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Autore: valechan91    25/01/2018    1 recensioni
Quando la sconfitta brucia, è tempo di riflettere. Quando i sentimenti nascono improvvisi...
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo con una nuova IwaOi! Sono troppo poche, meglio onorarli a dovere ed aumentare il loro poco materiale a disposizione.
Buona lettura!



 
The red string. The world just wanted to see me fail, but I can fight


 
 
 
La sconfitta contro la Karasuno bruciava, a tutti. La sera, dopo aver lasciato il club, dirigendosi verso casa dopo essersi separato da Iwaizumi, Oikawa si profuse nei propri più profondi pensieri.
Se da un lato sapeva che non fosse la fine del mondo, che avrebbe avuto l’università, avrebbe dato il meglio, ma sapeva cosa provava. Non aveva mai voluto nulla nella vita come andare ai nazionali. Una volta, una volta sola. Solo l’ultima occasione.
Sapeva di non essere un genio, di non essere proprio un talento naturale, e che in quello non aveva avuto fortuna.
Ma ce l’aveva messa tutta, lavorando duramente, sacrificando tutto.  Ma non era stato abbastanza, e aveva perso.
Qualcosa nella sua testa gli diceva di lavorare di più, di fare molto di più. E aveva perso, ancora ed ancora.
Perché era sempre lui a perdere ogni volta?
Con il pensiero fisso sulla sconfitta, Tooru iniziò a sentire freddo, sebbene fosse appena novembre. Il cuore lo sentiva bruciare, gonfio, come un peso nel petto che voleva farlo sprofondare.
“Era l’ultima possibilità. È tutto finito, adesso”.
Quel pensiero lo tormentava dall’uscita dal campo. Se fosse riuscito a tenere quella palla..
Sentì come se qualcosa lo opprimesse, e gli diceva “perché non ti arrendi, Tooru?”
Oikawa, con un sorriso mesto appena accennato, prese fiato, e ritrovò la calma.
“ Ho perso, molte volte. E non sarà l’ultima sconfitta della mia carriera.  Per chi non è un genio, non importa quanto ci tieni, quanto lavori duro, quanto ti alleni “ iniziò a riflettere
“Non vuol dire che bisogna arrendersi, lasciare tutti ai geni e non ambire alla vittoria. Io, che non sono un genio, che amo la pallavolo, avevo deciso di provare che anche i geni possono perdere contro chi è normale, quando è tempo.  Ci sono riuscito una sola volta.
Mostrerò a tutti che nulla potrà mai davvero farmi sentire perso e sconfitto, non mi arrenderò. Nemmeno se l’intero universo mi voltasse le spalle.  Sono Oikawa Tooru, e il mondo ha voluto vedermi sconfitto”
Il giorno dopo ci sarebbe stata la finale, il suo kouhai avrebbe giocato. Non ci sarebbe andato.
O almeno così pensava.
Quel mattino si svegliò, maledicendo, una volta tanto, che non ci fosse la scuola perché era domenica. E ovviamente, niente allenamenti.
Decise di uscire, ma i pensieri della sera prima lo tormentavano ancora.  Decise di distrarsi entrando in un negozio. Forse, quella fu la sua salvezza, in quel momento.
Grazie al discorso (origliato per caso) di due clienti, si trovò ancora più convinto che non era tutto finito. Del resto, durante l’intervista, subito dopo la partita, si era sentito orgoglioso nell’affidare tutto ai suoi kouhai dell’Aoba Johsai. Yahaba sarebbe stato un ottimo capitano.
Era rimasto sorpreso quando Iwaizumi aveva proposto Kyoutani come vice capitano, ma quei due potevano farcela.
Si ritrovò con un nuovo paio di occhiali e con solo qualche yen nel portafoglio, ma decise di andare a vedere la partita.  Venne raggiunto poco dopo da Hajime, che lo sorprese. Ma averlo lì gli fece tirare un sospiro di sollievo.
 
 
Dopo la finale, vinta dalla Karasuno, Tooru iniziò a riflettere. Non era finita, certo che no. Ma Hajime? Cosa avrebbe fatto? I test dovevano ancora uscire.
Si era reso conto di provare qualcosa per quel ragazzo, e il rischio di non frequentare la stessa università…
Se non  fosse stato per il suo Iwa-chan, si sarebbe davvero fatto male. Forse non sarebbe dove era adesso.
Non sapeva che Iwaizumi, in quello stesso momento, pensava le stesse cose…
Oikawa si rinchiuse in camera, e ignorò persino Iwaizumi che lo cercava al cellulare, o che cercava, come faceva da bambino, di intrufolarsi dalla finestra della sua camera.
Passò una settimana, e Oikawa si ritrovò nello spogliatoio della palestra, doveva liberare le ultime cose.
Fu lì che incontrò Hajime, venuto per lo stesso motivo.
“Perché diavolo mi stai evitando, idiota?!” Iwaizumi Hajime afferrò il suo capitano ( e migliore amico) per il colletto della maglia e lo sbattè contro l’armadietto, non accorgendosi dell’espressione sorpresa dell’altro
Era irrita, e parecchio. Era un po’ diverso dalle altre volte che si era innervosito con Tooru. 
Hajime era incazzato nero, perché quell’idiota lo aveva evitato senza che gli avesse dato una valida spiegazione, se non qualche scusa senza senso.
Così ne aveva approfittato. Sapeva che il bruno doveva, come lui, prendere le cose e per avere delle risposte lo aveva intrappolato e bloccato senza via di fuga.
“Adesso, me lo dici o no perché mi stai evitando? Perché, Kusoikawa, mi irrita non saperlo, per un qualche strano motivo!” quasi gli urlò contro, facendo adombrare l’altro.
Iwaizumi osservò come le labbra di Oikawa tremassero, come avesse afferrato la sua maglia e come premesse le mani contro il suo petto.
Tooru si lasciò cadere sul pavimento,  arrendevole, sussurrando qualcosa di incoerente con il respiro corto.
“Oikawa..”  Hajime lo seguì, finendo a terra. Lo chiamò, ma venne interrotto
“Se te lo dico… mi crederai? O mi odierai? Mi allontanerai? Mi…” smise di parlare, sorpreso quando un pugno colpì l’armadietto dietro di lui. Trasalì.
“ Per una fottuta volta” Iwaizumi quasi ringhiò, fissandolo serio “ COME FACCIO A SAPERLO E A RISPONDERTI SE NON HO LA Più PALLIDA IDEA DI COSA TU STIA PARLANDO?!”
Era irritato, doppiamente irritato. Perché Tooru non si comportava come al suo solito, in quel modo stupido e decisamente che gli dava alla testa per il nervoso, ed era ancora più arrabbiato perché non sapeva cosa gli passasse per la testa. E non gli piaceva vederlo così.
Era nervoso mentre attendeva la risposta del compagno. Il capitano della Seijou tremava leggermente e Hajime vide una lacrima scivolargli sul viso. Si sentì debole anche lui vedendolo così. Solo alcune volte, e a lui solo, Tooru aveva permesso di vedere anche il suo lato debole. E lui, alcune rare volte, aveva fatto lo stesso. Era una cosa reciprova.
“Iwa-chan.. Io… cosa… Come…”  mormorò Oikawa, con difficoltà, cercando di spiegare quale fosse il suo problema.  Si mordicchiò le labbra, osservando l’espressione mortalmente seria di Hajime. Quel viso serio e tanto attraente che da qualche tempo popolava i suoi sogni.
“ Dimmi tutto. Adesso. Non ti faro muovere da qui finchè non mi darai una risposta. Cosa è successo?”
Fu la volta di Hajime, di trasalire, vedendo Oikawa sollevare la testa e le lacrime scivolargli lungo le guance.  Allungò istintivamente la mano, ma Tooru lo fermò, capendo le sue intenzioni. Hajime dovette sforzarsi di non asciugargli le lacrime, attendendo pazientemente una risposta.
Oikawa accennò un sorriso, cercando di sorridere sul serio. Un po’ forzato, ma ci riuscì, per poi dire “Come…come reagiresti se… se ti accorgessi di.. di esserti innamorato del tuo migliore amico…  un ragazzo?” disse esitante
Il silenzio scese tra di loro, improvvisamente.
Tooru abbassò di poco la testa. Voleva vedere la reazione dell’altro, ma era anche spaventato dopo quella confessione, spaventato di vedere il disgusto dell’altro. Era terrorizzato dalla possibilità di perderlo.
Quando sentì la mano di Iwaizumi spostarlo appena, Oikawa perse la speranza. Lo aveva messo in conto. Lo aveva accettato, essere rifiutato… ma faceva troppo male.
Attese che Hajime parlasse, come se non bastasse già la sua sofferenza. Chiuse gli occhi.
“ Sei uno stupido”
Tooru sollevò la testa, guardando l’altro ragazzo e ricevendo un piccolo colpetto sulla fronte. Iwaizumi aveva gli angoli della bocca inclinati in un sorriso.
“Iwa-cha…” fu interrotto da due calde labbra sulle sue.
Tooru avvertì il mondo intorno a sé svanire, i sensi annebbiarsi. Tutto ciò che riusciva a pensare era che il suo Iwa-chan lo stava baciando, che le sue labbra erano morbide e calde.
Era tutto perfetto.
Hajime lo spinse contrò di sé, avvolgendogli la vita mentre Tooru, arrossendo appena, si aggrappava alla sua maglia. Erano ancora seduti sul pavimento, accanto agli armadietti, ma nessuno dei due sembrava avvertire la bassa temperatura.
Ad entrambi, però, venne lo stesso pensiero.
Oikawa si sorprese del bacio di Iwaizumi, e mentre si scioglieva, soddisfatto, contro di lui sentì le piccole stilettate della gelosia, chiedendosi se avesse mai baciato qualcun altro.
Iwaizumi, d’altro canto, sapeva benissimo delle fidanzate dell’altro, e provava un misto di soddisfazione e di gelosia.
Quando si staccarono, Hajime lo tenne abbastanza vicino perché i loro nasi si toccassero, fissandolo intensamente negli occhi.
“Iwa-chan…” mormorò Oikawa, senza fiato, ricambiando lo sguardo
Hajime lo fissò, e Tooru percepì dei piccoli guizzi di dolcezza in quello sguardo, incentivati dal sorriso che gli era nato sul viso. Quel sorriso felice, raro, sempre leggermente ironico.
Gli asciugò le restanti lacrime dal viso (non si era accorto di non piangere più) dicendo “ E se quel migliore amico fosse anche segretamente innamorato di lui e fosse dannatamente felice che i suoi sentimenti siano corrisposti e non a senso unico?”, usando le stesse parole dell’altro.
Oikawa riuscì solo a mormorare “Iwa-chan” prima di abbracciarlo stretto, poggiando la testa contro il suo petto, appena sotto il collo, per nascondere la singola lacrima che gli scorreva sul viso, stavolta di gioia.
Hajime ricambiò prontamente la stretta, ridacchiando leggermente.
 
 
 
Tooru, stretto tra le braccia dell’altro, aveva trovato la sua risposta definitiva.
Perché arrendersi? Non era finita, aveva ancora tanto da dare.
Era anche per il suo Iwa-chan, per i suoi amici, che non si sarebbe arreso. Oltre che per se stesso, ovviamente.
Avrebbe battuto Kageyama e Ushijima ma non da solo.
I due ragazzi finirono in due università diverse, ritrovandosi però insieme nella squadra nazionale.
Incredibile ma vero, la squadra universitaria di Ushijima, imbattuta, subì due sole sconfitte, proprio per mano delle squadre di Oikawa e di Iwaizumi.
Tooru, adesso poteva dirlo, aveva le sue vittorie.
Una sola volta, almeno, aveva battuto il suo nemico più grande.
Ma la sua vittoria più grande, nella vita, gli stava accanto ogni giorno.
Ed era un ragazzo dai capelli neri ribelli, occhi verdi limpidi come diamanti, cinque centimetri meno di lui ed un raro sorriso che a volte gli si presentava sul viso.
Tooru non poteva esserne più orgoglioso. E anche Hajime era orgoglioso di ciò che erano, e di chi fosse la persona per lui più importante.
Il mondo voleva vederli cadere. Loro si sarebbero rialzati.

Perché erano la vittoria l’uno dell’altro. 
   
 
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