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Autore: fandani03    23/01/2018    1 recensioni
E se Stefan non avesse preso la verbena e Damon avesse potuto soggiogarlo? Cosa sarebbe successo?
Dall'introduzione:
"Caro diario, [..] in questo giorno di ventidue anni fa perdevo i miei genitori, in questo giorno di ventidue anni fa il corso della mia vita è stato modificato irrevocabilmente. Ed oggi mi trovo qui a tirare le somme. Mi chiamo Elena Gilbert…ero un Vampiro…e questa è la fine della mia storia."
Dal testo:
"..la sua seconda opportunità era fuori dalla porta ogni giorno, ad ogni sorgere del sole. Voleva scoprire se stesso in questa nuova veste e aveva passato l’ultimo anno a cercare di accettare che, per far provare a lui l’emozione di una vita umana, Damon si era sacrificato e aveva rinunciato a tutto."
Elena e Stefan...sopravvissuti, lacerati, ciascuno in cerca della propria strada. Per i nostri protagonisti ogni giorno rappresenta un piccolo passo verso la Rinascita.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Elena Gilbert, Jeremy Gilbert, Matt Donovan, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5 - Via col Vento..

Un pomeriggio intero a visionare Via col Vento? Non ne aveva alcuna intenzione. Era deciso, sarebbe rimasta a casa a guardare un altro film e a preparare la tesina che aveva comunque in programma per la settimana successiva. In fondo perché sprecare i giorni senza fare niente? Non era più una ragazzina.
Un’altra telefonata a Bonnie, due chiacchiere, poi prese dal frigorifero un po’ di succo di frutta e se ne versò un bicchiere. Era seduta al tavolo della sua cucina. Assomigliava davvero molto a quella della sua vecchia casa.
Forse questa somiglianza aveva un che di malsano. Non avrebbe dovuto dare ascolto a Matt. Anche Jeremy, quando finalmente si era degnato di farle visita, aveva notato l’inquietante somiglianza.
- “Caspita, mi sembra di tornare indietro nel tempo..” - aveva detto il giovane Gilbert.
Era molto cresciuto, era un adulto e si occupava accuratamente della gestione della scuola di Caroline. Aiutava soprattutto Alaric. Fare il cacciatore di vampiri poteva essere un lavoro a tempo pieno ma anche un lavoro part time, in fondo. Aveva pur sempre bisogno di un’occupazione seria. E far parte dello staff della scuola, in modo da poter anche rispondere a domande ambigue e curiose che molti bambini facevano, sembrava lo stesse assorbendo seriamente.
La sua partecipazione alle attività della scuola, in verità, consisteva più in una sorta di addestramento fisico dei bambini più grandi. Non insegnava loro ad usare balestre, paletti o granate alla verbena, no. La scuola non voleva crescere streghe che danno la caccia ai vampiri o ai lupi mannari. Ma certamente tutti desideravano che, oltre a comprendere meglio le loro potenzialità, oltre che ad affinare l’utilizzo degli incantesimi che sapevano fare spontaneamente, sapessero comunque difendersi. Dal mondo, da se stessi, anche da creature soprannaturali certo. Ma la preparazione fisica, in questo, era fondamentale.Ovviamente Alaric era presente per svolgere assieme questo delicato lavoro.

Ma tornando nella sua cucina, ad osservare il suo succo di frutta, Elena si distolse dal pensiero del fratello, che era comunque fonte di un retrogusto di preoccupazione di cui non si liberava mai del tutto. Era pur sempre la sorella maggiore.
Era ora di dedicarsi alla sua tesina, più tardi avrebbe visto un film.
Il sole era ancora alto e forte. Faceva molto caldo. Sicuramente l’aria fuori era al momento irrespirabile, ma più tardi sarebbe stata più fresca. E stare fuori sarebbe stato piacevole. Dopotutto le vicende di Rossella O'Hara duravano un bel po’….aveva tutto il tempo di portare a termine la sua tesina, e poi...
Ripensò all’ultima volta in cui aveva assistito alla proiezione di Via col Vento. La sera in cui Damon vagava per la città, in preda al delirio per il morso di licantropo che l’aveva quasi ucciso. Lei aveva trovato e l’aveva riaccompagnato a casa.
Quella sera era cominciato tutto. Quella sera c’era ancora Stefan. Stefan prima che si eclissasse dal mondo insieme a Klaus. Prima che la loro vita fosse stravolta, quando loro due erano ancora felici insieme. Chissà cosa sarebbe successo se Tyler, quella sera, non avesse morso Damon.
La loro vita, ora, sarebbe diversa? Stefan l’aveva mandata a casa per…salutare Damon. Sapeva che ne avevano bisogno, entrambi, ed aveva messo da parte i suoi risentimenti e le sue gelosie.
La generosità di Stefan superava sempre ogni confine immaginabile.
Negli anni successivi non era più stata a Mystic Falls in questo periodo dell’anno. Tirando le somme, era passato dopotutto un bel po’ di tempo dall’ultima volta che aveva visto Via col Vento!
- “Va bene, va bene…è chiaro quello che devo fare!” -

Si era fatto ormai buio.
Lui stesso, come altri, aveva optato per la visione dell’ultima parte del film. Quella che si svolgeva quando era ormai sera, quando nella folla ci si poteva confondere, quel momento del giorno in cui forse non in molti si accorgono di te. Era ciò in cui sperava.
Si era appostato ai margini della piazza, appoggiato ad un albero, osservando la platea fatta di persone adagiate a terra, a svolgere l’ormai consueto pic nic in stile Rossella ad Atlanta. Tantissime persone, tante famiglie, molti giovani ragazzi. Volti sereni e fiduciosi nella loro vita, come lo era stato il suo molti anni addietro, come lo era quello dei suoi amici pochi anni prima. Come era il volto di Elena, quella sera, prima che gli eventi precipitassero. Non aveva più assistito a Via col Vento da quella sera. Quando la sua vita era cambiata per sempre.
Quella sera Elena aveva baciato Damon in punto di morte, lui era partito con Klaus e al suo ritorno avrebbe trovato un altro mondo, un’altra Mystic Falls, una ragazza perduta per sempre.
Fu in quell’attimo che intravide la figura dinoccolata e ordinata di Elena attraversare la piazza. Così come aveva desiderato, neppure lei si era accorta di lui lì dove si era sistemato. Abbastanza nascosto da osservare gli altri senza essere però visto.
Si stava certamente aggirando senza meta, forse in cerca di facce familiari. La vide sollevare il braccio e salutare con entusiasmo..chi? Forse era Matt. Sì, dall’altra parte della piazza c’era proprio lo sceriffo che per quell’occasione, però, vestiva panni ufficiali. Si avvicinarono e passarono parecchi minuti a chiacchierare fitto e con serena e antica complicità.
Impiegò parecchio tempo, Stefan, per staccarsi da quell’albero. Finalmente si era deciso e aveva appena mosso il primo passo, quando si accorse che Elena e Matt si stavano salutando e che la giovane si stava rapidamente allontanando e dirigendo verso il Grill.
D’accordo, ora doveva decidere se raggiungere Matt di pattuglia, oppure Elena al Grill.
La scelta fu facile, in fondo Matt aveva senza dubbio molto da lavorare, non aveva bisogno di distrazione. Dopo sarebbe andato a salutare anche lui.
Aprì la porta del locale che, però, era semivuoto. Solo una persona o due, ad un angolo dietro ad una colonna. Anche il bancone era deserto. Questo era strano. E dove era finita Elena?
Decise di entrare e sedersi su uno sgabello. Era sempre il solito, il preferito di Damon, con accanto quello di Alaric. Battè un piccolo colpo secco sul bancone, ma non ricevette alcuna risposta. Regnava un insolito silenzio.
Le sue paranoie da vampiro erano sempre dentro di lui. Tuttora vedeva insidie ovunque, percepiva potenziali pericoli dove non c’erano.  Che si annidasse qualche strana minaccia all’interno del Grill? Seppure così fosse stato, cosa avrebbe mai potuto fare, ormai, non essendo più un vampiro?
Bene, forse nulla. Ma non era nella sua natura ignorare le sensazioni. C’era qualcosa da scoprire e decise di non tirarsi indietro.
Elena non poteva essere scomparsa, forse era semplicemente in bagno.
Si diresse verso quella porta e la spalancò con la mano:
- “Elena, sei qui? ti ho vista entr….” - si sporse oltre la porta e si ammutolì.
Di fronte a lui Elena e Joshua avvinghiati si stavano baciando con evidente trasporto.
La ragazza si staccò di colpo.  Istintivamente si portò una mano sulle labbra, come a nascondersi in modo poco sensato.
- “Cia..Ciao.. come mai sei qui?” - chiese la ragazza con imbarazzo traboccante.
- “Ehi, vi chiedo scusa… ti avevo visto entrare, volevo solo.. va tutto bene?” -
- “Sì, va tutto bene, certo…” - Elena rispose con fatica, non riuscendo però a sostenere il suo sguardo.
Maledizione. Non poté fare a meno di pensare tra sé e sé.
- “Certo che va tutto bene, cosa ti viene in mente? Ma soprattutto si può sapere chi diavolo sei?” -
- “Ehi, tranquillo. Non voglio niente. Io sono Stefan…e me ne sto andando…” -
Joshua fece fatica a contenersi e, staccandosi dall’abbraccio con Elena, fece qualche passo verso Stefan. Era esile ma piuttosto alto.
No, decisamente Stefan non aveva mai affrontato un corpo a corpo con chicchessia da quando non era più un vampiro. Non credeva ne avrebbe avuto bisogno, ma senza dubbio non aveva intenzione di sperimentarlo proprio in quel momento, non…con un amico di Elena.
Non sembrava avesse cattive intenzioni. Voleva solo marcare il suo territorio.
- “Stefan.. cioè il tuo ex?” - lo guardava sbandierando una finta spavalderia. Aveva sentito tante storie sui fratelli Salvatore, uno dei quali era morto da un po' in circostanze non chiare. Ma Stefan e Elena, beh, al liceo, tutti se li ricordavano.
- “Sì, è lui..ma siamo buoni amici..” - aggiunse Elena per cercare di stroncare sul nascere un momento di tensione.
- “Vedo che sai chi sono…” - disse Stefan incuriosito. Stava comunque, seppure impercettibilmente, continuando ad indietreggiare. Non era vigliaccheria, cercava di usare il buonsenso.
- “Te l’ho detto che qui si sanno tante cose, Elena…basta chiedere alla persone giuste. Volevi da bere?“ -
- “No, credo che me ne andrò a vedere la fine di Via col Vento!” - guardò in direzione di Elena e le strizzò l’occhio. Voleva che stesse tranquilla.
- “Va bene, Matt si trova dall’altro lato della piazza, vicino al municipio.” -
- “Sì, l’ho visto… ci vediamo, io vado…” -
Stefan si volatilizzò.
I due ragazzi rimasero fermi qualche attimo all’interno del bagno. Senza proferire parola.
Josh le dava le spalle. Elena non si muoveva. Il ragazzo alla fine si decise a voltarsi, la guardò per un secondo, e infine uscì dal bagno per tornare alle proprie incombenze.

Quando era uscita da casa aveva ipotizzato, per certo, che avrebbe cercato Matt come prima cosa.
Quando era arrivata in piazza sapeva che avrebbe trovato una marea di gente distesa a terra. Che sarebbe stato difficile attraversare tutte quelle persone senza camminare loro sopra. E sapeva che avrebbe faticato a rintracciare un viso familiare. Chissà se Stefan aveva deciso di presenziare, si era chiesta.
Una volta arrivata ai bordi dello spiazzale, si era trovata di fronte a sé il grande schermo che proiettava Rossella O’Hara, vestita di nero, intenta a curare i tanti ospiti moribondi della sua grande magione. Era già stato proiettato gran parte del film, ma non era ancora giunto al finale. Ormai conosceva a memoria ogni passaggio.
Si era accorta che Matt si trovava davanti al municipio, si era fatta coraggio incamminandosi per attraversare la folla. Ma un attimo prima di muoversi aveva sentito una mano afferrarle un polso.
- “Ehi…” - si era voltata infastidita. Era Joshua.
- “Ciao…sono io..non volevo spaventarti..” -
- “Ciao, ti chiedo scusa, è che c’è così tanta gente che non sai mai cosa ti può capitare…” -
- “Ma che vuoi che capiti a Mystic Falls… qui non succede mai niente!” - sorrise divertito.
Elena si rese conto che, probabilmente, la maggior parte degli abitanti di Mystic Falls non aveva mai percepito tutte le insidie, le calamità, i pericoli e le tragedie che erano avvenute nella loro città. Era evidente o, più semplicemente, forse qualcuno aveva provveduto a soggiogarli tutti? Forse…forse era stata Caroline. In fondo lei desiderava pace ed armonia, ed era il solo modo.
- “Hai ragione, cosa potrebbe mai succedere?”- ricambiò Elena, per compiacerlo e farlo sentire padrone della situazione.
- “Volevo dirti che il Grill è vuoto. Tutta la città è qui per Via col Vento. Non entra praticamente nessuno…se hai voglia di bere qualcosa, sai dove trovarmi..” -
Lo sguardo provocatore e invitante di Joshua non aveva lasciato adito a fraintendimenti.
Elena era rimasta colpita quanto forse lusingata dal suo aperto invito. Aveva, tra l’altro, abbandonato il Grill per raggiungerla, appositamente.
Fu una decisione assolutamente facile da prendere.
- “D’accordo, devo salutare lo sceriffo Donovan… poi verrò a bere qualcosa!” -
A quel punto aveva attraversato la piazza a passo svelto.
La chiacchierata con Matt era stata gradevole, seppure beve.
Aveva parlato di Caroline, della sua esasperata passione per Rossella O’Hara, di quanto fossero per lei ridondanti queste serate e di quanto tutto questo, ad oggi, fosse strano.
Ma il ragazzo era stato talmente felice di vederla che glielo aveva ripetuto più volte. Quanto fosse una bella cosa che si fosse decisa ad uscire di casa. Che anche le tradizioni andavano godute e che, mai come nell'ultimo anno, aveva provato gran piacere nelle piccole abitudini e ricorrenze che scandivano la serenità delle giornate nella loro città.
Stefan invece non si era visto, aveva detto Matt.
- “Davvero? Non è venuto? Oh, ok…” - aveva provato un indubbio sollievo nel sentire questo.
E questo le aveva dato lo slancio per fare ciò che avrebbe fatto di lì a pochi attimi. Certa che il tutto sarebbe rimasto un segreto, o quasi, tra lei e il barista Joshua.

Gli era capitato diverse volte di rimpiangere di non possedere più la velocità vampiro. Avrebbe voluto trovarsi a casa in un battere di ciglia.
Ma anche quella sera, come altre volte, aveva deciso di non prendere la macchina, di fare una lunga passeggiata a piedi e raggiungere il centro della città godendosi l’aria della sera. E poi detestava girare in macchina per le stradine di Mystic Falls, con la sua macchina d’epoca era piuttosto difficile passare inosservato. Ed era per certo una cosa che non lo faceva stare bene.
Quella sera aveva deciso di godere dell’aria di una normale serata di provincia che celebra una sua antica, per quanto frivola, tradizione.
Sicuramente molto frivola, avrebbe detto Elena, per contrastare gli entusiasmi di Caroline.
Elena che era sempre con i piedi per terra, che pensava alla vita vera e alle cose concrete.
Elena che stasera era stretta tra le braccia di una ragazzo che lui neppure aveva mai visto, chissà da quanto lo conosceva.
Sì, doveva essere il ragazzo del bar, certo. Ma non gli aveva mai prestato attenzione. Lei a quanto pare sì. Certamente lui aveva notato lei. Come avrebbe potuto non notarla, d’altronde.
Damon lo avrebbe senza dubbio massacrato di botte! Ma io cosa c’entro? Si ripeteva. Non mi riguarda, non è affar mio.
Prima di tornare a casa, però, aveva fatto una lunga deviazione ed era arrivato fino alla sua vecchia casa.
La Scuola Salvatore, al buio, aveva la sua consueta aria inquietante, quella che probabilmente veniva percepita da un occhio esterno. Ma era la sua casa e quella sera sentiva il bisogno di rivedere qualcosa di familiare, qualcosa di suo.
Forse sperava che qualcuno gli aprisse la porta, gli dicesse di entrare per bere un bourbon e fare due chiacchiere. Ne aveva certamente bisogno.
Chissà se Alaric era lì dentro? Caroline era partita. Non sapeva dove alloggiasse il suo amico. Non sono Damon, ma magari potrebbe offrirmi qualcosa da bere, si chiedeva.
Non aveva ancora finito di formulare il pensiero che si era trovato a suonare alla grande porta Salvatore.
La porta si era aperta e si trovò di trovò di fronte Jeremy Gilbert.
- “Ehi…che sorpresa...” -
- “Jeremy…è passato tanto tempo. Scusami se mi presento a quest’ora… cercavo Alaric.” -
- “Alaric è fuori città, dovrebbe tornare domani. Ha detto che non voleva stare in città nel giorno di massima confusione annuale!” -
- “Mmm, non posso dargli torto!” -
- “Entra…questa è casa tua. Ti prego..” -
- “Grazie…” -
Stefan varcò nuovamente la porta della sua casa. Era così strano, ma era lieto di aver trovato un volto amico.
Jeremy era davvero un uomo ormai. Era più alto e ben più grosso di lui, sebbene lui non si fosse mai sentito piccolo o indifeso. Il giovane Gilbert aveva maturato un grado di preparazione fisica che superava la media. Era un super cacciatore. E, allo stato attuale, era ben lieto di non essere più un vampiro.
Espresse questo pensiero ad alta voce e si fecero una sana risata.
Si trovarono seduto al loro divano, di fronte al camino, come era successo centinaia di volte con Damon.
Jeremy gli aveva offerto un bicchiere di ciò che, sapeva bene, desiderava in quel momento. Qualcosa di forte. Era chiaro dall’espressione sul suo viso.
- “Stefan..c’è qualcosa di cui vuoi parlare? Perché sei qui? Posso fare le veci di Alaric se ti fa piacere, sono diventato bravo ad ascoltare…” -
- “Ecco, Jeremy, apprezzo moltissimo ma..forse in questo caso non sei la persona più indicata.” -
- “Dici? Pensi ci sia qualcosa che ancora potrebbe turbarmi?” -
-“No, non penso questo…anzi. Sei un uomo in gamba, mi hanno riferito molto su di te, negli ultimi tempi…” -
- “E’ stata Elena? Perché lei non è molto obiettiva con me…” -
- “Già, è stata proprio Elena…” - si voltò verso il grande camino, sorseggiando dal suo bicchiere lentamente. Non era più molto bravo a sostenere l’alcool. Il bruciore era fastidioso e chiudeva gli occhi ogni volta che ingurgitava anche solo un piccolo sorso. Come un pivello adolescente alle prime armi.
Lo sguardo pensieroso non sfuggì al giovane amico.
- “Quindi è di questo che si tratta. Si tratta di Elena?” -
- “Possiamo dire...che si tratta di Elena, anche se…” -
- “Cosa?” -
- “Beh, non c’è molto di quello che fa che possa riguardarmi al momento..” -
- “Non sono convinto che sia corretto quanto dici…. Ma non vuoi dirmi esattamente cosa è accaduto? Fai finta che io sia Alaric!” - strizzò l’occhio cercando la complicità degli adulti. Quella che ancora non aveva realmente raggiunto, con nessuno di loro.
- “Non è così semplice, Jeremy… è tutto così…diverso..” -
- “Posso immaginare…siete cambiati, siamo cambiati. Elena è cambiata molto. Ma sai una cosa? Ultimamente ho visto in lei una luce che non vedevo da tanto. A volte sembra una ragazzina che cerca di scoprire la vita....” -
- “Credo sia esattamente così. Direi che hai colto nel segno, piccolo Gilbert!” - lo guardò instillando in lui ulteriore curiosità.
- “D’accordo, quindi non vuoi dirmi altro?” -
- “Poco fa tua sorella stava baciando un tizio dentro al bagno del Grill…” - tirò fuori il rospo e bevve tutto di un fiato quanto era rimasto nel suo bicchiere.
- “Ah…. Ecco, ora capisco! Devo dire che non era esattamente questo che intedevo per …ragazzina che cerca di riscoprire la vita……..!” - bisbigliò sorridendo un po’ perplesso, ma forse non sorpreso.
- “Già, neppure io…” - l’effetto dell’alcool assimilato cominciava a farsi sentire un po’. Non era molto, ma abbastanza da renderlo più…disinvolto.
Jeremy, però, era forse più colpito dalla reazione di Stefan. Lo spiazzava molto di più che sentire che sua sorella aveva baciato un tizio. In fondo cosa c’era di tanto strano? Evidentemente era strano per lui.
- “Quindi questa cosa ti ha infastidito?” -
- “Non ne sono sicuro, ma direi proprio di sì…” -
- “Beh, in fondo è normale…avete un passato importante in comune…” -
- “Non credo sia solo per questo motivo…. Credo siano giorni che cerca di tenermelo nascosto. Lo ha fatto in ogni modo. E'...strano..” -
- “Stefan….” - fece un gran sospiro. Non sapeva neppure lui cosa dire esattamente. Vedeva quel ragazzo in difficoltà. Un ragazzo che, dopo gli eventi dell’anno precedente, aveva chiuso i ponti con molti di loro. Lui compreso. Un ragazzo che stava per sposare Caroline Forbes. Con la quale, ora, parlava appena.
Un ragazzo che, qualche tempo fa, amava sua sorella ma che l’aveva completamente abbandonata dopo la perdita di Damon. Ma d'altronde lei stessa aveva fatto altrettanto, con tutti loro. Si era rifugiata al Whitmore.
Elena voleva una vita felice con Damon, da umani. E ora, dopo poco più di un anno dalla sua morte, baciava un altro dentro ad un bagno pubblico.
La vita continuava, per tutti.
Cosa voleva esattamente Stefan da lui, in quel momento? Da lui forse niente, d’altronde cercava Alaric, così aveva detto.
- “Non preoccuparti, Jeremy. Non volevo metterti in difficoltà… in realtà sono pensieri che prendono forma nella mia testa. Non so esattamente che significato abbiano. Non volevo coinvolgerti. Non è successo niente di speciale in fondo…” -
- “Forse sì, per te… ma io credo che tu sappia che non sono Alaric, quindi non ti dirò di fare qualcosa di esagerato o di eroico, né di affrontare le tue paure.
Tu, a mio avviso, devi vivere le tue giornate e pensare esclusivamente a te stesso. Devi trovare la tua strada, Stefan. Tutti noi lo stiamo facendo, chi in un modo chi in un altro. E, un po’ alla volta, dobbiamo farlo tutti. Tu, io, Elena….” -
- “E’ tutto chiaro, Jeremy….” - gli sorrise. Era stato molto diretto. E molto illuminante.
- "Scusami, forse non era questo che cercavi stasera..." -
- “No, non è vero. Sono contento di aver trovato te e non Alaric. Hai ragione,lui mi avrebbe certamente detto qualcosa tipo Scava a fondo nei tuoi sentimenti, caro Stefan. Devi fare ciò che ti senti, ecc….
Tu mi stai dicendo di farmi gli affari miei. Di pensare a me stesso, di lasciare che tua sorella viva la sua vita senza intromettermi. E hai ragione, sai? E’ la cosa più giusta. Ti ringrazio…” -
- “Io ho detto ciò che sentivo giusto, non solo per Elena, credimi…” -
- “Lo so, è per questo che ti ringrazio. Ora devo andare,  è stato un piacere. Buono questo Boutbon, sicuramente la fornitura di Damon ancora vi accompagna!” -
- “Direi proprio di sì, Alaric ci tiene molto!” -
- “Un’ultima cosa….” - si trovava già sulla porta - “Sono contento che questa casa ormai appartenga a voi. Tu, Alaric, Caroline. E' in buone mani. Mi fa sentire di non averla abbandonata…” - disse sollevando lo sguardo e osservando la sua intera casa, dall’esterno, in tutta la sua maestosità. Era una struttura imponente. Da solo non avrebbe saputo come gestirla, ora che era un uomo qualunque.
Si salutarono, era ora di tornare a casa, la sua attuale concreta casa. Quella del presente.

Quando giunse davanti all’ingresso della sua piccola abitazione e intravide quella figura rannicchiata sui gradini, si accorse di non essere poi così sorpreso nel trovarla lì.
-“Ce ne hai messo di tempo a tornare…” -
- “Ciao… sì, ho fatto una deviazione..” -
- “Una lunga deviazione…” -
- “Sono passato a …alla mia vecchia casa, dove ho trovato tuo fratello. Abbiamo fatto due chiacchiere!” -
- “Davvero? Allora saprai più cose di me, è un bel po’ che non lo vedo…” -
- “Sta bene.” - disse solamente, un po’ sbrigativo.
Qualche attimo di silenzio.
- "Tutto bene con...?" - fece un gesto con la mano per per qualche ragione Elena comprese.
- "Joshua, si chiama Joshua.." -
- "Bene... insomma, io sono dispiaciuto se..." -
- "Non è successo assolutamente niente, Stefan. Non ti devi preoccupare..." -
- "D'accordo..." -
Ancora silenzio.
- “Ma dimmi, Elena...come mai sei qui?” -
- “Beh, io non ho dovuto fare una grossa deviazione. La mia casa è a due isolati da qui…Volevo, ecco, sapevo che avresti voluto chidermi Tutto bene, Elena, con quel ragazzo?” - disse imitando il tono di voce serioso tipico di Stefan.
Lui sorrise di gusto. Abbassò lo sguardo ma tornò subito ad incontrare gli occhi di lei, che lo fissavano.
- “Ti ringrazio, mi conosci bene. Sei riuscita a vedere la fine di Via col Vento?” -
- “Non ce ne era bisogno, chi non conosce la fine di Via col Vento?” -
- “Tu, forse….c’è sempre qualche imprevisto durante la proiezione di quel film…” - aggiunse Stefan, con forzata ma rassicurante ironia.
- “Hai ragione!” - ricambiò Elena.
- “A quanto pare è destino tu debba baciare qualcuno durante la serata di Via col Vento…!” -
Elena non rispose. A quel punto non sapeva cosa dire.
- “Ti chiedo scusa, non sono affari miei… ho detto una sciocchezza.” -
Elena si alzò e fece qualche passo verso il ragazzo.
- “Non è vero che non sono affari tuoi…” - abbassò lo sguardo, tentando invano con la mano di ancorare i capelli dietro l’orecchio - “..è solo che…aaahh, accidenti, non so davvero che dire…” -
- “Non devi dirmi niente., Elena. E’ la tua vita, ne hai una sola.” - erano più vicini, ora, e Stefan osò come non faceva da anni. Le prese il viso tra le mani, in un gesto di tenerezza perché ascoltasse meglio ciò che aveva da dirle.
- “…devi viverla come vuoi. Devi fare tutto ciò che ti fa stare bene, vivere tutto ciò di cui ti senti di aver bisogno. E non devi preoccuparti di nessun altro al di fuori di te stessa. Credimi, te lo sei meritato!” -
- “Stefan…” - poggiò le sue mani su quelle del ragazzo. Che la avvolgevano rassicurandola. Lo osservava sicura senza più sentire il bisogno di fuggire il suo sguardo. Ma come faceva ad avere sempre le idee così chiare? Come faceva a dire sempre la cosa giusta?
- “..io non lo so, non so cosa voglio fare della mia vita…” -
Si allontanarono di un passo, ritrovando un equilibrio che tra di loro era ancora necessario.
- “Lo saprai, lo saprai giorno dopo giorno. Non devi decidere la tua vita oggi, Elena…c’è ancora così tanto tempo.” -
- “A volte vorrei fosse più facile…” -
- “Lo so, anch’io…non sai quanto..” -
Si guardarono senza riuscire ad aggiungere altro. Entrambi stavano vivendo un momento di grande smarrimento. Verso se stessi, l’uno verso l’altro. Sentimenti che si accavallavano, che si scontravano. Che si completavano e si respingevano.
Era complicato, sì. Lo era tutto. Ma forse sarebbe stato più facile, prima o poi…forse. Ma serviva tempo.
Si erano salutati senza indugiare ulteriormente.
Elena si diresse verso casa, mentre Stefan la osserva da lontano, in piedi sul portico della sua piccola casa. Osservò a lungo la sua figura fino a che non scomparve definitivamente dietro l’angolo.
Buonanotte Elena..

Elena avrebbe voluto voltarsi, ma non lo fece.
Buonanotte Stefan..



 
  
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