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Autore: MerlinAndCharming    23/01/2018    0 recensioni
Ritorna il crossover tra le serie televisive Merlin e Once Upon a Time, e come nella Parte III, anche questa storia è completamente inedita, non riprende nessun episodio della serie televisiva, ma si basa su quanto letto nelle precedenti storie.
Un’opera di Valerio Brandi.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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6) La storia che nessuno conosce 
(Completato il 29 febbraio 2016)


«È inutile che continui a guardare: lui non tornerà!»
«Lasciami stare!»
«Sono mesi che i bianchi lo dicono. Devi accettarlo: il tuo John Smith è morto!»
«E se si sbagliassero?»
«Vuoi restare tutta la vita ad aspettare un fantasma? Accomodati pure!»
«Perché, tu non stai aspettando ancora me?»
«Il mio discorso è diverso… Ma non illuderti, non ti aspetterò in eterno. Innamorato si, fesso no!»

Con occhi pieni di amarezza, Kocoum fissò Pocahontas un’ultima volta, e poi voltò le spalle, diretto al suo villaggio. Il prode guerriero era dunque sopravvissuto a quel proiettile, un miracolo che lo aveva reso più forte e cinico di prima.
Pocahontas invece continuava a fissare l’orizzonte, la grande e immensa acqua dalla sua amata rupe. 
Ci tornava ogni giorno, e stava lì per diverse ore, almeno dal momento in cui il sole era al centro del cielo, e fino a quando non si decideva ad andare a riposarsi. 
Continuò questo pellegrinaggio per diverso tempo.
Ma nessuna nuova nave arrivò mai a Jamestown dopo quella che aveva riportato questa infausta notizia. 
Così un giorno Pocahontas cominciò ad accettare la realtà, e tornò a vivere nei boschi per cancellare questo dolore. 
I suoi amici animali e Nonna Salice l’aiutarono in questo duro momento, in cui era indecisa se accettare o meno l’amore di Kocoum.

«Pocahontas?»
«Si, Nakoma?»
«Come mai sei qui? Pensavo fossi già al villaggio bianco»
«E perché dovrei?»
«Non lo sai? Una nuova barca con le ali è entrata nel fiume!»
«Coosa?!?»

La giovane corse come il vento verso l’insediamento, ma si accorse che non era sola.
Suo padre, con al fianco i suoi migliori guerrieri, era già lì ad osservare l’arrivo dei nuovi stranieri.
«Altri bianchi… Siamo in pace con loro, ma è meglio non fidarsi. Soprattutto da quando non c’è più John Smith»
«John non è tornato?»
«No, Pocahontas» ancor prima di girarsi il padre aveva sentito la presenza della figlia «Anche se non sono più giovane la mia vista funziona ancora bene, e non ho visto nessuno che somigli al nostro amico bianco entrare in quel grosso recinto»
Piena anche stavolta di delusione, Pocahontas senza dire altro tornò al villaggio. Niente scampagnate nel bosco, almeno per oggi. 

«Powhatan?»
«Dimmi, Kekata»
«Un uomo bianco è entrato nell’accampamento, sul dorso di uno strano animale a quattro zampe. E chiede del Grande Capo… Pocahontas»
«Voglio vederlo bene, prima di chiamare mia figlia»

Il saggio sciamano non stava affatto mentendo.
Un uomo alto, di bell’aspetto, con una folta chioma bruna e dei rigogliosi baffi uniti a una barba corta ma ben curata, era al centro dell’accampamento, cavalcando un candido destriero.
Per gli abitanti del villaggio il nome cavallo era sconosciuto, così come il suo aspetto, e per questo lo guardavano un po’ intimoriti. 
«Tranquilli, non vi farà del male, è erbivoro»
«Chi sei tu, viso pallido?»
«Sono John Rolfe, illustre fratello rosso, e porto in dono questo nobile animale, chiamato cavallo, al Grande Capo Pocahontas. Immagino si tratti di vostro figlio, o fratello, dico bene?»
«Pocahontas!» urlò il vero capo del villaggio «Vieni qui, per favore»
Pochi istanti dopo John Rolfe si accorse di aver fatto una figura barbina…
«Perdonatemi, io non potevo sapere…»
«Vi ringrazio del regalo, e non preoccupatevi»
«Dimmi bianco» Powhatan interruppe la figlia «Sei venuto solo per porgere questo dono, o c’è dell’altro?»
«Non vi sfugge nulla… Sono qui, come umile rappresentante di Re Giacomo I…»
«Abbiamo già conosciuto un emissario di questo Re… E non è stato piacevole…»
«Parlate di Ratcliffe?» Rolfe rispose a Kekata, e poi continuò «State tranquilli, lui non ha più potere…»
«Ne siamo tutti lieti. Allora, prego, continua»
«Grazie, mio signore. Il mio Re vuole conoscere meglio il popolo della sua colonia…»
«Colonia? Non so cosa significhi, ma questo nome non mi piace!»
«Già!» Kocoum continuò dopo l’appunto del suo capo «Dice che questa terra è sua. Si sbaglia, è solo nostra»
«Perdonate il mio modo di esprimermi… Vorrebbe conoscere meglio gli abitanti di questa terra, e si augura che il vostro capo venga di persona in Inghilterra a trovarlo e parlare con lui. Ho sentito che Pocahontas è amata e rispettata a Jamestown, per il pochissimo tempo che ho frequentato il nostro insediamento. Perciò a maggior ragione ritengo che sia la soluzione migliore»
«Quindi io dovrei lasciare andare la mia unica figlia in una terra straniera? Mai e poi mai!»
«No, padre, io voglio andarci!»
«Figlia, perché mi vuoi fare questo? Il tuo amato è morto, non c’è niente per te oltre quelle acque»
«C’è un fine superiore in gioco, me lo sento. Perché secondo te il loro Re vorrebbe che uno di noi andasse a trovarlo?»
«Per sapere se può fidarsi di noi, suppongo»
«Esatto. Una buona visita significherebbe una pace più duratura per i nostri popoli»
«Posso andare io, ma anche Kekata…»
«Invece insisto che ci vada io, padre. La loro gente si fida di me, e lo sai»
«Tua figlia non ha tutti i torti» si intromise il saggio sciamano «Vedo che questa pace c’è, ma è instabile. Ogni momento potrebbe essere quello “buono” per rovinare tutti. I nostri guerrieri spesso si avventurano nei pressi del loro villaggio perché, è inutile girarci intorno, non si fidano del tutto dei visi pallidi. E se mai dovesse scoppiare una lite, l’odio tornerebbe ad invadere i nostri cieli. Caro Powhatan, c’è bisogno di qualcosa di più forte di un accordo teso anni fa con degli uomini che ormai sono tutti tornati alla loro terra natia»
«E allora vai, figlia mia, e fai attenzione. Signor Rolfe, domani potrete partire, avete la mia benedizione. Ma Pocahontas non viaggerà su quella nave solo con uomini bianchi a bordo»
«Nessun problema, nobile signore: la principessa ha diritto a una scorta»

La mattina dopo la nave giunta solamente poche ore prima era già pronta a ripartire.
John Rolfe aveva fatto caricare le ultime provviste su di essa e aspettava solo che Pocahontas mantenesse la sua parola. 
Continuava a scrutare l’orizzonte, in direzione del villaggio, finché non gli apparve un uomo su un cavallo bianco in cima a una collina. Era Powhatan, che stava salutando sua figlia, con al suo fianco un uomo alto e muscoloso. 
«Fai buon viaggio figlia mia. Tremonsak ti raggiungerà a breve a bordo»
«Grazie padre, e non preoccuparti: andrà tutto bene»
Il nobile capo vide la figlia scendere giù per la collina con una sacca contenente l’essenziale per un viaggio, e poi si rivolse al suo uomo.
«Hai portato il tuo bastone, come ti avevo detto. Voglio conoscere il numero di questo popolo quando  tornerai. Fai una tacca su di esso per ogni uomo bianco che vedrai sul tuo cammino»
«Come tu ordini, grande capo»

Tranne qualche iniziale scaramuccia tra gli uomini di Rolfe e Tremonsak, un tipo forte e anche piuttosto suscettibile, il viaggio verso l’Inghilterra proseguì bene. 
Rolfe stava spesso con Pocahontas. 
Si mostrava molto gentile con lei, le parlava spesso, le insegnava tante cose, sull’Inghilterra e sui reali che avrebbero presto incontrato.
Allo stesso tempo Pocahontas raccontava della sua Terra a John, e lui ascoltava con la stessa sua passione. 
Per la prima volta dopo tanto tempo, la più bella tra i Potawhan si sentì confusa. 
C’era qualcosa di più della gentilezza in quell’uomo. 
Sembrava un interesse più forte, qualcosa di più del rispetto o dell’amicizia che era già nata fin dal primo giorno di navigazione.
Quando arrivarono a Londra, per Pocahontas fu come sognare ad occhi aperti. 
Pensava che tutto il mondo conosciuto era la sua terra, invece davanti a sé aveva qualcosa di incredibile.
Case di legno e di pietra dai mille colori. Strade dure come la roccia, e tanta, tanta gente.
Inutile dire che il bastone di Tremonsak divenne un ammasso di trucioli in breve tempo. 
John Rolfe portò entrambi a casa sua, e mentre il guerriero restava deciso a mantenere i suoi abiti d’oltremare, Pocahontas fu entusiasta nel provare nuovi vestiti londinesi. 
Era tutto così strano, diverso, ma davvero bello. 
Dopo pochi giorni arrivò finalmente l’invito a corte.
Pocahontas parlò a Re Giacomo I e a sua moglie, la regina Anna di Danimarca, facendo davvero bella impressione. 
«Allora, se ai vostri re sono piaciuta, questo significa che possiamo ben sperare per la pace?»
«Forse, mia cara Pocahontas. Dipende tutto da molte cose»
«E quali sarebbero?»
«Per prima cosa, un solo invito a corte non è sufficiente. Penso che dovrai restare ancora un po’ da noi, se vuoi davvero ottenere ciò che vuoi. Spero che questo non ti crei troppi problemi»
«Scherzi? Mi piace stare con te»
John Rolfe non poteva sentire di meglio.
Era rimasto ammaliato dalla bellezza della giovane fin dal primo momento in cui l’aveva vista. 
Si era presto innamorato di lei, e ora sentiva che anche lei stava facendo lo stesso.
Quel John Smith di cui le aveva tanto parlato, giorno dopo giorno sembrava scomparire dai suoi pensieri, dalle sue storie. 

I giorni passarono, ormai erano mesi che Pocahontas mancava dal suo mondo, ma lei sembrava non accorgersene. 
Più passava il tempo con Rolfe, e più era felice. Non lo era dai tempi in cui stava insieme a John Smith. 
Non vi era solo Londra nei viaggi dei due sempre più intimi amici.
Un giorno andarono a Plymouth, nella contea di Devon, e il loro arrivo fu annunciato con largo anticipo, così la notizia arrivò all’orecchio di molti, e di qualcuno in particolare. 

Dopo la visita ai nobili della cittadina, John Rolfe e Pocahontas si fermarono alla miglior taverna di essa. 
Presero da bere, e gustarono le loro bevande in perfetta armonia. 
Rolfe si prese una bella birra, ma a Pocahontas non piaceva, così scelse del semplice latte. 
Tutto era tranquillo, finché non si accorsero di essere osservati.
Un uomo incappucciato in fondo alla sala li stava fissando da tempo. 
Preoccupato, John Rolfe andò subito dall’oste.
«Si, signore, capisco il vostro timore, ma vi assicuro che non è un tipo pericoloso, lo conosco bene. Anzi, colgo l’occasione per lasciarvi questo messaggio da parte sua: desidera incontrarvi in privato. Se siete d’accordo, vi faccio entrare nella saletta sul retro del locale, e poco dopo entrerà lui»
«Fate pure, io non ho paura di niente. Pocahontas, dovrai aspettarmi qui…»
«Perdonatemi, signore, ma forse mi sono espresso male: anche la signorina dovrebbe partecipare a quest’incontro»
«Non capisco… Ma se è necessario, che sia così. Pocahontas, spero che il tuo amico guerriero pazienterà per questa insolita situazione, ma vedi… dobbiamo incontrare quell’uomo in privato»
«Certamente. Tremonsak, per favore, aspettaci fuori, non c’è nulla da temere »
Il rude guerriero, seppur riluttante, fece quanto ordinato, e restò fermo alla porta per controllare che non entrassero persone sospette. 
Pocahontas e John Rolfe entrarono nella stanza indicatagli dall’oste, e si sedettero su due sedie al centro di essa, in attesa dell’arrivo del misterioso individuo.
Che non tardò. Era ancora incappucciato, il che rendeva l’atmosfera decisamente preoccupante, misteriosa. 
Restarono per qualche istante a fissarsi, finché Rolfe non decise di rompere il ghiaccio.
«Io sono John Rolfe. Lei è la principessa Pocahontas. Ma immagino che tutto questo lo sapete già se avete chiesto di noi…»
«Conosco il vostro nome di fama, signor Rolfe, ma è la prima volta che ci incontriamo. Mentre con la principessa il discorso è diverso…»
«Cosa volete dire?» chiese di colpo lei
Quale miglior risposta se non quella di rivelare la propria identità?
Il misterioso uomo si levò il cappuccio, mostrando ai due giovani il suo volto.
«John…»
«Voi… Voi siete John Smith?»
«In persona!»
«Ma come è possibile? Sono anni che mi dicono che sei morto!»
«Lo pensano in molti, e per fortuna, da un certo punto di vista. Ratcliffe è riuscito a farla franca al ritorno dal Nuovo Mondo e a convincere il Re che ero io il vero colpevole della storia. Così ho inscenato la mia morte, e da allora cerco di nascondermi come meglio posso. Sono diventato bravo anche nel camuffare la mia vera voce»
«Ma perché non avete lottato per la giustizia? Perché non avete detto al Re la vostra versione?»
«Ci ho provato, ma lui non mi ha mai dato ascolto. Non è da me vivere da codardo, e forse ora lo sto facendo, ma non avevo più motivi per vivere come prima… da quando sono stato costretto a dirvi addio, Pocahontas!»
«Dopo… dopo tutto questo tempo?»
«Sempre!»
«Io… Io vi lascio soli. Ti aspetto fuori, Pocahontas»

«John, dobbiamo parlare»
«Sono qui per questo, bambina mia»
«Non chiamarmi così… Sono cresciuta ormai»
«Ma spero non cambiata»
«Non lo so, forse si. È passato tanto tempo, ho visto nuove cose, nuovi mondi»
«E spero che ti abbia giovato, come lo fui io quando venni a casa tua»
«Si, decisamente, ma non è di questo che dobbiamo parlare»
«E di cosa, allora?»
«Mi riempie il cuore di gioia sapere che tu sia ancora vivo… ma…»
«Ma?»
«Ma da un certo punto di vista, vorrei che tu fossi morto davvero»
«Com… Come?!?»
«È che… non ti amo più»
«Come sarebbe a dire? Non ricordi le ultime parole che ci siamo detti?»
«Si, le ricordo benissimo, ma è passato tanto tempo, e  John Rolfe mi ha fatto provare emozioni incredibili, cose che non pensavo di poter provare ancora…»
«Ti sei innamorata di lui? In così poco tempo»
«Beh, se ci pensi bene, mi sono innamorata di te in molto meno tempo…»
Dopo questa frase, ci fu un attimo di pausa. Smith era allibito, e anche distrutto, ma trovò la forza di continuare
«Quindi questo è un addio…»
«Non per forza, possiamo restare amici, vederci ancora?»
«Restare amici?!? Io ho patito le pene dell’inferno per te, ho rischiato la mia vita per salvare tuo padre! Sono rimasto su questo mondo solo grazie al tuo ricordo, al mio desiderio di rivederti prima o poi, e tu mi tratti così!»
«Mi dispiace, non è colpa tua, sono io…»
«Cambiano i mondi, ma non le donne… Che amarezza!»
«Mi dispiace che tu la stia prendendo così…»
«A me dispiace di più. Addio Pocahontas, io me ne vado. Dimenticami del tutto, non ti manca molto del resto»
Furono le sue ultime parole. John Smith si rimise il cappuccio, e ancor più scuro in volto, lasciò la sala. E anche la taverna.
Pocahontas uscì in lacrime, per poi andare tra le braccia di John Rolfe. 
Un gesto che legò ancor di più i loro destini.

«Mi ha fatto piacere che tu alla fine abbia scelto me, ma avrei accettato qualunque scelta, la vita è la tua»
«Sei molto carino, John. Allora, torniamo a casa per dare a mio padre la mia bella notizia»
«Non ci sono le condizioni ora per partire. E poi, come ti dicevo, il Re ha bisogno di ulteriori prove per essere sicuro della lealtà del tuo popolo»
«E cosa posso fare io?»
«Nel nostro mondo di solito sposarsi aiuta. In passato tanti regni si sono uniti o sono diventati amici tramite un matrimonio»
«Quindi tu vuoi…»
«Si, Pocahontas. Vuoi sposarmi?»
«S… Siii»

Faceva freddo ormai. Dall’estate in cui era partita, ormai si era entrati nel pieno dell’autunno. 
Ogni giorno passava un po’ di tempo ad osservare l’orizzonte. Un’abitudine di famiglia, a quanto pare. 
«Mio vecchio amico, torna a casa»
«D’accordo Kekata»
Non parlarono per qualche minuto, finché non erano quasi arrivati alla capanna principale. 
«Capisco la tua preoccupazione, ma vedrai che sta bene, e tornerà presto»
«Sarà come di ci tu, dopotutto, sei più saggio di me…»
«Ma forse c’è qualcuno che lo è di più!»
Era tardi, e il clima di pace che alleggiava in quel periodo aveva fatto sì che una donna entrasse nel villaggio senza essere vista. 
Era molto vecchia, decisamente brutta, vestita di un lungo abito viola, così come viola erano i suoi gioielli e il suo cappello. Non molto più bella era la sua pelle, talmente raggrinzita da apparire grigiastra. 
«Chi siete? Che cosa volete da noi?»
«Che domande sono? Sono vostra parente» disse rispondendo a Kekata. 
«Davvero? Non mi sembra proprio di ricordare»
«Ma come vecchio mio? Io sono la bis-prozia della nipote della moglie del fratello del cugino acquisito...da parte di mamma… E il mio nome è Yzma!»
Lo sciamano rimase un po’ allibito, e al tempo stesso stava provando a mettere ordine nella sua testa.
«Ancora non ricordate? Io vengo dalle lontane terre del sud, dall’Impero Inca. Vero Kronk… Kronk, dove sei?»
«99 scimmie saltavano sul letto!»
«Una cadde in terra e si ruppe il cervelletto!»
Yzma si mise la mano alla faccia nel vedere un uomo alto e muscoloso, ma dall’espressione bonaria, giocare alla corda con due bambini del villaggio.
«Quell’uomo è con voi?»
«Si, è Kronk, il mio caro amico e compagno di viaggio. Tranquilli, è un bravo ragazzo»
«Quello lo si vede subito» continuò Powhatan «Non so se lo stesso si può dire di voi»
«Non siate così frettoloso, grande capo»
«Perché, non siete qua per motivi familiari… sempre se siamo davvero parenti»
«Oltre a quello, vengo a portare un dono ai miei cari amici di questa bellissima terra. Sai, anche a sud abbiamo lo stesso problema con i visi pallidi, per questo ce ne siamo andati»
«Quindi siete in cerca di ospitalità?»
«Non proprio… Questa terra non sarà più così sicura nel giro di pochi anni»
«Che volete dire?»
«Possiamo parlare in un luogo più appartato? Ho qualcosa da farvi vedere»

Km e km di distanza. Pocahontas aspettava che John Rolfe venisse a letto, ma tardava ad arrivare.
Un po’ preoccupata, scese nella sala, e si accorse che c’era qualcuno in cucina. 
Riconobbe subito la voce di John Rolfe, che stava parlando con una voce che le era familiare, anche se non la sentiva da molto tempo per ricordarsi di chi fosse. 
Si avvicinò per sentire meglio, aprendo leggermente la porta, senza farsi notare.
«È tutto pronto?»
«Si, Governatore, ancora pochi giorni e tutto sarà compiuto»
“Ratcliffe!!! Ecco di chi era quella voce!” di colpo tornò tutto in mente a Pocahontas. Rivedere l’obeso uomo che aveva quasi ucciso John Smith fu terribile, ma si fece forza e provò ad andare avanti ad ascoltare.
«Devo dire, amico mio, che sei davvero un genio»
«Naaa, bazzecole. Dopotutto è una selvaggia»
«Già, a volte me lo dimentico… ahahahahahahah»
Ora la paura era sostituita dalla rabbia, ma Pocahontas si fece ancor più forza per non reagire bruscamente, e non farsi scoprire. 
«Tra pochi giorni verrà battezzata e portata all’altare. Questa unione porterà a me e a voi un sacco di privilegi, e presto le tue navi ripartiranno ugualmente alla conquista del nuovo mondo»
«Spero che ciò avvenga il prima possibile»
«State tranquillo. Basterà aspettare qualche mese di felice e tranquillo matrimonio… e poi carica! Quella sciocca non sospetta di nulla, pensa che io la ami»
«Ahahahah»
«E non ti ho detto il meglio: oggi abbiamo ritrovato John Smith»
«Davvero? Ma quel bastardo non era morto?»
«Lo credevo anche io, ma ha solo inscenato il tutto, ma non ci darà alcun fastidio: Pocahontas lo ha mollato duramente, è distrutto, se fosse morto non avrebbe sofferto tanto»
«Amico mio, quante gioie mi dai! Forza, cin cin»
«Alla conquista del nuovo mondo… a un mondo senza selvaggi!»
«Traditore!»
Pocahontas non ce la faceva più! Entrò di scatto nella cucina, con uno sguardo fulminante.
«Pocahontas… Non è come pensi…»
«Ma davvero mi credi così stupida? Ho sentito tutto, mi hai mentito. Mi hai mentito per tutto questo tempo!»
«Brava bimba, ci sei arrivata! Ma non puoi fare niente per fermarci!»
«Si che posso: Tremonsaakkk!»
«YAAAHEEEIII!!!»
Come un fulmine il forte guerriero Powhatan raggiunse la cucina, armato di Tomahawk, si scagliò contro i due uomini. 
John Rolfe estrasse prontamente la sua sciabola, pronto ad affrontarlo in un duello alla pari.
BANG
Un duello che non ebbe modo di cominciare.
Ratcliffe aveva prontamente estratto dal fianco la sua pistola, colpendo in pieno petto il guerriero indiano.
«Bastardo, lo hai ucciso!»
«E la prossima sarai tu, se non obbedisci!»
«Fallo, allora. Preferisco morire piuttosto che sposare un uomo come voi, e vivere in questo Paese incivile»
«Temo che dovrai cambiare idea, mia cara» continuò Rolfe «Se non mi sposerai, le navi da guerra possono partire già da domani. Mentre se accetti questa condizione…»
«Non mi incanti: ho sentito che hai intenzione in ogni caso di fare la guerra al mio popolo»
«Ma posso sempre cambiare idea, o comunque ritardare la cosa: non è meglio che i tuoi bambini diventino adulti, invece di morire da qui a un anno?»
«Tu… Tu sei un mostro!»
«A domani. E non provare a scappare: la casa è circondata»

«È… è terribile!»
«Dobbiamo fare qualcosa»
«E subito!» continuò Kocoum «Grande Capo, non si può indugiare, questi bianchi hanno tradito il nostro patto. Tremonsak è il secondo a morire per mano loro dopo il povero Namontack» 
«Lo so, lo so, ma come facciamo? Sappiamo che la grande acqua ci separa da loro in una maniera impressionante. Le nostre barche non possono attraversarla, e anche se ci riuscissero, non arriveremo mai in tempo»
«Un modo c’è…»
«Davvero?»
«Certo, se mi permettete di usare… un albero!»
   
 
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