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Autore: Vago    27/01/2018    3 recensioni
Questo mondo è impazzito ed io non posso farci nulla.
Non so cos'hanno visto in me, ma non sono in grado di salvare chi mi sta vicino, figurarsi le centinaia di persone che stanno rischiando la vita in questo momento.
Sono un allenatore, un normale allenatore, non uno di quegli eroi di cui si parla nelle storie sui Pokémon leggendari.
Ed ora, isolato dal mondo, posso contare solo sulla mia squadra e sulle mie capacità, nulla di più.
Sono nella merda fino al collo. No, peggio, sono completamente fottuto.
Non so perchè stia succedendo tutto questo, se c'entrino davvero i leggendari o sia qualcosa di diverso a generare tutto questo, ma, sicuramente, è tutto troppo più grande di me.
Hoenn, Sinnoh, due regioni in ginocchio, migliaia di persone sfollate a Johto dove, almeno per ora, pare che il caos non sia ancora arrivato.
Non ho idea di come potrò uscirne, soprattutto ora che sono solo.
Genere: Avventura, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Rocco Petri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Risalii la scala di cemento, tornando all’interno del salotto della casa di mia madre.
Magari, una volta che fosse tornata da Johto, se mai riuscirà a tornare, potrei venirla a trovare.
Prima, però, devo risolvere quel piccolo problema di merda che è Arceus.
Dannazione, spero solo che in questa chiavetta ci siano le sacre scritture e non la lista della spesa, perché non ho voglia di crepare, non adesso e non per mano di quello stronzo, almeno.
Feci rientrare Blaziken, sostituendolo con la mia povera Gardevoir. La stavo sfruttando troppo, ultimamente, ma, in ogni caso, non avrei mai osato usare Swellow, anche se fosse stato in forma. I cieli sono un posto decisamente troppo pericoloso.
- Forza, andiamo a Ciclanova, poi potrai riposarti. Promesso. –
Strinsi la mano del mio compagno, chiudendo gli occhi mentre il mondo e il mio corpo perdevano solidità.
Probabilmente, se esiste un limite di teletrasporti prima di cominciare a risentirne, io l’ho già superato da un bel pezzo.
Sospirai, o almeno ci provai, perché non riuscii a percepire nessuna aria entrare nei miei polmoni, in quel mondo sfocato.
Ricomparii nel laboratorio C di Ciclanova, quasi nel mezzo del campo da allenamento.
Avrei fatto curare i miei pokémon al macchinario di quella stanza, ma, prima, avevo altro da fare.
- Loren! – Urlai, dirigendomi verso la porta del laboratorio B.
Aprii la porta, trovandomi quattro volti che si sollevarono quasi all’unisono.
Uno era Loren, una era la ragazza che mi ricordavo dal corso per allenatori, mentre gli altri due erano perfetti sconosciuti.
Mi morsi l’interno della guancia, pensando a cosa era davvero importante in quel momento.
I nomi decisamente non rientravano nella mia lista. I loro nomi, per lo meno.
- Ciao a tutti. Sono Nail, siete vivi grazie a me e ai miei due compagni di viaggio. Le presentazioni a dopo. Loren, hai fatto quel che ti avevo chiesto? –
Il ranger si alzò dalla sedia che lo ospitava, lasciando il proprio computer per parlarmi.
- Si, abbiamo capito qualcosa di come funziona questo sistema. Le conoscenze informatiche di Arenne ci sono state utili. I computer dell’ingresso non contengono cose interessanti, quelli del laboratorio A sono al momento completamente occupati nel monitorare le condizioni vitali dei due ragazzi nelle capsule, quindi gli unici utili sono questi, anche se… -
Alzai una mano, per intimargli di stare zitto.
Arenne. Ecco come si chiamava quella ragazza.
Vabbè. Non mi interessa.
- Ho qui qualcosa per te. Spero possa essere utile. –
Lanciai a Loren la chiavetta che tenevo in tasca.
Lui la guardò per poco più di un secondo, cercando di capire cosa fosse. Quando poi ci riuscì la porse all’allenatrice dai corti capelli biondi, che la prese dalle sue dita e la piantò con forza nel primo computer che si trovò davanti, sedendosi nel mentre sulla sedia che gli stava di fronte.
Aggirai il bancone, portandomi alle spalle di Arenne in modo da poter vedere lo stesso schermo che guardava lei.
Per qualche secondo non successe nulla. Non ero un esperto di quella roba, ma, normalmente, almeno un messaggio usciva.
Poi una finestra nera occupò lo schermo nella sua quasi totalità, dentro questa, stringhe di bianco codice cominciarono a correre veloci, fermandosi solo quando era richiesto un piccolo caricamento.
Passarono almeno cinque secondi senza che nessuno osasse muoversi, notai appena le dita di Arenne stringersi attorno al mouse che artigliava.
La finestra si richiuse, lasciando il posto a un programma che parve avviarsi da solo, per poi chiudersi anch’esso.
Per un attimo il desktop ci guardò incredibilmente vuoto.
Ma non durò per molto.
Una cartella si spalancò davanti ai nostri occhi, i file in essa contenuti parvero decisi ad aprirsi senza che noi potessimo far nulla.
Tutti i monitor in sospensione della sala si riattivarono, mostrando ognuno grafici e documenti diversi.
- Che diavolo era quella roba? – chiesi alla ragazza dalla testa ancora avvolta in poche bende pulite.
- Credo… - si fermò un attimo, forse cercando di leggere quello che aveva di fronte – Credo che ci fosse un virus particolare in quella chiavetta, o un programma fatto apposta. Il fatto strano è che sapeva esattamente dove andare a prendere i documenti contenuti in queste memorie. Non vorrei sbilanciarmi, ma credo che questo programma sia stato creato qua dentro. –
Diedi una leggera pacca sulla spalla destra di Arenne con la mia mano ancora sana, come per congratularmi con lei.
- Va bene. Ho bisogno di uno sforzo da parte di tutti voi. Ognuno di voi si prenda un computer e studiatevi quello che ne è uscito. Se trovate qualcosa che c’entra con… Arceus, styler, Monte Camino, Custodi, Leggendari in generale o legame fatemelo sapere. Io vado a dormire di là, devo mandare un messaggio. –
Tre paia di occhi mi guardarono straniti e scocciati.
- Non sto scherzando, tra una decina di minuti dovrei riuscire a tornare da voi. Oh, già, cominciate a metabolizzare il fatto che avrete un Darkrai e una Cresselia che gireranno qua dentro. A dopo. –
Quasi fuggii da quella sala, puntando direttamente al dormitorio.
Dovevo assolutamente dare mie notizie a Karden e Mary.

Fredde catene mi si strinsero attorno, sentivo ogni singolo anello stringermi il corpo, il fiato mi mancava, il petto non sembrava volersi sollevare.
Mi ritrovai boccheggiante, immerso nel nulla più assoluto.
Dannazione, avrei dovuto farlo fare a Loren.
Sentivo la testa scoppiare. Probabilmente sarei morto lì.
Ogni volta era peggio. Ogni incubo era peggio. Se non mi avesse ucciso quel bastardo ci sarebbe riuscito Karden.
Finalmente, dopo un tempo interminabile, mi comparve davanti Darkrai. MI stupii nel sentirmi sollevato alla vista della sua criniera bianca.
Faticai ad aprire la bocca ed ancor più nel costringermi a parlare.
- Ho trovato qualcosa. Credo informazioni sulle ricerche, ma non ne sono sicuro. Se siete sicuri di non esporvi potete tornare alla base. Siate cauti. Ho finito. –
Le catene finalmente mi lasciarono respirare, mentre i neon che illuminavano il dormitorio tornavano a infestare il soffitto del locale.
Ero di nuovo madido di sudore. E ancora non mi ero riuscito a fare una doccia dall’ultima volta.
Che schifo la vita.
Mi rialzai dal materasso duro più stanco di quando mi ero sdraiato, tornando a dirigermi verso il laboratorio pullulante di persone.
Mi venne in mente un piccolo particolare.
In quei quattro ragazzi attivi, mancava il primo allenatore che si era svegliato. Mi sarei dovuto informare sulle sue condizioni, se avesse avuto una ricaduta o si stesse solo riposando dopo un turno di guardia, ma non ero nella condizione mentale giusta.
Avevo lasciato quella topaia in mano a Loren e la sua piccola combriccola di mezzi morti, se la sarebbero sicuramente cavata e, se fosse successo qualcosa di importante, sicuramente mi avrebbe messo al corrente.
Rientrai nel laboratorio B quasi trascinando i piedi. Non dovevo avere una bella cera, visti gli sguardi che si posarono su di me, ma non ci diedi peso.
- Avremo ospiti tra non molto, se tutto va bene. Intanto, avete trovato qualcosa? – mi passai una mano sul volto, ritrovandomi il palmo bagnato.
Che schifo.
- Vieni a vedere questo. Ho cercato di mettere assieme tutti i tuoi parametri di ricerca cercando di darci un senso logico. – mi disse Arenne, spostando la sua sedia di lato, in modo da lasciarmi spazio accanto a lei.
Mi chinai sullo schermo che mi aspettava cercando di concentrare tutte le mie energie mentali nel tentativo di capire cosa avevo davanti.
La prima scheda che vidi era un insieme di risultati di test.
Ci impiegai un attimo a collegare ogni valore alla rispettiva dicitura, ma riuscii, alla fine, ad intuire a cosa si riferisse quel documento.
Era riferito al legame tra un Custode e il proprio leggendario. Encefalogrammi, variazioni di quelle che sembravano aure e, soprattutto, note a piè di pagina lasciate da chi ci aveva lavorato.
“Pare che l’influenza dell’aura del leggendario crei un “alone di rispetto” attorno al Custode. Ciò si ripercuote sulla paura che provano i pokémon selvatici nei suoi confronti e nella consecutiva impossibilità di sviluppare un legame con questi ultimi. Più un pokémon leggendario è alto nella gerarchia cosmologica, più “l’alone di rispetto” è pressante. Ciò può portare nella fuga dei pokémon selvatici dal Custode e da una reticenza dei pokémon degli allenatori nell’avvicinarsi, per combattere o meno.”
Tutto questo, però, già lo sapevo, avevo bisogno di ben altro per rispedire Arceus in cielo a calci in culo.
Prossimo documento.
Questo era più facile, o, per lo meno, più comprendibile.
Era un progetto con tanto dello schema dei componenti di uno Styler.
“La funzione dello Styler si basa sull’influsso dei cerchi generati dalla punta dello strumento attorno al pokémon. Ogni cerchio genera una carica elettromagnetica rapportata alla dimensione di ogni anello. È possibile che una quantità sufficiente di cerchi completi sufficientemente grandi possa rendere estremamente amichevole un qualunque pokémon. È una teoria viabile che il legame che unisce un Ranger a un pokémon reso amichevole sia molto simile, ma meno potente, di quello che lega un Custode a un Leggendario.”
Questo era già più interessante. Non mi ero sbagliato con quel macchinario sul Monte Camino, era davvero una versione ingrandita di uno styler e, poco ma sicuro, quei cerchi erano sia tanti che grossi.
Prossima pagina.
Avevo decisamente trovato qualcosa di grosso. Grazie papà.
Una serie di pagine scannerizzate, probabilmente provenienti da un vecchio testo scovato in chissà quale biblioteca, comparirono sotto i miei occhi.
“Secondo le traduzioni più autorevoli, Arceus, padre di tutti i leggendari, risiede nei cieli. Un artefatto risalente alle antiche civiltà si dice essere in grado di richiamare questo pokémon sulla Terra. Secondo le suddette traduzioni, più si è in alto sul livello del mare, meno bisognerà utilizzare l’artefatto per richiamare il Leggendario. L’artefatto in questione è il Flauto Cielo ed è possibile che, suonandolo con sufficiente intensità, si possa richiamare Arceus a qualunque altitudine. Il potere però necessario per fare ciò, però, potrebbe causare diverse anomalie tra i Leggendari. Questo è verosimile poiché tutti i Leggendari sono stati generati e sono parte di quell’energia che pare essere contenuta nel Flauto. Ciò però è destinato ad essere solamente una teoria, poiché non verificabile senza provocare probabili disagi.”
Cazzo. I maremoti, la pioggia, il vulcano, il Monte Corona.
Aspetta, com’è possibile che sia sopravvissuto alle eruzione del Monte Camino, se era all’interno del suo cratere?
Merda, potrebbe aver fatto un primo tentativo sul Monte Corona, ecco perché Jacob era Sinnoh. Il Monte Corona era appena crollato perché avevano fatto un errore, probabilmente hanno sbagliato qualcosa nell’evocazione.
Ed ecco anche spiegato quel po’ di bel tempo che ho trovato nel mio viaggio. Stavano spostando i macchinari sul Monte Camino, tutto era fermo.
Un ultimo file mi aspettava.
“È probabile che tutti i pokémon leggendari debbano sottomettersi alle regole di tutti i pokémon. Ciò comporta la possibilità di conoscere e utilizzare solamente quattro mosse e non potersi spingere oltre alla possibilità dei loro PP. Allo stesso modo pare non siano in grado di utilizzare strumenti costruiti dagli uomini. Queste sono caratteristiche comuni a tutti i leggendari studiati da quando questi laboratori sono in funzione ed è verosimilmente ampliabile a tutti i Leggendari esistenti.”
Forse ho un piano. Forse.
La battaglia più brutta che ho mai portato a termine l’ho vinta contro un tipo con un solo pokémon decisamente più potente dei miei, ma… meh. Non mi era piaciuta quella tattica, specialmente per quello che implicava, per quanto avesse funzionato, alla fine. Dopotutto Jacob ha provato ad applicarla con me, anche se non volontariamente, probabilmente.
Ci avrei pensato poi, per il momento dovevo solo aspettare Karden e Mary. Dovevo allontanarli.
Avevo intenzione di provare a mettere la parola fine a quella situazione. Ero stanco e volevo solo vedere tutto tornare alla normalità. Nel caso in cui avessi fallito, però non volevo che due leggendari potessero perire.
- Avete fatto tutti un ottimo lavoro. – dissi, tornando a raddrizzare la schiena – Se ve la sentite potete scappare a Johto, sembra che là la situazione sia accettabile. Io cercherò di rispedire in cielo Arceus, questo è il piano. Grazie ancora a tutti. Io ora ho bisogno di dormire. –
Aggirai di nuovo il bancone, tornando ancora una volta verso il dormitorio, sperando che Darkrai fosse soddisfatto e non volesse tornare a farmi visita.
Avevo un dannato bisogno di dormire.
- Sei sempre così stronzo? – chiese una voce alle mie spalle.
Arenne mi stava guardando con occhi carichi di sfida, mentre Loren e quello che mi sembrava un allenatore dai capelli castani e dalla barba che gli cresceva incolta sul viso la guardavano terrorizzata, come se avesse detto qualcosa di sacrilego.
L’altro ranger, un tipo tozzo dai capelli biondi si era messo in disparte, non sapendo bene se guardare me, Arenne o il pavimento, finendo per fare tutte e tre le cose.
Mi voltai, permettendomi una risata stanca.
- Hai ragione. Scusa. Solo… hanno provato a uccidermi, a seppellirmi vivo e sono settimane che non dormo decentemente. Ma dopotutto è più o meno quello che è successo a voi. Scusate. –
Mi sentii incredibilmente sollevato, dette quelle parole. Ma, forse, fu solo una mia impressione.
Aprii la porta e tornai a dirigermi verso il dormitorio, bramando quelle lenzuola come se fossero fatte d’oro.
   
 
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