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Autore: ManuKaikan    21/01/2018    5 recensioni
Clarke Griffin amava il Natale ma soprattutto amava passarlo in mezzo a luci, festoni e regali.
Lexa Woods odiava il Natale ma soprattutto odiava il pensiero di dover interagire con le persone per le feste, quando l'unica cosa che voleva era rintanarsi nella propria stanza e ascoltare canzoni deprimenti.
Che cosa succederebbe se entrambe si ritrovassero a passare il Natale in una sola casa, trasformata in una sorta di scatenata dozzina dove bisticci, scherzi e fiumi di zabaione fossero all'ordine del giorno?
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Anya, Clarke Griffin, Lexa, Raven Reyes, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Cheaper by the Dozen

Capitolo 3
Let it snow, let it snow, let it snow!

25 dicembre 2017


Il profumo di caffè le penetrò le narici e Clarke chiuse gli occhi, mentre le persone chiacchieravano e si muovevano per la cucina cercando di preparare la colazione. Quella mattina non aveva ricevuto uno dei migliori risvegli, specialmente quando Raven aveva cominciato a saltare sul suo letto gridando di muovere il culo e scendere di sotto che c'era una sorpresa ad aspettarla.

Così era scesa, riluttante, domandandosi cosa potesse aver scatenato quell’eccitazione in Raven e la vide, la sorpresa: la neve che cadeva lenta e silenziosa, avvolgendo il mondo come una coperta di freddo e ghiaccio. L'aveva sempre trovato rilassante guardare la neve cadere, perché le ricordava con felicità tutte le mattine di Natale quando sua madre riposava dopo un lungo turno notturno e suo padre, felice e spensierato, la trascinava fuori per costruire un bel pupazzo di neve.

«Che ne pensi, Clarke?» disse Raven dandole una spallata giocosa e stappandola dai suoi pensieri. «Un enorme pupazzo di neve o una battaglia di neve?»

«Avete uno slittino?» si intromise Bellamy, sporgendosi sul bancone e guardando fuori dalla finestra. «Sarebbe bellissimo lanciarsi da quella collinetta.»

«Oggi è il mio giorno libero, Bell.» gli fece notare Abby divertita. «Preferirei non correre all'ospedale perché ti sei aperto la testa in due.»

«Allora sarà il caso di tirare fuori lo slittino.» commentò Raven ridacchiando.

Clarke fece la spettatrice passiva di quello scambio di battute, continuando a sorseggiare il proprio caffè in silenzio ed ad osservare fuori dalla finestra. Le chiacchiere ricominciarono rumorose, così come il trambusto delle posate nei piatti e Clarke sorrise leggermente nel vedere i bambini giocare con la neve. Dopo aver mangiato un po' della propria colazione, si alzò in piedi pronta ad iniziare la giornata.

«Quindi quando si aprono i regali?» chiese.

«Sono d'accordo, quando si aprono i regali, mamma?» domandò Anya, ancora chiaramente risentita dal modo in cui Indra le aveva impedito di scartarne un paio la notte prima.

«Appena finite tutti la colazione.» le disse. «Anzi, credo sia il caso che tu vada a svegliare Lexa.»

«Ma sto mangiando.» si lamentò Anya, quando la madre alzò un sopracciglio e si ritrovò a roteare gli occhi, infastidita.

«Vado io.» disse immediatamente Clarke e quando la ragazza la fissò con un sorriso divertito, sbuffò sonoramente. «Non ti sei appena lamentata che stai facendo colazione?» ringhiò. «Mangia e stai zitta.»

Indra ridacchiò a quelle parole e le fece l'occhiolino, proprio mentre Clarke afferrava la sua tazza di caffè e si dirigeva verso le scale. Le salì velocemente e proprio mentre girava l'angolo, si ritrovò a sobbalzare quando si scontrò con la persona che si stava dirigendo verso il bagno. Clarke spalancò gli occhi nel vedere il maglione di Lexa completamente impregnata di caffè.

«Dannazione!» imprecò Lexa istintivamente.

Clarke, nonostante il leggero senso di colpa, non riuscì a trattenere una piccola risata. «Mi dispiace!» esclamò. «Mi hanno mandata a svegliarti ed ero sicura che fossi ancora a letto.» continuò, il sorriso ancora stampato sulle labbra.

Lexa scosse la testa ridacchiando. «Va tutto bene.» la rassicurò.

«Stiamo aspettando tutti te per aprire i regali.» le fece notare.

«Allora sarà il caso che vada a cambiarmi.» mormorò, indicando il maglione, quando vide però che la ragazza non sembrava intenzionata a lasciarla passare, un sorriso divertito le spuntò sulle labbra. «A meno che tu non voglia rimanere e... guardare?»

Ci fu un momento di silenzio e Clarke si morse il labbro inferiore, gli occhi che vagavano sul petto della ragazza, senza riuscire a fermarli.

«Stai sul serio valutando la cosa?» rise Lexa, strappandola così dalla sua contemplazione.

«Cos-no!» si difese immediatamente Clarke, le guance in fiamme al pensiero che sì, effettivamente aveva preso in considerazione quell'eventualità. «Oh zitta!» continuò, quando la ragazza cominciò a ridere. «Vai a cambiarti, altrimenti apriremo i regali senza di te.»

Lexa fece qualche passo verso di lei. «Beh, ma se rimani, tu avresti sicuramente un bel regalo.» sussurrò divertita.

Prima che la ragazza potesse rispondere, Lexa si voltò chiudendosi nella propria stanza. Clarke osservò la porta un po' stranita, le guance in fiamme e il cuore che le batteva all'impazzata: che diavolo era appena successo?

//

«Credo che sia arrivato il momento di cominciare a preparare il pranzo e ringraziare tutti.» disse Gustus attirando l'attenzione di tutti i presenti.

Il salotto era diventato un mare di carta per regali e scatole vuote, tutti i regali erano ammucchiati in un angolo e il tappetto era un miscuglio di corpi. Abby scattò un'altra foto e sorrise nel vedere Clarke, Bellamy, Octavia e Raven ridere felici in compagnia dei Woods, e ricordò ancora una volta perché amasse quella festività.

«Grazie, Rav.» esclamò Clarke, stringendo l'amica in un grande abbraccio.

«Buon Natale, Griffindor.» le sussurrò.

«Buon Natale, Reyes.» le rispose.

Mentre Raven le dava un bacio sulla guancia e la stringeva forte, Clarke si ritrovò ad incrociare gli occhi di Lexa che, dall'altra parte del salotto, stava chiacchierando con sua sorella. Clarke le rivolse un piccolo sorriso che la ragazza ricambiò di buon grado, sollevando la propria tazza e mimandole un dolce: “Buon Natale” che lei restituì con un occhiolino. Doveva ammettere di sentirsi un po' in colpa a non averle comprato nulla, anche se sapeva quanto fosse stupido quel pensiero, del resto lei e Lexa non si conoscevano nemmeno e visto i precedenti, non era stata nemmeno sicura che avrebbe presenziato alle festività.

«Smettila di pensare così tanto o ti esploderà il cervello.» la prese in giro Raven, seguendo lo sguardo dell'amica e ridacchiando. «Quindi non sono l'unica ad avere un debole per una Woods, mmh?»

«Non so di cosa tu stia parlando.» rispose velocemente Clarke. «Stavo solo pensando al fatto che non le ho fatto nessun regalo, il che è piuttosto rude visto che c'è il suo cognome sul campanello.»

«Sono sicura che se ti impegni, troverai sicuramente qualcosa da regalarle.» la prese in giro Raven con fare malizioso.

«Oh santo cielo, nemmeno a Natale posso avere un po' di tregua con questa battute orribili?»

«I grandi non riposano, Griffin.» le disse. «E sono sicura che Lexa sotto quella maglia ha della gran-»

La frase venne bloccata a metà dal biscotto che Clarke le infilò in bocca quasi con prepotenza, facendole spalancare gli occhi e ruzzolare all'indietro sul tappeto, scatenando le risate di tutte le persone presenti nella stanza.

//

«Non sono sicura che sia una buona idea.» argomentò Clarke, mentre con le sopracciglia aggrottate seguiva Raven su per la collina.

«Non fare la guastafeste.» l'ammonì l'amica.

Quando raggiunsero la cima della collina, gli altri erano già radunati di fronte ai tre slittini che Gustus era riuscito a trovare nel polveroso e disordinato garage. Bellamy e Murphy erano seduti su uno, mentre Echo e Lexa stavano bisticciando su chi delle due dovesse scendere in solitaria. Fu Raven a porre fine a quel dibattito.

«Io andrò con Echo.» disse con un sorriso. «Clarke può andare con Lexa.»

«In realtà...» disse Clarke, schiarendosi la gola. «Io farei volentieri a meno, penso che scenderò a piedi-»

Raven la spinse senza alcun riguardo sullo slittino e se non fosse stato per Lexa che puntò il piede sul legno, probabilmente Clarke sarebbe rotolata giù. Senza dove aggiungere altro, Echo prese posto e Raven seguì il suo esempio, contarono fino a tre ad altra voce e Clarke le osservò rotolare, in un misto di urla e risate, dalla collina. Qualche secondo dopo Bellamy e Murphy le imitarono, andando a finire direttamente in quello che all'apparenza sembrava un cumulo di neve.

«Questa non è per niente una buona idea.» sussurrò piano.

Clarke sobbalzò quando Lexa, eccitata, si sedette di fronte a lei. Poteva vedere da quell'altezza tutto il vicinato e stava iniziando a rimpiangere di aver seguito Raven in quella folle avventura.

«È meglio se ti tieni a me.» le disse Lexa, prendendo le redini della slitta.

«Ho il sentore che ci ammazzeremo.» disse con preoccupazione.

In quel momento un paio di bambini li superarono, una ragazzina aveva una slitta di plastica e l’altro … era forse il coperchio di un bidone quello? Clarke aggrottò le sopracciglia, mentre altri bambini e ragazzi le superavano, urlando e ridendo.

«Tieniti.» ripeté Lexa.

«Non ci penso neanche!» esclamò.

«Clarke a te la scelta.» disse. «Che tu ti tenga o no, io parto.»

Clarke spalancò gli occhi. «Cos- NO

Era troppo tardi, Lexa puntò i piedi sulla neve e spinse verso il basso. Clarke le afferrò la vita con forza, chiuse gli occhi e urlò a pieni polmoni, il vento freddo che le tagliava le guance e le orecchie come la risata cristallina di Lexa.

«Stringiti forte!» le ordinò Lexa.

Clarke fece come le aveva detto, mentre il profumo della ragazza l'avvolgeva come una coperta e si ritrovò a gridare quando lo slittino impattò contro qualcosa.

«Io vi distruggo!» tuonò Anya.

Quando Clarke aprì gli occhi, capì il motivo per il quale Anya aveva lanciato quel tipo di minaccia. Nella folle corsa giù dalla collina, Lexa doveva aver evidentemente perso il controllo dello slittino, andando a finire contro il bellissimo pupazzo di neve che sua sorella aveva iniziato a costruire non appena erano uscite di casa.

«Anya stavo rischiando di andare a sbattere contro la macchina di papà.» si giustificò Lexa, alzandosi in piedi e togliendosi la neve dalle mani, prima di porgere la mano a Clarke per aiutarla ad alzarsi.

«Non è un problema mio!» ringhiò la sorella. «La mia vendetta sarà-»

Non riuscì a terminare la frase che una palla di neve la colpì proprio nel bel mezzo della faccia. Lexa non riuscì a trattenere una risata nel vedere Raven che, in tutta fretta, stava provando ad appallottolandone un'altra, prima che Anya si riprendesse dalla sgomento e contrattaccasse.

«Battaglia di neve!» gridò Lincoln, tirando una palla in direzione di Lexa.

Grazie alla sua agilità dovuta alle ore di allenamento che aveva passato sul campo da calcio, Lexa riuscì a schivarla in tempo e questa andò a spiaccicarsi sul volto di Anya che gridò di frustrazione.

«Clarke vuoi un consiglio?» disse Lexa divertita. «Scappa!»

A quel punto il vialetto si trasformò in un vero campo di battaglia. Le palle di neve presero a saettare da una parte all'altra nella totale anarchia. Clarke rise ormai senza fiato, divertendosi a rotolare nella neve e a nascondersi dietro le auto, mentre i fratelli Woods non facevano altro che colpirsi senza riuscire a smettere.

Clarke vide Anya rincorrere Raven, urlandole che non appena l'avrebbe presa le avrebbe mostrato cosa voleva dire che la vendetta era un piatto da essere servito freddo. I suoi occhi si posarono su Lincoln che era stato messo al tappeto da Ontari ed Echo, che seduta sul suo grembo, gli stava infilando la neve nella maglietta. Poco lontano Bellamy e Murphy, esausti e con le guance completamente rosse, si erano seduti sul porticato a chiacchierare, questo finché Roan non era apparso da dietro una delle auto e li aveva bombardati di palle.

A quel punto adocchiò Lexa che si era piegata ad allacciarsi una delle scarpe e con un sorriso divertito sulle labbra, Clarke prese un po' di neve fra mani, appallottolandola in una munizione. Si avvicinò di soppiatto, in ginocchio e quando fu abbastanza vicina gliela lanciò con tutta la potenza di cui era capace, colpendola dritta dietro al collo.

Lexa sobbalzò di sorpresa e si voltò. «Ehi!» disse indignata, scontrandosi con la risata della bionda. «Fa malissimo!» esclamò, creando a sua volta una palla.

«Scusa!» disse, ma era chiaro dal suo sorriso che non lo intendeva veramente.

Lexa le lanciò la palla e Clarke si ritrovò a scappare, non nascondendo a se stessa che fu assolutamente fantastico e divertente. Non riuscì a smettere di ridere per tutto il tempo mentre Lexa la inseguiva per la strada e fra le auto, minacciandola che se l'avesse presa si sarebbe trovata con la neve in posti dove di solito non era il caso averla. Tutte le volte in cui Clarke aveva rallentato per riprendere fiato, Lexa avrebbe potuto facilmente prenderla, ma non l'aveva fatto, probabilmente godendosi quel gioco quasi quanto lei.

Così continuarono a ricorrersi, con Clarke che le lanciava altre palle -alcune riuscirono anche a colpire l'avversaria – facendo infuriare Lexa che aumentò la corsa. Quando si sporse per afferrarla, Clarke urlò di sorpresa ed inciampò, finendo con la ritrovandosi stesa nella neve, con Lexa che gridava vittoriosa e le si gettava addosso. Clarke non si arrese senza combattere e le ricoprì il volto di neve, facendola tossire e sputacchiare.

«Sembri un cucciolo che non riesce a stare fermo!» ringhiò Lexa.

«Nessuno può addomesticarmi!» rispose Clarke con una risata.

A quel punto cominciarono ad azzuffarsi e rotolarsi, mentre gli altri attorno a loro non facevano altro che gridare e ridere.

«Okay, basta così!» esclamò infine Lexa, fermandole le mani sopra la testa.

Rimasero immobili per qualche secondo, mentre Lexa cominciava a muovere la testa freneticamente per scrollarsi la neve di dosso. Clarke si mosse irrequieta cercando di sfuggirle ma la ragazza continuò a muoversi, mentre la neve che le aveva lanciato addosso le ricadeva sul volto.

«Volete rimanere da sole?» la voce di Ontari le riportò alla realtà, le stava fissando interessata dal portico.

«Chiudi il becco.» disse Lexa roteando gli occhi.

«Il pranzo è pronto, quando avete finito di amoreggiare raggiungeteci pure.» continuò la ragazza con divertimento.

Lexa la fissò intensamente. «Se ti lascio andare farai la brava?»

Clarke annuì lentamente vedendo quegli occhi verdi fissarla con diffidenza, infine però si sollevò lasciandola andare. Clarke ne approfittò per tirarla di nuovo verso di lei, riversandole in testa tutta la neve che si era annidata nel capello.

«Sei una donna di parola, Griffin.»

«Sono un cucciolo non addomesticato.» le ricordò ridacchiando.

Rimasero in quella posizione, gli occhi rivolti al cielo coperto da nuvole chiare e il respiro che piano piano si normalizzava.

«Ho le mani congelate.» disse Lexa improvvisamente, scivolando via dal suo corpo e lasciandosi cadere al suo fianco.

«Io ho le chiappe congelate...» commentò Clarke senza pensarci, quando si rese conto di cosa aveva detto si voltò a fissarle la ragazza.

Era così abituata a parlare con Raven in quei termini che le veniva istintivo, ma non sapeva come avrebbe potuto reagire una ragazza come Lexa a tale linguaggio. Rimase piacevolmente colpita quando la sentì ridere con gli occhi chiusi, mentre si portava le mani dietro la nuca e prendeva un profondo respiro. Clarke chiuse gli occhi a sua volta e sorrise quando sentì la neve cominciare a cadere di nuovo, infrangendosi sulle sue guance fredde.

//

Il pranzo e la cena erano andati e venuti e tutti si erano mossi in perfetta sincronia per aiutare Abby e Indra a sistemare la cucina, senza litigare e soprattutto facendo il più in fretta possibile. Successivamente, si erano sposatati in salotto, gli adulti a giocare a carte e bere whisky al grande tavolo, mentre i ragazzi si erano sistemati sul divano e sul pavimento per guardare un film.

Il film era stato presto dimenticato e sostituito dalle chiacchiere generali, permettendo a tutti di conoscersi un po' meglio e condividendo aneddoti divertiti riguardati il college. Fu quando Octavia tornò dal bagno per la terza volta nel giro di un'ora che Anya, la quale non perdeva mai l'occasione di prendere in giro ognuno di loro, fece uno dei suoi soliti commenti.

«Stai passando più tempo in bagno che qui con noi, non avrai mica un parassita che ti spinge sulla vescica costantemente, mmh?» la prese in giro.

Quando negli occhi di Lincoln passò quello che poteva tranquillamente essere definito terrore e Octavia si morse il labbro inferiore colpevole, tutto il resto della combriccola si zitti all'istante.

«Porca puttana!» esclamò Anya a voce un po' troppo alta. «Mi stai dicendo che-»

Prima che potesse finire Lincoln le si gettò addosso, mettendole una mano sulla bocca per bloccare la frase a metà. Bellamy fissò la sua gemella con sguardo sconcertato e Octavia abbassò gli occhi colpevole, non sapendo bene che cosa dire.

«Di quanto?» chiese il ragazzo.

«Un paio di mesi.» rispose piano. «Non volevo tenertelo nascosto.» aggiunse subito sottovoce. «È questo il motivo per cui abbiamo insisto per avere un Natale in cui fossero presenti tutti, per annunciarlo.»

«Beh, credo che questo sia il momento giusto.» commentò Clarke con un sorriso incoraggiante.

«Sì, concordo.» rispose Murphy. «Sono tutti ubriachi, quale momento migliore per dirgli che ti sei lasciata incastrare?» domandò divertito.

Raven gli diede uno scappellotto inducendolo al silenzio, mentre Clarke si alzava in piedi e le tendeva la mano. Octavia e Lincoln si rivolsero uno sguardo d'intesa e di comune accordo, senza nemmeno bisogno di parole, arrivarono alla conclusione che era arrivato il momento giusto per annunciare l'arrivo di un nuovo Woods-Blake.

«Mamma.» iniziò Lincoln, fermandosi davanti al tavolo dove i quattro adulti erano seduti.

«Papà.» disse con lo stesso tono Octavia, guardando intensamente Marcus negli occhi. «C'è qualcosa che io e Lincoln vorremmo dirti o meglio dire a tutti voi.»

Ci fu un lungo momento di silenzio nel quale tutti gli occhi erano puntati sulla coppia che, in mezzo al salotto, si stringeva la mano in cerca di conforto reciproco.

«L'anno prossimo ci sarà bisogno di aggiungere un altro posto a tavola per le feste natalizie.» cominciò Lincoln.

«E non perché io mi presenterò non annunciata!» esclamò Raven, nel tentativo di alleggerire un po' la tensione.

«Sono incinta.» sussurrò Octavia. «Ho aspettato che fossimo tutti insieme per dirlo, perché volevo che fosse una cosa di famiglia...»

Ci fu un lungo momento di silenzio e infine Marcus si alzò in piedi per stringerla fra le braccia, baciandole il capo e sussurrandole fra i capelli quanto le volesse bene. Poco dopo la stessa sorte toccò a Lincoln, che venne avvolto dalla braccia di suo padre e successivamente da tutti gli altri. L'unica che non si alzò fu Indra e quando Lincoln la guardò, rimase sorpreso di vedere la freddezza negli occhi di sua madre.

«Mamma io-»

«Farai bene a dargli un nome importante.» lo interruppe lei, alzandosi in piedi e avvicinandosi. «Altrimenti mangerete tutti e tre in garage l'anno prossimo.» poi senza aggiungere altro lo strinse al suo petto. «Sono così fiera di te, congratulazione di cuore ad entrambi.»

Octavia non riuscì a trattenere un paio di lacrime dallo scorrerle lungo le guance, mentre Bellamy l'abbracciava stretta. Come accedeva ogni volta, avvolta nell'amore della sua famiglia allargata, si sentì al sicuro e ricordò che, finché erano tutti insieme, avrebbero potuto oltrepassare qualsiasi ostacolo.


Dopo le congratulazione ai futuri genitori e qualche chiacchiera riguardante un possibile matrimonio, gli adulti erano tornati alla loro partita a carte e i ragazzi al loro film. Ci fu un'altra intensa discussione su cosa guardare, prima che Octavia giocasse la carta degli ormoni impazziti e decidesse per tutti. A quel punto Anya aveva deciso di tirarsene fuori, sfidando Raven a poker e quello che avrebbe dovuto essere un momento solitario, si era in realtà trasformato in una sfida a senza precedenti quando Murphy, Bellamy, Echo e Ontari si erano uniti a loro.

Clarke, troppo stanca per la battaglia di neve di qualche ora prima, si era lasciata cadere sul divano, soddisfatta e pronta ad avvolgersi nella coperta. Lexa le si era seduta vicino, decisa a tenersi il più lontano possibile dalla partita di carte, o era meglio dire da quella sorta di bisca clandestina che era stata messa in piedi, togliendosi le scarpe e appoggiando i piedi sul tavolino da caffè. Octavia e Lincoln si erano sistemati sul divano più grande, più interessati l'un all'altro che al film, mentre Roan si era lasciato cadere sulla poltrona con una ciotola di pop con: come facesse ancora a mangiare, era per tutti un mistero.

A metà del film, Lexa sentì un peso sulla spalla e quando si voltò a vedere di cosa si trattasse, si scontrò con una cascata di capelli biondi. Sorrise leggermente sentendo il respiro pesante di Clarke passare attraverso lo spesso strato del maglione, solleticandole la pelle, strappandole un piccolo brivido. Decise di non disturbarla e tornò a guardare la televisione, ma dopo un paio di secondi i suoi occhi tornarono a quei riccioli e si morse il labbro inferiore. Il profumo di Clarke, un misto di cocco e vaniglia, le accarezzò le narici e Lexa sentì la testa girarle per un momento.

Che diavolo le stava succedendo?

Deglutì piano e riportò l'attenzione sul film, ma come una falena attratta dalla luce, i suoi occhi tornarono su quei capelli biondi, sul naso arricciato, sulle labbra atteggiate in un piccolo broncio e sul neo vicino al labbro...

«Ho vinto!»

Il grido vittorioso di Raven fu così rumoroso che Clarke sobbalzò e Lexa evitò una testata dritta sul naso proprio all'ultimo secondo. Gli occhi blu della ragazza erano offuscati dal sonno, mentre guardava il tavolo dove Raven stava eseguendo quella che all'apparenza sembrava una danza della vittoria venuta male.

«Metti il culo sulla sedia, Reyes, non abbiamo ancora finito.»

«Oh no, Woods, abbiamo finito eccome!» esclamò sventolando i suoi cinquanta dollari. «Anzi, penso proprio che mi ritirerò nella mia stanza.» continuò, fingendo uno sbadiglio. «Com'è che dicono? Si dorme meglio in un letto fatto di soldi.»

«Voglio la rivincita.» disse Anya.

Raven scosse la testa. «Hai avuto la tua occasione e io sono stanca, me ne vado a letto.» tagliò corto.

Quando raggiunse le scale si fermò, poi con gesto provocatorio slacciò un paio di bottoni della camicetta, infilando la banconota nella coppa del reggiseno. Anya non ci mise molto ad alzarsi in piedi e raggiungerla, facendo capire molto bene a tutti quello che sarebbe capitato una volta sparite di sopra.

«Anya comportati bene.» l'ammonì Indra con lo sguardo.

«Io mi comporto sempre bene, mamma!» gridò la ragazza salendo gli scalini a due a due.

Il rumore successivo fu la risata divertita di Raven e la porta della stanza che si chiudeva con un tonfo. Lexa roteò gli occhi, ma sorrise ugualmente all'idea che sua sorella avesse finalmente trovato qualcuno che valesse le sue attenzioni e per un momento sperò che succedesse anche a lei. Aveva passato i primi anni della sua relazione con Costia in una sorta di mondo delle favole, dove le cose andavano sempre bene ed erano molto innamorate. Poi la vita aveva cominciato a farle vedere che cosa volesse dire affrontare i veri problemi e se lei aveva provato a combattere per la loro relazione, Costia aveva preferito farsela scivolare fra le dita.

«Beh, visto che Anya ha deciso di ritrarsi per la notte.» disse ironica Echo. «Penso che andrò anche io a letto.»

«Penso sia il caso di andare tutti a letto.» esclamò Abby alzandosi in piedi. «È stata una lunga giornata e domani abbiamo molte cose da fare!»

«Quali cose?» domandò Clarke, ancora appoggiata alla spalla di Lexa e per niente intenzionata a muoversi da quella posizione.

«Cucinare, mangiare e sistemare il mio garage.» rispose Gustus con un sorrisino divertito. «Non capita tutti i giorni di avere questa forza lavoro in casa, ne devo approfittare!»

Gustus rise quando vide lo sguardo di terrore sugli occhi di tutti gli adolescenti presenti nella stanza e prima che Lexa potesse registrare cosa stesse succedendo, li vide sparire tutti al piano di sopra. Fu in quel momento che Clarke decise di lasciarla andare e di stiracchiarsi, mentre Indra e Abby cominciavano a sistemare le carte da gioco.

«Lascia pure mamma, faccio io.» la rassicurò Lexa.

«Sì, avete fatto molto oggi, andate a riposarvi.» aggiunge Clarke.

I quattro adulti, dopo averle ringraziate e aver augurato loro la buona notte, si ritirarono al piano superiore facendo cadere il salotto nel completo silenzio. Lexa e Clarke, rimaste sole, lavorarono per alcuni minuti, scambiandosi di tanto in tanto qualche sguardo e qualche sorriso incoraggiante. Ben presto il tavolo fu sgombro di tutti gli oggetti e quando Lexa si piegò ad afferrare anche l'ultimo bicchiere, Clarke vide una cosa che attirò la sua attenzione. Dimenticando completamente il concetto di spazio personale, Clarke passò il polpastrello sul retro del collo di Lexa, non meravigliandosi quando questa sobbalzò spaventata.

«Perdonami, non avrei dovuto è solo che...» si morse il labbro inferiore. «È un tatuaggio quello?» chiese.

«È tua usanza toccare le persone in questo modo?» chiese divertita Lexa, quando però vide la ragazza arrossire, aggiunse. «Sì, Clarke è un tatuaggio.»

«Ne vorrei uno anche io.» le confessò. «Ma non so bene come mia madre potrebbe prenderla, è sempre stata contraria a questo tipo di cose.» sbuffò.

«Effetto collaterale dell'essere cresciuta con un medico?» le domandò, sorridendo nel vedere Clarke annuire e roteare gli occhi. «Beh, nemmeno Indra era particolarmente felice della cosa, ma alla fine se ne è fatta una ragione.» scrollò le spalle. «Soprattutto quando sono tornata a casa con questo.»

Clarke la osservò tirarsi via il maglione con un movimento fluido, mostrandole il braccio dove spiccava un altro bellissimo tatuaggio. Fece qualche passo avanti e senza bisogno di chiederle il permesso, Clarke passò le dita suoi contorni con un sorriso.

«È bellissimo.» sussurrò, alzando il volto e fissandola. «Ha un significato particolare?»

Lexa annuì lentamente e trattenne il respiro quando il profumo della ragazza le arrivò alle narici. «Magari un giorno se sarai fortunata te lo dirò.» mormorò.

Non aggiunse altro e con un sorriso sulle labbra, Lexa si allontanò verso le scale e sparì. Clarke si ritrovò a fissarla andare via e deglutì faticosamente, mentre un sentimento che non riuscì a spiegare le scaldò tutto il corpo.

Poteva dire con assoluta certezza che quel calore non era diretto solamente al proprio cuore.


_________________________________________

NoteAutrice:

Eccomi qui con il nuovo capitolo!

Non so quanto ci vorrà per il prossimo, cercherò di fare del mio meglio. Inizio una nuova avventura Australiana e non so quanto sarò stanca e in grado di scrivere, ma mi impegnerò!

Spero che questo vi sia piaciuto, io mi sono divertita un mondo a scriverlo!




  
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