tutta questa storia ci sei tu, assieme a qualche altro Lovinescu, probabilmente tutti quelli presenti in questa stanza.- rispose aggressivamente, con i canini completamente fuori dalle gengive. -Siete stati voi ad architettare tutto questo e dovete incolpare solo voi stessi se siete nei guai fino al collo e rischiate di ritrovarvi un paletto conficcato nel petto.
Dopo che ebbe terminato, non si sentì volare nemmeno una mosca. Erano tutti sorpresi alla vista di quel nuovo lato di Serena e i Lovinescu ne erano terrorizzati.
-Abbiamo finito? Allora potete andare.
Tutti lasciarono la stanza, Wilhelm compreso, ma io e Serena restammo seduti al nostro posto. Lei non sembrò accorgersene, tanto era impegnata a farsi assistere dalle guardie del corpo speciale. Si passò una benda attorno al collo e ci poggiò il braccio sinistro, quello che le avevo disarticolato, e tirò un sospiro di sollievo. Controllò qualche fasciatura e bevve da un'ampolla di vetro. Sembrava non vedermi nemmeno.
Mi alzai e andai a sedermi accanto a lei, sulla sedia che fino a poco prima era occupata da Wilhelm.
-Mi dispiace.- dissi in un sussurro, ignorando completamente le guardie.
-Per cosa? Per la ferita o per avermi svelato il vostro piano?
-Per tutto.
Mi guardò a lungo senza emettere alcun fiato.
-Che cosa intendi?
-Per averti ferito ieri e per non averti detto prima del piano che avevano in mente i miei parenti. Anche se, dicendotelo prima, avrei solo accelerato le cose. Avevi ragione quando hai avuto la visione: amore e odio sono facilmente confondibili.- risposi guardandola negli occhi.
Le presi la mano e le guardie si irrigidirono, ma le ignorai completamente, andando avanti col mio discorso.
-Ti prego di terminare questa guerra. Con te sono sempre stato sincero. Agli inizi, forse ti avrei ucciso senza pensarci due volte, ma conoscendoti ho scoperto che persona meravigliosa sei. Mi hai cambiato, Serena, mi hai fatto vedere le cose sotto una luce diversa e ora non sono più quel vampiro sanguinario e spietato, come il mio cognome suggerisce. Non ti avrei mai distrutto, soprattutto dopo quella notte passata insieme, che è stata la più bella di tutta la mia vita. Mi hanno coinvolto in questo piano stupido solo dopo che mio padre è morto e mi volevano obbligare con la forza a ucciderti, ecco perché tornavo a casa pesto e sanguinante. Ti chiedo scusa per tutto ciò che ho fatto, anche se non ci sono parole che possano giustificare il mio gesto di ieri. Ero accecato dalla rabbia e dallo sconforto. Avevo iniziato a fidarmi di te al punto di aprirmi completamente a te e mi sono sentito morire quando mi hai detto quelle parole, quando mi hai fatto prigioniero. Ribadisco però che non c'è giustificazione alle mie azioni e non posso far altro che chiederti sinceramente scusa.
La vidi decisamente sorpresa dal mio discorso e notai che era in lotta con se stessa. Non sapeva se credermi e rischiare o continuare quella guerra. Liberò la mano dalla mia stretta e ordinò alle guardie di tornare al castello.
-Come pensi che possa fidarmi di te dopo ciò che è venuto a galla? Ucciderai metà della tua famiglia perché ha pianificato la mia distruzione?- chiese sarcastica, già pensando a una mia risposta negativa.
-Sì, per te lo farei.- risposi senza esitazione.
Serena distolse lo sguardo velocemente; stava cedendo. Si alzò troppo velocemente e un altro attacco di tosse le fece sputare altro sangue. Mi avvicinai preoccupato che potesse star male da un momento all'altro.
-Tutto bene?- le chiesi.
-Sì, sto bene.- rispose allontanandosi da me.
Iniziò a riprendere le proprie armi e la vidi pensare velocemente a una risposta da darmi.
-Ti concedo una settimana di tregua. Ho bisogno di pensare.- sussurrò sospirando.
-D'accordo.- risposi sorridendo.
Mi guardò per un istante prima di uscire dalla sala a passo di carica. Avrei dovuto accompagnarla, ma non volevo imporle la mia compagnia, soprattutto in quel momento.
“Forse avrei dovuto fare di più. No, ho già fatto tutto quello che potevo. Le ho detto che l'amo, che non c'entro nulla con quell'assurdo piano e ho implorato il suo perdono per ciò che le ho fatto ieri.”
-Sei stato bravo.- affermò Dimitri avvicinandosi.
Era rimasto fuori dalla sala per tutta la durata della riunione e immaginai che avesse sentito anche la conversazione tra me e la mia principessa.
-Non ne sono convinto.- confessai in un sussurro.
-Vedrai, fidati di me. In questa settimana di tregua avrà modo di pensare e quando avrà capito che eri sincero, ucciderete i tuoi parenti insieme.
Mi ritrovai a sorridere per la scena che mi si formò nella mente: io e Serena col paletto in pugno che facevamo strage di quei viscidi traditori. Serena era più forte di quanto avessi creduto e sopportava stoicamente il dolore. Non potevo biasimarla che avesse diffidato di me, ma mi aveva comunque ferito.
-Sarebbe un sogno, Dimitri.
  
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