Ed eccoci subito di ritorno con una nuova IwaOi!
Sto riuscendo a mantenere quasi del tutto di pubblicare una IwaOi al giorno. Il canon ufficiale va diffuso.
Visto che vengono maltrattati da persone cattive che si permettono di giocare con altrui persone, pensiamo a riordinare le cose e a diffondere il vero amore ufficiale. Perché IwaOi si shippa e basta, come assoluto.
Buona lettura!
 
 
 
Sekai wa koi ni ochiteiru
 
 
 
 
 
Le cose per Oikawa iniziarono ad andare male dopo la sconfitta, l’ennesima, contro la Shiratorizawa. Non bastava che quel mostruoso Ushijima, con la sola forza bruta (figurarsi se quello sapeva cosa volesse dire provare emozioni), li avesse battuti. Ma ci si metteva anche altro.
Non sapeva se fosse perché erano al terzo anno, ma la decisione dei titolari del terzo anno di rimanere in squadra per il torneo primaverile ebbe degli esiti insperati.
Non ci fu solo l’idea di Matsukawa, che ebbe abbastanza successo, di vendere le foto del capitano a prezzo stracciato (complice Iwaizumi). Ma il loro vicecapitano Hajime iniziò, come lui, a ricevere dichiarazioni dalle ragazze.
Oikawa Tooru non poteva accettarlo. Non era tanto l’idea che il suo migliore amico attirasse delle ragazze. Aveva sempre pensato che, anche se meno di lui, Hajime fosse davvero un bel ragazzo.
Alto nella media, muscoloso senza eccessi, gambe toniche, sedere che…
Ogni volta sentiva i brividi lungo la schiena, e se pensava a quelle lettere sentiva un peso sul petto.
Fu dopo la sconfitta, stavolta ad opera della Karasuno, a capirne il motivo.
Negli spogliatoi, le sensazioni e il perché di quello che sentiva furono una doccia fredda. L’amarezza della sconfitta si mescolò al piacere della nuova scoperta.
Aveva inconsciamente amato Hajime da sempre, tanto che il confine con l’amicizia non sapeva più dove fosse. Tenne tutto dentro.
Ovviamente, come se non bastasse, ci si mise pure Ushijima. Con quale diritto gli diceva che aveva sbagliato? Chi era lui per dirlo?
Da parte sua, erano nemici. Per Ushijima, probabilmente un rivale come un altro, una persona che riconosceva talentuosa ma che sapeva di battere, ormai, ad occhi chiusi.
Oikawa non aveva mai sopportato quell’arroganza.  Ai nazionali avevano perso, quindi aveva poco di cui vantarsi.
Non che lui potesse, certo.
 
 
 
Le cose peggiorarono dopo che i ragazzi lasciarono la squadra, o almeno lo pensò Tooru. Le lettere ad Iwaizumi aumentarono, e qualcuna ebbe anche il coraggio di dichiararsi di persona.
Oikawa le vedeva, dalle finestre, nelle aule. Stringeva i pugni. Non aveva alcun diritto, e non aveva la certezza di non rovinare qualcosa per lui prezioso.
Aveva paura del rifiuto, ma ancor più paura di perderlo. Il rifiuto poteva superarlo.
Non lo evitava, e si sentiva uno stupido masochista.
Hanamaki e Matsukawa erano preoccupati, ma decisero per il detto “tra moglie e marito non mettere il dito”.
La coppia sposata dell’Aoba Johsai ce l’avrebbe fatta.
Non notava, però, che Hajime lo osservava sempre. Era preoccupato, percepiva qualcosa nell’altro.  E sapeva ciò che provava già da tempo.
Senza avere il coraggio di dirlo, per non perdelo, e senza nemmeno dirgli che leggeva ed ignorava ogni lettera e che rifiutava ogni dichiarazione.
Innamorarsi del proprio amico d’infanzia, non sapere quando quel legame di amicizia fosse superato, aver paura di perdere la persona a cui maggiormente temiamo, era una bella gatta da pelare.
 
 
Quella sera, Oikawa iniziò a riflettere.
Giunse alla conclusione che non era da lui rinunciare a qualcosa.
Se devi colpire, fallo finchè non si spezza. Sarebbe stato doloroso, ma voleva rischiare. Doveva rischiare.
Il giorno dopo, chiese ad Iwaizumi di incontrarsi nell’atrio della scuola dopo le lezioni.
Peccato che, proprio lì, poco prima del loro appuntamento, l’ennesima ragazza si stava dichiarando ad Hajime.
Lui aveva lasciato la sua ragazza dopo la partita. Beh, era stato un tira e molla continuo, e le litigate per la pallavolo erano state troppe.
Strinse i pugni. Non si sarebbe fatto portare via anche lui.
La ragazza andò via, ma stavolta lo vide chiaramente. Hajime l’aveva rifiutata.
Si avvicinò all’altro dopo qualche minuto.
Non passò molto tempo prima che Tooru si decidesse ad esprimere ciò che sentiva. Tutta la paura, tutti i sentimenti che provava per Hajime, li espresse con calma, sforzandosi di rimanere lucido, come fosse la sua partita più importante.
L’alzatore era quello che dirigeva la squadra, non avrebbe perso.
Quando vide lo sguardo smarrito dell’altro, strinse i pugni, sentendosi perso.
Ogni cosa a cui teneva finiva per perderla.
Mentre una singola lacrima gli sfuggiva dagli occhi, si sentì afferrare per le guance, lentamente, e sentì delle labbra sulle proprie. Iwaizumi lo stava baciando.
Chiuse gli occhi, stordito, ricambiando il bacio.
Quando si staccarono, vide Hajime inclinare leggermente la testa, le guance appena rosse e gli angoli della bocca inclinati in un sorriso.
“Ti amo anche io, Oikawa”
Bastarono solo cinque parole, Tooru e sentì come se il mondo girasse finalmente nel verso giusto.
Poggiò la fronte sulle spalle forti dell’altro, nell’incavo del collo, respirandone il profumo.
Hajime gli avvolse la vita con le braccia, passandogli una mano tra i capelli.
Era l’inizio della più famosa storia d’amore dell’Aoba Johsai e della Tokyo University.
Se iniziarono la carriera universitaria separati, Hajime chiese il trasferimento al secondo anno, e dopo parecchie pratiche burocratiche erano di nuovo uniti.
I loro genitori avevano affittato loro un appartamento e vivevano insieme.
Alla fine del loro secondo anno all’università, arrivò la convocazione in nazionale.
La loro strada era  soltanto all’inizio.
 
 
 
 
Alla prossima IwaOi!