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Autore: Myra11    28/01/2018    1 recensioni
Sequel di "Bring Me Back To Life".
Cinque anni dopo aver sconfitto l'oscurità ed essere miracolosamente sopravvissuti, Noctis è il re, e Nyx conduce una vita tranquilla al fianco di Lunafreya. Finchè gli spettri non tornano a tormentarlo, e tra di loro, uno molto particolare...
[Dalla storia]
Il fantasma gli sorrise, ma fu più un ghigno crudele.
"Se non sono reale, come posso fare questo?" Gli domandò con aria divertita,e poi affondò la spada dritto nel cuore della recluta. Fu così improvviso che Nyx quasi non si accorse del sangue che sgorgava dalla ferita.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lunafreya Nox Fleuret, Noctis Lucis Caelum, Nuovo personaggio, Nyx Ulric, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 34
 
-Fu come se l’ultimo pezzo del suo cuore, ciò che ancora lo ancorava a quel posto, si staccasse da lui per precipitare nel vuoto.-
 
Dal matrimonio della figlia, trent’anni prima, Nyx aveva perso praticamente tutto.
Quando i suoi nipoti avevano quindici anni, Noctis era morto nel sonno, e Nyx aveva montato la guardia per quasi tre giorni sotto una pioggia inclemente, senza muoversi né parlare, davanti al mausoleo del re.
Gladio aveva abbandonato la capitale due giorni dopo il funerale, e nemmeno la sua famiglia, e i suoi tre figli sapevano dove fosse.
Prompto aveva fatto ritorno ad Hammerhead, e molti di coloro che arrivavano ad Insomnia parlavano del vecchio nostalgico che trascorreva le sue giornate tra gli album fotografici.
Ignis era rimasto, ma si vedeva sempre di meno in giro.
Qualche anno dopo era giunta la notizia della dipartita di Cindy, e meno di un mese più tardi, un contingente di soldati aveva portato il corpo smembrato di Aranea, quasi fatta a pezzi.
Avevano detto che era morta com’era vissuta, con la lancia tra le mani e un sorriso in faccia, in battaglia contro uno dei gruppi che ancora si ribellavano alla corona.
Più gli anni aumentavano, più lui diventava silenzioso.
L’unica eccezione, all’inizio, era stata Luna.
L’aveva portata a Tenebrae per i loro venticinque anni di matrimonio, e a Galahd per i cinquanta. Aveva passato tutto il tempo possibile con lei, inizialmente, ma poi gli anni avevano iniziato a farsi sentire, e lei non aveva più potuto muoversi a lungo, tantomeno viaggiare.
E lui aveva iniziato a sentirla sempre più lontana, e ad essere sempre più disperato.
«Nyx…»
Fu proprio lei a chiamarlo in quel momento, con una voce debole che gli si piantò nel cuore.
Si avvicinò al letto a passo felpato. «Sono qui tesoro.»
Vederla curvarsi sotto il peso degli anni, e vedere i suoi occhi offuscarsi era una ferita sempre aperta, eppure era ancora lei, la risoluta, bellissima donna che aveva incrociato il suo sguardo quella sera sulla terrazza del palazzo.
Si sedette accanto a lei, piegando le labbra in un sorriso forzato.
«Mi…mi accompagneresti fuori?»
«Luna, è tardi, non so se…»
«Ti prego. Voglio…voglio vedere i fiori.»
Aveva una voce debole, tremante, e gli spaccò il cuore. «Va bene. Andiamo.»
L’aiutò ad alzarsi dal letto, sostenendola con un braccio intorno ai fianchi, e guidandola fuori dalla stanza.
Avevano ripreso la loro vecchia camera quando Aulea e Cor erano diventati adulti.
Mentre camminavano per i corridoi, Nyx sentì l’emicrania pulsargli dietro gli occhi, e una profonda sensazione di solitudine.
Arrivarono ai giardini, alla fine, un piccolo, debole passo alla volta, e Nyx aiutò la moglie a sedersi in mezzo ai fiori. Erano in fiore, grandi corolle blu nella sera estiva, ma senza la cura di Luna sembravano meno vigorosi, meno brillanti.
«Sono bellissimi.» Sussurrò Luna, appoggiata al suo fianco. Si abbandonava a lui con la stessa, incrollabile fiducia di sempre, come se lui fosse il pilastro che sosteneva il suo mondo.
«Già…»
Rimasero in silenzio per un po’, e Nyx sentì il suo cuore saltare qualche battito.
C’era qualcosa che gli impediva di respirare, di godere di quel momento pacifico.
Dopo un tempo che gli sembrò interminabile, lei parlò di nuovo, e la sua voce era ancora più sottile.
«Nyx…ricordi il giorno che ci siamo conosciuti?»
Quella domanda ebbe il potere di farlo sorridere. «Certo.» Sussurrò. «La principessa in tacchi che teneva il passo con un soldato addestrato.» Scherzò, e riuscì a far ridere la donna al suo fianco.
«L’uomo che ha rischiato la vita per me innumerevoli volte senza nemmeno conoscermi.» Replicò lei, e Nyx fu costretto a deglutire un paio di volte prima di riuscire a parlare di nuovo.
«Quella notte sei stata tu a salvare me, Luna.» Replicò, lasciando scorrere lo sguardo sull’atmosfera pacifica dei fiori di fronte a loro. «Avrei voluto morire quella notte.»
Le confessò all’improvviso, chiudendo gli occhi, e chiudendo tutto fuori.
«Non…non avresti avuto tutto questo, se fosse stato così.» Sussurrò lei, rannicchiata contro di lui come se non avesse nessuna intenzione di spostarsi presto. «Rimpiangi forse…le nostre vite?»
«Cosa? No, nel modo più assoluto. La vita con te…» Gli si spezzò la voce, e lui sentì lo strano e non familiare sapore delle lacrime sulla lingua. «Luna, tu mi hai reso ciò che sono. Dal primo istante in cui ti ho vista, la mia vita è stata meravigliosa. E rifarei tutto da capo, senza ripensamenti.»
«Posso…chiederti una cosa?»
«Qualsiasi.»
«Proteggerai tutto questo? Tutto ciò che abbiamo fatto, per cui abbiamo sanguinato…non lasciare che vada sprecato. Difendilo.»
Inspirò profondamente, a fatica, e Luna gli strinse una mano nel vederlo esitare. «Ti prego…»
Cedette di nuovo, perché lei sembrava tenerci sul serio. Le baciò piano i capelli e annuì. «Lo farò.»
Le sue parole sembrarono toglierle un peso dal petto, e lui la sentì sospirare profondamente.
«Quando ti sentirai solo, guarda l’orizzonte, io sarò lì, e veglierò sempre su di te.»
Fu come una scossa che gli tese ogni nervo, e lo fece spostare, a disagio. «Luna, non dire così.»
La sentì appoggiare la testa contro la sua spalla. «Nyx…il mio Nyx…»
«Luna…»
Silenzio.
«Luna?»
Abbassò lo sguardo su di lei.
Aveva visto quel momento innumerevoli volte, nei suoi incubi durante gli anni, e aveva sempre provato un dolore improvviso, immenso e devastante.
Ma ora non fu così.
Fu come se l’ultimo pezzo del suo cuore, ciò che ancora lo ancorava a quel posto, si staccasse da lui per precipitare nel vuoto.
Abbracciò quel corpo ormai vuoto, affondando il volto tra i capelli bianchi, e chiuse gli occhi.
Le sue lacrime si congelarono prima di toccare terra.
«Papà!»
Non riconobbe la voce.
La sua ancora, la sua luce, se n’era andata.
«Papà stai congelando tutto!»
Qualcuno lo allontanò da lei con estrema delicatezza, e lui non ebbe la forza di reagire.
Non sentiva più il proprio corpo, né il battito del proprio cuore.
Non sentiva più nulla, finché una mano fine non gli si abbatté sulla faccia. «Papà! Guardami!»
Vedeva una figura sfocata, dai capelli di platino, e dal viso familiare.
Si accigliò. Chi era?
Assomigliava a Luna, con quei lineamenti delicati, eppure era diversa.
«Papà…riprenditi…» Sembrava quasi una supplica, ora, e lui riuscì finalmente a mettere a fuoco chi aveva davanti. Crowe lo guardava con il viso inondato di lacrime, e intorno a lei…ghiaccio?
«Crowe…»
Lei annuì. «Sì, sì sono io.»
Si spezzò definitivamente.
Si alzò dalla panchina e abbracciò la figlia, che nascose il viso contro di lui e si lasciò andare.
Pianse contro la sua spalla per un tempo che gli sembrò interminabile, e ogni sua lacrima era un dolore in più aggiunto a quel pozzo vuoto che Nyx sentiva al posto del cuore.
 

 
«Non ci hanno presentati stamattina.»
«Nyx. Nyx Ulric, mia signora.»
Un breve sorriso, e i fuochi d’artificio riflessi nei suoi occhi.
 
Era scappato, alla fine.
Non era riuscito a sopportare la vista del suo angelo in una bara, con quell’espressione pacifica e il vestito elegante.
 
Gli era quasi saltata in braccio, ridendo dalla gioia.
E lui l’aveva stretta sentendosi estasiato.
Era lì, era sana e salva.
Era con lui.
 
Nessuno si era preso la briga di sciogliere il ghiaccio che aveva congelato il giardino, e tutti avevano educatamente fatto finta di non notare che i passi del generale lasciavano impronte gelate.
 
«Ti amo.»
Era arrossita, e poi gli aveva sorriso. «Avrei rischiato di morire prima se avessi saputo che sarebbe servito a fartelo dire.»
Avevano riso, insieme, e poi lei l’aveva tirato più vicino. «Anch’io ti amo.»
 
Ci aveva provato. Aveva provato a restare, a dire qualcosa, ma nessuno dei presenti avrebbe potuto capire. Così si era rifugiato lassù, all’inizio e alla fine di tutto.
 
Gli sorrise e, nonostante fosse tarda notte e Crowe piangesse a dirotto, lui pensò che non esisteva nulla di più bello al mondo.
 
«Immaginavo che saresti stato qui.» Gli ci volle qualche secondo a riconoscere la voce della vecchia regina.
Victoria si fermò a qualche passo da lui, e alzò lo sguardo.
Nonostante fosse piena estate, il cielo era invaso da nuvole che preannunciavano tempesta.
 
La sua mano che gli accarezzava il viso, le sue labbra sulle proprie.
«Come ho fatto a conquistarti?»
Un sorriso dolce. «Tu non vedi ciò che io vedo, Nyx.»
«Cioè?»
«Luce. Tu brilli come il sole, Nyx, e sei altrettanto dolce, e forte. E proprio come il sole, non posso fare a meno di te.»
 
Si girò a guardarla, e comprese.
Lei capiva, perché ci era passata prima, perché aveva dovuto vedere il marito chiuso in un tempio di pietra, un corpo vuoto.
«Io…»
«Lo so.»
 
Si era intromesso nella ramanzina a Crowe, prendendo le difese della figlia.
E nonostante lei fosse arrabbiata, aveva sorriso quando lui l’aveva guardata.
«Sei sempre il solito testone.» L’aveva rimproverato scherzosamente. «Non fai altro che viziarla.»
 
L’anziana donna coprì la distanza che li separava nell’istante in cui la prima lacrima scivolò sul suo viso. Lo abbracciò e, nonostante fosse più bassa, lui abbandonò il viso contro la sua spalla.
 
«Allora…Mi ricorderai?»
«Sempre.»
 
Quando il primo singhiozzo gli strozzò il respiro, Victoria lo strinse più forte.
Non parlò, non cercò di consolarlo.
Capiva.
 
«Ti amo, Nyx Ulric, e ti amerò anche quando di me non sarà rimasto altro che cenere.»
 

 
Non era difficile sapere dove fosse, in quei giorni.
La sua magia era fuori controllo, e per trovarlo bastava seguire il ghiaccio, o i segni di bruciature sparsi nel Palazzo.
Fu così che Crowe lo individuò, tre giorni dopo il funerale.
Quando entrò nella stanza le venne da piangere.
Era un disastro, c’erano mobili bruciati ovunque, sangue argenteo sparso sul pavimento, e un, grande immenso vuoto senza il sorriso di sua madre ad accoglierla.
Colui che si voltò verso di lei non sembrava nemmeno suo padre.
Era pallido, e ciò faceva risaltare le sue cicatrici come se fossero fresche.
Intravedeva le vene nere sotto la pelle, e di sicuro non dormiva da qualche giorno.
«Papà, che stai facendo?» Gli chiese notando la valigia aperta sul letto.
Lui esitò un solo istante, e lei si pentì di non essergli stata più vicina a causa del suo ruolo da regina.
Sembrava un’ombra tormentata dell’aldilà mentre si muoveva in giro per la stanza. «Me ne vado.»
«Cosa?! Non puoi!»
La sua protesta gli strappò una risata tagliente, vuota. «Posso, e lo sto facendo. Non c’è più nulla per me qui.»
Crowe si chiuse la porta alle spalle e cercò di avvicinarsi a lui, di fermarlo, di parlargli faccia a faccia. Ma lui la evitava con movimenti fluidi, e non la guardò mai negli occhi. «Ci sono io, i tuoi nipoti, la tua città…»
Quella frase ebbe l’effetto di bloccarlo sul posto, e lei ne approfittò per avvicinarsi.
Quando lo guardò, scoprì che i suoi occhi mutavano in continuo tra il loro colore naturale e l’argento, e lei seppe cosa significava: stava facendo fatica a controllarsi, a rimanere lucido.
«Resta, ti prego…»
Si rese conto che aveva sbagliato frase quando vide i fulmini crearsi intorno a lui. «Non resterò a guardarti morire.»
Decretò, e poi le scivolò attorno e chiuse la valigia ormai piena.
Crowe lo afferrò per un polso mentre stava andando alla porta, e lui non reagì.
«Tornerai, vero?»
Le sembrò di vedere il conflitto interiore farlo a pezzi.
Quando pensava che lui non avrebbe più risposto, parlò.
«Tornerò sempre.»

 
 
 Note dell'autore:
Allora...questo capitolo non mi piace. Per niente. Avrebbe dovuto essere IL capitolo, quello da spaccarvi il cuore, la fine di tutto, e invece non sono per niente soddisfatta di com'è uscito >.< Scusate >.< Spero che lo troverete accettabile lo stesso! >.<
  
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