Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    23/01/2018    3 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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24

DECISIONI

-seconda parte-

 

Gli alberi della foresta erano illuminati dalla luce di Sophia. Così come il suo gemello Lucifero, anch’ella splendeva e la notte accentuava quell' effetto. Le ali di lei, dodici, restavano aperte e si riflettevano fra le acque del fiume. Con la candida veste che scintillava, il viso incorniciato da capelli oro ed aureola, sorrise. Al fianco, legata da una cinta ricamata, una borsa che lei accarezzava. Il re dell’Inferno, che la osservava e restava nascosto, non riuscì a trattenere un sospiro.

“Perché non vieni da me, Lucifero?” domandò lei.

“Sei così bella…” parlò lui.

“Sono sempre io. Vieni qui. Voglio vederti”.

“Una creatura come me non si deve avvicinare a te. Tu sei la perfezione. Tu sei la creazione più bella di Dio”.

“Sai che non è vero…”.

Sophia, stanca di aspettare, si incamminò verso il punto in cui sentiva provenire quella voce.

“Ti manco?” chiese, non amando il silenzio.

“Ogni giorno. Ogni momento” ammise Lucifero.

“Allora mostrati. Lascia che ti abbracci!”.

Capendo di non poter ancora a lungo restare nascosto, il demone lasciò l’ombra. Con aspetto mutato, senza mostrare la vera natura, rimase immobile dinnanzi ad un massiccio tronco d’albero.

“Fratello!” si illuminò lei, sollevando leggermente la veste e raggiungendolo.

“Sophia…”.

Rimasero fermi, guardandosi negli occhi, quasi increduli, a pochi passi l’uno dall'altro. Rivedersi, dopo tutto quel tempo, pareva incredibile.

“Mostrami come sei per davvero” ruppe il silenzio lei.

“No. Non voglio che il tuo cuore si spaventi”.

“Mostrami. Non voglio parlare con una menzogna. Rivelami quel che sei”.

Lucifero la guardò negli occhi. Sospirò, chinando poi il capo. Stringendo i pugni, mutò. Trattenne il fiato, notando le lacrime che iniziavano a rigare il viso di Sophia. Non sapendo come interpretare quell'atto, girò lo sguardo. E lei corse. Scattò di colpo e raggiunse il re, abbracciandolo forte e ripetendo il suo nome. Lui solo dopo qualche istante riuscì a muoversi ed accarezzarle il capo.

“Sei cambiato” mormorò Sophia “Ma sei sempre tu. Sì… sei tu”.

“Più vecchio e malmesso ma sì… son sempre io”.

“Ho ancora il tuo anello" mostrò lei, alzando la mano e facendo risplendere il gioiello all’anulare.

“Ricordo quel che ti dissi quando te lo diedi…”.

“Lo pensi ancora? Vuoi ancora che io sia tua per sempre? Vuoi ancora che io sia tua moglie?”.

“Lo voglio. Ma tu non puoi più essere mia. Tu appartieni al cielo. Tu sei luce. Io tenebre”.

“Posso vederla?” parlò lei, dopo essere rimasta in silenzio per qualche istante.

“Vederla?”.

“La cicatrice. Quella cicatrice…”.

La mano di lei si poggiò sul petto di Lucifero, che non rispose. Sophia indugiò sui bottoni della camicia candida del demone, fino a scoprire la pelle e vedere i segni di quel che era un profondo squarcio provocato dalla folgore divina.

“Ti ha fatto male?” chiese lei.

“Mi hanno fatto male tante cose nella vita…”.

I loro sguardi si incrociarono di nuovo e questa volta si unirono in un lungo bacio.

“Non voglio tornare in cielo” ammise Sophia.

“L’Inferno non è per te”.

“Il mio posto e accanto a te. Ovunque tu sia”.

Si baciarono di nuovo, stringendosi forte.

“Conosco ogni cosa…” ammise la bionda creatura angelica “…ma ben poco ho provato sulla mia pelle. Voglio che tu mi insegni. Voglio essere tua per sempre”.

Lucifero la osservò con un mezzo sorriso. Doveva ammetterlo: gli sembrava di avere davanti una fanciulla. Una fanciulla dal cuore puro, mentre lui portava sul viso e sul corpo tutti i segni dei millenni passati. Averla accanto gli ricordava quei tempi ormai lontani, quando ancora splendeva di luce oro e non rosso sangue. Quando ancora loro ed il mondo erano giovani. Ricordando quei giorni, alla mente tornò tutto l’amore che lo aveva legato a Sophia, a tutti i desideri che aveva ricamato attorno alla sua figura. E quel ricordo lo travolse, portandolo a dimenticare ogni possibile freno. L’aveva sempre voluta, ed ora era lì. La riempì di baci e lei rise. Sollevandola da terra, il demone girò su se stesso ridendo a sua volta. Finirono in terra, dandosi un altro bacio.

“Ti amo” mormorò lei.

Lui ghignò, sollevandole la veste bianca ed accarezzando la bianca pelle delle gambe di quell’angelo perfetto.

“Mi farai male?” domandò Sophia.

“No. Gli angeli non provano dolore” la rassicurò lui.

Gli occhi arancio del demone brillarono, mentre puntava le mani in terra, fra le ali aperte di lei. Sorridendosi, Sophia incrociò le braccia attorno al collo del suo amato e lo abbracciò. Accogliendolo dentro di sé, sentì di non essere mai stata così felice. Chiamò il nome di Lucifero, mentre lui le ripeteva di amarla.

Per Sophia era una sensazione nuova, mai provata prima. Ed anche il demone si sentiva strano. Quante donne aveva posseduto nella sua lunga vita? Eppure quel che provava ora con lei era completamente diverso. Si sentiva come avvolto in una nube, sospeso in un mondo diverso dove esistevano solo lui e Sophia. Non voleva più uscire da quella nube, non voleva più uscire da lei. Ogni movimento donava ad entrambi un intenso piacere, sempre più forte. Sophia gemette, sorridendo solleticata dal pizzetto di lui sul collo. Raggiunse l’orgasmo senza trattenere una chiara espressione di piacere.

“Amore mio…” le sussurrò Lucifero, spalancando le ali.

 

Keros guardava il cielo stellato, appollaiato su uno degli alberi più alti. Si stavano addensando le nubi, il tempo cambiava. Storse il naso, non amando bagnarsi le penne. Sobbalzò di colpo, quando una voce lo chiamò per nome.

“Dove si trova Sophia?”.

Il mezzosangue si stupì nel trovarsi davanti Mihael, e non rispose.

“Dove si trova Sophia?” domandò ancora l'Arcangelo, lentamente e con un tono leggermente alterato.

“Nel bosco” si limitò a dire Keros.

“È sola?”.

Il ragazzo non rispose.

“Tu sei consapevole di quel che comportano simili azioni sconsiderate?”.

Keros continuò a non rispondere.

Altri angeli guerrieri raggiunsero Mihael, guardandosi attorno.

“Sophia è nel bosco” spiegò l'Arcangelo “Andiamo a cercarla. E state attenti. È molto probabile che ci sia il caduto…”.

Si alzarono esclamazioni turbate.

“Niente paura” rimase calmo Mihael “Dio è con noi. Andiamo”.

“E tu lo sei?” finalmente parlò Keros.

“Sono cosa?” rispose l'Arcangelo, sfoderando la spada.

“Sei consapevole di quel che comportano simili azioni sconsiderate?”.

Il soldato del cielo non rispose, facendo segno ai suoi compagni di seguirlo.

 

“Perché è un peccato?” mormorò Sophia, accoccolata fra le braccia di Lucifero.

“Non l'ho mai capito…” ammise lui.

“Non mi sento cambiata…”.

“Dio non ti lascerà mai cadere. Non ti permetterà mai di venire all’Inferno”.

“Ma tu mi ci porterai, vero? Io e te, insieme!”.

“Lui non te lo concederà. E di certo non concederebbe mai a me un dono come te, che allevierebbe ogni pena infernale”.

Sophia si sollevò a sedere di colpo, con un’espressione contrariata. Lui si mise seduto a sua volta e le dedicò un altro bacio.

“Non voglio tornare in cielo!” quasi urlò lei, mentre veloci si avvicinavano gli angeli.

“Ci rivedremo…”.

“No! Lui non lo permetterà! Mi rinchiuderà, non potrò più lasciare le mie stanze! Non voglio!”.

“Sophia…”.

“Portami con te!”.

“Non posso. Se lui non lo vuole, ti farebbe solo soffrire. Così come soffro io se passo troppo tempo fuori dagli inferi. Non lo capisci? Io ti amo. Ma non sono io a decidere”.

“Soffrirei. Sono disposta a farlo. Sono pronta a farlo!”.

“Io non potrei mai più sorridere, sapendo che stai soffrendo”.

Sophia rimase in silenzio, versando qualche lacrima. Poi affondò la testa sulla spalla del demone e lo abbracciò forte.

“Non voglio che tu soffra” ammise poi, mentre lui le sussurrava che sarebbe andato tutto bene “Mi fai una promessa, Lucy?”.

“Dipende…”.

Lui la guardò in viso, scostandole una ciocca di capelli e baciandole la fronte.

“Promettimi che sarai felice, Lucy. Magari non subito, magari non oggi, ma un giorno. Promettimi che un giorno sarai felice. Un giorno penserai a me e sarai felice. Felice anche per me”.

“Anche per te?”.

Le voci degli angeli erano vicine, già si intravedevano nel buio. Anche Keros stava raggiungendo la coppia di amanti, non vedendo alternative. Sophia sorrise, guardando negli occhi Lucifero e baciandolo. Nell'aria, le voci degli angeli. In bocca il re degli inferi percepì un sapore familiare, che però non si aspettava.

“Sophia!” gridò.

Lei sorrideva ancora ma nel ventre si era conficcata la lama d’oro di un’arma vecchia come il mondo. Custodita in quella borsa che portava a fianco, il pugnale forgiato per uccidere gli angeli ed i demoni ne logorava le carni. Il sangue ne usciva copioso ma lei non smetteva di sorridere. Si accasciò e Lucifero la strinse, chiamandola.

“Andrà tutto bene” le ripeteva, in modo continuo “Dio non permetterà la tua morte".

“Dio non è padrone della mia vita” sussurrò lei, stringendo la mano del demone.

Gli angeli rimasero impietriti da quel che videro.

“Che hai fatto?!” riuscì a dire Mihael “Satana! Allontanati subito!”.

“Chiama aiuto, non vedi?” urlò Lucifero, mentre il cielo si faceva sempre più nero “Chiama Raphael ed i guaritori! Muoviti!”.

Mihael si accigliò ma diede l’ordine di chiamare i guaritori ad un paio di angeli soldato.

“Promettimi che sarai felice” sussurrò Sophia.

Il demone stringeva la mano di lei, ma percepiva che quella stretta andava affievolendosi. La luce oro della più bella creatura del paradiso si stava spegnendo e così anche il suo calore, la linfa dell’esistenza. Prima che i guaritori arrivassero, gli occhi di Sophia si erano offuscati, privi di vita. Il corpo angelico iniziò a dissolversi e nulla rimase di lei, se non un pugnale insanguinato ed un anello che era riuscita a lasciare fra le dita del suo amato. Lucifero aprì la mano, vedendo quel cerchio oro al centro del palmo. Quell’anello, promessa di amore eterno, era tutto quello che gli restava. Lanciò un grido.

“Sophia…” mormorò Keros, incredulo e confuso.

Il giovane incrociò lo sguardo perso nel vuoto del re dei demoni e poi quello rigato di lacrime degli angeli. Mihael era serio. Keros non aveva il coraggio di guardarlo. L'Arcangelo si avvicinò a Lucifero, ancora immobile e chino sul sangue di lei. Senza parlare, Mihael raccolse il pugnale.

“Dovrei ucciderti” sibilò, puntandolo verso il demone “Ma sarebbe una liberazione per te. Meriti di vivere e ripensare ogni giorno a questo istante. Ogni giorno. Ogni momento. Per l’eternità”.

Ora anche Mihael piangeva. Non si aspettava una risposta da parte del fratello maggiore, che di fatti non arrivò.  Con un gesto, gli angeli svanirono. Solo Mihael rimase e guardò il figlio. Keros chinò la testa. Con le mani incrociate, lo sguardo del giovane si posò sull’anello che portava al dito medio. Vi era inciso il sigillo reale, dono ricevuto al momento della sua investitura come principe ereditario.

“Perdonami…” riuscì a dire, rivolto al padre, a Lucifero ed a Sophia.

Poi si avvicinò al re, poggiandogli una mano sulla spalla. Così facendo, il palmo gli si tinse di rosso sangue. Non riuscì a dire nulla, si sentiva mortificato per quanto successo. Ma in cuor suo sapeva quel che doveva fare. Chiuse le ali, facendole svanire. Mihael immediatamente capì e tornò in cielo. Si udì un tuono: Dio era in collera.

 

Tolti i sandali e con la veste rovinata dagli inferi, Keros rientrò al palazzo reale. Lilith fu la prima a vederlo e gli sorrise. Poi notò le mani insanguinate e la veste distrutta.

“Cosa è successo?” domandò, preoccupata “E dov'è il re? Dovevate incontrarvi, mi aveva detto”.

“Hai ragione” annuì Keros “Potresti chiamarmi Azazel ed Asmodeo? È urgente…”.

Senza perdere tempo, il giovane raccontò quanto successo ai demoni che riteneva più di fiducia. Narrò la morte di Sophia, sorvolando su alcuni dettagli che potessero svelare la propria natura angelica. Le reazioni furono molto diverse, ma ognuno di essi pensò al proprio re. Azazel sapeva cosa significasse perdere la persona che si ama e rimase in silenzio. Asmodeo era rimasto accanto a Lucifero fin dall'inizio di quell’amore. Avevano combattuto per esso ed ora provava una gran rabbia. Come poteva Dio aver permesso una cosa simile? La bellissima Sophia persa per sempre? Ringhiò.  Lilith, che amava il suo signore e sapeva fin troppo bene quanto lui amasse Sophia, si mostrò subito molto preoccupata.

“Lui dov'è?” chiese subito.

“Di certo non mi voleva fra i piedi. Almeno per un po'…” ammise Keros, ancora scosso ed agitato.

“Chi altri sa di quanto successo?” parlò invece Asmodeo.

“Nel regno dei demoni solo voi” lo tranquillizzò il principe “Di voi mi fido, ciecamente. E so che conoscete il re da molto più di me. Io… Sinceramente non so che cosa fare. Non vorrei arrecare più danni di quanto non abbia già fatto".

“Tu non arrechi danni, piccolo cucciolo!” lo abbracciò di nuovo Lilith ed il giovane arricciò il naso.

“Credo che la cosa migliore al momento sia aspettare” propose Asmodeo ed Azazel annuì “Il re avrà bisogno di riprendersi. Non penso possa essere in condizione di regnare, almeno non per stanotte. Nel frattempo qui ci siamo noi. Vi aiuteremo, principe”.

“Farò in modo che la voce per ora non si diffonda” si aggiunse Azazel “Poi ricordiamoci che non può rimanere nel regno umano molto a lungo. Rientrerà quando non resisterà più”.

“E, se non dovesse tornare, proverò a parlarci” concluse Lilith “Per ora cerchiamo di agire nel modo più naturale possibile. La notizia della morte di Sophia prima o poi giungerà anche in questo mondo. E, nel caso il re non fosse presente, spetterà a noi calmare gli animi”.

“Sophia era amata” ringhiò sommessamente Asmodeo “Era amata da tutti noi. E tutti sanno quanto ella fosse amata dal nostro re…”.

Keros si stupì nel vedere una simile reazione in Asmodeo. Il grosso demone tratteneva a stento la rabbia e tremava, digrignando i denti. Non lo aveva mai visto così! Forse era vero: tutti amavano Sophia!

“Cerchiamo di mantenere le apparenze” interruppe Lilith “Keros… va nelle tue stanze e datti una sistemata. Facciamo un bel respiro. Lucifero ha fatto molto per noi ed ora è tempo per noi di fare qualcosa per lui in questo momento difficile. Avanti… Abbiamo un regno a cui pensare”.

Si guardarono ed annuirono. E intanto Lucifero, incapace di piangere, veniva bagnato dalle lacrime del cielo portate dal temporale.

 

Come promesso, ho aggiornato presto! Quest’anno ho già caricato tre capitoli a questa storia e la cosa mi rende abbastanza soddisfatta. A presto e… Bentornati all’Inferno!

   
 
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