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Autore: VenerediRimmel    21/01/2018    2 recensioni
E una volta in cui è successo di proposito.
[Peter Parker & Wade Wilson - Peter Parker & Tony Stark - post!Spiderman: Homecoming & post!Deadpool]
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Questa storia è una traduzione di "Five Times Peter Parker and Wade Wilson Crossed Paths By Accident" che potete trovare su ao3
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deadpool, Peter Parker, Un po' tutti
Note: Movieverse, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IV


Erano passati mesi dal lavoro col quale Wade aveva messo fuori gioco Flash. Le cose si erano rallentate al Sister Margaet’s, ma non era insolito che accadesse. Le taglie per un mercenario erano un po’ come le mareggiate.
Wade stava barcollando verso casa, dal locale, piuttosto ubriaco. Si fermò bruscamente non appena giunse al suo complesso di appartamenti per vedere un gruppo dei suoi vicini (che faceva di tutto per evitare) riuniti tutti fuori.
“Che sta succedendo qui fuori?” domandò Wade come se li stesse insultando.
Una vecchietta ficcanaso di nome Mabel, che viveva due piani sopra il suo sospirò impaziente, stringendo il suo gatto soriano al petto come se temesse che Wade avrebbe potuto rubarglielo. Gli indicò verso l’alto.
Wade seguì il suo gesto e vide una giovane donna ferma, nel suo appartamento al nono piano, sul davanzale della propria finestra. Imprecò sottovoce. “È Alice? Perché stanno tutti fuori?”
Mabel socchiuse gli occhi. “Abbiamo chiamato la polizia”
“Quindi ora rimanete per lo spettacolo!” rispose con tono disgustato, Wade.
Mabel fece spallucce. “Non che tu stia facendo qualcos’altro…”
“Potrebbe non saltare se ci vede qui fuori” si intromise Lawrence, un fattone che viveva dalla parte opposta all’appartamento suo e di Vanessa.
“Sì, Lawrence, sono sicuro che rimanendo lì come uno stoccafisso la farai tornare a ragionare” disse Wade, roteando i propri occhi al cielo.
La ragazza magrolina di Lawrence aprì bocca: “Provo ad andare a parlarle”
“Non farlo!” disse Mabel bruscamente. “La indurrai a saltare!”
“Ascoltate” disse Wade. “Questo è…”
Un improvviso rumoreggiare collettivo dei suoi vicini lo condusse ad alzare di nuovo lo sguardo, interrompendo ciò che stava per dire. Di primo acchito, pensò che Alice fosse saltata giù, per poi rendersi conto che i suoi vicini stavano reagendo alla presenza di Spiderman che si stava unendo alla folla. “Scusate, con permesso, per favore, liberate la zona” disse il ragazzino marcando la propria voce con tono più profondo. Wade lo notò con divertimento.
“Hey, Spiderman, stai assumendo steroidi o cosa? Cos’è all’improvviso quella voce roca?” Wade ridacchiò.
Il ragazzino si voltò verso di lui, sorpreso, chiaramente nervoso. “C-cosa?”
“Hey, vorresti dire che non mi riconosci?”
“Wade?” chiese, titubante.
“Yeeep. Ora che hai visto questa faccia, credo tu non abbia bisogno di un’ulteriore spiegazione sul perché indossi una maschera”.
Peter cacciò fuori una risatina nervosa. Guardò verso Alice, come se stesse decidendo sul da farsi. Prese un respiro profondo. “La conosci?” chiese, in un sussurro.
Wade  negò. “Non molto, in realtà. Mi sono imbattuto in lei un paio di volte. Sono sicuro solo del suo nome: Alice”.
Peter annuì. “Stai indietro, okay?”
Wade alzò un sopracciglio ma come gli aveva chiesto il ragazzino, raggiunse il proprio vicinato mentre si raggruppavano sul marciapiede dall’altra parte della strada.
 
***
 
Peter iniziò a salire per l’edificio, la sua fronte era imperlata di sudore. Era nervoso. L’ultima cosa che desiderava fare era spaventare la donna a tal punto da indurla a buttarsi. Finalmente, quando le fu più vicino, si fece coraggio per chiamarla: “Alice?”
La ragazza fece un grosso respiro, per poi notarlo. “Non ti avvicinare” strillò, scivolando un po’ oltre la finestra.
Peter si fermò bruscamente. Il cuore tamburellava nel suo petto. “Hey, va bene, sì. È tutto okay, sono qui per aiutarti”.
Alice stava singhiozzando. Peter diminuì la distanza fra loro, calcolando quanto mancasse per raggiungerla. Avrebbe potuto provare a farsi più vicino ma se questo avesse incitato a farla saltare, non sarebbe poi stato in grado di fare lo stesso e acciuffarla prima che lei colpisse il suolo. Forse era meglio stare dov’era. Poteva lanciare una ragnatela e trattenerla, forse? Intrappolarla lì, sul davanzale?
Peter fu interrotto nelle sue valutazioni dal suono della sirena della polizia. Si voltò per vedere due poliziotti uscire dall’auto con in mano i megafoni. “Spiderman” urlò uno. “Torna giù, immediatamente, o…”
L’uomo non terminò mai la sua frase. Il sesto senso di Peter andò in tilt quando sentì le urla della folla giù di sotto. Si voltò verso Alice giusto in tempo per vederla saltare giù.
“NO!” urlò Peter. L’aveva già oltrepassato, precipitando verso il suolo. Lasciò la presa sul muro, cadendo a testa in giù mentre allungava una mano. Rendendosi conto che non l’avrebbe raggiunta in tempo, lanciò una ragnatela verso la cima dell’edificio, e subito dopo una seconda ragnatela per acciuffare Alice per la parte anteriore della sua camicia. Diede uno slancio maggiore, ma non in tempo. Non prima che Alice colpisse il suolo con un tonfo terribile e nauseante. Il sangue cominciò a raccogliersi sotto la sua testa.
Peter non riusciva a muoversi, né a respirare. Era accaduto tutto troppo velocemente. Realizzò che la ragnatela era ancora attaccata ad Alice e che lui penzolava dall’edificio in totale incredulità. Una terribile sensazione di oppressione iniziò a riempirgli i polmoni, il cervello…
La polizia si precipitò sul corpo senza vita mentre un’ambulanza arrivava sul posto. Intontito, Peter discese, facendosi largo tra la folla che si stava radunando attorno ad Alice.
Un poliziotto alzò la pistola contro di lui. “Vattene” ringhiò. “Hai fatto già abbastanza”
Peter alzò le mani, indietreggiando lentamente. Voleva dire qualcosa, fare qualcosa. Il suo cuore martellava contro la sua cassa toracica mentre il vomito gli risaliva verso la gola. No, non era morta. Per favore… Non poteva essere morta….
Soddisfatto della ritirata di Peter, infilò nuovamente la pistola nel fodero e si voltò verso il corpo di Alice. Nessuno diede a Peter una seconda occhiata, mentre continuavano ad affollarsi attorno alla donna. Non si era mai sentito così impotente. Guardò con orrore mentre i paramedici la coprivano con un lenzuolo bianco e portavano una barella.
Quando non ce la fece più a restare, corse via. Non lo fermò nessuno. Camminò finché non sentì più la folla, né le sirene o i mormorii di sconcertamento. Del tutto a caso, barcollò in un vicolo, spinse via dei sacchi della spazzatura per poi dirigersi verso un bidone. Si tolse la maschera, la gettò da parte e vomitò, anche quando il suo stomaco fu letteralmente vuoto. I dolori si trasformarono in singhiozzi mentre si aggrappava ai lati del bidone della spazzatura come se si stesse aggrappando alla linea della vita.
Non seppe quanto tempo trascorse lì, prima di sentire una mano stringergli una spalla. “Ragazzino, forza” gli disse una voce familiare, mentre faceva pressione sulla spalla di Peter, cercando di trascinarselo contro.
Peter scosse la testa, aggrappandosi ancor più energicamente al bidone della spazzatura: “No”
“Non vuoi realmente stare qui. Dai, andiamocene!”
Peter registrò vagamente che quella voce appartenesse a Wade. “Ho detto di no
Wade sospirò pesantemente. Si appoggiò contro il muro accanto a Peter. “So quanto questa situazione faccia schifo…” gli disse senza mezzi termini. “Ma…”
Peter lo fissò, con la rabbia che gli martellava in testa, offuscando la vista. “Tu non capisci!” sibilò. “A te non importa! Tu uccidi le persone. Quel- quella ragazza è m-morta!”
“Aspetta, credi che sia stato tu a ucciderla?” lo schernì.
Peter gli rispose così velocemente che colse di sorpresa Wade: “Io so di averlo fatto”
Wade si chiese se stesse scherzando, ma non sembrava. Porca puttana. Sospirò sommessamente.
“Ragazzino…”
“Sta zitto” disse Peter. “Non dire niente…”
Wade socchiuse gli occhi. “Chiudi la bocca tu, okay? Devi ascoltarmi. Queste cose continueranno a succedere e devi ficcarti in testa che non puoi salvare tutti, altrimenti puoi attaccare al chiodo la tua bella calzamaglia!”
“Tu pensi che io non lo sappia? Tu pensi…” Peter prese un respiro, tremando. “Chiunque- mi abbia mai amato è- è morto. Fatta eccezione per mia zia!
Ah, eccolo qui, il retroscena. Wade alzò la testa, considerando Peter per un momento. “Sto per fare una folle supposizione dicendo che tu eri li quando uno di loro è morto, non è così?”
Peter chiuse gli occhi. “Hanno sparato a mio zio proprio di fronte a me” sputò. “Mi ha cresciuto. Lui e mia zia”. Peter si sentì girare la testa. La sua bocca sembrava piena di cotone. Non riusciva nemmeno a pensare in modo chiaro… Non riusciva nemmeno a credere che, fra tutte le persone, stesse parlando di questo argomento con Deadpool … Le uniche con cui aveva parlato di Ben erano Ned e Zia May…
Wade si prese un momento, poi cambiò argomento. “Okay, allora spiegamelo. Spiegami come Alice possa essere una tua colpa”
“Ho usato la ragnatela per salvarmi e agganciarmi all’edificio prima di usarla con lei” sussurrò. “Avrei potuto rallentare la velocità con cui stava cadendo abbastanza da poterla-” Peter non riuscì a continuare a causa dei singhiozzi.
“Così facendo entrambi sareste morti” disse Wade duramente. “Mi ascolti? Sareste morti tutti e due!”
Peter scosse la testa, piangendo più forte.
Wade non aveva idea di cosa fare. Non era bravo col dispiegarsi dell’emozioni, non era quel tipo di persona che si preoccupava di quelle stronzate. Ma c’era qualcosa di così atrocemente lacerante nel guardare Peter piangere che non poteva fare altrimenti. Avanzò, mettendo lentamente un braccio attorno a Peter.
La reticenza di Peter si sbriciolò completamente. Si voltò verso Wade, stringendo le braccia attorno a lui e singhiozzando senza più remora.
“Va bene, ragazzino” disse Wade, imbarazzato mentre gli dava delle piccole pacche sulla schiena. “Okay”
Wade non era sicuro di quanto tempo se ne stettero lì prima di sentire il passi di qualcuno avvicinarsi. Guardò così oltre le spalle del ragazzino quando incredibilmente vide apparire la versione furente di Tony Stark.
“Peter?”
Peter saltò come fulminato, rilasciando Wade immediatamente. “Signor Stark…”
“Ho visto cosa è successo dal notiziario” disse Tony, guardingo. Era evidente che non fosse contento della presenza di Wade dalle occhiatacce ostili che gli stava lanciando contro, ma la sua espressione si schiarì immediatamente quando si volse verso Peter. “Ho usato il rintracciatore del costume. Starai con noi nella torre, per stanotte. Ho organizzato tutto con May”
Peter annuì incerto. Stava uno schifo. “Gr-grazie” mormorò a Wade, chiaramente imbarazzato per il suo crollo emotivo.
Wade grugnì appena in segno di riconoscimento. Come se arrivasse sempre al momento giusto, Happy giunse con la macchina. Tony aprì lo sportello per Peter, che vi si precipitò dentro dopo un’ultima occhiata a Wade. Tony chiuse la porta dietro di lui, ma non lo raggiunse. Piuttosto, camminò verso Wade.
“Sta lontano da lui” gli disse velenosamente.
“Il piacere è tutto mio, Stark”
“So chi sei, Deadpool. Peter è un bravo ragazzo”
Wade alzò un sopracciglio. “Questo mi era già chiaro, tu invece chi sei? Il suo dolce paparino?”
Tony fletté le mani come se volesse avvolgerle attorno alla gola di Wade. “Attento a ciò che dici”
“Ho toccato un nervo scoperto?” lo derise. “Ascolta, Iron-dad, il piccolo Peter sta bene. Io stavo solo…”
“Tu non stavi facendo nulla” ringhiò. “Non so come tu faccia a sapere la sua vera identità, ma se dovessi rivederti gironzolargli attorno, dovrai risponderne a me”
“Me la sto facendo nelle mutande”
Tony apri la bocca per rispondergli ma poi la chiuse bruscamente. Fece un ultimo gesto di minaccia, poi si girò e salì in macchina accanto a Happy. Wade notò che Peter era collassato immobile contro il finestrino sul sedile posteriore e ignorò l’ondata di preoccupazione per il ragazzino che lo attanagliò mentre l’auto ripartiva allontanandosi. 



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Questo è senz'altro il mio preferito. Un po' di angst, certo, ma ci sta dai!
E benvenuto a Iron-Dad! 
   
 
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