Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Ricorda la storia  |      
Autore: emme30    28/01/2018    4 recensioni
[Todoroki/Momo] [Katsuki/Izuku] [Future!Fic] [Parent!Todomomo]
“Oggi Ichiro doveva scrivere una storia della sua famiglia per il compito di giapponese e così gli ho raccontato del nostro primo appuntamento.”
“Gli hai raccontato di quando mi hai portata a passeggiare sul lungomare?”
Todoroki fa una smorfia e le punzecchia il fianco. “No, del festival di Ennichi. Non ci credo che te ne sei dimenticata!”
Momo fa una piccola risata spensierata e alza il capo per poterlo baciare a stampo sulle labbra. “Ti prendevo in giro, ovvio che me lo ricordo,” dice, tornando a stringersi a lui. “E sentiamo... cosa gli avresti raccontato?”
“Che abbiamo visto i fuochi d’artificio insieme e che eri bellissima.”
La donna gli accarezza il braccio e Todoroki è certo che stia arrossendo, anche se ha il volto abbassato.
“Potremmo portarci i bambini quest’anno, che ne dici?”
Momo alza nuovamente il capo e Todoroki capisce qual è la sua risposta da come le brillano gli occhi. “Ma è un’idea meravigliosa, certo che sì! Domani andiamo a comprare gli yukata per tutti, conosco il posto perfetto! E possiamo chiedere anche agli altri se vogliono unirsi a noi. Che ne pensi?”
“Penso che sia un’idea meravigliosa.”
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Momo Yaoyorozu, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Di Yukata Colorati, Calamari alla Griglia e Fuochi d'Artificio



Se Todoroki dovesse scegliere una stanza preferita della villa in cui abita con la sua famiglia, direbbe senza dubbio che si tratta della cucina.

Quando lui e Momo si sono sposati e sono andati a vivere insieme, ha insistito strenuamente sul fatto che il tavolo della cucina dovesse essere grande, spazioso e ben illuminato. Non che sua moglie fosse stata particolarmente contraria all’idea, ma all’epoca era stata una richiesta un po’ bizzarra da accontentare.

Però, adesso che i pomeriggi primaverili sono dedicati a fare i compiti sotto il suo sguardo vigile, Todoroki ringrazia di aver insistito così tanto tempo prima: il tavolo di legno della loro cucina è perfetto per ad ospitare quattro bambini con i loro fogli, quaderni, libri, righelli e, in pratica, tutto il contenuto delle loro cartelle.

Quel pomeriggio sono avvolti da un silenzio tranquillo - persino troppo tranquillo, secondo i canoni soliti -, ma le gemelle sono entrambe concentratissime sui compiti di matematica, per cui non hanno particolarmente voglia di lasciarsi andare al solito baccano. La superficie liscia di legno è coperta da fogli, pennarelli e matite, sulla quale poi troneggia un piatto quasi vuoto che fino a poco prima conteneva una montagna di Taiyaki e che attualmente è invece dimora di qualche briciola e coda smangiucchiata. Ichiro, il primogenito, lascia sempre le code dei suoi dolcetti a forma di pesce.

Todoroki e Natsuo, il più figlio piccolo al momento seduto sulle sue ginocchia, sono impegnati a colorare un grosso album con gli animali, ognuno con un pennarello diverso.

Akane e Hikaru hanno entrambe la testa china sui loro quaderni, intente a fare i conti sulla punta delle dita e a sbirciare l’una sul quaderno dell’altra per copiare la soluzione delle addizioni che devono fare per compito.

Ichiro, al contrario, sta litigando con il proprio quaderno di giapponese e una serie di kanji che gli risultano particolarmente difficili. Ha una mano costantemente incastrata tra i riccioli scuri - così simili a quelli di Momo -, e una smorfia corrucciata dipinta sul viso. Todoroki lo osserva curioso e aspetta paziente che gli chieda di aiutarlo; vuole lasciargli la possibilità di farcela da solo prima di accorrere in aiuto.

“Papà,” Akane lo chiama, scostandosi una ciocca di capelli rossi da davanti al viso. “Quanto fa tredici meno sette?”

Todoroki solleva lo sguardo dalla tigre che sta colorando. “Conta.”

Lei alza la mano e si mette a computare sulla punta delle dita, perdendosi strada facendo, ma facendo comunque un sorrisetto furbo alla fine.

“Cinque?”

Todoroki ridacchia. “Conta bene.”

“Quattro?”

“Akane, non hai neanche contato stavolta.”

“Sette?”

L’uomo ridacchia, appoggiando un gomito sul tavolo. “Cos’è, tiriamo a indovinare?”

Akane non ha modo di sparare un’altra cifra visto che la sorella al suo fianco sbuffa infastidita, spostandosi la lunga treccia di capelli candidi come la neve sulla spalla. “Fa sei!”

La bambina fa una smorfia divertita e si appresta a scrivere la cifra sul suo quaderno, riuscendo a strappare a Todoroki un altro sorriso.

Akane e Hikaru sono gemelle, eppure non potrebbero essere più diverse. Momo è convinta che si tratti delle due differenti Unicità che hanno ereditato da Todoroki. Akane, coi suoi capelli rossi corti e sbarazzini, è un vero terremoto e brucia come il fuoco che le scorre nelle vene, mentre invece Hikaru è molto più tranquilla e composta, avendo ereditato l’Unicità della nonna paterna.

Le squadra ancora per qualche attimo prima che giunga la voce lamentosa di Ichiro. “Papààààà,” mormora, lasciandosi andare sul tavolo e facendo sparire l’intera scatola di pennarelli sottopelle. “Non riesco a fare questo compito.”

Ichiro ha ereditato l’Unicità di sua madre in un modo un po’ insolito: a differenza di Momo, la quale può creare qualcosa grazie al proprio corpo, il loro primogenito è in grado di inglobare gli oggetti dentro di sé e farli sparire. Certamente non si tratta di un’Unicità molto utile quando una delle piccole pesti fa un danno e lui nasconde l’evidenza.

“Cosa non riesci a fare?” domanda Todoroki, allungando lo sguardo sul suo quaderno e sistemandosi meglio Natsuo sulle ginocchia. “Non riesci a scrivere i kanji di compito?”

Lui arriccia il naso e allunga la mano per raccogliere con il dito un po’ di marmellata dei Taiyaki caduta sul piatto. “No,” sospira affranto. “Devo raccontare una storia della mia famiglia, ma io non so cosa raccontare!”

Todoroki scrolla le spalle. “Potresti scrivere di quando siamo andati a trovare i nonni in Francia l’estate scorsa, che dici?”

Il piccolo scuote la testa. “No, non in quel senso... dobbiamo raccontare qualcosa sui nostri genitori prima che c’eravamo anche noi,” poi fa un sospiro profondo. “Magari potessi raccontare qualcosa dello zio.”

Todoroki fa roteare gli occhi e prende il pennarello giallo verso il quale si sta allungando Natsuo, porgendoglielo. “Oppure potresti scrivere del primo appuntamento mio e della mamma.”

In quel preciso, istante le gemelle tirano su la testa dai loro quaderni e lo guardano stupite.

“Dove siete andati per il primo appuntamento te e la mamma?” chiede Hikaru con gli occhi che brillano.

“Le hai comprato rose e cioccolatini?” aggiunge Akane, imitando la sorella.

Todoroki ride divertito davanti all’improvviso interesse dei propri pargoli. “No, niente di tutto ciò! Siamo andati al festival di Ennichi. Anzi, in realtà ci siamo trovati lì quasi per caso e abbiamo visto i fuochi d’artificio insieme,” spiega, sorridendo al ricordo. “E’ stato molto bello e la mamma era incantevole.”

Ichiro non sembra particolarmente convinto, però sospira rassegnato e si mette a scrivere la storia, borbottando qualcosa che assomiglia molto a un: “Lo zio avrebbe tirato fuori una storia migliore”.

Ciò che Todoroki non si aspetta, però, è il quesito spontaneo di Hikaru.

“Ci possiamo venire anche noi, la prossima volta che lo fanno?”

Fissa i suoi occhi chiari e quasi rimane colpito dalla sincerità dietro quelle parole. Non importa che abbia solo sette anni: è incredibile quanto sia già tremendamente matura e intelligente.

“Perché no?” replica, osservando estasiato i sorrisi che si accendono sui volti dei propri figli. “Ne parleremo con la mamma stasera. In effetti non ci siamo mai più andati, anche se è qua vicino.”

Todoroki ignora il baccano che segue, facendo un sospiro davanti allo status quo rumorosissimo che ormai fa da padrone.

Rimangono seduti al tavolo della cucina a colorare e a fare finta di fare i compiti fino all’ora di cena, finchè non accende la televisione e il telegiornale gli spiega il motivo per cui sua moglie non è ancora tornata a casa.

Quando è nato Ichiro, Todoroki ha acconsentito al continuare a lavorare nell’agenzia di suo padre ad una sola e unica condizione: che o lui o sua moglie potessero rimanere in alternanza a casa con i bambini. Endeavor provò a respingere le sue richieste, ma Todoroki non volle sentire ragioni: i suoi figli avrebbero sempre avuto lui o Momo in casa con loro. Niente domestiche o tate, solo ed esclusivamente loro due.

L’uomo fu quindi obbligato ad accettare quelle condizioni che riteneva così stupide e bizzarre, ma Shoto non ha mai prestato attenzione alle sue lamentele nel corso del tempo, godendosi la propria famiglia e diventando il padre presente e amorevole che aveva sempre desiderato avere.

C’è stato un brutto incidente sulla tangenziale e ci sono diversi eroi impegnati nelle missioni di soccorso. Todoroki segue le immagini sullo schermo e si tranquillizza nel momento in cui vede Momo inquadrata dalle telecamere senza neanche un graffio in volto. Ovviamente i bambini cominciano a strillare: “C’è la mamma in tv!” e la calma raggiunta dal piatto di onigiri piazzato sul tavolo sparisce in meno di tre secondi netti.

Dopo aver pulito ogni singolo chicco di riso dal pavimento della cucina, aver rincorso Akane e Natsuo per mezza casa in modo da metterli a dormire e aver minacciato di non far vedere più loro i cartoni animati per almeno un mese se non si fossero messi il pigiama immediatamente, il silenzio torna a riempirgli le orecchie. Finalmente.

Si sistema a letto con un buon libro e inforca un paio di occhiali da vista, dato che negli ultimi tempi l’eterocromia gli fa pizzicare gli occhi a fine giornata quando è molto stanco, deciso ad aspettare sveglio l’arrivo di sua moglie.

Scontatamente, si addormenta nel giro di qualche minuto contro la testiera del letto, il libro abbandonato sulle coperte. Passare la giornata a correre dietro a quattro piccole pesti spesso è più sfiancante del combattere il cattivo di turno.

Viene svegliato dal tocco leggero di qualcuno che gli sfila gli occhiali da vista. Apre gli occhi e li strizza piano alla penombra della stanza, riconoscendo subito il dolcissimo viso di Momo sorridergli.

“Ehi, ciao,” sussurra con la voce addormentata. “Sono sveglio, giuro,” mormora, richiudendo le palpebre e percependo il sonno avvicinarsi. Li apre di scatto, però, nel momento esatto in cui avverte un paio di labbra posarsi sulle proprie e una mano scivolargli tra i capelli.

Rimane quasi stordito quando Momo si allontana da lui con uno schiocco e una piccola risata.

“Ora sono sveglissimo,” dice, facendo poi un piccolo ghigno.

La donna scuote la testa e infila le gambe nude sotto le coperte. Todoroki nota che indossa una delle sue magliette e non può che sorridere con amore. Apre le braccia e lascia che la moglie gli si adagi sul petto, lasciandole un bacio sui capelli e stringendola forte a sé.

“Che ore sono?”

“E’ tardi,” sospira Momo, accoccolandoglisi contro. “C’è stato tantissimo lavoro da fare, sembrava che non finisse più.”

“Ti abbiamo vista in tv, i bambini sono impazziti.”

Lei alza il capo e lo guarda con un sorriso. “Come è andata oggi?”

Todoroki scrolla le spalle e le accarezza la schiena. “Il solito... abbiamo fatto i compiti, dato fuoco a una tenda, fatto scomparire un altro vaso, colorato l’ennesimo muro bianco e sparso riso per tutto il pavimento della cucina.”

“Di sicuro una giornata più movimentata della mia,” ridacchia lei. “Domani rimango a casa, è un da po’ che non facciamo colazione insieme.”

Todoroki sorride al pensiero e, tutto a un tratto, gli torna in mente la domanda di Hikaru di quel pomeriggio.

“Oggi Ichiro doveva scrivere una storia della sua famiglia per il compito di giapponese e così gli ho raccontato del nostro primo appuntamento.”

“Gli hai raccontato di quando mi hai portata a passeggiare sul lungomare?”

Todoroki fa una smorfia e le punzecchia il fianco. “No, del festival di Ennichi. Non ci credo che te ne sei dimenticata!”

Momo fa una piccola risata spensierata e alza il capo per poterlo baciare a stampo sulle labbra. “Ti prendevo in giro, ovvio che me lo ricordo,” dice, tornando a stringersi a lui. “E sentiamo... cosa gli avresti raccontato?”

“Che abbiamo visto i fuochi d’artificio insieme e che eri bellissima.”

La donna gli accarezza il braccio e Todoroki è certo che stia arrossendo, anche se ha il volto abbassato.

“Potremmo portarci i bambini quest’anno, che ne dici?”

Momo alza nuovamente il capo e Todoroki capisce qual è la sua risposta da come le brillano gli occhi. “Ma è un’idea meravigliosa, certo che sì! Domani andiamo a comprare gli yukata per tutti, conosco il posto perfetto! E possiamo chiedere anche agli altri se vogliono unirsi a noi. Che ne pensi?”

Todoroki ridacchia e le bacia il capo, sentendosi fortunatissimo.

“Penso che sia un’idea meravigliosa.”
 

*

 

Lo shopping degli yukata non va proprio come previsto: Akane riesce a bruciare un costosissisimo abito di seta bianca e Ichiro fa scomparire ogni pezzo di tessuto che non gli garba.

Nonostante ciò, una settimana dopo sono tutti pronti e diretti al festival nei loro deliziosi yukata, con l’euforia a fior di pelle e dei grossi sorrisi eccitati in volto.

Todoroki li osserva vigile saltellare di fronte a lui e strillare emozionatissimi riguardo tutte le cose che faranno quella sera, con Momo di fianco aggrappata al suo braccio.

Non si aspetta quasi il suo sussurro dopo il leggero bacio che gli lascia sulla guancia. “Sembra quasi di essere tornati al nostro primo appuntamento.”

Todoroki la guarda e vorrebbe dirle che è bella come allora, se non di più, ma l’urlo di Akane li mette entrambi sull’attenti, per poi accorgersi che l’entusiasmo della bambina è dovuto semplicemente alla bancarella di calamari alla griglia.

Nonostante Momo sia stupenda proprio come la prima volta, Todoroki si rende conto nel giro di un paio di minuti della sostanziale differenza tra il visitare un festival come coppia di fidanzati e l’andarci come genitori di quattro piccole pesti.

I bambini sono scatenati: corrono avanti e indietro, ridendo come pazzi e trascinando Momo e Todoroki da una bancarella all’altra. Non stanno calmi neanche quando provano a farli ingozzare di cibo per tenerli fermi seduti su una panchina per qualche minuto; non appena finiscono di divorare i loro calamari, vengono attirati dall’ennesimo gioco, aggrappandosi allo yukata di Todoroki al suono di: “Papà andiamo!”

Nell’adrenalina del momento, sia Todoroki che Momo rimangono cauti e sull’attenti, rimanendo vigili sui possibili danni creati delle quattro piccole pesti, per poi lasciarsi andare all’ennesima risata delle gemelle, la quale scioglie a entrambi il cuore.

Todoroki non cessa comunque di avere gli occhi persino dietro la testa pur di essere pronto a prendere uno dei suoi monelli per un orecchio, ma riesce a rilassarsi non appena anche i pargoli si calmano e si decidono a camminare con un po’ più di tranquillità nel viale decorato di lanterne, lucine colorate, stand di cibo e piccoli oggetti d’artigianato.

Incontrano alcuni amici in mezzo alla gente, tuttavia non riescono a scambiarci più di quattro parole poiché sono letteralmente in balia di Ichiro e Akane, i quali si fanno strada tra la folla alla ricerca del loro zio preferito.

Non si tratta ovviamente di uno dei suoi fratelli o qualche effettivo parente, tutti troppo noiosi per i quattro diavoli che hanno in casa, bensì dell’ultima persona che Todoroki avrebbe pensato potesse venire definito zio.

Capisce che la ricerca dei bambini si è conclusa vittoriosamente non appena ode lo strillo di Akane e vede tutti i suoi figli correre alla sua sinistra.

“Zio Kacchan!”

A poca distanza da loro, Izuku e Katsuki stanno camminando indisturbati e sono intenti a sbocconcellare le loro porzioni di takoyaki. Todoroki si volta appena in tempo per vedere il volto sereno di Katsuki piegarsi un’espressione irritata che conosce fin troppo bene e che sa essere ormai solo una fintissima maschera. Izuku, al suo fianco, sorride invece entusiasta.

A Todoroki e Momo basta fissarsi e sospirare prima di avvicinarsi a loro e ridacchiare alla già evidente disperazione di Katsuki di fronte ai loro rumorosissimi figli.

“Zio Kacchan! Fai esplodere qualcosa!” Akane e Hikaru si aggrappano entrambe allo yukata di Katsuki, mentre Natsuo gli saltella intorno e Ichiro comincia a elencargli tutte le volte che lo ha visto in tv, dicendogli quanto sia l’eroe più fantastico del mondo.

Nonostante Todoroki e Momo siano due degli eroi più celebri e indispensabili della loro generazione, i loro quattro pargoli impazziscono per King of Explodo Kills, perché “Lui fa le esplosioni papà! Non c’è nulla di più figo di fare le esplosioni!

Esattamente ciò che ogni genitore vorrebbe sentirsi dire, insomma.

“Brutti mocciosi, piantatela!” Katsuki si scrolla le bambine di dosso, le quali ridono divertite e cominciano a saltellare eccitate. “Fai esplodere qualcosa, zietto!”

Katsuki sembra sul punto di far deflagare la testa delle loro figlie, ma, prima che possa perdere la pazienza, Izuku si mette in mezzo tra di loro, facendo un grosso sorriso ai bambini. “Andate a prendere qualcosa di piccolo da far esplodere a zio Kacchan, però non allontanatevi troppo.”

I bambini urlano tutti emozionati e nel giro di tre secondi netti sono tutti a cercare oggettini nell’aiuola dietro di loro, mentre Katsuki fissa irritato l’espressione amorevole di Izuku.

Lui e Momo li salutano con baci e abbracci, anche se Todoroki non può che essere decisamente confuso sulla loro presenza lì, dato che Izuku stesso gli aveva comunicato che loro due non ci sarebbero stati.

“Avete cambiato idea all’improvviso riguardo al festival?” domanda dopo che hanno finito di scambiarsi i convenevoli. “I bambini non ci hanno comunque dato retta quando gli abbiamo detto che non sareste venuti, visto che hanno passato la serata a cercare lo zietto preferito.”

Katsuki fa una smorfia, ma Izuku aggrotta le sopracciglia. “Quando ti avrei detto che non saremmo venuti?”

“Due sere fa mi hai mandato un messaggio che mi dicevi che avevate altro da fare stasera. Non ricordi?”

Todoroki capisce cosa è realmente successo nel momento esatto in cui vede un ghigno divertito colorare le labbra di Katsuki. Anche Izuku lo nota e comprende tutto: un attimo dopo, tira un piccolo schiaffo sul retro del collo del fidanzato.

“Tu devi piantarla di rubarmi il cellulare e rispondere ai messaggi dei miei amici per me.”

Katsuki ridacchia, ma non dice nulla, ingoiando l’ultima polpetta di granchio con aria soddisfatta.

Momo al suo fianco sogghigna divertita, e Todoroki non riesce a dire altro, visto che, un attimo dopo, vengono nuovamente travolti da Akane e Ichiro.

“Zio Kacchan, guarda! Abbiamo trovato cose da farti esplodere!”

Tutti e quattro si presentano di fronte a lui con le mani piene di scatoline colorate, contenitori di plastica e stelle filanti. Akane ha addirittura tra le mani un calamaro alla griglia fumante che Todoroki non vuole assolutamente sapere da dove ha preso. Katsuki fa un’espressione divertita davanti allo stuolo di suoi piccoli fan.

“Va bene, andiamo a far esplodere qualcosa.”

Todoroki sa ormai che l’eccessiva irritazione di Katsuki di fronte ai suoi figli è tutta una finta. Izuku gli ha confessato una volta che l’uomo adora avere le attenzioni dei bambini e il proprio fan club personale, soprattutto visto che è l’eroe preferito dalla maggior parte della loro generazione.

Quindi si mettono nell’aiuola sgombra poco lontano e Katsuki comincia a far detonare tutto ciò che gli passano i bambini, attirando l’attenzione di altri sguardi curiosi e giovani risate divertite.

Todoroki rimane a osservare da lontano assieme a Momo e Izuku, ridacchiando divertito per via dell’entusiasmo dei propri figli.

“E’ sempre bello quando i bambini si ritrovano, vero?” commenta poco dopo Izuku con un piccolo ghigno, facendo ridere tutti e tre. Katsuki li sente sghignazzare, visto che lancia loro un’occhiataccia.

“Come è andata la serata finora? Gli avete fatto pescare qualche pesce rosso?”

Momo si sistema un ciuffo di capelli dietro un orecchio. “Non ancora, ma è stato tutto molto movimentato, a dirla tutta. Non abbiamo fatto altro che correre avanti e indietro.”

“Siamo abbastanza terrorizzati che Akane possa dar fuoco a qualcosa involontariamente, non controlla ancora bene la sua Unicità,” spiega Todoroki scrollando le spalle.

“Lo immagino, è davvero un terremoto,” ridacchia Izuku. “In effetti sono rimasto molto sorpreso quando ho saputo che sareste venuti. Non lo avrei mai detto!”

Todoroki sorride e sente gli occhi di Momo fissarlo per giusto un istante. “In realtà, abbiamo deciso di venire solo dopo aver raccontato ai bambini che il nostro primo appuntamento è stato a questo festival,” commenta con un sospiro. “Anche se avremmo dovuto mettere in conto che sarebbe stato un po’ difficile replicare quella sera con quattro piccole pesti appresso,” ridacchia, passando un braccio attorno alla vita della moglie.

Non si aspetta per niente la domanda di Izuku alla sua osservazione.

“Volete che io e Kacchan vi teniamo d’occhio i piccoli per un pochino? Vi guardate i fuochi d’artificio per conto vostro e poi ci ritroviamo. Così potrete riposarvi un po’.”

Todoroki domanda un “Sei sicuro?” nello stesso istante in cui Momo strilla “Sì!” a voce troppo alta.

Izuku ridacchia e annuisce. “Certo, lo sapete che io e Kacchan li adoriamo!”

Todoroki vorrebbe chiedergli se anche Katsuki è sicuro di voler fare da babysitter a quei diavoletti quella sera, ma Momo lo afferra per un braccio e comincia a trascinarselo via.

“Dai, Shoto, andiamocene adesso che Katsuki è distratto!”

Izuku ghigna e fa segno loro di andare. “Tranquilli, bado io a Kacchan e ai piccoli!”

Todoroki sta per cedere e seguire la moglie quando il suo sguardo cade sui suoi bambini e su Katsuki, il quale deve aver capito esattamente a cosa ha acconsentito il suo fidanzato.

Dekuuuuu!” ringhia l’uomo con gli occhi ridotti a due fessure, però non riesce a muovere neanche un passo nella loro direzione: Akane e Hikaru decidono in quel momento di appendersi alle sue gambe e cominciare a gridare. “Fai le esplosioni, zio Kacchan, facci volare!”

Todoroki e Momo si allontanano a passo svelto, con le dita intrecciate e ridacchiando proprio mentre arriva alle loro orecchie la voce di Izuku.

“Kacchan, no, non puoi far esplodere i bambini... Kacchan!”
 

*

 

Todoroki si fa trascinare da Momo in un posticino appartato per assistere allo spettacolo pirotecnico, osservandola parlare e ridacchiare senza dire nulla. La bacia un attimo prima che i fuochi d’artificio comincino, sussurrandole in un orecchio che, anche se durante il loro primo appuntamento era bella, adesso è decisamente la donna più meravigliosa della sua vita.

Guardano il cielo illuminato da colori sgargianti, stretti in un abbraccio e baciandosi, godendosi quella strana ma apprezzatissima solitudine.

Tornano a immergersi nel chiasso giocoso del festival quando lo spettacolo termina, comprando dei dolcetti da mangiare strada facendo e controllando il cellulare per raggiungere il punto indicato da Izuku, un’area da pic-nic in cui hanno allestito delle divertenti attività per i più piccoli.

Li sentono ancora prima di vederli. O meglio, è Katsuki quello che sentono.

“Brutto moccioso, dritto devi colorare!”

Lo spettacolo che si trovano davanti non appena li vedono è irresistibile e Todoroki ride nel momento in cui Momo estrae il cellulare dalla borsa per immortalare il tutto in uno scatto.

Izuku e Katsuki sono seduti a un tavolo da pic-nic, intenti a colorare un foglio con dei pastelli colorati insieme ai loro figli. In realtà, gli unici seduti bene sono i due uomini, visto che i bambini sono tutti appiccicati a Katsuki. Natsuo gli è seduto sulle ginocchia, le gemelle sono sistemate ai suoi fianchi e Ichiro è letteralmente disteso sul tavolo, attento a colorare secondo le indicazioni dell’uomo.

Izuku è il primo che li nota, facendo loro un grosso sorriso e salutandoli con la mano.

Todoroki e Momo si avvicinano con due piccoli ghigni, ammirando divertiti la scenetta. Katsuki si limita a guardarli un po’ irritato, ma non arrabbiato.

“Volevano tutti sedersi vicino a zio Kacchan,” spiega Izuku, scrollando le spalle e ridacchiando, come se la cosa non fosse già ovvia di suo.

Katsuki si limita a far schioccare le labbra. “Sì, ma adesso sarebbe un po’ il caso di smetterla di figliare come conigli, voi due,” sbotta, indicandoli con un pastello blu. “Basta bambini!”

I tre adulti ridono divertiti all’affermazione di Katsuki, il quale non si preoccupa neanche di insultarli, dato che abbassa lo sguardo e si mette a sbraitare contro Hikaru.

“Ma cosa fai, mocciosetta? Questo andava colorato di verde!”

La bambina, però, non sembra prendersela per il tono severo con cui l’adulto si rivolge a lei, e gli rivolge un tenero sorriso. “Sai, zietto, puoi anche smetterla di trattarci male… tanto lo sappiamo che ci adori!”

Katsuki sgrana gli occhi e non riesce a dire nulla; dall’altro lato, anche Akane annuisce convinta alle affermazioni della gemella. “E’ vero, zio Deku ce lo dice sempre che fai tanto il gradasso, ma, in realtà, ci vuoi tanto bene.”

Izuku sorride amorevole nel momento in cui Katsuki gli lancia l’ennesima occhiataccia della serata.

Deku, ma che caz-“

“Cosa state facendo con i colori? Ci raccontate un po’?” interviene fulminea Momo, lanciando uno sguardo assassino a Katsuki, il quale si ammutolisce all’istante e torna a colorare col capo chino.

Ichiro si mette seduto e fa un sorriso. “Facciamo una lanterna di carta! Così poi la facciamo volare e, se ci scriviamo i nostri desideri, si avverano!”

“Ma davvero? Che bella idea!” commenta Momo intenerita, scompigliando i capelli del suo primogenito.

“Sì, mamma, vedi che zio Kacchan è sempre il migliore? Io lo dico sempre, ma non mi ascolta mai nessuno!”

Todoroki sospira al ghigno soddisfatto sulle labbra di Katsuki, il quale non dice nulla e continua a usare i colori. Rimangono seduti a quel tavolo a parlare del più e del meno e del festival finché la lanterna non è pronta.

“Via, lontani... soprattutto Fiammella e il Pozzo Senza Fondo!” sbraita Katsuki quando lui e Izuku cominciano a montarla e ad assemblare i pezzi. Ovviamente, il quartetto non lo sta a sentire e gli saltella intorno, nonostante sia sera tardi e i bambini dovrebbero essere sfiniti. Todoroki e Momo li guardano divertiti, increduli della piega che quella serata ha preso.

“Ok, mocciosi! Tutti qui, che la facciamo volare!” Katsuki li chiama quando è finalmente soddisfatto della lanterna di carta colorata che ha tra le mani. Fa sistemare i bambini in cerchio e fa tenere a ognuno un pezzo del lume colorato e pieno di scritte.

“Torcia Umana, ci serve una mano qui!”

“Zietto, ma posso pensarci io!” Akane quasi strilla non appena Katsuki allude al fatto che bisogna accendere la miccia per farla volare e ha bisogno di Todoroki.

“Tu stai buona e ferma. Cosa ti ho detto sull’uso della tua Unicità?”

“Solo contro i cattivi,” mugugna Akane, mettendo il muso.

“Brava piccolo danno,” sghignazza, scompigliandole i capelli e voltandosi poi verso Todoroki, il quale si è fermato a guardare la scenetta da poco lontano. “Allora? Non ho mica tutta la sera!”

Todoroki ignora il suo volto fintamente irritato e si accuccia, osservando i volti pieni di aspettativa dei propri pargoli. “Pronti?” incita con un sorriso, allungando la mano sinistra vicino alla miccia.

I bambini strillano il proprio assenso, Todoroki accende il fuoco con la punta dell’indice e la lanterna si leva verso l’altro, coi bambini che urlano e saltano contenti.

Mentre guarda il lume di carta levarsi sempre più in alto, avverte le mani di Momo stringergli la vita e, quando si volta per baciarle una guancia, nota che anche Izuku e Katsuki sono stretti in un abbraccio a fissare il cielo. A pensarci bene, anche quel momento sarebbe da immortalare con una fotografia.

Rimangono a guardare la lanterna finché il punto luminoso non si confonde con le stelle e i bambini sono seduti sull’erba con il naso all’insù a fantasticare su dove possa essere finita.

Ci mettono decisamente troppo tempo a salutare Katsuki e Izuku prima di andare a casa e riescono a staccare Akane dalle gambe di Katsuki solo con la promessa che gli zietti sarebbero andati a trovarli presto.

E’ nel momento in cui si incamminano verso casa che la stanchezza comincia a farsi sentire. Natsuo si fa prendere in braccio da Todoroki e crolla in un sonno profondo non appena lui se lo sistema contro il petto. Ichiro, invece, si aggrappa alla mano di Momo che non è intrecciata con quella del marito e le gemelle camminano invece tenendosi per un palmo davanti a loro, chiacchierando indisturbate su tutte le cose che belle che hanno fatto quella sera.

“Mami...” mormora Ichiro poco dopo, cercando di nascondere un sonoro sbadiglio. “Ci torniamo anche il prossimo anno al festival, vero? E’ stato divertentissimo.”

Momo sorride e acconsente, stringendo un po’ più forte le dita di Todoroki.

“Magari l’anno prossimo anche gli zietti avranno dei bambini, così noi avremo dei cuginetti!”

Todoroki strabuzza gli occhi all’affermazione di Hikaru - sa benissimo che la coppia di amici non sembra intenzionata a diventare genitori.

“E per quale motivo?” domanda con cautela.

Lei scrolla le spalle ed è Akane a fornire la risposta a quel quesito.

“Beh, perché zio Kacchan ha passato tutta la sera a dire a zio Deku che quando sarebbero tornati a casa avrebbero fatto anche loro un sacco di bambini.”

“E lo zio Deku era un sacco rosso in faccia,” aggiunge Hikaru facendo un sonoro sbadiglio, ignara del reale significato di quelle parole.

Todoroki si volta verso la moglie e si ritrovano a sospirare affranti quasi nello stesso istante.

“Però è stato davvero tanto divertente,” afferma Ichiro con voce sognante. “Ora capisco perché mi hai detto di scrivere quella storia, papà. E sulla lanterna io ce l’ho scritto che l’anno prossimo ci voglio tornare, così il desiderio si avvera.”

Todoroki sorride amorevole a quegli occhi scuri, col cuore che gli fa una capriola nel petto.

E’ stata una serata stancante, provante e decisamente caotica, ma, mentre si guarda intorno e osserva la propria famiglia felice e soddisfatta, è certo che, se potesse, la vivrebbe altre mille volte.

 
Ogni tanto escono anche queste cose fluffosissime e la Todomomo è davvero una delle poche coppie super soft che mi sanno di genitori ideali ♥ poi, insomma, chi non vorrebbe uno zietto come Kacchan? XD 
Grazie a chi ha letto, spero vi sia piaciuta ♥ 

Beta reading: Ilaria
Mi trovate anche su facebook:
 PROFILO | PAGINA AUTORE
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: emme30