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Autore: Lilithan    21/01/2018    1 recensioni
Non sono mai stata una scrittrice, ma essendo una lettrice accanita ho sempre desiderato poter dar vita ad una storia tutta mia. Proverò a mettere su 'carta' le mie idee contorte. Spero sia leggibile. Io vi ho avvisati.
Lilian non vive una vita facile. Come nessuno, del resto. Oppressa dal padre ma sostenuta dalla madre, della cugina e da pochi amici, va avanti con la vita, frequenta il liceo scientifico della sua città e passa il tempo libero a leggere e disegnare, oltre che a correre. Ma un giorno qualcosa cambia la sua vita radicalmente. Tutto ciò che ha di più caro le viene strappato via senza che lei possa fare niente per impedirlo. E quando una setta irrompe nella sua scuola durante l'assemblea di fine anno, minacciando sua cugina e i suoi amici, la vera natura di Lilian viene fuori. Ma questa trasformazione che stavolgerà ciò che rimane della sua vita, sarà un bene per lei e per il mondo? Lo scoprirà solo strada facendo.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta
Capitoli:
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Volava.
Semplicemente galleggiava in mezzo al cielo.
Ma l’acqua saliva. Continuava a salire.
Qualcosa le bloccava la gola, le mozzava il respiro. Non riusciva a urlare.
Intanto l’acqua saliva e saliva e saliva.
Lily alzò gli occhi.
L’ombra era lì, davanti a lei, immobile. La fissava, impassibile.
Non disse niente.
Mentre l’acqua le invadeva i polmoni, Lily guardò suo padre voltarsi e allontanarsi.
 
La ragazza si svegliò di soprassalto, con le lenzuola aggrovigliate, in un mare di sudore. Mentre gettava le coperte ai piedi del letto per dirigersi in bagno, pensava a quanto tempo ancora sarebbe durata quella tortura. Dopo la trasformazione i suoi incubi erano peggiorati. Continuava a non ricordarli al risveglio, ma si sentiva sempre inquieta e stranamente stanca. Ricordava solo di volare, annegare e vedere suo padre.
Non era sicura che fossero solo sogni, ma non poteva nemmeno dire il contrario. D’altronde, come le aveva spiegato Will, la trasformazione l’aveva resa sì un’Invisibile, ma restava pur sempre un’umana, un essere umano. Poteva essere tranquillamente il suo subconscio: erano mesi che faceva quel tipo di sogni.
Che ironia. Poteva piegare la mente di chiunque, ma non la sua.
Si guardò allo specchio. In viso non era cambiata granché: i capelli corti le stavano più arruffati del solito e in parte coprivano gli zigomi forse troppo sporgenti. Non mangiava molto ultimamente. Sentiva l’occhio sinistro, quello plumbeo, pulsare. Era una specie di routine, soprattutto appena si alzava la mattina. O la notte.
Dopo una veloce doccia fredda, Lily si diresse alla porta principale.
Mmh.
Londra.
Aprì la porta e si ritrovò dentro una di quelle rosse cabine telefoniche inglesi.
Okay, forse devo controllare l’incantesimo.
Era notte fonda, c’era poca gente in giro.
Lilian si sollevò da terra.
 
Londra vista dall’alto era uno spettacolo. Il Tamigi rifletteva le luci della City e la nebbia dava alle strade quell’atmosfera dickensiana che aveva sempre amato da bambina. Non che ora la pensasse diversamente. Sorvolò Hyde Park e poi il quartiere di Soho.
Aveva un luogo preciso in mente.
Atterrò per le parti di Temple, non lontano dalla famosa omonima chiesa. Appena i suoi piedi toccarono terra, scattò. Volare era una cosa assurda, ma la corsa restava la corsa. Solo correndo Lilian riusciva a schiarirsi le idee fino in fondo ed era da molto che non lo faceva. Scappare in fretta e furia, prendere consapevolezza di quello che le era capitato era stato sfiancante. Ancora una parte di lei faticava a crederci, che fosse capitato a lei, proprio nel periodo peggiore in cui poteva trovarsi un essere umano. Aveva perso tutta la sua famiglia, non sapeva se per colpa di suo padre o di qualcun altro. Tutto era ancora troppo confuso e frammentario.
Perché suo padre era vivo? Era stato davvero lui ad uccidere sua madre e suo fratello? Per una setta? Per dei poteri millenari?
Che senso avrebbe?
Era questa la domanda che risuonava nella mente di Lilian.
Perché, perché, perché.
Perché avrebbe dovuto uccidere tutte le persone che amava? Davvero contavano così poco per lui? Era davvero possibile fingere a tal punto? Una persona come può rinunciare a tutto quello che conta davvero solo per conquistare il mondo per poi, alla fine, ritrovarsi comunque solo?
Non era questo il vero inferno?
Senza rendersene conto, Lilian era finalmente arrivata a destinazione.
Blackfriars Bridge.
Il ponte dei frati neri.
La prima volta che aveva sentito parlare di questo ponte era stato mentre leggeva The Infernal Devices di Cassandra Clare. Aveva sempre desiderato andarci e ora, finalmente eccola lì. Erano cambiate così tante cose negli ultimi tempi. Lily si sentì stranamente a casa, e sapeva perché.
Nei libri aveva sempre trovato conforto. Trovarsi in un luogo caro a dei personaggi che aveva amato per così tanto tempo e che continuava comunque ad amare, la faceva sentire rinfrancata.
 
Per tutta la mia vita, da quando sono arrivato all'Istituto, sei stato lo specchio della mia anima.
Vedovo in te il bene che c'era in me.
Soltanto nei tuoi occhi trovavo la grazia.
Quando mi avrai lasciato, chi mi vedrà così?
 
Abbi fiducia in te stesso.
Tu puoi essere lo specchio di te stesso.
 
E se non ci riesco?
 
Lilian aveva sempre amato quel passo de La Principessa (sempre Cassandra Clare). A furia di leggerlo, l’aveva imparato a memoria.
Posso essere lo specchio di me stessa? Posso davvero?
Respirò l’aria umida del Tamigi, sentendosi insieme un po’ Dostoevskij un po’ Sidney Carton e pensò che i suoi amici erano il suo specchio. Se non avesse avuto loro, non sarebbe stata poi tanto diversa da suo padre. O comunque dall’idea che adesso si stava facendo di suo padre.
Si appoggiò alla balaustra, per poter ammirare il fiume. Non fu poi molto sorpresa di vedervi delle piccole specie di Invisibili marini fluorescenti. Per lei, riconoscerli era facile, oramai. Erano circa sette o otto e avevano le sembianze di non proprio comunissime rane pescatrici, con la differenza che, al posto di un solo illicio, ne avevano centinaia sparsi in tutto il corpo. Queste lunghe pinne sembravano rivestite da una patina fluorescente e luminosa. Più che una trovata evolutiva, sembrava un modo come un altro di pavoneggiarsi. Non avrebbe mai pensato che dei pesci, anche se Invisibili, potessero pavoneggiarsi. Forse era un’idea stupida.
Sentì la nostalgia delle sue stupide trovate che tanto facevano ridere Edwige e Lorenzo.
Aveva fatto bene a raccontar loro la verità? Da quando aveva lasciato il paese, non si era sentita più tanto sicura di quella sua decisione.
Forse non sarebbe dovuta passare da Andrea.
 
Quando, qualche giorno prima aveva lasciato i suoi amici con la promessa di farsi presto viva, non aveva resistito alla tentazione. Aveva chiesto a Will fare un sopralluogo a casa dei suoi zii, in parte per avere informazioni su Alice in parte per poter restare da sola un momento.
Si era allora trasformata in corvo per recarsi di soppiatto da quel ragazzo che non sapeva più come definire. Non era sicura di quello che provava, ma in parte era certa di provare ancora qualcosa. E voleva vederci chiaro. L’ultima volta che l’aveva visto, leggendo la sua mente, si era sentita disgustata a tal punto da non notare certi sfondi strani nella sua mente. Strana definizione, ma era così che Lily vedeva le menti e i pensieri e i ricordi. Come in un quadro.
In primo piano sembrava leggeva i pensieri istantanei delle persone. Guardando più in fondo poteva vedere i sentimenti e le emozioni che li animavano in quel momento. Ma la parte interessante era sullo sfondo. Non era ancora molto pratica, ma se si concentrava, riusciva a  vedere e sentire quelle sensazioni che ci accompagnano ogni giorni, quelle sensazioni che fanno di noi quello che siamo.
In Andrea, aveva visto oscurità. Il genere di oscurità che lei conosceva benissimo. Non aveva avuto una bella vita. Almeno su questo non aveva mentito.
La ragazza sentiva che le stava sfuggendo qualcosa. Per non farsi notare, si era trasformata in un piccolo serpente nero, di quelli che ti capita di incontrare abbastanza spesso quando vivi vicino alle campagne. Si arrampicò su per la canaletta della grondaia. La finestra del bagno era aperta. Lily si infilò dentro, felice di non trovarci nessuno, e si avventurò per la casa che, a prima vista, sembrava solo un lungo corridoio pieno di porte di legno. Era uno strano punto di vista, quello del serpente, ma solo con quella forma poteva evitare di fare rumore.
 Tutto sembrava così stranamente enorme, allungato e umido. Si, umido e scivoloso. Così scivoloso che faticava ad avanzare. A quanto pare qualcuno aveva avuto la brillante idea di mettersi a lavare il pavimento.
Maledizione, proprio ora di tutti i momenti?
Lilian? Sei tu?
Presa dal panico come non succedeva da tempo, con un unico movimento del corpo, balzò in aria, trasformandosi in un piccolo falco e sfrecciò verso la finestra del bagno, fuori da quella casa. Volò più in alto che poteva, confusa più che mai, con l’adrenalina ancora in circolo.
Era di Andrea la voce che aveva sentito nella sua testa? Lui l’aveva sentita? Com’era possibile?
L’unica cosa che la ragazza riuscì a pensare, fu che aveva bisogno urgentemente di una doccia. Aveva i vestiti zuppi di acqua e detersivo per pavimenti.
 
Quella sera aveva deciso di non raccontare niente a William, lei stessa non sapeva che pensare. Le ipotesi possibili erano solo due. Primo, la setta era riuscita, in qualche modo, a prendere possesso di qualche potere Invisibile. Secondo, Andrea stesso era diventato un Invisibile. Era più che plausibile pensare che avessero tentato di nuovo, considerato il loro tentativo fallito. Inoltre, per la setta, lei costituiva un pericolo. O almeno pensava di esserlo.
La verità era che non sapeva niente, e se avesse continuato a fare supposizioni, non sarebbe venuta a capo di niente.
Per un secondo, sentì come una presenza alle spalle, e si voltò di scatto, ma non vide nessuno.
Si guardò intorno e, vedendo le prime luci dell’alba, salì sul parapetto del ponte inglese. C’era ancora un pensiero che la assillava, una cosa che non aveva nemmeno il coraggio di pensare. Non aveva avuto il coraggio di chiedere a William o di fare qualche ricerca. Ma quel pensiero non l’aveva abbandonata un secondo da quando aveva preso coscienza della sua nuova forma.
E se...
Ma chiuse gli occhi e stipò quei pensieri negli angoli più reconditi della sua mente. Era ancora troppo presto, poter pensare di fare quello che voleva fare. L’unica cosa che le importava davvero.
Respirò ancora una volta l’umidità del Tamigi, sicura che sarebbe tornata presto a far visita al vecchio ponte, per poi lanciarsi in aria, prendendo le sembianze di corvo.
 
Non appena trovò la porta ed entrò in casa, si diresse immediatamente in armeria. Con la tenuta sportiva già addosso e i capelli legati, sentiva il bisogno quasi impellente di colpire qualcosa. Era stata una fortuna per lei trovare quello strano attrezzo da allenamento cinese. Si chiamava Muk Yan Chong o uomo di legno vivo. Era sicura di averlo visto in qualche film di arti marziali, uno di quelli che suo padre adorava. Chissà che avrebbe detto o pensato, se l’avesse vista allenarsi con quel coso.
Che dovrebbe pensare se forse mi vuole morta?
La ragazza iniziò a colpire velocemente i numerosi pioli, aumentando la forza senza rendersene conto.
Forse ha ucciso Mark. Forse ha ucciso la mamma. Forse vuole finire il lavoro. Ma perché diavolo dovrebbe volerlo fare.
Porca troia.
Fu questo l’ultimo pensiero della ragazza, quando si rese conto di aver fatto a pezzi l’uomo di legno. Presa allora dal nervosismo, si abbandonò alla rabbia, chiamò a sé la katana più vicina e generò un piccolo tornado che alzò i pezzi di legno rimasti dell’attrezzo. Lily allora iniziò a tagliare a fette tronco e pioli che roteavano in modo disordinato a causa del mini ma potente tornado. Ogni fendente che lanciava, non erano rivolti a del semplice legno, ma contro suo padre, perché aveva creduto che fosse morto e invece non lo era; perché non sapeva quali fossero le sue intenzioni e motivazioni. Contro Andrea, che continuava a far parte dei suoi pensieri, che forse era diventato come lei, che forse avrebbe dovuto affrontare. Contro Alice, che si era fatta prendere così facilmente e l’aveva messa in quella situazione. Contro suo fratello, che non era diventato quello che voleva essere, che non sarebbe più cresciuto. Contro sua madre, perché era morta. Contro sé stessa, perché non era riuscita nemmeno a morire. Lilian cadde allora in ginocchio, davanti al pilastro di legno contro cui aveva rivolto la spada dopo aver ridotto in cubetti l’attrezzo cinese. Trapassò il pilastro da parte a parte con la spada, per poi reggersi ad essa, esausta.
Una persona sola può davvero sopportare tutto questo?
Rimase per ore in quella posizione, senza forze. Non riusciva a pensare a niente. Si sentiva in pace in quella posizione. Pensava che, spostandosi anche solo di un millimetro o anche solo respirando più profondamente, avrebbe rotto quella bolla che si era creata attorno a lei in quel momento.
Il mondo non esisteva più. Esisteva solo lei, aggrappata a quella katana infilzata a un palo. Quando si rese conto di sembrare uscita da un anime, si mise a ridere come un’idiota e si lasciò cadere a terra. Non aveva tempo. Aveva troppe cose da fare. Avrebbe pensato dopo ai suoi problemi mentali. Ora doveva essere lucida. D’altronde, a breve avrebbe avuto un appuntamento.
 
Finalmente un po’ d’azione! Sarai elettrizzata, vero Lily?
Gattaccio rompiscatole, smettila di aumentare la mia ansia. Non riesco a concentrarmi e potremmo finire in Nuova Zelanda. E sai che fanno a quelli come te in Nuova Zelanda?
Ci venerano come il resto del pianeta perché siamo adorabili?
Niente bistecca stasera.
Meow
L’idea di lasciare un messaggio ad Andrea in camera sua e di farlo bruciare una volta letto era stata di Enzo, e negli ultimi giorni non aveva fatto altro che vantarsene. Eddy si era opposta a quell’incontro, perché pensava che si potesse ritorcere contro Lily. Aveva troppa paura di quello che la setta avrebbe potuto fare alla sua amica, anche se non lo diceva apertamente. Si fidava di Lily e delle sue capacità, ma è difficile non preoccuparsi quando non si conosce bene il nemico.
‘Gli leggerai la mente? Pensi di soggiogarlo?’ le chiese Edvige quando stavano architettando il piano.
‘Si e no’
‘Non vuoi soggiogarlo? Perché?’
‘Per diversi motivi. Più tempo passo nella mente di una persona e più vado in profondità, prima si accorgerà della mia intrusione. Inoltre, da come ho visto quella volta a scuola, a rovistare nelle profondità della mente di una persona troppo a lungo, la si rovina. Quel giorno ho rivoltato le menti di quei tizi con la tunica come dei calzini, e mentre lo facevo sentivo quelle menti strapparsi e sfaldarsi.’
‘Insomma come quando prendi in mano qualcosa mangiato dalle termiti?’ intervenne Enzo
‘Si, tipo’
‘E scusami, tu quando mai hai visto qualcosa mangiato dalle termiti?’
‘Da mia nonna, quella che abitava in montagna, pace all’anima sua. Tutto in quella casa era mangiato dalle termiti. Tranne le fondamenta e lo scheletro della casa’
Edvige iniziò a fissarlo, giusto per dargli fastidio e Lily, vedendo quella scena ripensò alle belle giornate passate a scuola. Chissà se un giorno sarebbe potuta tornare, insieme a loro.
La loro era stata una buona idea, ma Lilian non se la sentiva di coinvolgerli più di tanto, per questo aveva mentito su giorno, ora e luogo dell’appuntamento. La verità era che si aspettava un’imboscata, perciò si era preparata a dovere. Dentro gli stivaletti nascondeva diversi piccoli e affilati kunai, stile Naruto; nella pesante cintura che portava sopra i jeans neri strappati portava diversi coltelli da lancio, un pugnale e la katana con cui aveva infilzato il pilastro. Inoltre, dietro la schiena portava un’arma gigantesca che sembrava l’incrocio tra uno spadone e una lancia. Imparare a maneggiarla non era stata facile ma era la seconda arma preferita da Lilian dopo i piccoli pugnali. Il tutto nascosto dall’enorme e pesante mantello che si era procurata in Russia. Dopo aver rimpicciolito lo spadone/lancia con un incantesimo, così da poterlo nascondere sotto il mantello, era finalmente pronta ad incontrare il ragazzo.
Erano le 22:40 quando Lily attraversò il portale per la collinetta del suo paese, a qualche metro dal salice.
Era lì che si erano baciati la prima volta. Sembravano passate tante di quelle vite da allora...
Rimani concentrata
Lo sono Will, però smettila di muoverti così tanto dentro quel cappuccio. Mi stai soffocando.
Lilian avanzò di qualche passo e si fermò ad osservare la città che l’aveva vista crescere. Era così strano adesso, le sembrava di non averla mai guardata davvero. Non era stato un posto così terribile in cui vivere.
Per diversi minuti, la ragazza fissò le luci del suo paese. Non voleva pensare per paura che Andrea potesse sentirla. Non avrebbe saputo come comportarsi. Ripensandoci, forse non era ancora pronta ad affrontarlo, ma l’avrebbe fatto comunque. Era stufa di aspettare che succedesse qualcosa. Doveva scoprire cosa sapeva Andrea e che intenzioni aveva. Lui l’avrebbe portata un passo più vicina a suo padre. Al perché. A quello che voleva e non voleva fare...
Lilian
La ragazza si voltò di scatto.
Andrea
   
 
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