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Autore: carstairsv    25/01/2018    3 recensioni
La storia di un amore accarezzato, e poi spezzato dai pregiudizi della società. Un amore eterno, ma distante.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Katsuki Bakugou, Kirishima Eijirou
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Il ragazzo tossì rumorosamente. Il suo corpo era disteso sull'asfalto bagnato, non avrebbe saputo dire se dalla pioggia o dalla sostanza cremisi che impregnava la sua maglietta, quasi a volersi confondere con l'intenso colore dei suoi capelli. Aveva la vista appannata, risate ed offese rimbombavano nella sua mente mentre un conato di vomito gli saliva alla gola. Si contorse all'ultimo calcio, abbandonandosi ad un gemito sommesso non avendo neanche più le poche forze necessarie per urlare. Sentiva le palpebre farsi pesanti, le lacrime salate rigargli il volto, forse più per la stanchezza che per il dolore, e l'ultima cosa che vide fu la figura dei suoi aggressori, che dandogli le spalle si allontanavano con disinvoltura.

Poi si svegliò e sollevò il busto d'un colpo, trovandosi nel suo letto completamente disfatto. La fronte imperlata di sudore ed il respiro irregolare. Posò le mani sul viso secco a causa delle lacrime ormai asciutte e sospirò pesantemente nel tentativo di calmare il battito incessante del suo cuore provocato da quei flashback che da giorni turbavano i suoi sogni.
Si chiese come fosse possibile che ogni esperienza vissuta potesse venir distrutta da solo quattro parole e si riabbandonò ai ricordi che ogni giorno, da ormai un mese, tornavano a galla:

"non può continuare Eijirou, dimenticami"; dopo che la frase fu pronunciata in tono quasi glaciale sentì una delle larghe maniche del suo maglione venire afferrata con decisione ed il ragazzo dai capelli rossi si trovò a fissare due iridi di fuoco che lo contemplavano quasi con amarezza, come se neanche loro stesse sapessero cosa sarebbe realmente stato più giusto fare. Quei due occhi rossi come rubini, però, parvero riscuotersi dai loro pensieri, il ragazzo a cui appartenevano abbassò il capo e lo spintonò, lasciandolo cadere rovinosamente a terra.

Il giovane scosse la testa tentando ancora una volta di eliminare ogni frammento che appartenesse a quei ricordi e si soffermò sulla finestra della sua piccola stanza. Gli ormai fievoli spiragli di luce che illuminavano le mura tappezzate da poster di vecchie band anni ottanta poco a poco andavano scemando.
Egli si portò le mani  nei capelli stringendo tra le dita le sue ciocche rossastre e sbatté le palpebre affrettandosi a prendere il telefono che aveva precedentemente posato sul comodino accanto a lui.
Sospirò ancora. Le sei del pomeriggio.
Erano settimane che tornava a casa stremato, abbandonandosi involontariamente alle braccia di Morfeo. Si trovò a domandarsi da quanto tempo fosse che non dormiva decentemente e sentì all'improvviso la necessità di prendere una boccata d'aria fresca. Ci volle poco prima di trovarsi a passeggiare per le strade della sua cittá, osservando le vetrine dei negozi con un velo d'indifferenza.
Poteva percepire da lì l'odore del mare ed il rumore delle sue onde infrangersi contro gli scogli. Fece pochi passi in avanti, ed i suoi occhi si posarono inevitabilmente sulle due enormi strutture poco distanti dalla costa.
Fu istintivo, in meno di qualche secondo si trovò a rivolgere tutta la sua attenzione all'orologio che gli fasciava il polso.
Le sei e cinquantacinque. "Tempismo perfetto", si disse con ironia ed anche un'ombra d'amarezza. Si avvicinò lentamente alle due enormi figure alte quasi otto metri che incombevano sulla spiaggia di Batumi. Un gruppo di persone era già lì, pronto ad ammirare lo spettacolo che ogni giorno, alle sette, aveva inizio.
Il ragazzo, quasi inconsciamente, si guardò attorno, come se in tutto qul tumulto stesse cercando qualcuno in particolare. Dedicò nuovamente tutta la sua attenzione alle due statue, pensado che mai se ne sarebbe stancato ed accorgendosi solo in quell'istante di quanto gli fossero mancate.

"L'uomo e la donna", così si chiamavano.
Ricordò di quando, anni prima, talmente affascinato da quelle imponenti strutture andò alla ricerca di qualsiasi storia si celasse dietro esse scoprendo che fossero ispirate ad un romanzo, una storia d'amore ma anche distruzione. "Ali & Nino". L'aveva divorata tante volte. Aveva letto la storia di un amore accarezzato, ma poi spezzato dalla guerra e la religione. Un amore che rimane eterno, ma anche distante, e mai quanto come in quel momento si trovò a comprendere ancor più ogni pagina che aveva sfogliato.
Tornò al presente quando, alle sette in puto, i primi ingranaggi iniziarono a muoversi e le statue ad illuminarsi di mille colori, mentre lentamente si voltavano l'una di fronte all'altra.
Il ragazzo, fra le chiacchiere e le risate di gioia di cittadini e turisti, ammirò per l'ennesima volta i due corpi d'acciaio avvicinarsi fino ad incontarsi ed incastrarsi l'uno nell'altro per scambiarsi il bacio che da tempo entrambi attendevano.
Fu in quel momento che lo sentì.
Un brivido di tristezza e malinconia attraversargli la spina dorsale per poi invadergli il petto.
Si trovò costretto a socchiudere gli occhi mentre tentava inutilmente di alleviare il dolore che gli torturava incessantemente le tempie. Rivide nei suoi pensieri quegli occhi, le due pozze rosse di cui si era innamorato, questa volta colme di lacrime, e potè quasi giurare di provare ogni suo sentimeto come sulla propria pelle. L'orgoglio, il pentimeto, l'insicurezza e la debolezza che mai avrebbe creduto di poter trovare nella sua persona.
Frasi sconnesse gli riempivano la testa, ma quelle che ruscì a cogliere furono più che sufficienti:

"Si dice che si ama realmente una persona soltanto se la si riesce a lasciar andare, ma io sono egoista".

"Eppure è l'unico modo che ho per proteggerlo".

"E' solo a causa mia se gli è stato provocato tutto quel dolore".


Eijirou trasalì aprendo gli occhi di scatto e sopraffatto da tutte quelle emozioni temette di non riuscire neanche più a respirare. Le persone lo guardavano incuriosite, alcune preoccupate, ma lui neanche ci fece caso. Rivolse gli occhi sgranati verso le statue che avevano ormai terminato di scambiarsi il loro bacio, da cui era nato un romantico abbraccio, capace di renderli l'uno parte dell'altra. Le statue si attraversavano tramite le scanalature d'acciaio da cui i loro corpi erano formati e prendevano poi la propria strada senza sapere se si sarebbero più rincontrate, rivolgendosi le spalle e tornando nella posizione iniziale. Uno spettacolo che durava meno di dieci minuti, eppure al ragazzo parve ne fosse passato soltanto uno da quando la mente gli si era misteriosamente annebbiata.

Si sentiva come se non avesse il controllo del proprio corpo, e si girò veso la sua destra, ancora disorientato. Sussultò quando, proprio a pochi metri da lui, vide inaspettatamente una chioma bionda e scompigliata, ma non una qualunque, bensì quella con la quale tutte le volte precedenti aveva sempre assistito al suo apettacolo preferito, mano nella mano.
Incrociò dopo settimane lo sguardo che ormai poteva soltanto vedere nei suoi ricordi e vi trovò la sua stessa disperazione, il suo stesso terrore, la consapevolezza di dover dire addio a l'unica persona che avesse mai realmente amato ma con la quale, per la società, non avrebbe potuto mai condividere il suo futuro. La consapevolezza che anche lui, per quello che fu più di un solo attimo, aveva compreso ogni suo sentimento e preoccupazione, come se i loro pensieri e le loro menti si fossero scambiate, proprio in contemporanea ai corpi delle due sculture.
Per quanto entrambi le amassero, proprio in quell'istante ricordarono i momenti in cui, abbracciati l'uno all'altro sotto gli sguardi a volte confusi, altre contrariati o persino disgustati e raramente d'ammirazione delle persone, ragionavano e litigavano scherzosamente su quanto quell'opera non potesse divenire la loro opera.

"L'uomo e la donna, non l'uomo e l'uomo" puntualizzava il ragazzo, i ciuffi biondi come il grano scompigliati dal vento a coprirgli un lieve sorriso, nato al pensiero di quanto poco in realtà gliene importasse.
Era così che Eijirou ricordava Katsuki Bakugou, il suo amante.
Un ragazzo dal carattere forte e carismatico. Gli occhi della determinazione ed il ghigno accattivante della competizione.
Erano tanti piccoli dettagli che fin da subito avevano attratto il ragazzo dai capelli rossi, quasi fino alla pazzia. Dettagli che però sapeva bene, utilizzava unicamente per nascondere un grande cuore.
Un cuore che, benché comandato in parte dalla paura, era stato disposto persino a mettere da parte la propria felicità allo scopo di difendere la persona di cui si era inevitabilmente infatuato. E mentre le persone indietreggiavano tornando alle proprie commissioni, loro rimanevano lì. Il rosso intenso della vittoria, adesso un po' meno acceso del solito, incatenato alle ceneri nere della rassegnazione, immobili a consumare il loro amore.



 
Angolo "autrice".
Ebbene si, ce l'ho fatta anche io.
Perdonatemi se questo piccolo spazio me, di cui essenzialmente non frega nulla a nessuno, diverrà più lungo della storia, ma ci sono talmente tante cose che vorrei dire e non saprei proprio da dove iniziare.
Questa è la prima storia che pubblico qui su efp (e sinceramente ancora non ho ben chiaro come si usi lmao), ed è sicuramente la prima che tratta di una tematica che realmente mi sta a cuore e che riesco a portare avanti con un minimo di soddisfazione. Il racconto è breve e mi rendo conto di quanto non sia un grande capolavoro, nonostante ciò per me significa più di quanto a qualsiasi lettore possa sembrare e spero sinceramente che non vi abbia deluso perché per me è un piccolo grande traguardo. Sono anni che tento, anche solo per un piacere personale, di portare qualche "contenuto" su questo profilo, ma finisce sempre con una me disperata che strappa pagine di bozze che, anche se obiettivamente buone, non riescono mai a convincermi.
Questo racconto é nato in realtà da un progetto scolastico, ovviamente poi ampliato e modificato secondo le circostanze per essere pubblicato. Per quanto sia corto e apparentemente "spoglio", elaborarlo é stato più complesso del previsto e non posso quindi non ringraziare delle mie care amiche che mi hanno sostenuta moralmente e che mi hanno dato idee fondamentali per la stesura, tirandomi da bocca i vocaboli più stupidi ed ovvi che dopo ore di scrittura non riuscivo neanche a ricordare. Ovviamente, un importante ringraziamento va anche e soprattutto ai Radiohead che quando si tratta di scrivere sono sempre i primi in playlist a tenermi compagnia. Ultimi, e certamente non per importanza, Bakugou e Kirishima che fin dall'inizio mi hanno ispirata per ogni scena di questa piccola vicenda (come sempre tra l'altro).
Ho altri racconti da mesi nelle bozze e spero veramente che un giorno possiate leggerli aggiungendoli a questa raccolta, per ora confido nel fatto che riusciate a comprendere cosa volevo trasmettere con questa piccola storia, forse a tratti un po' contorta e confusionaria.
Conoscendomi, avrò certamente dimenticato qualcosa di importante, ma per qualsiasi cosa potete cercarmi always and forever su twitter, @/carstairsv (quanto sono youtuber) o potete semplicemente scrivermi qui su efp per qualsiasi genere di chiarimento, correzione, parere o consiglio.
Detto questo, mi scuso per il papiro e vi consiglio vivamente di cercare qualche video dell'opera d'arte, a mio parere meravigliosa, che mi ha affascinata fino a renderla uno dei personaggi principali di questo racconto.

Alla prossima, Ria xx.
 
  
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