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DECISIONI
-seconda
parte-
Gli
alberi
della foresta erano illuminati dalla luce di Sophia. Così
come il suo gemello
Lucifero, anch’ella splendeva e la notte accentuava quell'
effetto. Le ali di
lei, dodici, restavano aperte e si riflettevano fra le acque del fiume.
Con la
candida veste che scintillava, il viso incorniciato da capelli oro ed
aureola,
sorrise. Al fianco, legata da una cinta ricamata, una borsa che lei
accarezzava. Il re dell’Inferno, che la osservava e restava
nascosto, non
riuscì a trattenere un sospiro.
“Perché
non
vieni da me, Lucifero?” domandò lei.
“Sei
così
bella…” parlò lui.
“Sono
sempre io. Vieni qui. Voglio vederti”.
“Una
creatura come me non si deve avvicinare a te. Tu sei la perfezione. Tu
sei la
creazione più bella di Dio”.
“Sai
che
non è vero…”.
Sophia,
stanca di aspettare, si incamminò verso il punto in cui
sentiva provenire
quella voce.
“Ti
manco?”
chiese, non amando il silenzio.
“Ogni
giorno. Ogni momento” ammise Lucifero.
“Allora
mostrati. Lascia che ti abbracci!”.
Capendo
di
non poter ancora a lungo restare nascosto, il demone lasciò
l’ombra. Con
aspetto mutato, senza mostrare la vera natura, rimase immobile dinnanzi
ad un
massiccio tronco d’albero.
“Fratello!”
si illuminò lei, sollevando leggermente la veste e
raggiungendolo.
“Sophia…”.
Rimasero
fermi, guardandosi negli occhi, quasi increduli, a pochi passi
l’uno
dall'altro. Rivedersi, dopo tutto quel tempo, pareva incredibile.
“Mostrami
come sei per davvero” ruppe il silenzio lei.
“No.
Non
voglio che il tuo cuore si spaventi”.
“Mostrami.
Non voglio parlare con una menzogna. Rivelami quel che sei”.
Lucifero
la
guardò negli occhi. Sospirò, chinando poi il
capo. Stringendo i pugni, mutò.
Trattenne il fiato, notando le lacrime che iniziavano a rigare il viso
di
Sophia. Non sapendo come interpretare quell'atto, girò lo
sguardo. E lei corse.
Scattò di colpo e raggiunse il re, abbracciandolo forte e
ripetendo il suo
nome. Lui solo dopo qualche istante riuscì a muoversi ed
accarezzarle il capo.
“Sei
cambiato” mormorò Sophia “Ma sei sempre
tu. Sì… sei tu”.
“Più
vecchio e malmesso ma sì… son sempre io”.
“Ho
ancora
il tuo anello" mostrò lei, alzando la mano e facendo
risplendere il
gioiello all’anulare.
“Ricordo
quel che ti dissi quando te lo diedi…”.
“Lo
pensi
ancora? Vuoi ancora che io sia tua per sempre? Vuoi ancora che io sia
tua
moglie?”.
“Lo
voglio.
Ma tu non puoi più essere mia. Tu appartieni al cielo. Tu
sei luce. Io
tenebre”.
“Posso
vederla?” parlò lei, dopo essere rimasta in
silenzio per qualche istante.
“Vederla?”.
“La
cicatrice. Quella cicatrice…”.
La
mano di
lei si poggiò sul petto di Lucifero, che non rispose. Sophia
indugiò sui
bottoni della camicia candida del demone, fino a scoprire la pelle e
vedere i
segni di quel che era un profondo squarcio provocato dalla folgore
divina.
“Ti
ha
fatto male?” chiese lei.
“Mi
hanno
fatto male tante cose nella vita…”.
I
loro
sguardi si incrociarono di nuovo e questa volta si unirono in un lungo
bacio.
“Non
voglio
tornare in cielo” ammise Sophia.
“L’Inferno
non è per te”.
“Il
mio
posto e accanto a te. Ovunque tu sia”.
Si
baciarono di nuovo, stringendosi forte.
“Conosco
ogni cosa…” ammise la bionda creatura angelica
“…ma ben poco ho provato sulla
mia pelle. Voglio che tu mi insegni. Voglio essere tua per
sempre”.
Lucifero
la
osservò con un mezzo sorriso. Doveva ammetterlo: gli
sembrava di avere davanti
una fanciulla. Una fanciulla dal cuore puro, mentre lui portava sul
viso e sul
corpo tutti i segni dei millenni passati. Averla accanto gli ricordava
quei
tempi ormai lontani, quando ancora splendeva di luce oro e non rosso
sangue.
Quando ancora loro ed il mondo erano giovani. Ricordando quei giorni,
alla
mente tornò tutto l’amore che lo aveva legato a
Sophia, a tutti i desideri che
aveva ricamato attorno alla sua figura. E quel ricordo lo travolse,
portandolo
a dimenticare ogni possibile freno. L’aveva sempre voluta, ed
ora era lì. La
riempì di baci e lei rise. Sollevandola da terra, il demone
girò su se stesso
ridendo a sua volta. Finirono in terra, dandosi un altro bacio.
“Ti
amo”
mormorò lei.
Lui
ghignò,
sollevandole la veste bianca ed accarezzando la bianca pelle delle
gambe di
quell’angelo perfetto.
“Mi
farai
male?” domandò Sophia.
“No.
Gli
angeli non provano dolore” la rassicurò lui.
Gli
occhi
arancio del demone brillarono, mentre puntava le mani in terra, fra le
ali
aperte di lei. Sorridendosi, Sophia incrociò le braccia
attorno al collo del
suo amato e lo abbracciò. Accogliendolo dentro di
sé, sentì di non essere mai
stata così felice. Chiamò il nome di Lucifero,
mentre lui le ripeteva di
amarla.
Per
Sophia
era una sensazione nuova, mai provata prima. Ed anche il demone si
sentiva
strano. Quante donne aveva posseduto nella sua lunga vita? Eppure quel
che
provava ora con lei era completamente diverso. Si sentiva come avvolto
in una
nube, sospeso in un mondo diverso dove esistevano solo lui e Sophia.
Non voleva
più uscire da quella nube, non voleva più uscire
da lei. Ogni movimento donava
ad entrambi un intenso piacere, sempre più forte. Sophia
gemette, sorridendo
solleticata dal pizzetto di lui sul collo. Raggiunse
l’orgasmo senza trattenere
una chiara espressione di piacere.
“Amore
mio…” le sussurrò Lucifero, spalancando
le ali.
Keros
guardava il cielo stellato, appollaiato su uno degli alberi
più alti. Si
stavano addensando le nubi, il tempo cambiava. Storse il naso, non
amando
bagnarsi le penne. Sobbalzò di colpo, quando una voce lo
chiamò per nome.
“Dove
si
trova Sophia?”.
Il
mezzosangue si stupì nel trovarsi davanti Mihael, e non
rispose.
“Dove
si
trova Sophia?” domandò ancora l'Arcangelo,
lentamente e con un tono leggermente
alterato.
“Nel
bosco”
si limitò a dire Keros.
“È
sola?”.
Il
ragazzo
non rispose.
“Tu
sei
consapevole di quel che comportano simili azioni
sconsiderate?”.
Keros
continuò a non rispondere.
Altri
angeli guerrieri raggiunsero Mihael, guardandosi attorno.
“Sophia
è
nel bosco” spiegò l'Arcangelo “Andiamo a
cercarla. E state attenti. È molto
probabile che ci sia il caduto…”.
Si
alzarono
esclamazioni turbate.
“Niente
paura” rimase calmo Mihael “Dio è con
noi. Andiamo”.
“E
tu lo
sei?” finalmente parlò Keros.
“Sono
cosa?” rispose l'Arcangelo, sfoderando la spada.
“Sei
consapevole di quel che comportano simili azioni
sconsiderate?”.
Il
soldato
del cielo non rispose, facendo segno ai suoi compagni di seguirlo.
“Perché
è
un peccato?” mormorò Sophia, accoccolata fra le
braccia di Lucifero.
“Non
l'ho
mai capito…” ammise lui.
“Non
mi
sento cambiata…”.
“Dio
non ti
lascerà mai cadere. Non ti permetterà mai di
venire all’Inferno”.
“Ma
tu mi
ci porterai, vero? Io e te, insieme!”.
“Lui
non te
lo concederà. E di certo non concederebbe mai a me un dono
come te, che
allevierebbe ogni pena infernale”.
Sophia
si
sollevò a sedere di colpo, con un’espressione
contrariata. Lui si mise seduto a
sua volta e le dedicò un altro bacio.
“Non
voglio
tornare in cielo!” quasi urlò lei, mentre veloci
si avvicinavano gli angeli.
“Ci
rivedremo…”.
“No!
Lui
non lo permetterà! Mi rinchiuderà, non
potrò più lasciare le mie stanze! Non
voglio!”.
“Sophia…”.
“Portami
con te!”.
“Non
posso.
Se lui non lo vuole, ti farebbe solo soffrire. Così come
soffro io se passo
troppo tempo fuori dagli inferi. Non lo capisci? Io ti amo. Ma non sono
io a
decidere”.
“Soffrirei.
Sono disposta a farlo. Sono pronta a farlo!”.
“Io
non
potrei mai più sorridere, sapendo che stai
soffrendo”.
Sophia
rimase in silenzio, versando qualche lacrima. Poi affondò la
testa sulla spalla
del demone e lo abbracciò forte.
“Non
voglio
che tu soffra” ammise poi, mentre lui le sussurrava che
sarebbe andato tutto
bene “Mi fai una promessa, Lucy?”.
“Dipende…”.
Lui
la
guardò in viso, scostandole una ciocca di capelli e
baciandole la fronte.
“Promettimi
che sarai felice, Lucy. Magari non subito, magari non oggi, ma un
giorno.
Promettimi che un giorno sarai felice. Un giorno penserai a me e sarai
felice.
Felice anche per me”.
“Anche
per
te?”.
Le
voci
degli angeli erano vicine, già si intravedevano nel buio.
Anche Keros stava
raggiungendo la coppia di amanti, non vedendo alternative. Sophia
sorrise,
guardando negli occhi Lucifero e baciandolo. Nell'aria, le voci degli
angeli.
In bocca il re degli inferi percepì un sapore familiare, che
però non si
aspettava.
“Sophia!”
gridò.
Lei
sorrideva ancora ma nel ventre si era conficcata la lama
d’oro di un’arma
vecchia come il mondo. Custodita in quella borsa che portava a fianco,
il
pugnale forgiato per uccidere gli angeli ed i demoni ne logorava le
carni. Il
sangue ne usciva copioso ma lei non smetteva di sorridere. Si
accasciò e
Lucifero la strinse, chiamandola.
“Andrà
tutto bene” le ripeteva, in modo continuo “Dio non
permetterà la tua
morte".
“Dio
non è
padrone della mia vita” sussurrò lei, stringendo
la mano del demone.
Gli
angeli
rimasero impietriti da quel che videro.
“Che
hai
fatto?!” riuscì a dire Mihael “Satana!
Allontanati subito!”.
“Chiama
aiuto, non vedi?” urlò Lucifero, mentre il cielo
si faceva sempre più nero
“Chiama Raphael ed i guaritori! Muoviti!”.
Mihael
si
accigliò ma diede l’ordine di chiamare i guaritori
ad un paio di angeli
soldato.
“Promettimi
che sarai felice” sussurrò Sophia.
Il
demone
stringeva la mano di lei, ma percepiva che quella stretta andava
affievolendosi. La luce oro della più bella creatura del
paradiso si stava
spegnendo e così anche il suo calore, la linfa
dell’esistenza. Prima che i
guaritori arrivassero, gli occhi di Sophia si erano offuscati, privi di
vita.
Il corpo angelico iniziò a dissolversi e nulla rimase di
lei, se non un pugnale
insanguinato ed un anello che era riuscita a lasciare fra le dita del
suo
amato. Lucifero aprì la mano, vedendo quel cerchio oro al
centro del palmo. Quell’anello,
promessa di amore eterno, era tutto quello che gli restava.
Lanciò un grido.
“Sophia…”
mormorò Keros, incredulo e confuso.
Il
giovane
incrociò lo sguardo perso nel vuoto del re dei demoni e poi
quello rigato di
lacrime degli angeli. Mihael era serio. Keros non aveva il coraggio di
guardarlo. L'Arcangelo si avvicinò a Lucifero, ancora
immobile e chino sul
sangue di lei. Senza parlare, Mihael raccolse il pugnale.
“Dovrei
ucciderti” sibilò, puntandolo verso il demone
“Ma sarebbe una liberazione per
te. Meriti di vivere e ripensare ogni giorno a questo istante. Ogni
giorno.
Ogni momento. Per l’eternità”.
Ora
anche
Mihael piangeva. Non si aspettava una risposta da parte del fratello
maggiore,
che di fatti non arrivò.
Con un gesto,
gli angeli svanirono. Solo Mihael rimase e guardò il figlio.
Keros chinò la
testa. Con le mani incrociate, lo sguardo del giovane si
posò sull’anello che
portava al dito medio. Vi era inciso il sigillo reale, dono ricevuto al
momento
della sua investitura come principe ereditario.
“Perdonami…”
riuscì a dire, rivolto al padre, a Lucifero ed a Sophia.
Poi
si
avvicinò al re, poggiandogli una mano sulla spalla.
Così facendo, il palmo gli
si tinse di rosso sangue. Non riuscì a dire nulla, si
sentiva mortificato per
quanto successo. Ma in cuor suo sapeva quel che doveva fare. Chiuse le
ali,
facendole svanire. Mihael immediatamente capì e
tornò in cielo. Si udì un
tuono: Dio era in collera.
Tolti
i
sandali e con la veste rovinata dagli inferi, Keros rientrò
al palazzo reale. Lilith
fu la prima a vederlo e gli sorrise. Poi notò le mani
insanguinate e la veste
distrutta.
“Cosa
è
successo?” domandò, preoccupata “E
dov'è il re? Dovevate incontrarvi, mi aveva
detto”.
“Hai
ragione” annuì Keros “Potresti chiamarmi
Azazel ed Asmodeo? È urgente…”.
Senza
perdere tempo, il giovane raccontò quanto successo ai demoni
che riteneva più
di fiducia. Narrò la morte di Sophia, sorvolando su alcuni
dettagli che
potessero svelare la propria natura angelica. Le reazioni furono molto
diverse,
ma ognuno di essi pensò al proprio re. Azazel sapeva cosa
significasse perdere
la persona che si ama e rimase in silenzio. Asmodeo era rimasto accanto
a
Lucifero fin dall'inizio di quell’amore. Avevano combattuto
per esso ed ora
provava una gran rabbia. Come poteva Dio aver permesso una cosa simile?
La
bellissima Sophia persa per sempre? Ringhiò.
Lilith, che amava il suo signore e sapeva fin troppo bene
quanto lui
amasse Sophia, si mostrò subito molto preoccupata.
“Lui
dov'è?” chiese subito.
“Di
certo
non mi voleva fra i piedi. Almeno per un po'…”
ammise Keros, ancora scosso ed
agitato.
“Chi
altri
sa di quanto successo?” parlò invece Asmodeo.
“Nel
regno
dei demoni solo voi” lo tranquillizzò il principe
“Di voi mi fido, ciecamente.
E so che conoscete il re da molto più di me.
Io… Sinceramente non so che cosa
fare. Non vorrei arrecare più danni di quanto non abbia
già fatto".
“Tu
non
arrechi danni, piccolo cucciolo!” lo abbracciò di
nuovo Lilith ed il giovane
arricciò il naso.
“Credo
che
la cosa migliore al momento sia aspettare” propose Asmodeo ed
Azazel annuì “Il
re avrà bisogno di riprendersi. Non penso possa essere in
condizione di
regnare, almeno non per stanotte. Nel frattempo qui ci siamo noi. Vi
aiuteremo,
principe”.
“Farò
in
modo che la voce per ora non si diffonda” si aggiunse Azazel
“Poi ricordiamoci
che non può rimanere nel regno umano molto a lungo.
Rientrerà quando non
resisterà più”.
“E,
se non
dovesse tornare, proverò a parlarci” concluse
Lilith “Per ora cerchiamo di
agire nel modo più naturale possibile. La notizia della
morte di Sophia prima o
poi giungerà anche in questo mondo. E, nel caso il re non
fosse presente,
spetterà a noi calmare gli animi”.
“Sophia
era
amata” ringhiò sommessamente Asmodeo
“Era amata da tutti noi. E tutti sanno
quanto ella fosse amata dal nostro re…”.
Keros
si
stupì nel vedere una simile reazione in Asmodeo. Il grosso
demone tratteneva a
stento la rabbia e tremava, digrignando i denti. Non lo aveva mai visto
così!
Forse era vero: tutti amavano Sophia!
“Cerchiamo
di mantenere le apparenze” interruppe Lilith
“Keros… va nelle tue stanze e datti
una sistemata. Facciamo un bel respiro. Lucifero ha fatto molto per noi
ed ora
è tempo per noi di fare qualcosa per lui in questo momento
difficile.
Avanti… Abbiamo un regno a cui pensare”.
Si
guardarono ed annuirono. E intanto Lucifero, incapace di piangere,
veniva
bagnato dalle lacrime del cielo portate dal temporale.
Come
promesso, ho aggiornato presto! Quest’anno
ho già caricato tre capitoli a questa storia e la cosa mi
rende abbastanza
soddisfatta. A presto e… Bentornati all’Inferno!