Capitolo sesto
Lord
Karstark, Lord Umber e i due cavalieri Frey si stavano preparando per la
partenza: i primi due si sarebbero riuniti con i loro eserciti per poi tornare
in forze a Grande Inverno e organizzarsi per le future battaglie; Ser Hosteen e
Ser Aenys, invece, avrebbero scortato Roose Bolton e Lady Walda alle Torri
Gemelle, dove Lord Walder aveva deciso che il pronipote sarebbe nato e
cresciuto (grazie al tempestivo quanto disinteressato
contributo di Ramsay…).
Roose
Bolton non sapeva ancora bene se decidersi una buona volta a scaraventare
Ramsay dalle più alte mura di Grande Inverno o se essere orgoglioso di lui
perché, in un’incredibile attacco di lucidità mentale, aveva dimostrato di
saper ottenere ciò che voleva usando l’astuzia e l’inganno invece del coltello
per scuoiare… Bisogna concederglielo, era un bel progresso, no?
Dopo
attenta riflessione, il Lord giunse alla conclusione che, in quel caso, Ramsay
aveva dato prova di essere davvero figlio
di suo padre (è necessario rammentare che questo, per Roose Bolton, era un
aspetto positivo…), pertanto pensò di andare a congratularsi con lui prima di
partire per le Torri Gemelle.
Trovò
Ramsay nella sala da pranzo dove stava facendo colazione, servito come sempre
da Theon. Il giovane Lord appariva totalmente soddisfatto e contento di se
stesso, in parte per tutto ciò che era riuscito a ottenere il giorno prima e in
parte, diciamocelo chiaramente, per essere stato baciato ben bene dal suo
scudiero la notte precedente. Insomma, per lui erano state entrambe esperienze
nuove ed emozionanti, anche se, riguardo alla seconda, non sapeva spiegarsi
bene il perché. Ma non si preoccupava poi troppo, erano così tante le cose che
non riusciva a spiegarsi…
“Ramsay,
sono in partenza” disse Roose Bolton.
“Ti
auguro un felice viaggio, padre” rispose Ramsay con un gran sorriso.
“Lo
immagino, visto che sei stato tu a tramare per ottenerlo” replicò il Lord.
“Dovrei essere in collera e invece eccomi qui a congratularmi con te.”
Ramsay
rimase talmente spiazzato dalle parole del padre che per poco non si strozzò
con la colazione.
Suo
padre voleva congratularsi con lui?
Gli
era forse venuta la febbre?
La
situazione era talmente incredibile che il giovane dimenticò il pasto e si alzò
da tavola per avvicinarsi a Roose Bolton e ascoltare attentamente quello che
aveva da dirgli.
Era
possibile che volesse soltanto burlarsi di lui? Ma Lord Bolton non era famoso in
tutti i Sette Regni per il suo carattere scherzoso e gioviale…
“Come
ti dicevo, dovrei essere in collera con te per aver cospirato alle mie spalle,
raggirandomi e anticipando le mie mosse con quella lettera scellerata a Lord
Walder Frey. Eppure proprio questa tua subdola azione mi ha fatto capire con
maggior chiarezza quanto tu sia veramente mio figlio e quanto potenziale tu
abbia” dichiarò Roose Bolton. Ecco, per uno come lui era normale compiacersi ed
essere fiero di avere per figlio un infido serpente, ma questa era la famiglia…
“Ora so che non sei solo un cane rabbioso,
come ti avevo accusato tempo fa, ma che sai anche attendere e ordire una trama
insidiosa per trarne vantaggio… proprio come tuo padre.”
Theon,
che ascoltava il colloquio facendo finta di non esserci, trasecolò.
Sarebbero quasi
commoventi se non fossero agghiaccianti…, pensò.
Lord
Bolton, però, aveva ancora da togliersi qualche sassolino dalle scarpe, prima
di partire.
Sì,
Ramsay aveva dimostrato di essere più maturo,
passando dal livello di maniaco
psicopatico a quello di subdolo
manipolatore e suo padre, di questo, era compiaciuto (contento lui…). Però
era anche vero che Ramsay aveva usato le sue nuove doti contro di lui e la cosa gli faceva girare un bel po’ i
cosiddetti…
“Sono
molto fiero di te, Ramsay, e per questo voglio rassicurarti su un punto
importante: sarai tu e soltanto tu il mio erede, comunque vadano le cose con il
bambino che deve nascere. Hai dimostrato di esserne degno e meriti il giusto
riconoscimento” dichiarò.
Il
giovane Lord lo guardava fisso, cercando di capire dove stesse la fregatura.
Non aveva alcun dubbio che ce ne fosse una, da qualche parte…
“Il
bambino che nascerà, dunque, non sarà il mio erede, bensì il tuo” continuò
Roose Bolton con uno sguardo molto allusivo. “Del resto, per l’età che hai,
potrebbe essere più figlio tuo che mio e… visto che il matrimonio con la Stark
è fuori discussione e tu non avrai eredi tuoi, almeno potrò essere certo che la
casata dei Bolton non si estinguerà.”
La
qual cosa era tutt’altro che rassicurante…
Ramsay
continuava ad apparire piuttosto perplesso. Da una parte era contento che il
padre lo avesse nuovamente riconosciuto come suo erede, dall’altra però non
capiva come mai fosse tanto sicuro che lui, di eredi suoi, non ne avrebbe
avuti.
Roose
Bolton lanciò un’occhiata a Theon, che se ne stava silenzioso in disparte ma
ascoltava tutto con grande attenzione, e proseguì, tanto per farsi capire
meglio.
“Invece
che alla casata Stark, hai scelto di unirti alla casata Greyjoy, ma per me non
fa differenza, la neutralità dei Greyjoy ci tornerà comunque utile. Rimarrebbe
il problema di un tuo erede, ma a questo ho provveduto io. Pertanto, direi che
è tutto sistemato e tu non dovrai più temere per la tua posizione” specificò il
Lord.
Beh,
a quanto pareva, Roose Bolton aveva trovato una soluzione a tutto!
“Perché
no?” replicò Ramsay, che di tutto quel discorso aveva capito soltanto ciò che
gli premeva, ossia che la sua posizione di erede non era più in pericolo. “Magari
il mio futuro fratellino sarà anche simpatico e potremo divertirci tanto insieme! In fondo è frutto del nostro sangue e di
quello dei Frey…”
Ramsay
appariva entusiasta a quella prospettiva, ma suo padre, per la prima volta,
afferrò l’orrore della situazione: una spaventosa immagine di un bambinetto con
le tendenze sadiche di Ramsay e la faccia incartapecorita del vecchio Walder
Frey gli si presentò alla mente e lo agghiacciò.
Forse
avrebbe fatto bene a buttare nel fiume il figlioletto, non appena fosse nato.
Anzi, magari, per buona misura, avrebbe fatto ancora meglio ad affogarci tutta
la sua progenie…
Per
scacciare simili mostruosità dalla mente, Lord Bolton decise di congedarsi dal
figlio e di prepararsi alla partenza.
“Molto
bene, Ramsay, io mi recherò alle Torri Gemelle e mi tratterrò là per qualche
tempo” concluse. “In mia assenza, sarai tu a gestire Grande Inverno e mi
aspetto che ne sarai all’altezza.”
“Non
ti deluderò, padre” promise Ramsay, stampandosi in faccia l’espressione che
riteneva più adeguata al suo nuovo status
di Lord serio e affidabile… sì, insomma, pareva lo stesso schizzato di
sempre.
Roose
Bolton, comunque, lasciò Grande Inverno in preda a brutti pensieri.
Tuttavia
anche Ramsay, nonostante la sua sicumera e arroganza, non si sentiva poi così a
suo agio in quella nuova veste. Mentre, dalle mura della fortezza, guardava il
padre che si allontanava con la moglie, i due Frey e il suo seguito, ebbe una
sorta di presentimento negativo… una cosa che non gli era mai accaduta prima e
che lo sconvolse, anche perché, di regola, era lui a far avere i presentimenti negativi agli altri.
Theon
gli era accanto e lo vide trasalire e mordersi il labbro inferiore.
“Ti
senti bene, mio signore?” si affrettò a chiedergli. Nemmeno lui aveva ancora
ben chiaro il comportamento che avrebbe dovuto assumere quale scudiero di
Ramsay, piuttosto che suo servo ma, nel dubbio, era sempre meglio mostrarsi
umile e deferente.
“Sto
bene. Starò benissimo” replicò il giovane Lord, sulle prime seccato dall’intromissione
(si era totalmente dimenticato di avere Theon al suo fianco, a volte gli
capitava…). Poi, però, si rese conto che con qualcuno doveva pure sfogarsi e
iniziò a parlare a raffica, più o meno come se pensasse ad alta voce e non si
rivolgesse a nessuno in particolare.
“Adesso
è tutto diverso” mormorò, seguendo le evoluzioni acrobatiche del suo neurone
solo e abbandonato. “Quando ero a Forte Terrore non vedevo l’ora che mio padre
se ne andasse per potermi divertire. Lui non approvava che andassi a caccia, perciò aspettavo sempre che se
ne andasse per passare intere giornate a perlustrare i boschi in cerca di
qualcuno da far sbranare ai miei cani, o per catturare fanciulle e cavalieri da
torturare nelle segrete. Era tutto così semplice allora, non mi preoccupavo di
niente e potevo pensare solo a divertirmi…”
Ma sentilo questo…, pensò Theon,
allibito nel sentire Ramsay che rievocava con tanta nostalgia e dispiacere i
bei tempi andati! Ed è pure convinto di
ciò che dice…
“Non
avevo un solo pensiero al mondo” continuò il giovane Lord, sorvolando
allegramente sul fatto che i pensieri e le preoccupazioni le causava ai
malcapitati che finivano tra le sue grinfie o nelle fauci dei suoi cani… “Mi
bastava poco per passare una giornata perfetta. Adesso, invece…”
Cosa si aspetta
che gli dica?, si domandò Theon,
seriamente preoccupato. Non penserà mica
che mi mostri dispiaciuto per lui, perché non può più andare per i boschi a
massacrare la gente?
Ma
Ramsay non si aspettava alcuna risposta da Theon, aveva solo voglia di
esprimere qualsiasi bestialità gli attraversasse il vuoto infinito che c’era
nella sua testa.
“E’
vero che ho sempre desiderato che mio padre mi riconoscesse come erede, ma era
a Forte Terrore che pensavo. Grande Inverno è molto più impegnativo, non si
tratta soltanto di fare a pezzi un esercito di disperati come quello di Stannis
Baratheon, ci sono le alleanze con le famiglie del Nord, e poi i bruti del
bastardo Snow, e la storia dell’esercito guidato da Lord Ditocorto e Sansa
Stark. Non lo so, a volte mi viene da pensare che…”
Ma allora è vero
che ha paura,
rilevò Theon, quasi sconvolto nello scoprire che in fondo, ma proprio in fondo,
anche Ramsay aveva qualcuno dei sentimenti che possiedono gli esseri umani
normali. Certo, nonostante sia un mostro
è comunque anche un ragazzo della mia età che non si è mai trovato ad
affrontare altro che prigionieri legati e ragazze in fuga dai suoi cani… alla
fine non è poi così strano che sia spaventato alla prospettiva di gestire
qualcosa di più grande di lui.
Ramsay,
intanto, continuava a parlare al vento, ignaro dei pensieri del giovane Greyjoy
che, al contrario, non si perdeva una parola.
“Se
il bastardo dei Guardiani della Notte si presenterà quaggiù con il suo manipolo
di bruti non avrò alcun problema a trucidarli tutti” proseguì, infervorato. “Sono
pochi e sono solo dei selvaggi, sarà ancora più semplice che con l’esercito di
Stannis. Ma se decidesse di allearsi con la Stark per aiutarla a riprendersi
Grande Inverno?”
“I
Karstark, gli Umber e i Manderley combatteranno per te, mio Lord, sono tuoi
alleati” cercò di rincuorarlo Theon, che adesso si stupiva di trovare tanta
lungimiranza nelle parole del suo signore. Era una delle rarissime volte in cui
non sembrava tanto un maniaco sadico e omicida e cominciava a somigliare,
seppur vagamente, a un vero Lord.
“Perfetti
per fare a pezzi i bruti del bastardo, ma potrebbero mai essere sufficienti
contro tutti i Lord alfieri degli
Arryn?” obiettò Ramsay, in un improvviso quanto insolito lampo di intuizione
geniale. “E se il bastardo e quella puttana entrassero a Grande Inverno… che
cosa potrei fare io?”
La domanda giusta
è “Che cosa potrebbero farti loro?”, ma non credo che lo vorrai ammettere
nemmeno con te stesso,
si disse Theon, che stava avendo una discussione molto interessante con se
medesimo. Il problema è che, se Jon Snow
e Sansa Stark entrassero a Grande Inverno, anch’io dovrei cominciare a
chiedermi che cosa mi farebbero…
Ed
ecco che entrambi, senza saperlo e indipendentemente l’uno dall’altro, erano
giunti alla conclusione che le cose non sarebbero finite poi così bene, per
loro!
Con
uno scatto improvviso, Ramsay si voltò verso Theon e gli afferrò la mano destra…
sì, proprio quella a cui mancava il mignolo. Il giovane Greyjoy ebbe un
comprensibilissimo mezzo infarto: un Ramsay che ti afferra una mano all’improvviso
non può mai essere un buon segno…
“Io
posso contare su di te, non è vero? Di te mi posso fidare” domandò il giovane
Bolton al suo scudiero, fissandolo negli occhi e continuando a tenergli stretta
la famosa mano. “Tu mi obbedirai sempre, qualsiasi cosa succederà, non è così?”
“Certo,
mio signore” riuscì a rispondere Theon. Il suo tono sarebbe suonato molto più
convincente se soltanto Ramsay avesse deciso di lasciargli andare la mano… “Io
appartengo a te, sono al tuo servizio, farò qualsiasi cosa…”
“Bene,
e allora…” l’espressione di Ramsay si era fatta seria e grave. Theon era
praticamente sicuro di non averlo mai visto
così in tutto il tempo in cui era stato suo prigioniero e non sapeva bene cosa
pensare. “Se mai dovesse accadere il peggio, se mai il bastardo Snow dovesse
allearsi con la puttanella Stark e avere la meglio sui nostri uomini, se mai
dovessero riuscire a conquistare Grande Inverno… non ci voglio nemmeno pensare,
ma se dovesse succedere, allora… allora tu mi devi giurare che non mi lascerai catturare da loro. Hai capito bene?”
No,
in realtà Theon non aveva capito un bel niente, se non che Ramsay aveva una
paura fottuta e assai giustificata di quello che Jon Snow e Sansa avrebbero
potuto decidere di fargli… e non era un’idea così peregrina. Ramsay non poteva
fare altro che attribuire agli altri ciò che avrebbe fatto lui, e com’era
solito trattare i suoi prigionieri Lord Ramsay Bolton? Ecco, appunto. Si
divertiva tanto a scuoiare e a fare a pezzettini i suoi nemici, ma non era poi
così ansioso di sapere cosa si provava a vivere quell’esperienza dalla parte
sbagliata del coltello…
Però
Theon sapeva che, nel caso in cui Grande Inverno fosse finita in mano a Jon
Snow e a Sansa, magari avrebbero fatto a pezzi Ramsay, ma subito dopo avrebbero
riservato lo stesso trattamento anche a lui. Non avevano alcun motivo per
essere felici di vederlo o per
mostrargli pietà…
“Farò
quello che mi chiederai, Lord Ramsay” rispose dunque il ragazzo, dimostrando di
aver sviluppato un importante istinto di autoconservazione.
“Non
ho nessuna intenzione di finire nelle loro mani” ripeté Ramsay, tanto per
ribadire il concetto, “per cui… dovrai essere tu a uccidermi. Un colpo secco,
deciso, e la facciamo finita. Tanto, è quello che hai sempre desiderato, no?”
L’imprevedibile
Ramsay! Toh, questa poi Theon non se l’aspettava di certo.
Eppure
aveva un senso, almeno nella mente contorta del giovane Bolton: lui non avrebbe
avuto abbastanza coraggio per darsi la morte da solo e non voleva rischiare di
subire la vendetta dei suoi nemici.
E
di chi poteva fidarsi se non del suo scudiero, della sua creatura, del suo
prigioniero? Se cercava una rivincita, Theon poteva essere soddisfatto. Ma
Ramsay fraintese la sua esitazione e insisté, stringendogli più forte la mano
mutilata e scrollandolo.
“Mi
hai sentito? Tu dovrai uccidermi, se io te lo ordinerò. Dovrai uccidermi per
non farmi catturare da loro” e adesso anche nella voce e negli occhi del
giovane Bolton cominciava a farsi sentire e vedere la paura, una paura cieca e
incontrollabile che nasceva da una consapevolezza ben precisa. “Lo farai, vero?
Devi giurarmelo, qui, adesso, subito. Tu non… tu non mi lascerai a loro, sarai
tu a colpirmi, potrai vendicarti di me, chissà quante volte hai sognato di
tagliarmi la gola, no? No?”
Era
un momento cruciale, quello. Theon avrebbe potuto giurare e poi voltargli le
spalle, non era forse detto il Voltagabbana?
Ma, in quel modo, avrebbe dimostrato di essere il meschino traditore che tutti
ritenevano che fosse. Avrebbe dimostrato di non essere poi tanto migliore del
suo carceriere.
Era
quello che voleva? O non desiderava, forse, una vittoria più totale, una
rivincita più completa, una totale riabilitazione di se stesso e del suo nome?
“Farò
quello che mi chiederai di fare, se sarà necessario, Lord Ramsay” rispose
Theon, e per un istante il suo volto e la sua voce ridiventarono quelli dell’erede
delle Isole di Ferro, di colui che era stato tanto tempo prima. “Ti obbedirò,
ma non perché voglia vendicarmi di te. Lo farò semplicemente perché tu mi hai
dato una seconda occasione e quello sarà il mio modo di sdebitarmi con te, se
non ci saranno altre soluzioni.”
Ramsay
rimase talmente spiazzato da quella risposta che lasciò andare (finalmente!) la
mano di Theon e lo scrutò come se avesse visto un alieno.
“Tu…
non vuoi vendicarti di me?” chiese.
“Se
me lo avessi chiesto mesi fa, la mia risposta sarebbe stata ben diversa, mio
Lord. Ma adesso… no, non voglio vendicarmi di te” ribadì Theon, che si sentiva
più forte, più deciso e trionfante ad ogni parola che pronunciava. Sì, era
quella la sua vera e completa rivincita. “Ti colpirò se sarai tu a chiedermelo
e non sarò felice di farlo, perché io non
sono come te, Lord Ramsay.”
Il
ragionamento di Theon era troppo complicato per il giovane Bolton.
“Che
intendi…? Beh, non importa. Sei disposto a giurarmi, qui e ora, che non mi
lascerai ai miei nemici, che sarai tu a uccidermi?”
“Te
lo giuro, mio signore” dichiarò Theon.
“E’
la tua parola? Ma la tua parola non vale un accidenti, lo sanno tutti…”
commentò Ramsay, poco convinto.
E allora perché mi
chiedi un giuramento, se non ti fidi della mia parola?
Theon
cominciava ad essere vagamente esasperato e la situazione si faceva più
surreale ogni momento che passava.
“Non
sono più quello di prima, sei stato tu a dirlo, ricordi, mio signore? Sono una
persona diversa, adesso, e non sprecherò la mia seconda occasione riprendendo a
infrangere i giuramenti. Ti ho dato la mia parola che obbedirò ai tuoi ordini e
sarà quello che farò… e poi, magari, non ce ne sarà nemmeno bisogno” riprese
Theon, che aveva i suoi personali motivi per sperare di non doversi più
imbattere in Jon Snow o in qualcuno degli Stark…
“Già,
magari…” ripeté Ramsay, tanto per dire qualcosa.
Si
sentiva turbato e non capiva perché. Quel giorno erano successe troppe cose
perché lui potesse starci dietro e poi… beh, quel Theon Greyjoy così
determinato e risoluto lo faceva sentire più strano del solito.
Sì,
da una parte lo metteva quasi a disagio, ma dall’altra gli dava un’insolita
sensazione di sicurezza e di tranquillità, si era sentito meglio potendosi
sfogare con lui ed era una cosa che non gli era mai capitata prima. Beh, forse
anche perché è difficile intavolare una discussione con qualcuno se lo stai
scuoiando o facendo sbranare dai cani, ma insomma…
Ramsay
Bolton cominciava a pensare di aver fatto proprio bene a tirar fuori Theon
dalle segrete e di averlo promosso prima
al rango di servo e, adesso, addirittura a quello di scudiero… e forse anche
alleato, chissà, magari perfino amico.
A
quanto pareva, si prospettavano parecchie interessanti novità in quel di Grande
Inverno…
Fine capitolo
sesto