Sono un po’ estranea a loro due, ma ci tento, e sarà l’unica.

 
 
The world going crazy
 

 
Quando Tendou Satori si iscrisse alla Shiratorizawa, non si sarebbe mai aspettato ciò che poi sarebbe successo.
Il coach della squadra di pallavolo lo aveva accettato, così iniziò ad allenarsi.
Con lui ed altri del primo anno c’era la super matricola, Ushijima Wakatoshi.  Ne aveva sentito parlare ma non aveva mai avuto occasione di vederlo in azione.
Fu forse per quello che si sorprese delle sue schiacciate tanto potenti e della posizione perfetta che aveva assunto.
Ma insieme all’ammirazione, nacque qualcosa che non seppe definire se non come astio.
La sua natura particolare di centrale, sviluppatasi da qualche tempo, fremeva. Voleva bloccare quelle schiacciate, ad ogni costo.
Non come squadra, ma come singolo.
Fu così che dopo un mese dall’ingresso nel club, Tendou sfidò Ushijima, sorprendendo tutti.
Tre schiacciate, e Tendou era fiducioso. Ne avrebbe bloccata almeno una, se non tutte e tre.
Nessuno era mai sfuggito ai suoi muri, almeno fino a quel momento.
Ushijima, però, riuscì a perforare quel muro. Tendou non bloccò nemmeno una delle schiacciate.
 
Rigido, sconfitto, umiliato, ma anche dannatamente esaltato:  fu così che Satori si sentì, mentre guardava Wakatoshi, avendo ormai perso.
Era davvero questo quello che chiamavano super mostro, o una roba simile? Era davvero simile a lui?
Forse in un senso diverso, ma Satori si sentì molto vicino a lui, sebbene credeva che l’altro non vedesse altro che la pallavolo.
Fu fissandolo che si accorse di un colpo al cuore, probabilmente Ushijima glielo aveva rubato. Non sapeva come spiegare quella sensazione nel petto, quell’emozione.
Tendou Satori si era innamorato di Ushijima Wakatoshi.
 
Ushijima imparò presto cosa volesse dire perdere. Una volta vinto la finale di qualificazione e arrivato ai nazionali con la Shiratorizawa, nonostante tutto, la squadra perse ai quarti.
Per lui era una cosa nuova, non sapeva cosa sentire. Non era, ovviamente, felice.  Sentiva la delusione e anche un po’ di amarezza, ma in fondo…
Tendou, vedendolo così, lo sfidò nuovamente. Fu l’unico a notare lo strano atteggiamento, nonostante Ushijima non passasse inosservato. A quindici anni era già 185 cm.
La stessa sfida di qualche mese prima, perché dopotutto Tendou non aveva rinunciato a murarlo almeno una volta. Era una sfida impegnativa e stimolante, e si era rapportato bene con quel ragazzo, sebbene  dovesse ancora comprendere cosa fosse avere dei contatti sociali.
Ushijima poteva sembrare disinteressato, ma il suo istinto non sbagliava, ne era certo.
Doveva ancora imparare molte cose, come ad esempio saper evitare di esprimere opinioni non gradite, ma di certo era una persona che si poteva apprezzare, se la si capiva a pieno.  Bastava solo saperci fare e sapersi rapportare.
Tendou non si definiva maestro in questo, ma si era, in fondo, trovato bene.  All’inizio, quando parlava con Ushijima, quegli occhi gli sembravano così spenti, privi di emozioni.  Sembrava guardarlo sempre male, anche se diceva cose con la massima tranquillità. Ma bastava essere lucidi.
Ricordava ancora quando aveva fatto scappare un loro compagno del primo anno solo per avergli dato un consiglio.
Non poteva biasimarlo, ma forse essere fraintesi era la regola per loro.
 
 
Tendou perse di nuovo, ancora una volta non era riuscito a bloccare nemmeno una schiacciata.
Fu la prima volta che vide Ushijima increspare le labbra in quello che definì un sorriso.
Fu quella la volta in cui Ushijima Wakatoshi si innamorò di Tendou Satori, quello strano rossino a cui si sentiva accomunato.  Non era bravo nell’esprimersi, ma si sentì rinvigorito.
La squadra lo aveva apprezzato piano piano grazie anche all’esuberanza di Satori, che se lo trascinava dietro.
Avrebbero vinto l’anno successivo. Avevano ancora tempo alle superiori per vincere.
Qualcosa si agitava, però, dentro di lui, come ad annullare ciò che il padre gli aveva insegnato…
 
 


Tennero segreti quei sentimenti per molto tempo.
Al terzo anno delle superiori, persero contro la Karasuno, una squadra tornata di nuovo alla ribalta. Il duo del numero 9 e del 10  aveva davvero sorpreso Ushijima, ed era una cosa rara. Forse doveva rivedere il suo gioco, ma per ora c’era tempo.
Fu dopo aver lasciato il club nelle mani di Shirabu, che ormai definiva suo alzatore, che Wakatoshi decise.
Gli confessò ciò che sentiva, una sera,  uscendosene dal nulla come era nel suo stile, mentre Tendou leggeva il nuovo capitolo di Black Clover su Shonen Jump.
Satori inclinò la testa, un “Ti amo, Tendou” detto spicciolo spicciolo da Ushijima Wakatoshi non era una cosa da prendere alla leggera.
Era ironico che quelle parole le avesse udite mentre sul giornaletto i protagonisti si scambiavano una promessa. E come uno di loro, decise di avvicinarsi all’altro.
La risposta arrivò ad Ushijima come uno strano calore, prima di accorgersi della labbra del rosso sulle sue. Quando si staccarono, Tendou tornò a leggere la rivista, allungando però una mano a prendere quella più grande dell’altro.
Wakatoshi tornò a stendersi sul letto, nascondendo un accenno di sorriso dietro ad un pallone mentre stringeva forte la mano dell’altro.


Potevano due mostri della natura sentirsi a casa, sentirsi umani, l’uno con l’altro?
Un ragazzo visto come diverso per il suo modo di essere.
Un ragazzo visto come diverso per il suo talento.
Il sentimento più forte, l’amore, poteva compiere quel miracolo.  Avevano l’un l’altro e la squadra ad accettarli, e questo bastava.