Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    28/01/2018    2 recensioni
Di nuovo guai in vista per i Guardiani. Questa volta, tuttavia, non sono unicamente i bambini a fare da bersaglio.
Manny ha un’idea, ma non tutti ne sono entusiasti, in particolare l’Uomo Nero, reduce dalla recente e ancora molto sentita disfatta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nightmares, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Diciotto


Una mano si poggia sulla superficie lucida di un grande specchio ovale riccamente ornato da volute bronzee. Tutto, attorno all’oggetto, è oscurità e silenzio; ma di fronte, riflessa, si trova la buia figura di Mot che osserva con evidente trepidazione il sé stesso dall’altra parte, attendendo che qualcosa accada. Finalmente il vetro scintilla e il riflesso scompare, lasciando al suo posto l’immagine di qualcosa che non è lì: una foresta di alberi neri sovrastati da un cielo violaceo. Qualcosa si muove ai margini della cornice, fino a occupare una buona fetta dello spazio disponibile.


«Credevo di averti chiesto di non cercarmi per qualunque futile sciocchezza, Mot. Ricordo male io, forse?» sibila la nuova figura, facendo trasalire il visitatore.


«Ne sono consapevole» si affretta ad ammettere, nella speranza di placare l’interlocutore. «E vi assicuro che ho atteso fino a che ho potuto, nel tentativo di non disturbarvi. Ora però, purtroppo, non mi è più possibile procrastinare oltre».


«Qual è il problema, dunque?» ringhia in tono minaccioso, facendo indietreggiare l’altro di qualche incerto passo.


«Qualcuno si è reso conto dei nostri movimenti. Informatori mi avvertono che, chiunque essi siano, stanno già lavorando per prendere provvedimenti» soffia, costernato.


La figura al di là dello specchio assottiglia le palpebre e un sordo raspare metallico mette in agitazione il già precario equilibrio mentale di Mot.


«Come hanno potuto scoprirlo? Possibile che non riusciate a portare avanti un solo misero piano senza che i dettagli di quello stesso piano divengano di dominio pubblico?!» sbotta seccato.


Mot ha la forte sensazione che finirà molto male. Era perfettamente cosciente che avvertirlo avrebbe portato guai, ma forse, in questo caso, deve proprio aver sottovalutato l’impatto che la notizia avrebbe avuto sulle imprevedibili reazioni di una creatura come quella. Non ha la certezza di quale sia l’errore che li ha condotti a quel punto ma, in quel momento, vorrebbe disperatamente poter tornare indietro nel tempo ed eliminarne preventivamente tutte le possibili cause, in modo tale che ora non sia lui stesso a doverne pagare le conseguenze, rischiando di venire eliminato senza possibilità di ritorno.


«Sono desolato…» tenta, sperando irragionevolmente di trovare la maniera per cavarsela anche questa volta.


Dal modo in cui gli occhi viola di colui che si trova oltre il portale lo fissano, crede che le speranze già esigue si stiano assottigliando sempre più fino a scomparire.


«Sono secoli che studio un modo per riprendermi il posto che mi spetta; uscire, finalmente, da questo… mondo. Credi seriamente che qualche vostro insulso errore possa mandare all’aria tutto il mio accurato lavoro? Finirai in polvere prima che ciò avvenga» tuona minaccioso.


«Troverò un modo per rimediare» soffia Mot, atterrito e tremante, maledicendo la sua folle idea di coinvolgere quello stupido impiastro di suo fratello, oltre al giorno stesso in cui si è visto costretto a servire colui che ancora lo fissa con astio, probabilmente occupato a scegliere per lui la fine più lenta e dolorosa.


«Me lo auguro» replica asciutto. «Non aspetterò altri seimila anni. Non ne aspetterò neppure uno. Uscirò da qui e lo farò prima di quanto tu possa credere o… auspicare» insinua maligno.


L’incarnato di Mot è cereo, ora. Non sa assolutamente se augurarsi che le parole appena udite si realizzino al più presto, oppure mai.


*


«Sei più pallido del solito, fratello. Qualcosa ti angustia?» lo accoglie Ba’al, suo malgrado divertito dalle apparenti disgrazie occorse a Mot.


Quest’ultimo fa stridere i denti e a stento si trattiene dal colpirlo. «La tua stupidità mi angustia, fratello» sibila, mentre l’aria attorno a lui tremola e sfrigola.


Ba’al solleva gli occhi al cielo e sbuffa, scocciato. «Questa volta cosa avrei fatto per guadagnarmi l’ennesimo insulto, sentiamo».


Nel mentre Mot sta seriamente prendendo in considerazione l’eventualità di liberarsi da quel fardello inutile dandolo direttamente in pasto a quell’abominevole creatura, Fuinur, la quale non aspetta altro se non accanirsi su un qualunque responsabile delle sue attuali disgrazie. Scuote la testa, ancora fortemente combattuto sul da farsi, ma poiché deve ancora una risposta acida all’idiota di fronte a lui, lo fissa con evidente astio e sbotta «Quello che fai ogni minuto della tua superflua esistenza che non trascorri dormendo: agisci a tuo insindacabile piacimento senza mai prima riflettere sulle conseguenze!».


«Ah, ti sei di nuovo alzato con il piede sbagliato» conclude Ba’al, asciutto e leggermente annoiato.


Mot ringhia e gli lancia un’occhiata che farebbe inacidire il latte. «Io ti ucciderò, un giorno o l’altro, e quello sarà di certo il giorno migliore della mia disgraziatissima esistenza» decreta lugubre, prima di allontanarsi a grandi passi in modo da scongiurare l’eventualità di un fratricidio prematuro.


Ba’al, un po’ sorpreso per l’animosità, eccessiva perfino per i canoni del fratello, lo osserva dileguarsi nel nulla senza ulteriori spiegazioni e si chiede, non per la prima volta da che tutto ha avuto inizio, cosa realmente stia tramando Mot e, soprattutto, quanto esattamente ciò li metterà nei guai, inimicandosi il resto di spiriti e divinità presenti nel loro mondo. Scuote la testa, un po’ preoccupato per non essere ancora stato in grado di scoprire nulla di rilevante. Spera, insensatamente, che le cose per loro finiscano bene, ma ha la netta sensazione che così non sarà, purtroppo. Sbuffa nuovamente, scrolla le spalle e decide, per svagarsi un po’ e smettere di arrovellarsi troppo, di andare a infastidire qualche sciocco spirito.


*


Da uno dei lucernari della fabbrica di North plana un grosso incubo, seguito da altri tre molto più piccoli. Tutti trotterellano nervosamente, seguiti dagli sguardi inquietati dei guardiani, fino a raggiungere l’Uomo Nero, il quale ha preso posto su di un comodo divano vicino a una specie di piccola foresta di abeti; Nyx ha provato a capirne il motivo, ma l’unica spiegazione è stata: «Mi piace il profumo che emanano» che l’ha comunque lasciata piuttosto perplessa.


«Che notizie portano?» si informa a un certo punto Toothiana, impaziente di sapere qualcosa in più; qualunque cosa, a quel punto.


Pitch in realtà sta ancora cercando di assimilare le informazioni raccolte dalle sue piccole spie, ma il suo colorito cinerino non promette nulla di buono. «Come sospettavamo, sembra non ci sia un buon affiatamento fra quei due» si decide a spiegare, partendo un po’ vigliaccamente dalla parte più facile della storia.


«Stanno già litigando, dunque?» si informa Nicholas, interessato.


«In verità non hanno mai smesso» fa notare, un po’ impaziente ma anche visibilmente a disagio.


«Che cosa c’è che non va, Pitch?» incalza Toothiana, preoccupata dall’evidente reticenza dell’Uomo Nero.


«Stanno radunando alleati» li informa, indeciso.


«Questo l’avevamo messo in conto, mi pare» replica Aster.


Pitch annuisce, lentamente. «Ba’al è preoccupato. Sa che il fratello nasconde qualcosa» si decide a rivelare, infine, «ma non è riuscito a scoprire di cosa possa trattarsi. Mot… lo ha minacciato» soffia, ancora più pallido di poco prima.


«Minacciato?» dubita Nicholas, incapace di credere che l’astio fra i due fratelli possa portare a tanto.


«Credi che ciò che nasconde Mot al fratello sia pericoloso… per noi?» chiede timidamente Jack.


L’Uomo Nero solleva lo sguardo sullo spirito dell’inverno e deglutisce. Piano, annuisce. «Mot ne sembra spaventato. Qualunque sia questo segreto, se è in grado di far perdere in quel modo la calma a Mot è certamente pericoloso, per chiunque» mormora un poco tremante. «Dobbiamo… È assolutamente necessario intensificare le indagini. Dobbiamo scoprire cosa nasconde. Continuare a brancolare nel buio non…». Scuote la testa, ora decisamente agitato.


«Troveremo un modo per venire a capo del mistero, non temere» prova a rassicurarlo Nyx, posandogli delicatamente una mano sulla spalla.


Lui la fissa con gli occhi un po’ sgranati, soffiando un appena udibile «Non so come».


*


«Questo che nome ha?» chiede con insolita gentilezza Nyx, mentre fa scorrere leggera una mano sul braccio di Pitch, ora appoggiato al bracciolo, indicando l’incubo giunto alla testa dei piccoli ricognitori ma rimasto alla fabbrica dopo che gli altri tre sono ripartiti, tornando ai loro incarichi.


Pitch sposta confuso lo sguardo su di lei e segue un po’ a fatica la direzione dei suoi pensieri e della sua attenzione, comprendendo infine il significato della sua domanda. «Lumbar» mormora, facendo drizzare le orecchie dell’incubo interpellato. Un incerto sorriso sfugge dalle sue labbra sottili e allunga una mano per farlo avvicinare e passare mollemente le dita nella sua criniera svolazzante.


Nyx ghigna divertita, innervosendo un poco sia l’incubo che il padrone. «E li metti al corrente dei loro nomi, da quello che posso vedere» sottolinea scherzosamente.


Pitch non può fare a meno di arrossire leggermente, prima di borbottare, piccato «Ovvio che sì, altrimenti che senso avrebbe lambiccarsi per sceglierne il nome?».


  
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