Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: VvFreiheit    28/01/2018    5 recensioni
La Mikandy più lunga che sia mai stata scritta.
La loro vita raccontata dagli albori fino al 2015.
1000 pagine di word, 200 capitoli, 4 anni e mezzo di pubblicazione.
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Andò a posare le mani sulle sue ginocchia, accucciandosi di fronte a lui, cercando da quella posizione i suoi occhi, che ancora se ne stavano in contemplazione del pavimento della stanza. “Scusami” disse scandendo con dovizia ogni suono di quella parola.
“Grazie” rispose Mika inaspettatamente. Andy sorrise chiudendo gli occhi e lasciando che nella maglia del moro si celasse la sua emozione, stringendolo più forte a sé. Un grazie che esprimeva tanto, che possedeva nel profondo tutti le ragioni per cui era venuto alla luce in quel preciso istante.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Andy Dermanis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sì, hai ragione. Ma sto bene, vedi?” gli concesse, rivolgendo poi una mano verso sé stesso, indicandosi come a dimostrargli le sue parole.
 
“Ne parliamo tra qualche ora!” tagliò corto però il greco, tornando verso la sua postazione sul tetto insieme agli altri, mentre Mika si godeva la sua tranquilla dormicchiata post fatica, prima di rientrare in villa. Erano ormai le 6 di sera inoltrate e il noleggio era valido solo fino alle 7.
 

-*-*-*-*-*-*-

Non gli restò che una scarsa mezz’oretta di quiete e tranquillo riposo, prima di dover raccattare le sue cose e rimettere piede sulla terraferma, sommerso ancora una volta dal vociare della sua famiglia, da cui era stato così saggiamente al riparo per 3 ore inoltrate in mezzo al lago.
 
Sbrigò le formalità relative al noleggio e poi si avviarono in auto verso la villa.
 
Il viaggio fu corto e gran parte del tempo fu impiegata dal riccio per far capire le richieste di tutti quanti in merito alle pizze da asporto, alla pizzeria che era suo compito chiamare.
                                                                                                                                                                                       
Era stata dura ma alla fine era certo di essersi chiarito nel migliore dei modi. Chiudendo la chiamata si lasciò andare ad un sospiro, trattenendo una smorfia di fatica, spostandosi sul sedile, sentendo chiaramente i suoi muscoli sfiniti protestare a quel movimento.
 
“Le pizze arrivano tra un’ora” informò il compagno, sempre intento con lo sguardo puntato sulla strada, a poche centinaia di metri dal parcheggio.
 
“Bene” si limitò a rispondergli, iniziando con lo sguardo a cercare un posto libero dove lasciare la sua macchina e le 5 Mini cooper a seguire.
 
Mika sospirò di nuovo, riconoscendo il suo tono distaccato, conscio fin troppo bene delle ragioni che lo stavano alimentando, troppo stanco all’idea di scusarsi di nuovo per qualcosa che lui riteneva legittimo.
 
Si sistemarono e andarono a farsi una veloce doccia, prima di trovarsi a tavola di nuovo insieme allegramente, davanti ad una gustosa pizza fumante.
 
Avevano preso diverse pizze di vari gusti, con l’intento di assaggiarne un po’ ciascuno in una specie di giropizza improvvisato, dettato dalla curiosità di ognuno, per quei gusti nuovi e particolari che la pizzeria aveva in lista.
 
Per Mika non fu difficile quindi dissimulare e fingersi sazio, senza averne di fatto mangiato più di un paio di triangolini.
 
Iniziava a sentirsi esausto e come altre volte gli era capitato, dopo concerti particolarmente faticosi, si ritrovava inappetente e con una voglia viscerale di sdraiarsi su di un letto e dormire per 24 ore filate.
 
La combriccola rumorosa stava anche iniziando a dargli particolarmente fastidio, ma non aveva intenzione di lasciar la tavolata e ritirarsi, dopotutto non erano nemmeno le 9 di sera.
 
Sua nonna dall’altro lato del tavolo scherzava arzilla, redarguendo sua cugina per una battuta ritenuta alquanto spinta, e nessuna delle sue zie sembrava avvertire la stanchezza della giornata in barca.
 
Andy accanto a lui era più silenzioso del solito, ma non si esimeva dal prendere in giro Fortuné ogniqualvolta dovesse ricorrere ad un copioso sorso d’acqua dopo ogni morso di pizza alla diavola.
 
Dopo l’ennesima mezz’ora passata dai ragazzi a sfidarsi sul numero di tranci che erano riusciti ad ingurgitare, Mika sentì una debole nausea farsi avanti e solo una decina di minuti più tardi si alzò silenziosamente dal tavolo, sparendo lentamente verso camera sua, al primo piano della villa, certo che di lì a poco avrebbe potuto aver bisogno di stendersi per non finire a svuotare nella tazza del bagno, quel poco che era riuscito a mangiare.
 
Arrivato davanti alla scelta scale o ascensore, non ci pensò minimamente a protendere per la seconda opzione.
 
La brusca frenata del mezzo piuttosto datato, gli provocò una sensazione non troppo piacevole e a passi svelti strisciò la chiave magnetica davanti al sensore della camera e entrò lasciando che si chiudesse da sola, andando a sdraiarsi immediatamente. La testa che aveva iniziato a vorticare e il formicolio che sentiva alle mani, gli fecero capire chiaramente di essere arrivato al culmine delle sue possibilità fisiche per quella giornata. 
 
Rimase immobile in centro al letto, cercando di trarre respiri profondi e di scacciare quel senso di oppressione allo stomaco che di quel passo lo avrebbe sicuramente trascinato a fatica davanti alla tazza del bagno non troppo distante.
 
Si impegnò con tutto sé stesso per calmare la sua testa in pazzo vorticare e il sudore freddo che iniziava a percepire sulla pelle, mantenendo gli occhi chiusi e la mente fissa sul suo obbiettivo.
 
Non si accorse quindi della maniglia che lentamente si abbassò e dei passi che velatamente avanzarono nella stanza.
 
Andy lo osservava senza farsi intendere, sospirando in silenzio, trattenendosi momentaneamente dal recriminargli le sue colpe e sottolineare le sue ragioni.
 
Non gli era sfuggita infatti la sua tacita e felpata fuga dalla tavolata e non gli ci era voluto molto a intuirne il motivo.
 
Rimase in silenzio e a distanza per un paio di minuti, valutando il da farsi, poi quando sentì il respiro accelerare e farsi più irrequieto gli si avvicinò sedendogli accanto.
 
Gli occhi nocciola si aprirono per un breve attimo, il tempo necessario per focalizzare la sorgente di quel peso che si era appena materializzato al suo fianco, per poi chiudersi di nuovo. Si portò una mano alla fronte e capì che i suoi tentativi non avevano dato i frutti sperati.
 
Andy colse al volo i segnali taciuti del compagno, il pallore del viso, il respiro affannato e l’espressione del suo viso, e come lo vide cercare di alzarsi, lo aiutò e lo guidò al bagno sorreggendolo senza mai proferir parola.
 
Non appena arrivato davanti alla tazza si lasciò andare e diede sfogo alla sua nausea, sentendo lo stomaco rivoltarsi e la testa pulsargli all’inverosimile, abbracciando la fredda porcellana quasi fosse il suo unico appiglio per non cadere steso a terra stremato.
 
Il suo stomaco non gli diede tregua per più di un quarto d’ora durante il quale sperò con tutto il cuore di addormentarsi e lasciarsi tutto quel malessere alle spalle, tanto gli risultava insopportabilmente insostenibile. Alla mente gli tornò una delle sue prime sbronze da teenager, finita all’incirca in quel modo e di cui conservava un orrendo ricordo.
 
Quel malessere lo poteva paragonare benissimo a quella notte di una quindicina di anni addietro, con la sola differenza che in quel momento non aveva sua madre a urlargli contro le peggio cose, ma aveva il suo ragazzo che pazientemente e in silenzio gli passava una salvietta calda sul viso, cercando di alleviare un minimo quell’inevitabile tormento.
 
“Come va?” sentì chiedere in un sussurro, mentre ancora una delle sue mani sulla fronte evitava che i riccioli gli ricadessero sul viso.
 
Un cenno del capo fu tutto ciò che riuscì a dargli in risposta, non troppo certo di quale fosse la risposta migliore da dare.
 
“Vuoi provare a tornare a sdraiarti?” chiese di nuovo dolcemente, quasi sapesse del battito martellante che percepiva rimbombargli in testa, passandogli un bicchiere d’acqua e attendendo che si sciacquasse la bocca.
 
Bevve e poi rimase alcuni attimi in attesa che il suo stomaco gli comunicasse la decisione per lui, quindi annuì piano, facendosi forza con le braccia sul pavimento per rimettersi in piedi.
 
Ci mise meno di un secondo a capire come senza le braccia di Andy a sollevarlo, quella semplice azione gli sarebbe costata una mole assurda di fatica, quindi lasciò che lo aiutasse e che lo guidasse quei pochi passi che separavano lo spazioso bagno dal letto king-size della stanza, sospirando esausto quando finalmente riuscì a stendersi di nuovo.
 
Andy prese una coperta dall’armadio e la stese su di lui che ringraziò con uno sguardo carico di gratitudine.
 
“Devi stare al caldo” spiegò nonostante ancora potesse vedere tracce di sudore freddo imperlargli la pelle decisamente pallida.
 
Il tono velatamente distaccato del biondino, ancora seccato per l’iniziativa stupidamente bambinesca del compagno, contrapposto pesantemente ai gesti amorevoli che da quasi mezz’ora si susseguivano nei suoi confronti, non sfuggì a Mika che racimolando quel poco di forze che riuscì, esplicitò ciò che era ormai palese agli occhi di entrambi. 
 
“Avevi ragione” sussurrò appena, incontrando lo sguardo retorico di Andy che sospirò alle sue parole.
             
“Ah davvero? E da cosa lo dedurresti?” chiese infatti impassibile, sistemandogli la coperta.
 
Mika accennò un sorriso, voltando appena il viso dal lato opposto al suo in un vano tentativo di nascondere la sua palese colpa.
 
Rimasero in silenzio per un’altra decina di minuti, poi Mika iniziò a sentire la stanchezza pervaderlo e annebbiargli la mente.
 
“Puoi andare dagli altri, sto meglio” si premurò di avvertire quindi Andy, spronandolo a tornare dalla compagnia e godersi il resto della serata, invece di starsene al suo capezzale ad annoiarsi mentre di lì a poco si sarebbe definitivamente addormentato.
 
“Facciamo che lo decido io quando stai meglio…” stroncò però la sua proposta sul nascere, prendendo posto più comodamente sulla sua parte di letto, continuando a messaggiare con suo cognato Christian, dopo aver avvisato i cognati Penniman di essere in stanza con Mika, accampando la stanchezza post nuotata del moro come pretesto, senza scendere in dettagli che in meno di 5 minuti avrebbero portato mezza tavolata a bussare alla loro porta per sincerarsi delle sue condizioni.
 
Mika avrebbe voluto commentare oltre e convincerlo a non perdersi la serata per stargli appresso, ma tutta quella situazione gli aveva prosciugato le ultime forze rimaste, quindi si limitò a tornare a chiudere gli occhi e scivolare in un sonno che alleviasse almeno un po’ il martellante dolore alla testa insieme ai residui della guerra persa con il suo stomaco.
 
Andy attese che il compagno si addormentasse, poi fece fuga per una mezz’oretta, giusto il tempo di rassicurare i membri della combriccola che avendo notato le condizioni di Mika non avevano bevuto la sua mezza verità. Si concesse quindi un caffè e poi tornò alla villa, cambiandosi definitivamente e stendendosi accanto a lui, ammazzando il tempo con i sudoku della settimana enigmistica, comprata da Mika pochi giorni prima. Non prese sonno troppo presto, quasi certo che il fisico del ragazzo non avesse ancora concluso la sua rivalsa, presentimento che non fu smentito quando durante la notte si ritrovò per altre 4 volte a doverlo accompagnare in bagno.
 
Al mattino, la sveglia delle 8 per la colazione collettiva venne bellamente ignorata da entrambi. Andy grugnì mettendo a tacere il cellulare, mentre Mika mugolò appena, voltandosi verso il suo ragazzo e nascondendosi sotto le coperte.
 
Mezz’ora più tardi dei lievi colpi alla porta risuonarono per la stanza, Andy attese che sparissero così come erano comparsi, girandosi dall’altra parte. Quando però poco dopo altri picchiettii annunciarono una nuova richiesta insieme alla voce di Zuleika, Andy sbuffò alzandosi non troppo allegramente dal letto.
 
“Mio fratello dorme ancora scommetto… mi serviva…” chiese sbirciando appena nella stanza buia, puntualizzando come il suo disturbare fosse dovuto ad una richiesta di favore, l’ennesimo.
 
“Zu, ha passato una nottataccia, lascialo riposare.” Le spiegò velocemente, passandosi una mano stancamente in viso, velatamente chiedendo tranquillità a sua volta per quella mattinata.
 
“Oh, ho visto che ieri sera non era il solito rompiscatole…” ragionò infatti, soppesando le parole del cognato e assicurandolo che non avrebbe più disturbato e che si sarebbe accertata che tutti seguissero il suo esempio.    
 
Non gli sembrò vero di rimettersi a letto a quell’ora della mattina e trovare di nuovo Morfeo ad accoglierlo, mattiniero com’era sempre stato, ma la notte appena trascorsa l’aveva visto vigile a lungo, intento a captare ogni minimo segnale di un nuovo malessere di Mika che potesse necessitare un suo aiuto.
 
Per questo poco gli importava di perdere una giornata di escursione lacustre, crogiolandosi tra le lenzuola fresche senza remore.
 
Si svegliò infatti con calma solo alle 11 inoltrate, percependo Mika alzarsi dal letto e scrutandolo con un occhio, assicurandosi che non avesse bisogno di lui.
 
Quando tornò a letto dopo aver espletato i suoi bisogni ed essersi lavato i denti per rinfrescarsi la bocca, Andy fu felice di poter constatare come sembrasse essersi finalmente ripreso, nonostante la faccia non fosse ancora delle migliori.
 
Mise da parte le ramanzine che avrebbe tanto voluto fargli, sicuro che la nottata appena trascorsa gli sarebbe valsa da insegnamento molto a lungo, più di quanto avessero fatto le sue parole al vento.
 
“Come stai?” chiese con un sorriso dolce tirandolo a sé dopo essersi voltato completamente verso di lui, passandogli una mano in viso.
 
Mika sbadigliò incurante del galateo e si lasciò persuadere dalle sue braccia, allungandosi addosso a lui, concedendosi le sue coccole senza indugi.
 
“Hm… rispetto a ieri sera benissimo, rispetto al normale: decisamente maluccio.” Confessò candidamente, gioendo alla nausea ormai sparita, ma lamentando ancora un lieve mal di testa e una sensazione di debolezza piuttosto sfiancante.
 
Andy scosse appena il capo, trattenendosi dal rimarcargli che chi è causa del suo mal non può far altro che pianger sé stesso, ma Mika intuì perfettamente ciò che stava tacendo.
 
“Lo so che brami per farmi la predica, ma ti giuro che dopo stanotte ho imparato la lezione” ammise spontaneamente, chiudendo gli occhi quando sentì le sue mani calde tra i capelli castani, lasciando che il lieve massaggio gli facesse per un attimo dimenticare tutto quanto.
 
“Evito solo perché ci ha già pensato il tuo fisico a punirti a dovere, testone” rimarcò lasciandogli un bacio lieve sulla fronte, notando ancora una smorfia di fastidio comparire ad increspargli i lineamenti.
 
“Touché” disse infatti biascicando e portando un braccio attorno al fianco del compagno, come monito a restare dov’era e continuare a dispensargli affettuose attenzioni.
 
“Ci stiamo perdendo la gita in centro…” mugugnò fingendo dispiacere, senza però muovere un muscolo, perdersi una carezza.
 
“Oh ne sono terribilmente dispiaciuto… non vedi come ci soffro?” commentò il greco, spostando le mani dal suo viso, infilandole sotto la maglia leggera, lasciandole vagabondare libere a tracciare i muscoli della sua schiena, strappandogli un mugolio compiaciuto e un bacio dapprima lieve, poi più intenso, percorrendo la linea delle sue labbra con lentezza e dedizione.
 
Mika lo lasciò fare, tenendo gli occhi chiusi, attento a non lasciarsi sfuggire la minima percezione dei suoi movimenti premurosi sulla pelle. Era in balia dei suoi tocchi, nella debole coscienza dei suoi sensi, pervaso dagli strascichi di stanchezza, cullato dalla fiducia di quelle mani che sapevano sempre che strada percorrere, scegliendo di volta in volta il passo più consono.
 
Ancora avvolto dalle ripercussioni del suo atto di libertà di meno di un giorno addietro, senza le forze necessarie a contrastare anche la minima mossa non voluta, sicuro di quelle mani, tanto da dimenticare a terra qualsiasi barda o difesa.
 
Sicuro di quelle labbra che con curiosità esploravano ogni increspatura della sua pelle senza spingersi oltre ciò che avrebbe potuto desiderare, in quel suo stato di inconsapevolezza e annebbiata realtà.
 
In bilico tra le braccia di Morfeo e le carezze del suo amato, in equilibrio tra la cognizione della veglia e l’abbandono onirico.
 
Perso nell’ipnosi, ammaliato dal tepore, travolto dalla venerazione figlia dell’amore.
 
Dalla frenesia, la concitazione, l’affollata quotidianità di una intera settimana, a un tempo senza tempo, una mattina senza regole, senza orari, senza progetti se non la completa concessione di avere null’altro che loro stessi.
 
L’esserci, unicamente. Senza troppe parole, senza nemmeno chiedere. Lasciando ai gesti la parola in poesia.
 

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Buonaseraaaaaaaa.
Come vi avevo accennato, questo capitolo è incentrato su qualcosa che già si sapeva. Quello che non si sapeva, era la reazione di Andy nei confronti di questo colpo di testa del compagno. Vi ho viste propense verso un cazziatone seguito da una dose di coccole. Non è andata proprio così, e mi fa piacere avervi un attimo sorprese.
Che dire... i Penniman continuano imperterriti a importunare il fratello poliglotta.... 
A domenica con la prossima puntata! Ormai sta storia sta iniziando ad avere più episodi di Grey's anatomy!
Caremelle in saccoccia!
Grazie alle mie fedeli commentatrici, non lo dico sempre, ma lo sapete che vi adoro. ;)
Vv
  
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