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Autore: Pakolite    26/01/2018    0 recensioni
Per proteggere l'equilibrio tra Bene e Male, lo Splendente, cerca una vittima da trasformare in un Messia ovvero una creatura di oscurità capace di grandi cose. Con il suo aiuto, lo Splendente, vorrebbe ripopolare il suo esercito infernale in vista della battaglia più grande che l'umanità abbia mai visto. Battaglia che vedrà come protagonisti i due schieramenti nemici da sempre:
Bene e Male.
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                                                                                                             6 Gennaio 1448


L’oscurità scendeva velocemente in quei giorni. Era appena suonata la campana della messa delle diciassette, e sul mondo era già calata la notte.
Quel giorno il sole non si era visto molto. Pesantissime nubi scure avevano coperto il cielo, fin dalle prime ore dell’alba. Alcuni deboli e timidi raggi solari avevano fatto capolino verso l’ora di pranzo, ma si erano ritirati subito. Troppo deboli,  freddi, per potere sconfiggere quella oscurità. La gente, in strada, si era fermata a fissarli, stringendosi negli scialli e negli stracci.
Erano giorni freddi, quelli. Bui e freddi. Il gelo avvolgeva il villaggio con le sue spira scheletriche. Era un brutto periodo per i poveri. La chiesa era piena di senzatetto, che non si sapeva se avrebbero visto la primavera.
In quei giorni, il villaggio era nominato “buco dimenticato dal Signore”.

Il suono delle campane svanì, sostituito dallo stridio del vento e dal passo frettoloso dei religiosi coraggiosi che avevano affrontato melma e freddo per la messa.
Una figura avanzava veloce, ma con attenzione, per evitare di scivolare nella poltiglia che si era formata per strada. Misto di fango, urina, escrementi ed altra roba non identificata. Purtroppo, andava di fretta. Mise un piede in un punto sbagliato e inciampò, rovinando a terra con un tonfo pesante. La figura si lasciò sfuggire un gemito e un’imprecazione. Cercò di mettersi a sedere, umiliata e furiosa. Si passò una mano sulla faccia e, livida dalla rabbia, si rialzò.
Si guardò i piedi e vide che lo scarpone sinistro era andato distrutto. Sospirò, aveva sperato che durasse qualche altro mese, il tempo giusto per risparmiare qualche altra moneta.
Pensò che aveva avuto l’occasione di comprarsene di nuovi, ma quella stupida leggenda la perseguitava. E lei era una mamma, aveva delle priorità.
Si sistemò lo scialle e si avviò lungo la strada buia. Sentiva prurito e l’odore che emanava non era tra i più belli. Ma doveva andare. Era già tardi. Aveva promesso che sarebbe rientrata subito.
Mentre camminava, sentì come uno sguardo che la seguiva, ma la donna nonostante si guardasse attorno, non vide nulla.
Finalmente arrivò a casa; spalancò la porta ed entrò nella cucina, vuota, fredda e buia. Serrò la porta alle sue spalle e gettò lo scialle sul tavolo vuoto.
-Sono qui- gracchiò, mentre avanzava a grandi passi verso una seconda stanza. Questa tenuemente illuminata ed era più calda per via del piccolo caminetto che si trovava in un angolo. Al centro della stanza c’era un letto, occupato da una figura minuta e molto pallida, sudata.
-Sono qui- ripeté, togliendosi i vestiti lerci e afferrando una casacca leggermente stropicciata dalla sedia. La infilò e si diresse al letto, dove la figura non si muoveva.
-Tesoro, sveglia- balbettò la donna, scuotendo la spalla nuda del figlio. Gli scostò i capelli dal viso pallido e sorrise debolmente, mentre sentiva gli occhi bruciare.
Era sempre stato un bambino delicato, ma era andato avanti. Poi c’erano state quelle tragedie, una dopo l’altra che non avevano fatto altro che aggravare la situazione.
Prima la morte del padre, con conseguente povertà. La perdita della casa. Avevano vissuto una settimana come senzatetto. E la salute ne aveva risentito.
La donna guardò il figlio e sospirò. Sulla sedia, accanto al letto, c’era un pacchetto: il suo regalo di Natale. Regalo che non aveva ancora potuto scartare. Regalo che conteneva dei vestiti nuovi, che lo avrebbero protetto dalla vecchia della leggenda.
Accarezzò il volto del figlio e alzò lo sguardo sul crocifisso al muro. Lo pregò di nuovo, intensamente. Dovevano salvarlo. Giunse le mani in preghiera e scivolò a terra, sulle ginocchia.
Il medico del villaggio diceva che non c’era niente da fare. Aspettare la sua dipartita. Ma lei non poteva arrendersi. Come poteva una madre arrendersi? Non aveva forza o soldi, ma aveva un potere: la fede. E secondo il vecchio viscido sacerdote, “la fede è l’unico nostro potere in questo mondo distrutto e vuoto”.
All’improvviso si alzò uno strano vento gelido e la finestra si spalancò, facendo sobbalzare la donna che corse -confusa e spaventata- a chiudere le imposte. Tornò al capezzale del figlio, con il cuore che batteva veloce e una strana sensazione che le scivolava addosso.
Giunse di nuovo le mani in preghiera. E una voce parlò.

-Loro… lui, non lo salverà- disse. Era una voce fredda, priva di tono e di emozioni.
La donna urlò e si voltò, con il cuore in gola. Vicino al camino c’era una figura altissima, che sfiorava appena il soffitto. Era coperto da testa ai piedi. Si vedeva solo il mantello, vecchio e nero come le ombre.
-T… tu chi s… sei?- balbettò la donna, stringendosi le mani al petto. La figura si spostò ancora più vicino al camino. Si mosse con naturalezza, quasi fosse un essere incorporeo.
-Puoi chiamarmi semplicemente Splendente o Mio Signore- ghignò lui. La donna, incredula, mimò con le labbra la parola Splendente.
-Sono qui per una questione importante disse lui.
-Ma…-
-Silenzio, qui parlo io- la interruppe subito. La sua voce frustò la donna con tale potenza, che lei chiuse la bocca e aspettò. -Ho una proposta. E’ più di quello che potrebbe offrirti l’altra parte- disse con un tono divertito, facendo un cenno con la testa e indicando il crocifisso.
-Posso salvare tuo figlio-.
-Come?-
-Ho detto silenzio, mortale- sibilò lui e la donna annuì, alzandosi per fronteggiare quella figura.
-Devi sapere una cosa. All’inizio dei tempi ci fu un patto. Un patto che stabilisce una sorta di equilibrio tra bene e male. Ci deve essere sempre un equilibrio, una parità, sempre- disse mettendo enfasi sull’ultima parola. Avanzò verso il letto e guardò il bambino che, ora, tremava come una foglia sotto il sottile lenzuolo sporco.
-Ogni volta che non c’è equilibrio, una parte o l’altra deve intervenire per ripristinarlo- continuò lo Splendente, voltandosi verso la donna. -Beh, eccomi qui. Devo intervenire e qui entri in gioco tu-.
-Io?-
-Esatto. Devi solo dirmi di sì, un semplice sì e tutto ti sarà dato-.
-Tutto?-
-Se tu mi aiuterai a ripristinare l’equilibrio, io salverò tuo figlio. Vivrà in semplici parole. Altrimenti… beh, è giunta la sua ora-.
Il silenzio cadde nella stanza e la donna guardò il figlio, mordicchiandosi le labbra. Non sapeva cosa fare. Aveva paura di fare una decisione sbagliata. Non sapeva da che parte stava lo Splendente… ma a lei interessava davvero, in fin dei conti? Lei… voleva solo salvare il figlio. Non le importava chi avesse vinto o meno, egoisticamente parlando.
-Il tempo scorre-.
-Cosa dovrei fare?-.
-Tutto quello che serve per aiutarmi a ristabilire l’equilibrio-
-Tipo?-
Sembrò che la figura si facesse più alta, più grossa. -Omicidio- rise lui, -Ogni anima pura e religiosa che uccideremo, che convertirai alla nostra parte, sarà un punto per noi. Ogni fedele che perderà la fede… punto!-.
La donna guardò il crocifisso e abbassò la testa. Voleva scappare, fuggire. Era disgustata, inorridita da quella proposta.  Ma allo stesso tempo… avrebbe salvato suo figlio! In quel momento la figura nel letto cominciò a tremare, come se fosse stato in preda a delle convulsioni e a respirare a fatica.
-E’ ora. Non sarà così brutto, donna. Immortalità, poteri e tuo figlio. Devi solo pronunciare quella parola! Dimmi di sì!-.
La donna guardò il figlio, poi spostò lo sguardo sul crocifisso. Infine guardò lo Splendente.
-Sì-. 

   
 
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