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Autore: Kiji    25/01/2018    2 recensioni
Cosa fareste se la persona che avete sempre amato e che vi fa più soffrire, è proprio la più vicina a voi? Sono un ragazzo come tutti gli altri, eppure mi sono innamorato del mio migliore amico. Ed è proprio questo il problema. A complicare tutto arriverà un giovano sconosciuto che, spudoratamente è pronto a stravolgermi la vita... Un bacio è come un fiore, nasce dal nulla e può diventare la cosa più bella che hai mai visto in vita tua!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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-E’ stato Sam! E’ lui che ti ha salvato. –
Rimasi stupefatto!
– Sam?! –
 - Si! E’ stato lui che ha dato tutti i risparmi di una vita per poterti far uscire da quel tugurio. In realtà venne subito a cercarmi, dicendomi che ti avevano rapito. Mi chiese di accompagnarlo ed insieme siamo giunti al loro covo. Propose di ripagare il tuo debito, ma il “capo” rifiutò l’offerta. Disse: farò più soldi mettendolo all’asta. In effetti non aveva torto! – Al, che mi aveva seguito, non riusciva a capire il nostro discorso.
– Ti hanno rapito? Cos’è questa storia Coco! – Una molla scattò nella mia testa. Non avevamo tempo.
– Rapito?! Oddio si. Due loschi figuri hanno preso Tori. Lo hanno caricato in macchina e sono scappati. Dobbiamo aiutarlo. – Leonardo, che sembrava quasi impassibile, mostrò per un attimo la sua preoccupazione, ma fu solo passeggera.
– Quel ragazzaccio! Si mette sempre nei guai. Non preoccupatevi. So dove trovarlo! – Compose un numero in tutta fretta, come se lo conoscesse a memoria.
– Carlo?! Si! Lo hanno preso. Sai dove sono, manda al più presto l’auto. Ok. – Poi si rivolse nuovamente a noi.
– Devo andare a riacciuffarlo. In fin dei conti, credo che questa volta sia colpa mia se si trova nei guai. – Solo in quel momento mostrò una sorta di tenerezza verso Tori. Non voleva ammetterlo e credo che neanche lui forse lo sapeva ancora, ma provava più di ciò che diceva verso di lui.
– Veniamo con te! – Questa volta fu Al a parlare. – Siamo sempre stati una squadra. Vi ricordate quando, al parco, lottavamo contro i nemici immaginari? Questa volta lo faremo davvero. Non ti lascerò andare da solo Leo! – Mi sentivo in colpa verso Al. Lui era l’unico che stava subendo i nostri capricci.
Non avevo aperto me stesso verso di lui, eppure ancora restava al mio fianco. Non capivo il motivo di quel suo amore verso di me. Scattò un pensiero fulmineo nella mia mente: io al suo posto, come avrei reagito? In meno di dieci minuti arrivò un uomo di mezza età con gli occhi grigi ed un completo elegante e pulito.
Sembrava una guardia del corpo, dal suo aspetto fisico e forse era proprio questo. Porse una pila di documenti a Leo e ci scortò fuori. Una macchina ci attendeva.
Le cose andarono molto velocemente. Leonardo fu molto preciso, quasi come se non fosse la prima volta. Sapeva con precisione cosa dire e cosa fare mentre noi eravamo lì quasi più per supporto morale che altro. In auto tentai di prendere la mano di Al, ma lui si scostò con decisione da me. Mi guardò solamente sorridendo, per non farmi preoccupare, ma io avevo già intuito.
Avevo tirato troppo la corda!
– Sai dove sono? – La voce di Al era tranquilla, pacata  e dolce.
– Hanno una base nel bassifondi romani, ma è molto difficile entrare senza essere visti, più che altro impossibile. Carlo ci lascerà vicino alla dimora del Capo famiglia, sono sicuro che lo hanno portato lì. – Non mi intendevo molto di mafia o come si chiamasse.
Sapevo ciò che avevo vissuto e non ero neanche sicuro fosse quella la realtà a cui stavamo assistendo. Degli uomini mi avevano preso, sicuramente criminali, ma era davvero quella la mafia?! Adesso Tori era di nuovo nei guai ed io ricadevo in quei ricordi, graffiandomi la pelle per il dolore.
– Signorino, è sicuro di voler entrare da solo? – Carlo era una persona fidata, almeno era quello che avevo capito in quel breve frammento.
– Non sono solo. I miei amici sono con me. Devo andare io, altrimenti non lo lasceranno mai in pace. Lo sai bene anche tu. – La macchina ci lasciò lì, in una strada qualunque di campagna. Nell’aria c’era odore di erba e fango ed il cielo era coperto fitto dalle nuvole tanto che era quasi impossibile vedere il cielo azzurro.
– Andiamo. – Disse Leo e partimmo. La casa non si trovava molto distante, e come aveva preannunciato il nostro amico, fummo subito avvicinato da due loschi figuri. Uno dei due era biondo e muscoloso, l’altro un po’ pelato e più in là con l’età ma per niente debole.
– Cosa ci fate qui? Smammate! – Il loro tono era perentorio, non accettavano repliche.
– Il vostro capo ci sta aspettando. Sono qui per incontrarlo. – Disse Leo. – Sono il suo peggiore incubo. – Negli occhi aveva una strana luce di sicurezza che mi colpì. Ricordavo il piccolo bambino sorridente che mi seguiva dappertutto, e quasi non riuscivo ad associarlo a quell’uomo così maturo e sicuro di sé. Era cresciuto ed era finalmente diventato un uomo ed io?! Cosa avevo fatto?
– Avete armi? – Noi negammo ma ugualmente ci controllarono prima di scortarci al di dentro dell’abitazione. Erano più forti, ma ugualmente ci puntarono contro due pistole, di quelle vere.
Non stavamo giocando! Non eravamo nel cortile del parco, quella era la realtà!
La casa era una comune abitazione di campagna, nulla più nulla meno. Credo che forse anche un boss criminale abbia bisogno di un ambiente tranquillo dove passare la sua vita, o magari non voleva attirare su di se l’attenzione. Camminammo in un corridoio lungo ed i due uomini ci lasciarono all’ingresso di un portone in legno massiccio controllato ugualmente da altri due uomini entrambi massicci e forti.
– Controllateli, vogliono vedere il capo! – Leonardo sembrava conoscere quelle persone.
– Stai tranquillo, il signor Bergi è atteso. – Dissero solo quelle parole e ci lasciarono passare. Vidi un uomo vestito di bianco, un po’ grassoccio e con l’aria da bravo padre di famiglia.
Se non avessi saputo dove ci trovavamo, forse avrei pensato che quell’uomo fosse una persona rispettabile ed invece…
- Guarda chi abbiamo qui. Il Signor Bergi in persona! Quale onore. – Aveva un tono di voce lento e pacato, un po’ cantilenato.
– Avresti dovuto chiamare me qui invece di rapire Hector. Non c’era bisogno di farlo, sarei stato davvero lieto di venire a parlarti. – L’uomo di fronte a noi non cambiò espressione, il che mi diede un po’ di timore per l’esito della nostra missione.
– Vedo che hai portato con te degli amici, accomodatevi. Abbiamo alcune cose di cui parlare. – Leo non si mosse ed anche noi, seguendo il suo esempio, restammo immobili. Ci fidammo ciecamente di lui, in tutto.
– Dov’è? Lascialo andare prima che mi arrabbi. – A quelle parole il nostro avversario non ebbe la minima paura. Rise solamente, quasi a beffarsi del nostro modus operandi.
– Pensi davvero che io abbia paura di te? Sei solo un ragazzino. Sei stato tu a ficcare il naso nei nostri affari e questa è la tua ricompensa. – Di fermò un attimo. – Pensavi di passarla liscia solo perché tuo padre è un grande imprenditore e possiedi qualche società in giro per l’Europa? Tu non sei niente, quindi portami rispetto, o te ne pentirai. – In quel momento Leo, che fino a quel momento era rimasto immobile, si avvicinò a lui buttando con forza i documenti che aveva in mano in faccia al capo famiglia di quell’associazione criminale. Non c’era la minima esitazione nei suoi gesti. Era tutto programmato.
– Sei stato davvero bravo a distruggere con l’inganno la droga proveniente dall’est per la famiglia dei Casati. Ho le prove della tua partecipazione a quel tragico evento che ha rovinato gli affari dei tuoi amici in affari aumentando “stranamente” i tuoi profitti del 70%. Questa è solo una delle cose molto interessanti che ho scoperto di te. – Leo rimase impassibile, mostrando un’aura nera ed oscura che sembrava quasi impenetrabile, ma che stranamente gli donava. – Lascia andare Hector. Da questo momento in poi devi smettere di dargli fastidio. Né tu né i tuoi uomini dovranno avvicinarsi a lui, altrimenti i tuoi affari, la tua reputazione ed il tuo stesso potere al di dentro della “famiglia” verrà distrutto per sempre. Questo è il mio avvertimento. – L’uomo sembrò in difficoltà. Lesse i documenti ed il suo volto, da sereno, passò alla preoccupazione per poi sfociare nella paura.
– Come hai fatto a trovare tutto questo? I miei uomini sono i soli che conoscono certi dettagli. Chi è stato? – Leo non rispose. Di contro si avvicinò alla sua figura e con una mano prese il colletto della sua camicia strattonandolo in alto.
– Non ha importanza chi sia stato. Sei finito! Se divulgo queste informazioni la tua piccola azione criminale va a rotoli, quindi smettila di fare cazzate e lascia in pace i miei amici, o te ne pentirai amaramente. – Lasciò andare l’uomo e si diresse verso di noi.
– Seguitemi. – Mormorò piano in modo che potessimo ascoltarlo. Il nostro coinvolgimento non era quasi necessario, non eravamo riusciti a fare nulla per aiutarlo, ma vederlo in quelle vesti era rassicurante. Sentivo che era tutto apposto.
Uscimmo dall’edificio senza che nessuno ci fermò e forse fu anche meglio.
– Non dobbiamo riprenderci Tori? – Dissi preoccupato. Non avevo capito nulla, lui sapeva già tutto. Aveva premeditato il piano mentre eravamo in auto o forse anche prima.
– Non preoccuparti. Non rischierà tanto solo per infastidirmi. Hector sarà con noi prima ancora di rendercene conto. – E così accadde. Lo ritrovammo vicino al cancello da cui eravamo entrati. Sdraiato a terra, con lesioni sul viso e sul corpo ed i vestiti lacerati in più punti. Corsi da lui sotto gli occhi di Leo che, con la sua glaciale freddezza, ci osservava da lontano.
– Tori, come stai? – Lui aveva gli occhi socchiusi, gonfi e tumefatti.
– Va…. Tutto bene. – Sussurrò. Leo si avvicinò successivamente a noi e lo prese sulle spalle.
– Sei il solito cretino. Ti ho detto mille volte di stare alla larga da me! – Tori si lasciò trasportare e sul suo volto scene una piccola lacrima.
– Non ci riesco, tu per me sei tutto! – Leo arrossì leggermente sebbene Tori non poté assistere alla scena. Non riuscivo a capire il motivo per cui fosse così distante se poi si emozionava per quelle parole.
Desideravo fare qualcosa, ma avevo anche l’assoluta certezza che non fosse per nulla saggio.
- Dobbiamo farlo visitare. – Seguimmo le loro orme e presto ritrovammo Carlo che, da bravo assistente, ci aveva atteso per tutto il tempo.
– Grazie. Come pensavo avevano scoperto tutto. Volevano punirmi per essermi intromesso con l’affare Manhattan. - - Abbiamo fatto bene a raccogliere quelle testimonianze, altrimenti il signorino Hector avrebbe fatto una brutta fine. – Carlo prese Tori e lo distese nell’automobile. Diede così le chiavi a Leonardo e si rivolse a noi.
– La nostra autovettura arriverà tra due minuti al massimo, non dovrete preoccuparvi. – Io guardai Tori ed annuii. Leonardo salì al lato guidatore e si allontanò con Tori al seguito. Sapevo che avevano bisogno di tempo.
Solo quello avrebbe sanato ogni crepa e gli avrebbe dato un senso per completare le loro vite. Come promesso il nostro mezzo di trasporto non tardò ad arrivare. Presto quell’incubo era passato in secondo piano e noi eravamo di nuovo alle nostre vite di sempre.
Quando Carlo ci lasciò, il silenzio che si era creato, divenne insopportabile. Ci trovavamo sotto il nostro dormitorio quando Al, guardando con gli occhi al cielo, mi diede le spalle.
– Non dirmi un’altra bugia Coco, ne hai raccontate troppe fino ad ora. – Non potevo dargli torto.
– Al, non volevo mentirti. Lasciami spiegare. – Cercai di toccarlo ma lui si allontanò. Sentivo che tra noi si era creato un vuoto e non ero sicuro di riuscire a riempire quell’enorme crepa.
– Cosa pensi che sia una coppia? Credi che vivere insieme è solo darsi baci e carezze? Se è così sei fuori strada. – Gli tremavano le mani, era sempre così quando si innervosiva anche se cercava in ogni modo di nasconderlo. – Stare insieme significa condividere tutto, anima e mente. Penso che dovresti riconsiderare il nostro rapporto Coco, perché davvero io così impazzisco. – Nella mia mente già lo vedevo allontanarsi da me, un’ipotesi che mi rendeva pazzo.
– Lasciami la possibilità di spiegare almeno. Ti giuro che sarò onesto con te, niente più parole omesse o discussioni a metà. – Così lo feci. Dissi tutto ad Al, iniziando da quel primo incontro con Sam nel parco. Il nostro bacio, la partenza e lo scoprire lui proprio a Roma, il mese passato a vederlo tutti i giorni di fronte la mia abitazione aspettando che mi facessi avanti. Raccontai nei minimi dettagli il mio rapimento, l’asta e la lettera che trovai al mio risveglio fino a quando andai da lui. Mi esposi completamente, denudandomi di ogni mio gesto compiuto o pensato. Quando terminai, ebbi paura!
Non sapevo come avrebbe reagito, come o cosa avrebbe pensato e questo mi terrorizzava.
– Ci sono tante cose da assimilare. – Fu la sua reazione. – Devo pensarci su Coco, dammi del tempo. – Non mi diede neanche la possibilità di rispondere.
Se ne andò!
Non riuscii a fermarlo, né osai provarci. Aveva tutte le ragioni di odiarmi, avevo iniziato una relazione basandomi su inganni ed omissioni, il modo peggiore! Finalmente avevo realizzato il mio sogno ed in breve avevo distrutto tutto.
Ero un emerito coglione!
Rimasi la notte sveglio, d’altronde quella piccola casa, isolata com’era, mi incuteva imbarazzo. Per tutto il tempo pensai e ripensai ad ogni cosa. Mi misi nei panni di Al e più ci pensavo più mi odiavo. Fu solo la mattina che ebbi sue notizie. Un breve messaggio di testo che, con poche sillabe, mi invitava a vederci in un cafè nei paraggi.
Arrivai ancor prima del nostro appuntamento, tanto ero teso e ansioso. “Andrà bene, d’altronde è Al.”
Speravo in quei pensieri. Se ci avessi creduto con tutta la mia forza forse si sarebbero avverati. Quando entrò da quella porta, il ticchettio del sonaglio mi fece voltare mostrandomi il suo meraviglioso volto fanciullesco. Lui sorrise e ciò mi rassicurò.
“Vedi, non è più arrabbiato.” Pensai.
– Buongiorno, scusa per ieri, dovevo assimilare tutto. -  La sua voce era quasi squillante e gioiosa.
– Hai tutto il diritto di avercela con me. Al tuo posto non so come reagirei. – Al si sedette e posò i suoi effetti personali nella sedia vuota accanto a sé.
– Coco. So bene che tu non sei il tipo di ragazzo che mi potrebbe tradire. Sei tutto fuorché un bugiardo. – Iniziò. – Avevo capito da subito che c’era qualcosa che ti turbava, ma non credevo che l’entità del danno era tale. Scusa. – Non credevo alle sue parole.
Ero io il solo ad aver sbagliato. Dovevo assumermi la responsabilità delle mie azioni, chiedere il perdono in ginocchio, ed invece era lui che veniva da me.
– No! Non devi scusarti! Non mi sono fidato di te, sono pessimo. – Al mi prese la mano, sentii il suo tocco freddo e rabbrividii. Lui non era mai così ghiacciato.
– Fammi finire. – Aggiunse. – Ero davvero sconvolto del fatto che mi avessi tenuto nascosto così tante cose ed ancora adesso non ne capisco davvero il motivo. Fin da piccoli ci siamo sempre raccontati tutto, e forse è per questo che mi sentivo così sicuro di te. Credo, però, che qualcosa sia cambiato tra di noi e quella ingenuità che prima ci univa, adesso è solo un lontano ricordo. – Si fermò un attimo, quasi a cercare le parole esatte per farmi capire le sue emozioni evitando che fraintendessi. – Credo che abbiamo agito troppo frettolosamente, senza valutare bene se era davvero opportuno provarci e forse abbiamo un po’ affrettato i tempi. Con questo non voglio lasciarti Coco, non potrei davvero farlo senza lottare. Mi capisci? – Rimasi per un attimo stordito dalle sue parole, indeciso se affermare o negare.
– Non voglio separarmi da te, ma capisco anche che continuare così potrebbe solo portare a lasciarci per sempre e rovinare persino la nostra amicizia che prima di tutto ci lega in modo indissolubile. Detto questo, mi hanno invitato ad un corso di design a Milano. Inizialmente ho rifiutato, ma adesso credo sia opportuno partecipare. Allontanarci servirà a capire meglio i nostri sentimenti ed anche a farti comprendere cosa è davvero importante per te. – Si fermò in attesa che rispondessi.
Al mi amava fino a quel punto?
Aver scoperto quelle cose non lo aveva distolto dal mio fianco, anzi…
Stava soffrendo così tanto che preferiva darmi spazio e, se avessi scelto un altro, restarmi ugualmente accanto. Non volevo andasse via, ma capivo che per lui era importante che io prendessi finalmente una decisione.
Se lo avessi fatto restare, il dolore lo avrebbe logorato, vero?!
Al, quel giorno non ti fermai. Una parte di me si chiede quale fosse il reale motivo della mia scelta sebbene in quel preciso istante pensai fosse la scelta migliore per entrambi. Il mio egoismo ti ha reso triste e solo. Potrai mai perdonarmi?
-Quanto tempo? – Chiesi solamente.
– Un mese. Partirò domani mattina, ma non voglio che tu mi accompagni. Se tu fossi li con me non riuscirei a salire sul treno. – La sua mano sembrava così distante.
– Non sono passati neanche 10 giorni da quando abbiamo finalmente confessato i nostri sentimenti. Scusa Al è tutta colpa mia. – Lui non si avvicinò. Non mi confortò, né me lo aspettavo.
– Devi per forza partire? – Chissà cosa voleva sentirsi dire. Probabilmente se gli avessi chiesto di restare, lui lo avrebbe fatto, almeno così voglio immaginare.
– Tu devi per forza chiarire con Samuele? Devi per forza restare al fianco di un ragazzo che, fin dall’inizio, ti ha dimostrato apertamente di amarti? – Non osai rispondere. Abbassai solamente lo sguardo e lui capì. Non potevo voltare le spalle a quella persona che, anche goffamente, aveva fatto così tanto per salvarmi. Al si alzò, si avvicinò a me e mi prese il viso tra le mani.
– Non sto rinunciando al nostro amore. Tornerò e quando ci rivedremo sarai tu a dover scegliere. Pregherò ogni notte che il tuo solo sogno sarò sempre io. – Mi baciò la fronte e si allontanò. Lo vidi uscire dal locale così come ci era entrato.
Il suo sorriso era sparito, ed era tutta colpa mia. Avevo fatto la scelta giusta? Non ne ero sicuro, ma ormai ripensarci era fuori discussione. Mi alzai seguendo il suo esempio e pagai la consumazione. Uscendo fuori fui riscaldato da piccoli, ma intensi raggi di sole.
Il mio cammino era stato già segnato. Neanche pensai a ciò che stavo facendo, sapevo bene dov’ero diretto. L’ospedale non era molto distante, a piedi ci arrivai in pochissimo tempo. La struttura era molto ordinata e pulita. Mi avviai con decisione verso la sua stanza e chiesi all’infermiera il permesso di entrare.
– Non svegliarlo, è sotto tranquillanti. – Ringraziai e mi sedetti dentro. La stanza era una singola, con una piccola sedia al suo capezzale. C’erano dei fiori sul comodino e capii istintivamente fossero stati portati da Leo.
Mi accostai e lo fissai con intensità. Con gli occhi chiusi e lo sguardo sereno, sembrava un bambino delle elementari, dolce ed ingenuo. Quasi non intravedevo più il ragazzo egocentrico e dominatore che mi aveva tanto infastidito. Ripensai al nostro primo incontro e sorrisi.
Non aveva senso, niente poteva spiegare quel calore che portavo nel cuore. Non passò molto. Fu lui ad aprire gli occhi sebbene inizialmente non me ne resi conto. Quando capii già ci stavamo guardando. Sembrava sorpreso di vedermi lì e fece per alzarsi ma non aveva abbastanza forza. Senza pensarci mi avvicinai a lui e lo aiutai a mettersi seduto.
– Aspetta, ci sono io. – Sam sembrava non credere a quel che vedeva, era stupito quanto me. Che ci facevo lì!
– Coco…. Io… - Era in imbarazzo. Ormai la maschera che aveva indossato per tanto tempo, si era infranta.
– Leo mi ha raccontato. Non prendertela con lui, l’ho praticamente costretto. – Lui non sembrava arrabbiato, ma il suo sguardo, da vivace, si spense.
– Adesso mi odi, vero? Non volevo imbrogliarti. Sapevo che non ti saresti ricordato di un bambino fragile come me, volevo suscitare il tuo interesse e farti ricordare, per questo ho finto di essere mio fratello. Lui è così forte e non ha paura di nulla. Si prende ciò che vuole senza chiedere. Volevo assomigliargli ma ho solo combinato un casino.– La sua voce perse sicurezza. Ritrovai quel bambino dolce ed inaspettatamente, volli sentire il contatto con la sua pelle.
Presi la sua mano e lui sussultò.
– Sono stanco di giocare, posso restare qui con te? –
Quella frase…
Uscì dalla mia bocca come guidata da uno spirito misterioso. La stessa che dissi tanti anni prima e che ci unì, adesso sembrava quasi una proposta indiretta. Non avevo idea se quella mia decisione mi avrebbe reso più felice o al contrario se me ne sarei pentito per sempre, ma in quel momento mi sembrava l’unica via.
Forse lo avrei capito ancor prima di quanto mi sarei immaginato.
Forse….


Nota: Ciao a tutte siamo al nono capitolo effettivo della storia. Se non consideriamo il capitolo special, ovvio. Waaaaaaaaaaaa grazie mille per il vostro sostegno e spero che continuerete a seguire la storia con interesse. I vostri commenti mi rianimano GRAZIEEEEEEEEEEEEEE. Detto questo, non so voi ma a me piace tanto la storia Leo/Tori ed avevo un piccolo interesse a creare su di loro una storia a parte. Vi interesserebbe? Vorreste approfondire la conoscenza della loro relazione o non vi interessa un gran chè?! Fatemi sapere grazie mille. 
  
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