Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Abby_da_Edoras    22/01/2018    5 recensioni
A Natale si diventa tutti più buoni... io invece sono la solita bastian contrario e divento ancora più cattiva! Così eccomi a immaginare una delle mie parodie sul Trono di Spade e in particolare su Ramsay e Theon (dev'esserci qualcosa di profondamente malato in me, visto che questi personaggi mi ispirano tante storie di umorismo nero! Comunque, essendo una parodia, i personaggi sono OOC, i fatti sono allegramente travisati da me (ma del resto, anche nella serie TV fanno ciò che gli pare! XD), pertanto: Ramsay non sposa Sansa, né Jeyne Poole né chi per loro... instaurerà piuttosto un rapporto particolare col suo prigioniero (che, misericordiosamente, ho deciso di non evirare...); nelle mie storie, che sono appunto prese in giro ironiche e senza troppa cattiveria, non morirà (quasi) nessuno e... diciamo che finirà tutto più o meno bene, a tarallucci e vino.
Dai, in fondo è Natale! XD XD XD
Grazie a chiunque sarà tanto pazzo da leggere le mie follie.
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a autori, registi, produttori e sceneggiatori della serie TV Il Trono di Spade.
Genere: Angst, Demenziale, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Ramsay Bolton, Roose Bolton, Theon Greyjoy, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Un nuovo inizio'
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Capitolo sesto

Lord Karstark, Lord Umber e i due cavalieri Frey si stavano preparando per la partenza: i primi due si sarebbero riuniti con i loro eserciti per poi tornare in forze a Grande Inverno e organizzarsi per le future battaglie; Ser Hosteen e Ser Aenys, invece, avrebbero scortato Roose Bolton e Lady Walda alle Torri Gemelle, dove Lord Walder aveva deciso che il pronipote sarebbe nato e cresciuto (grazie al tempestivo quanto disinteressato contributo di Ramsay…).

Roose Bolton non sapeva ancora bene se decidersi una buona volta a scaraventare Ramsay dalle più alte mura di Grande Inverno o se essere orgoglioso di lui perché, in un’incredibile attacco di lucidità mentale, aveva dimostrato di saper ottenere ciò che voleva usando l’astuzia e l’inganno invece del coltello per scuoiare… Bisogna concederglielo, era un bel progresso, no?

Dopo attenta riflessione, il Lord giunse alla conclusione che, in quel caso, Ramsay aveva dato prova di essere davvero figlio di suo padre (è necessario rammentare che questo, per Roose Bolton, era un aspetto positivo…), pertanto pensò di andare a congratularsi con lui prima di partire per le Torri Gemelle.

Trovò Ramsay nella sala da pranzo dove stava facendo colazione, servito come sempre da Theon. Il giovane Lord appariva totalmente soddisfatto e contento di se stesso, in parte per tutto ciò che era riuscito a ottenere il giorno prima e in parte, diciamocelo chiaramente, per essere stato baciato ben bene dal suo scudiero la notte precedente. Insomma, per lui erano state entrambe esperienze nuove ed emozionanti, anche se, riguardo alla seconda, non sapeva spiegarsi bene il perché. Ma non si preoccupava poi troppo, erano così tante le cose che non riusciva a spiegarsi…

“Ramsay, sono in partenza” disse Roose Bolton.

“Ti auguro un felice viaggio, padre” rispose Ramsay con un gran sorriso.

“Lo immagino, visto che sei stato tu a tramare per ottenerlo” replicò il Lord. “Dovrei essere in collera e invece eccomi qui a congratularmi con te.”

Ramsay rimase talmente spiazzato dalle parole del padre che per poco non si strozzò con la colazione.

Suo padre voleva congratularsi con lui?

Gli era forse venuta la febbre?

La situazione era talmente incredibile che il giovane dimenticò il pasto e si alzò da tavola per avvicinarsi a Roose Bolton e ascoltare attentamente quello che aveva da dirgli.

Era possibile che volesse soltanto burlarsi di lui? Ma Lord Bolton non era famoso in tutti i Sette Regni per il suo carattere scherzoso e gioviale…

“Come ti dicevo, dovrei essere in collera con te per aver cospirato alle mie spalle, raggirandomi e anticipando le mie mosse con quella lettera scellerata a Lord Walder Frey. Eppure proprio questa tua subdola azione mi ha fatto capire con maggior chiarezza quanto tu sia veramente mio figlio e quanto potenziale tu abbia” dichiarò Roose Bolton. Ecco, per uno come lui era normale compiacersi ed essere fiero di avere per figlio un infido serpente, ma questa era la famiglia… “Ora so che non sei solo un cane rabbioso, come ti avevo accusato tempo fa, ma che sai anche attendere e ordire una trama insidiosa per trarne vantaggio… proprio come tuo padre.”

Theon, che ascoltava il colloquio facendo finta di non esserci, trasecolò.

Sarebbero quasi commoventi se non fossero agghiaccianti…, pensò.

Lord Bolton, però, aveva ancora da togliersi qualche sassolino dalle scarpe, prima di partire.

Sì, Ramsay aveva dimostrato di essere più maturo, passando dal livello di maniaco psicopatico a quello di subdolo manipolatore e suo padre, di questo, era compiaciuto (contento lui…). Però era anche vero che Ramsay aveva usato le sue nuove doti contro di lui e la cosa gli faceva girare un bel po’ i cosiddetti…

“Sono molto fiero di te, Ramsay, e per questo voglio rassicurarti su un punto importante: sarai tu e soltanto tu il mio erede, comunque vadano le cose con il bambino che deve nascere. Hai dimostrato di esserne degno e meriti il giusto riconoscimento” dichiarò.

Il giovane Lord lo guardava fisso, cercando di capire dove stesse la fregatura. Non aveva alcun dubbio che ce ne fosse una, da qualche parte…

“Il bambino che nascerà, dunque, non sarà il mio erede, bensì il tuo” continuò Roose Bolton con uno sguardo molto allusivo. “Del resto, per l’età che hai, potrebbe essere più figlio tuo che mio e… visto che il matrimonio con la Stark è fuori discussione e tu non avrai eredi tuoi, almeno potrò essere certo che la casata dei Bolton non si estinguerà.”

La qual cosa era tutt’altro che rassicurante…

Ramsay continuava ad apparire piuttosto perplesso. Da una parte era contento che il padre lo avesse nuovamente riconosciuto come suo erede, dall’altra però non capiva come mai fosse tanto sicuro che lui, di eredi suoi, non ne avrebbe avuti.

Roose Bolton lanciò un’occhiata a Theon, che se ne stava silenzioso in disparte ma ascoltava tutto con grande attenzione, e proseguì, tanto per farsi capire meglio.

“Invece che alla casata Stark, hai scelto di unirti alla casata Greyjoy, ma per me non fa differenza, la neutralità dei Greyjoy ci tornerà comunque utile. Rimarrebbe il problema di un tuo erede, ma a questo ho provveduto io. Pertanto, direi che è tutto sistemato e tu non dovrai più temere per la tua posizione” specificò il Lord.

Beh, a quanto pareva, Roose Bolton aveva trovato una soluzione a tutto!

“Perché no?” replicò Ramsay, che di tutto quel discorso aveva capito soltanto ciò che gli premeva, ossia che la sua posizione di erede non era più in pericolo. “Magari il mio futuro fratellino sarà anche simpatico e potremo divertirci tanto insieme! In fondo è frutto del nostro sangue e di quello dei Frey…”

Ramsay appariva entusiasta a quella prospettiva, ma suo padre, per la prima volta, afferrò l’orrore della situazione: una spaventosa immagine di un bambinetto con le tendenze sadiche di Ramsay e la faccia incartapecorita del vecchio Walder Frey gli si presentò alla mente e lo agghiacciò.

Forse avrebbe fatto bene a buttare nel fiume il figlioletto, non appena fosse nato. Anzi, magari, per buona misura, avrebbe fatto ancora meglio ad affogarci tutta la sua progenie…

Per scacciare simili mostruosità dalla mente, Lord Bolton decise di congedarsi dal figlio e di prepararsi alla partenza.

“Molto bene, Ramsay, io mi recherò alle Torri Gemelle e mi tratterrò là per qualche tempo” concluse. “In mia assenza, sarai tu a gestire Grande Inverno e mi aspetto che ne sarai all’altezza.”

“Non ti deluderò, padre” promise Ramsay, stampandosi in faccia l’espressione che riteneva più adeguata al suo nuovo status di Lord serio e affidabile… sì, insomma, pareva lo stesso schizzato di sempre.

Roose Bolton, comunque, lasciò Grande Inverno in preda a brutti pensieri.

Tuttavia anche Ramsay, nonostante la sua sicumera e arroganza, non si sentiva poi così a suo agio in quella nuova veste. Mentre, dalle mura della fortezza, guardava il padre che si allontanava con la moglie, i due Frey e il suo seguito, ebbe una sorta di presentimento negativo… una cosa che non gli era mai accaduta prima e che lo sconvolse, anche perché, di regola, era lui a far avere i presentimenti negativi agli altri.

Theon gli era accanto e lo vide trasalire e mordersi il labbro inferiore.

“Ti senti bene, mio signore?” si affrettò a chiedergli. Nemmeno lui aveva ancora ben chiaro il comportamento che avrebbe dovuto assumere quale scudiero di Ramsay, piuttosto che suo servo ma, nel dubbio, era sempre meglio mostrarsi umile e deferente.

“Sto bene. Starò benissimo” replicò il giovane Lord, sulle prime seccato dall’intromissione (si era totalmente dimenticato di avere Theon al suo fianco, a volte gli capitava…). Poi, però, si rese conto che con qualcuno doveva pure sfogarsi e iniziò a parlare a raffica, più o meno come se pensasse ad alta voce e non si rivolgesse a nessuno in particolare.

“Adesso è tutto diverso” mormorò, seguendo le evoluzioni acrobatiche del suo neurone solo e abbandonato. “Quando ero a Forte Terrore non vedevo l’ora che mio padre se ne andasse per potermi divertire. Lui non approvava che andassi a caccia, perciò aspettavo sempre che se ne andasse per passare intere giornate a perlustrare i boschi in cerca di qualcuno da far sbranare ai miei cani, o per catturare fanciulle e cavalieri da torturare nelle segrete. Era tutto così semplice allora, non mi preoccupavo di niente e potevo pensare solo a divertirmi…”

Ma sentilo questo…, pensò Theon, allibito nel sentire Ramsay che rievocava con tanta nostalgia e dispiacere i bei tempi andati! Ed è pure convinto di ciò che dice…

“Non avevo un solo pensiero al mondo” continuò il giovane Lord, sorvolando allegramente sul fatto che i pensieri e le preoccupazioni le causava ai malcapitati che finivano tra le sue grinfie o nelle fauci dei suoi cani… “Mi bastava poco per passare una giornata perfetta. Adesso, invece…”

Cosa si aspetta che gli dica?, si domandò Theon, seriamente preoccupato. Non penserà mica che mi mostri dispiaciuto per lui, perché non può più andare per i boschi a massacrare la gente?

Ma Ramsay non si aspettava alcuna risposta da Theon, aveva solo voglia di esprimere qualsiasi bestialità gli attraversasse il vuoto infinito che c’era nella sua testa.

“E’ vero che ho sempre desiderato che mio padre mi riconoscesse come erede, ma era a Forte Terrore che pensavo. Grande Inverno è molto più impegnativo, non si tratta soltanto di fare a pezzi un esercito di disperati come quello di Stannis Baratheon, ci sono le alleanze con le famiglie del Nord, e poi i bruti del bastardo Snow, e la storia dell’esercito guidato da Lord Ditocorto e Sansa Stark. Non lo so, a volte mi viene da pensare che…”

Ma allora è vero che ha paura, rilevò Theon, quasi sconvolto nello scoprire che in fondo, ma proprio in fondo, anche Ramsay aveva qualcuno dei sentimenti che possiedono gli esseri umani normali. Certo, nonostante sia un mostro è comunque anche un ragazzo della mia età che non si è mai trovato ad affrontare altro che prigionieri legati e ragazze in fuga dai suoi cani… alla fine non è poi così strano che sia spaventato alla prospettiva di gestire qualcosa di più grande di lui.

Ramsay, intanto, continuava a parlare al vento, ignaro dei pensieri del giovane Greyjoy che, al contrario, non si perdeva una parola.

“Se il bastardo dei Guardiani della Notte si presenterà quaggiù con il suo manipolo di bruti non avrò alcun problema a trucidarli tutti” proseguì, infervorato. “Sono pochi e sono solo dei selvaggi, sarà ancora più semplice che con l’esercito di Stannis. Ma se decidesse di allearsi con la Stark per aiutarla a riprendersi Grande Inverno?”

“I Karstark, gli Umber e i Manderley combatteranno per te, mio Lord, sono tuoi alleati” cercò di rincuorarlo Theon, che adesso si stupiva di trovare tanta lungimiranza nelle parole del suo signore. Era una delle rarissime volte in cui non sembrava tanto un maniaco sadico e omicida e cominciava a somigliare, seppur vagamente, a un vero Lord.

“Perfetti per fare a pezzi i bruti del bastardo, ma potrebbero mai essere sufficienti contro tutti i Lord alfieri degli Arryn?” obiettò Ramsay, in un improvviso quanto insolito lampo di intuizione geniale. “E se il bastardo e quella puttana entrassero a Grande Inverno… che cosa potrei fare io?”

La domanda giusta è “Che cosa potrebbero farti loro?”, ma non credo che lo vorrai ammettere nemmeno con te stesso, si disse Theon, che stava avendo una discussione molto interessante con se medesimo. Il problema è che, se Jon Snow e Sansa Stark entrassero a Grande Inverno, anch’io dovrei cominciare a chiedermi che cosa mi farebbero…

Ed ecco che entrambi, senza saperlo e indipendentemente l’uno dall’altro, erano giunti alla conclusione che le cose non sarebbero finite poi così bene, per loro!

Con uno scatto improvviso, Ramsay si voltò verso Theon e gli afferrò la mano destra… sì, proprio quella a cui mancava il mignolo. Il giovane Greyjoy ebbe un comprensibilissimo mezzo infarto: un Ramsay che ti afferra una mano all’improvviso non può mai essere un buon segno…

“Io posso contare su di te, non è vero? Di te mi posso fidare” domandò il giovane Bolton al suo scudiero, fissandolo negli occhi e continuando a tenergli stretta la famosa mano. “Tu mi obbedirai sempre, qualsiasi cosa succederà, non è così?”

“Certo, mio signore” riuscì a rispondere Theon. Il suo tono sarebbe suonato molto più convincente se soltanto Ramsay avesse deciso di lasciargli andare la mano… “Io appartengo a te, sono al tuo servizio, farò qualsiasi cosa…”

“Bene, e allora…” l’espressione di Ramsay si era fatta seria e grave. Theon era praticamente sicuro di non averlo mai visto così in tutto il tempo in cui era stato suo prigioniero e non sapeva bene cosa pensare. “Se mai dovesse accadere il peggio, se mai il bastardo Snow dovesse allearsi con la puttanella Stark e avere la meglio sui nostri uomini, se mai dovessero riuscire a conquistare Grande Inverno… non ci voglio nemmeno pensare, ma se dovesse succedere, allora… allora tu mi devi giurare che non mi lascerai catturare da loro. Hai capito bene?”

No, in realtà Theon non aveva capito un bel niente, se non che Ramsay aveva una paura fottuta e assai giustificata di quello che Jon Snow e Sansa avrebbero potuto decidere di fargli… e non era un’idea così peregrina. Ramsay non poteva fare altro che attribuire agli altri ciò che avrebbe fatto lui, e com’era solito trattare i suoi prigionieri Lord Ramsay Bolton? Ecco, appunto. Si divertiva tanto a scuoiare e a fare a pezzettini i suoi nemici, ma non era poi così ansioso di sapere cosa si provava a vivere quell’esperienza dalla parte sbagliata del coltello…

Però Theon sapeva che, nel caso in cui Grande Inverno fosse finita in mano a Jon Snow e a Sansa, magari avrebbero fatto a pezzi Ramsay, ma subito dopo avrebbero riservato lo stesso trattamento anche a lui. Non avevano alcun motivo per essere felici di vederlo o per mostrargli pietà…

“Farò quello che mi chiederai, Lord Ramsay” rispose dunque il ragazzo, dimostrando di aver sviluppato un importante istinto di autoconservazione.

“Non ho nessuna intenzione di finire nelle loro mani” ripeté Ramsay, tanto per ribadire il concetto, “per cui… dovrai essere tu a uccidermi. Un colpo secco, deciso, e la facciamo finita. Tanto, è quello che hai sempre desiderato, no?”

L’imprevedibile Ramsay! Toh, questa poi Theon non se l’aspettava di certo.

Eppure aveva un senso, almeno nella mente contorta del giovane Bolton: lui non avrebbe avuto abbastanza coraggio per darsi la morte da solo e non voleva rischiare di subire la vendetta dei suoi nemici.

E di chi poteva fidarsi se non del suo scudiero, della sua creatura, del suo prigioniero? Se cercava una rivincita, Theon poteva essere soddisfatto. Ma Ramsay fraintese la sua esitazione e insisté, stringendogli più forte la mano mutilata e scrollandolo.

“Mi hai sentito? Tu dovrai uccidermi, se io te lo ordinerò. Dovrai uccidermi per non farmi catturare da loro” e adesso anche nella voce e negli occhi del giovane Bolton cominciava a farsi sentire e vedere la paura, una paura cieca e incontrollabile che nasceva da una consapevolezza ben precisa. “Lo farai, vero? Devi giurarmelo, qui, adesso, subito. Tu non… tu non mi lascerai a loro, sarai tu a colpirmi, potrai vendicarti di me, chissà quante volte hai sognato di tagliarmi la gola, no? No?”

Era un momento cruciale, quello. Theon avrebbe potuto giurare e poi voltargli le spalle, non era forse detto il Voltagabbana? Ma, in quel modo, avrebbe dimostrato di essere il meschino traditore che tutti ritenevano che fosse. Avrebbe dimostrato di non essere poi tanto migliore del suo carceriere.

Era quello che voleva? O non desiderava, forse, una vittoria più totale, una rivincita più completa, una totale riabilitazione di se stesso e del suo nome?

“Farò quello che mi chiederai di fare, se sarà necessario, Lord Ramsay” rispose Theon, e per un istante il suo volto e la sua voce ridiventarono quelli dell’erede delle Isole di Ferro, di colui che era stato tanto tempo prima. “Ti obbedirò, ma non perché voglia vendicarmi di te. Lo farò semplicemente perché tu mi hai dato una seconda occasione e quello sarà il mio modo di sdebitarmi con te, se non ci saranno altre soluzioni.”

Ramsay rimase talmente spiazzato da quella risposta che lasciò andare (finalmente!) la mano di Theon e lo scrutò come se avesse visto un alieno.

“Tu… non vuoi vendicarti di me?” chiese.

“Se me lo avessi chiesto mesi fa, la mia risposta sarebbe stata ben diversa, mio Lord. Ma adesso… no, non voglio vendicarmi di te” ribadì Theon, che si sentiva più forte, più deciso e trionfante ad ogni parola che pronunciava. Sì, era quella la sua vera e completa rivincita. “Ti colpirò se sarai tu a chiedermelo e non sarò felice di farlo, perché io non sono come te, Lord Ramsay.”

Il ragionamento di Theon era troppo complicato per il giovane Bolton.

“Che intendi…? Beh, non importa. Sei disposto a giurarmi, qui e ora, che non mi lascerai ai miei nemici, che sarai tu a uccidermi?”

“Te lo giuro, mio signore” dichiarò Theon.

“E’ la tua parola? Ma la tua parola non vale un accidenti, lo sanno tutti…” commentò Ramsay, poco convinto.

E allora perché mi chiedi un giuramento, se non ti fidi della mia parola?

Theon cominciava ad essere vagamente esasperato e la situazione si faceva più surreale ogni momento che passava.

“Non sono più quello di prima, sei stato tu a dirlo, ricordi, mio signore? Sono una persona diversa, adesso, e non sprecherò la mia seconda occasione riprendendo a infrangere i giuramenti. Ti ho dato la mia parola che obbedirò ai tuoi ordini e sarà quello che farò… e poi, magari, non ce ne sarà nemmeno bisogno” riprese Theon, che aveva i suoi personali motivi per sperare di non doversi più imbattere in Jon Snow o in qualcuno degli Stark…

“Già, magari…” ripeté Ramsay, tanto per dire qualcosa.

Si sentiva turbato e non capiva perché. Quel giorno erano successe troppe cose perché lui potesse starci dietro e poi… beh, quel Theon Greyjoy così determinato e risoluto lo faceva sentire più strano del solito.

Sì, da una parte lo metteva quasi a disagio, ma dall’altra gli dava un’insolita sensazione di sicurezza e di tranquillità, si era sentito meglio potendosi sfogare con lui ed era una cosa che non gli era mai capitata prima. Beh, forse anche perché è difficile intavolare una discussione con qualcuno se lo stai scuoiando o facendo sbranare dai cani, ma insomma…

Ramsay Bolton cominciava a pensare di aver fatto proprio bene a tirar fuori Theon dalle segrete e di averlo promosso prima al rango di servo e, adesso, addirittura a quello di scudiero… e forse anche alleato, chissà, magari perfino amico.

A quanto pareva, si prospettavano parecchie interessanti novità in quel di Grande Inverno…

Fine capitolo sesto

 

 

 

 

 

   
 
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