Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson
Segui la storia  |       
Autore: Calipso19    21/01/2018    1 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non piangere perché è finita, sorridi perché è accaduto

 

 

U.S.A., Los Angeles, da qualche parte a Roscoe

Blue Rose Street, 17

1983, fine febbraio 

 

Erano passati giorni da quella incredibile telefonata, e lo staff di Berry Gordy lavorava di buona lena per preparare il grande evento. 

Ogni cosa doveva essere perfetta. 

 

Quel giorno Michael era impegnato con le prove assieme ai fratelli, e dato che Quincy non aveva bisogno di lei, Jackie era rimasta a casa a riposarsi un pò. 

Tutta quella calma però la annoiava.

Da sempre abituata a lavorare sodo e a trafficare tutto il giorno, non riusciva a godersi la pace di casa sua. 

Fortunatamente Luca le aveva inviato un pacco dall'Italia, che lei non aveva ancora aperto, e che poteva utilizzare come passatempo. 

 

Mi domando quali cianfrusaglie si nascondono qua dentro, pensò mentre tentava di forzare l'apertura arrugginita del piccolo baule in legno d'acero che le era arrivato all'interno di un cartone imbottito. 

 

Ogni tanto capitava che Luca le inviasse qualcosa per posta. 

Solitamente erano lettere, pensierini e fotografie, in uno continuo scambio per sentirsi più vicini. 

Stavolta però, il pacco conteneva qualcosa di più speciale. 

 

Appena Jackie riuscì, con un sonoro ciocco, ad aprire la scatola, rimase stupita alla vista del contenuto.

 

- .. Guanti? - esclamò, stranita. 

 

Cominciò a prendere in mano alcuni: era tantissimi e di diverso tipo. 

La scatola ne era colma, e Jackie si chiese perché il fratello gliela avesse inviata.

Nella parte posteriore del coperchio, c'era un biglietto.

 

Carissima Jackie, 

non farti domande.

Sono solo rifiuti di cantina, e ho pensato di inviarteli. 

Non buttarli subito via, ma dacci prima un'occhiata. Potresti trovare qualcosa di utile. Facci un un pensiero. 

Un abbraccio, nostra bellissima "Mon Pon Pon". 

 Tuoi Luca e Fabiana

 

"Mon Pon Pon" era il soprannome che le avevano affibbiato per i suoi capelli  vaporosi, che Fabiana definiva scherzosamente "pomposi". 

All'inizio il soprannome era solo "My Pon", ma aggiungendo un tocco elegante di francese, era diventato "Mon Pon", e infine "Mon Pon Pon" come rafforzativo. 

 

Che gentili, ma sono so che farmene di tutti questi guanti, pensò Jackie. Forse potrei regalarli a qualcuno, se ce ne fossero almeno due paia uguali. 

 

E contenta di essersi trovata qualcosa da fare, iniziò di buona lena a smistare tutti quei guanti. Alla fine dell'opera, ricavò 12 coppie. Li legò insieme, li lavò e, mentre li stendeva ad asciugare su un filo che aveva appeso in giardino, fece il resoconto delle persone a cui avrebbe potuto regalarli.

Ce n'era un bel paio rosso sgargiante di seta, coi ricami d'argento che, decise, sarebbe stato un omaggio per Diana Ross. 

Un altro paio bianco, per Janet. Un paio di lana pesante scura per Katherine, e quelli, con una dovuta riparazione, sarebbero stati perfetti per zia Caterina, per tenere al caldo in inverno le sue minuscole e rugose manine. 

 

Una volta finiti i conti, Jackie rientrò per buttare il bauletto e si accorse dell'ultimo guanto dimenticato sul fondo. 

Lo prese e lo esaminò. Non c'erano eguali. 

Era bianco, morbidissimo, e di un tessuto pregiato. 

Non certo poteva buttarlo. 

 

- E' proprio bello questo guanto! Sbarazzarmene sarebbe uno spreco assurdo - pensò ad alta voce - Ma che me ne posso fare? 

 

Lo indossò, ma la sua mano troppo piccola non riempiva affatto lo spazio all'interno. 

Avrebbe dovuto portarlo una persona con la mano molto più grande della sua.

 

Poi le venne un lampo di genio.

Quel lampo che illumina il volto di una persona quando scorge una buona idea. 

 

Perché non darlo a Michael? Potrebbe indossarlo per il suo spettacolo! E' solo uno, ma cosa importa? pensò, euforica. Lo diventava sempre quando si trattava di Michael. 

 

Presa da una vena di stacanovismo, prese ago e filo e cominciò a trafficare col guanto per tentare di renderlo migliore con le sue doti inesperte e nozioni principianti di sartoria. 

 

---

 

U.S.A.

Los Angeles, studi Motown

1983, fine febbraio

 

- Ti ho chiamata perché pensavo che avresti potuto consigliarmi - sbottò Michael in preda a una crisi di nervi - Non per discutere su ogni minima cosa!

 

Jackie lo ascoltò a malapena. Era troppo impegnata ad aiutarlo a trovare un abito adatto per la serata per stare a sentire i suoi capricci. 

Era stato lui stesso a chiamarla, perché dei suoi consigli non sapeva fare a meno e perché, secondo lui, il tempo passato senza vedersi cominciava ad diventare troppo. 

Ma anche se non sapeva fare a meno di lei, l'ansia per lo spettacolo aveva la priorità su qualsiasi altra cosa, e anche il suo carattere mutava, diventando più suscettibile e presuntuoso. 

Jackie lo capiva, e per questo non ci faceva caso. 

 

- Scusa Michael, ti spiacerebbe ripetermi come intendi vestirti per il 15? - chiese. 

 

La data fissata per lo spettacolo Motown 25: Yesterday, Today and Forever era il 15 marzo 1983. 

Lui calmò il suo nervosismo. 

Si morse il labbro inferiore, pensieroso, come faceva sempre quando il suo cervello di metteva in azione. O quando era imbarazzato. 

 

- Non diverso da come la gente è abituata a vedermi. Credo che indosserò i pantaloni della tuta, e i miei calzini bianchi. 

 

- Perché al posto dei calzini bianchi non li cerchiamo argentati? E magari con qualche decoro brillante? 

 

- Tu dici? Dove potremo trovarli? 

 

- Li facciamo fare da una sarta, che problemi. - e gli fece l'occhiolino con aria furba. - E sopra? 

 

- Pensavo di indossare una giacca che avevo adocchiato tempo fa. - Sparì e ritornò pochi minuti dopo, mostrandogliela. Era una giacca leggerissima, nera brillante. 

 

- E' bellissima. - Jackie sorrise, ammirata. Adorava occuparsi dell'abbigliamento che Michael doveva indossare in pubblico. 

 

- E sotto una semplice camicia bianca. O ancor meglio, con gli stessi motivi dei calzini. 

 

Michael annuì con vigore, ma poi l'energia in lui parve esaurirsi di colpo. Non più ispirato, abbassò lo sguardo pensieroso. 

Jackie lo guardò con aria interrogativa, con gli occhi verdissimi persi nella perplessità di quel cambiamento così radicale di umore. 

 

- Ci vorrebbe qualcosa di geniale e alternativo.. qualcosa che mi possa distinguere… - borbottò lui. 

 

Jackie non aveva più idee.

La mente era stata svuotata da tutto quell'andirivieni di abiti e accessori, e ora si sentiva spossata e sconsolata per non aver saputo accontentare completamente l'amico. 

Si sedette e il suo sguardo cadde sulla sua borsa, posta sotto la sedia. La zip era aperta e Jackie non poté non vedere il suo contenuto. 

Il guanto bianco era lì, l'aveva portato per regalarlo a Michael, per il suo spettacolo, ma se n'era scordata. 

Sorrise eccitata e lo prese con foga, pungendosi con l'ago che era infilato nella stoffa, e che serviva per fissare al candido tessuto delle magnifiche paillettes. 

L'idea le era venuta per caso, e l'aveva trasformata in realtà. 

L'opera non era completa, ma Jackie non vedeva l'ora di chiedere il parere di quella trovata ingegnosa al diretto interessato.

Dopotutto, quello era un regalo per il suo spettacolo.

 

- Michael! - chiamò la figura assorta davanti a sè, non potendo evitare di sorridere.

 

Lui si girò lentamente. 

Quand'era occupato a pensare alla sua musica, faceva fatica a considerare qualsiasi cosa.

Persino Jackie. 

Ma quando l'occhio cadde sul piccolo brillare in grembo a lei, lo sguardo si accese improvvisamente, e una splendida idea illuminò anche la sua mente. 

Bastò uno sguardo ai due complici per essere d'accordo sul destino di quel piccolo ma fondamentale indumento.

 

---

 

 

L'abbigliamento era deciso, il palcoscenico stava venendo allestito dallo staff pescheto per lo spettacolo e lui aveva già pensato a tutto: la musica, i suoni, l'atmosfera...

Per il suo numero mancava solo un fondamentale strumento: la danza.

 

- Credevo svolgessi le prove assieme ai tuoi fratelli - disse Jackie quando Michael le raccontò di non aver ancora preparato una coreografia per Billie Jean. 

 

Non era cosa da poco, poiché era un pezzo difficile per qualsiasi genere di danza, e tale canzone non concedeva errori.

Doveva essere un tutt'uno perfetto fra musica e danza, luci e colori.

E infine, sensazioni. 

Infatti, l'ingrediente segreto più difficile per la riuscita di un buon risultato era la passione, ma ciò non era un problema per Michael, poiché lui ne trasudava. 

 

Appunto perché quella era una musica complicata Jackie si stupì dell'impreparazione del compagno di giochi, mago dell'organizzazione, in quel momento del tutto vuoto. 

 

- I Jackson 5 curano insieme solo il loro numero. Io sono l'unico di noi a fare un'ulteriore esibizione. Devo cavarmela da solo. - le spiegò serio.

 

- E perché non hai ancora ideato nulla? - Michael strizzò gli occhi fino quasi a chiuderli, per metà irritato e per metà avvilito. 

 

- Non lo so. In effetti, inconsciamente avevo pensato che si sarebbe rivelata un'impresa non semplice. Per questo non sapevo se accettare o meno… 

 

- Qual'è il problema scusa? - Jackie cercava di capire.

 

- Non ho alcuna idea di come ballare questa musica. 

 

Questa frase può avere uno strano effetto se sentita dire con tale scoraggiamento da un così grande artista, e infatti Jackie venne presa alla sprovvista. 

Mai Michael le aveva detto una cosa del genere, perché con la musica non aveva mai avuto problemi.

Rimase un attimo in silenzio, pensando a qualcosa da dire, mentre guardava il suo volto ombroso. 

Le faceva tenerezza vederlo così avvilito per tale ragione, anche se non l'avrebbe mai ammesso, e sorrise di nascosto. 

Dopotutto, prima di essere un artista, era un giovane uomo che si trovava da solo a preparare un'esibizione a cui teneva moltissimo. 

Lo comprese perfettamente.

 

Incoraggiata da un'energica soffiata di dolcezza, gli posò una manina sulla spalla e gli regalò il più largo dei suoi sorrisi. 

 

- Sono certa che qualsiasi cosa ballerai su quel palco, sarà bellissimo e spettacolare. 

 

Quella frase così spontanea parve dargli un pò di coraggio, e anche Michael sorrise leggermente, sempre di più, fino a ritornare felice.

La fiducia che Jackie poneva nelle sue mani bastava, per ora, per spingerlo ad andare avanti con grinta e fiducia nelle sue capacità. 

Qualche idea cominciò già a turbinargli in testa…

 

- Si, hai ragione - disse convinto. - Sarà un successo. 

 

E lo credeva davvero. 

Ma ciò che Michael e la sua Jackie ignoravano, era che quella sarebbe stata l'occasione per farsi vedere da un noto personaggio a quei tempi. 

Un mito di allora nella musica e nella danza, adorato dai due amici e storico uomo di spettacolo.

Finora era un segreto del buon vecchio Gordy: Coleman Mitcheel sarebbe stato presente, quella sera speciale, allo spettacolo del secolo. 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Michael Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Calipso19