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Autore: _armida    21/01/2018    1 recensioni
Si tenevano per mano su di una scogliera a picco sul mare, un bambino ad una bambina intenti a osservare il cielo azzurro sopra le loro teste.
“Cosa faremo se la Galassia fosse in pericolo?”, chiese lei in un mormorio incerto, timoroso quasi.
L’espressione sul viso del piccolo Poe si fece sicura. “Se la Galassia avrà bisogno, noi ci saremo”, rispose.
I loro eroi avevano combattuto per la libertà, perché loro non avrebbero dovuto farlo?
...
“C’è stato un risveglio nella Foza”, rivelò il Leader Supremo.
Sotto la maschera, gli occhi color pece di Kylo Ren ebbero un guizzo.
“Fonti certe mi hanno informato che la mercante di rottami ha raggiunto Skywalker, sai questo cosa significa?”, continuò il Leader Supremo.
“L’addestrerà e ne farà un Jedi e noi saremo in minoranza…”. Ren alzò il viso su Snoke, sotto la maschera, quindi non visibile, un ampio sorriso faceva capolino. “…almeno che non trovassimo questo nuovo detentore della Forza e lo convincessimo a stare dalla nostra parte”
Anche il Leader Supremo sorrise, un ampio e sadico sorriso che avrebbe messo i brividi a chiunque. “Ti affido dunque il compito di trovarlo e portarlo da me, mio fedele apprendista"
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kylo Ren, Nuovo personaggio, Poe Dameron, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo V
 
Arretrò tra la folla che ormai a lei faceva ben poco caso, tutti troppo concentrati sul patio e suoi nuovi arrivati per notare lo strano comportamento di quella che per la maggiore era considerata una strana ragazza: strano per strano, ormai nessuno si stupiva più di nulla. 
Solo Mara si accorse di quella inconsueta ritirata, del suo volto più pallido del solito e delle goccioline di sudore sulla sua fronte. Si rese conto che stava tremando e istintivamente le afferrò un braccio, cercando di aiutarla a sostenersi ma in modo discreto. 
Si allontanarono dalla ressa e Lys si sedette a terra, poggiando la schiena contro il muro di uno dei numerosi piccoli edifici del complesso della residenza reale che si affacciavano sul cortile d’onore. 
Chiuse gli occhi e prese fiato più volte. 
“Lys?”, provò a chiamarla Mara. Una tacita domanda sulle sue condizioni. 
“Sto… sto bene”, mormorò. 
“No, non stai bene. Si può sapere cosa ti è preso?”. Dopo l’incidente che era costato la vita al padre aveva sofferto di attacchi di panico, ma con il tempo si erano diradati fino a sembrare scomparire. Che si fosse trattato di un attacco di panico? Che il problema si fosse ripresentato?
“Tu… tu non lo hai sentito?”, chiese la ragazza. 
La donna si fece perplessa. “Sentito che cosa?”
Lys corrugò la fronte: stava pensando. “Credo fosse… sì, credo fosse Kylo Ren. È stato… orribile”. Raccolse le ginocchia al petto in un gesto inconscio di protezione. “Quando si è voltato dalla nostra parte… mi è sembrato che qualcosa mi soffocasse”
“Magari è stato solo un caso: fa caldo, c’era molta gente in poco spazio e sei arrivata già spossata… da non so esattamente cosa”. Le scoccò un’occhiata contrariata. “Potrebbe essere stato un malore, dopo sarebbe meglio che faccia chiamare il medico in stanza”, disse raddolcendo la voce.
“E se invece fossero stati i suoi poteri? Dicono sia un Sith”
“Girano molte storie sul suo conto”
“Ma è stato sgradevole, con un Jedi non dovrebbe succedere”
“E tu cosa ne puoi sapere, hai mai incontrato un Jedi prima di oggi?”
No, non lo aveva fatto. Magari era come diceva Mara, lei senz’altro aveva vissuto più esperienze e un paio di Jedi almeno li aveva di sicuro incontrati. Ma la sensazione sgradevole restava. Se lo avesse dovuto incontrare di nuovo - e di certo sarebbe successo entro la fine della giornata -, avrebbe dovuto tenere sotto controllo le proprie sensazioni. 
E non pensare a fatti compromettenti: Poe le aveva detto che era in grado di leggere nel pensiero. Lui lo aveva provato sulla sua pelle e non era stato per nulla piacevole. Doveva fare molta attenzione. 
Prese un lungo respiro e si rimise in piedi. 
Un malore dovuto al caldo… sì, era possibile. Non sarebbe stata la prima a cui veniva un malore a causa delle alte temperature e della ressa. 
Si convinse che era così e si passò entrambe le mani sul volto, sentendo il sudore imperlarle la fronte. Mosse alcuni passi tenendosi appoggiata al muro, per constatare se effettivamente le gambe la reggessero e una volta certa si staccò anche da esso, assumendo una camminata più decisa. 
Osservò la gente sciamare, segno che la cerimonia fosse ormai finita. 
“Io…”
Se fosse tornata subito in camera propria si sarebbe di sicuro ritrovata in tempo zero il re nelle proprie stanze intento in quella che era certa sarebbe stata la peggiore tra le ramanzine - ed erano parecchie - di quegli anni. Quanto si scommetteva sul fatto che avrebbe tirato in ballo i suoi genitori? 
No, ora come ora non le andava proprio. 
“Io vado nelle cucine a prendere un bicchiere d’acqua”, disse alla fine, congedandosi da Mara. 
Nelle cucine il re non sarebbe mai sceso - mischiarsi ai comuni mortali, ma quando mai? - e lei avrebbe potuto stare tranquilla e coccolata da persone che conosceva. 
La servitù era la sua famiglia, lo era sempre stata da ben prima che suo padre morisse. E poi la cuoca l’adorava: teneva sempre almeno un bicchiere di granita o dei dolci nel caso in cui avesse trovato la principessa a vagare per la sua cucina. 
Quanto era bello fare colazione ed ascoltare i pettegolezzi freschi freschi di prima mattina?
Un sorriso le comparve sulle labbra mentre, cercando di passare inosservata, si dirigeva verso l’entrata di servizio per la servitù. 
Il fascino di quel palazzo era che, oltre al dedalo di sontuosi corridoi d’accesso alle varie sale, ne correva un secondo, ancora più intricato del primo, estremamente spartano, utilizzato solo dalla servitù. 
Era facile, utilizzandolo, passare da un punto all’altro della dimora senza che il re se ne accorgesse. 
 
***
 
Alcune ore più tardi…
 
Il tempo nelle cucine era passato in fretta tra chiacchiere e risate. Cercavano tutti di alleggerire l’atmosfera intorno alla giovane, Lys se ne rendeva perfettamente conto. Che fosse in vista della bufera che si sarebbe a poco scatenata? Dirigendosi nei propri alloggi sapeva che stava dando inizio ad un ciclone. Un ciclone di potenza catastrofica: suo zio. 
Ma non poteva rinviare all’infinito il momento. 
Aveva bevuto un infuso alle erbe. 
Cosa, un infuso caldo d’estate? Aveva storto il naso in un primo momento, ma poi era stata convinta a mandarlo giù. E doveva ammettere che aveva avuto un effetto rigenerante. Giusto in tempo per lo scontro. 
Aveva reperito un mantello di colore scuro e scivolava silenziosa tra i corridoi con quello ben calato sul viso. Non aveva incontrato guardie di alcun genere, ma sapeva che prima o poi sarebbe accaduto. 
Era arrivata nell’ala ovest, l’ala dove aveva il proprio alloggio e che terminava in una torre un tempo utilizzata per la guardia ma ora in disuso. Là, sulla cima, cullata solamente dal rumore delle  onde del mare, là era la sua oasi di pace, il suo regno della creatività, dove i suoi dipinti prendevano forma. 
Nessuno era autorizzato a salire e fino a quel momento l’unica persona ad averci mai messo piede era stato Poe, ma solo in rarissimi casi. 
Avrebbe voluto dirigersi lassù, ma era meglio tornare nella propria camera e prepararsi per l’imminente banchetto di quella sera e pregare che al re la rabbia fosse almeno in parte sbollita. 
Aveva appena svoltato un angolo e vedeva la sua stanza: l’ultima porta a sinistra, proprio di fianco a quella per salire sulla torre. Ma avvertì dei passi troppo regolari per essere quelli di qualcuno della servitù o delle guardie di palazzo: potevano essere solo strormtroopers. 
Presa dal panico abbassò la prima maniglia che trovò ed entrò. 
Quella ala del palazzo aveva solo camere per gli ospiti, ma, a parte le sue stanze, le altre non venivano mai utilizzate dal momento che il re preferiva concedere gli alloggi dell’ala est, più moderni. C’era solo lei in quell’ala… o no? 
Richiuse la porta in fretta dietro di sé, osservandone i delicati intagli floreali nel legno scuro e stando all’erta per avvertire quando l’elitè del Primo Ordine se ne sarebbe andata. 
Ma non furono gli stormtroopers quelli che avvertì alle sue spalle. 
Talmente concentrata sul corridoio esterno, non si era resa conto di chi ci fosse all’interno. Avvertì un improvviso calore dietro la schiena, come se qualcuno le tenesse un tizzone ardente a poca distanza dal mantello. 
“Chi sei?”
Una voce metallica, distorta e minacciosa. Non umana. 


Nda
Eccomi qui! In ritardo rispetto a quello che avevo detto (problemi di connessione, scusatemi), ma comunque qui. 
Volevo dirvi che ho modificato (ho abolito la parola "gatto", grazie a Superlight777 per la dritta) e aggiunto piccoli dettagli ai capitoli. 
Tra morti e feriti da sessione invernale di esami, spero di riuscire a farmi viva il fine settimana prossima con un nuovo capitolo. Alla prossima!


 
   
 
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