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Autore: _armida    29/01/2018    4 recensioni
Si tenevano per mano su di una scogliera a picco sul mare, un bambino ad una bambina intenti a osservare il cielo azzurro sopra le loro teste.
“Cosa faremo se la Galassia fosse in pericolo?”, chiese lei in un mormorio incerto, timoroso quasi.
L’espressione sul viso del piccolo Poe si fece sicura. “Se la Galassia avrà bisogno, noi ci saremo”, rispose.
I loro eroi avevano combattuto per la libertà, perché loro non avrebbero dovuto farlo?
...
“C’è stato un risveglio nella Foza”, rivelò il Leader Supremo.
Sotto la maschera, gli occhi color pece di Kylo Ren ebbero un guizzo.
“Fonti certe mi hanno informato che la mercante di rottami ha raggiunto Skywalker, sai questo cosa significa?”, continuò il Leader Supremo.
“L’addestrerà e ne farà un Jedi e noi saremo in minoranza…”. Ren alzò il viso su Snoke, sotto la maschera, quindi non visibile, un ampio sorriso faceva capolino. “…almeno che non trovassimo questo nuovo detentore della Forza e lo convincessimo a stare dalla nostra parte”
Anche il Leader Supremo sorrise, un ampio e sadico sorriso che avrebbe messo i brividi a chiunque. “Ti affido dunque il compito di trovarlo e portarlo da me, mio fedele apprendista"
Genere: Azione, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kylo Ren, Nuovo personaggio, Poe Dameron, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VI
 
“Ho chiesto chi sei. E non lo ripeterò una seconda volta”
Di nuovo quella voce metallica. E di nuovo quello strano calore puntato sulla schiena, questa volta più forte. 
Lys sussultò involontariamente ma riprese in fretta il controllo del proprio corpo. Chi era quello per dire a lei cosa fare? No, non glielo stava dicendo, lo stava proprio pretendendo. E senza nemmeno chiedere per favore. “Sarei io che dovrei chiedere chi è lei”. Quella frase le uscì spontanea, la voce  più acida di quanto avrebbe voluto. 
Silenzio dalle sue spalle. Zittito, chiunque fosse, con una sola frase? Stava facendo progressi. La prossima volta avrebbe puntato a farlo semplicemente con una parola. E quella ancora dopo con uno sguardo. 
Un sorriso soddisfatto le comparve sulle labbra, ma esso sfumò non appena cercò di voltarsi per vedere chi o che cosa la stesse minacciando: non appena ci provò sentì ogni fibra del proprio corpo bloccata, come se qualcuno la stesse tenendo ferma. Ma nessuno la stava toccando. 
Vide il fiocco che le legava il mantello al collo sciogliersi da sè, come se una mano invisibile ne stesse tirando le estremità. Le scivolò sulle spalle nude e cadde infine a terra.
Passarono alcuni attimi e si ritrovò improvvisamente voltata, con la schiena premuta contro la parete affianco alla porta. Un gemito di paura più che di dolore le sfuggì dalle labbra. 
Le ci vollero alcuni secondi per mettere a fuoco l’arma che era puntata al suo ventre… e chi la stava impugnando. 
La prima era inconsueta, di un tipo che aveva potuto vedere solo su vecchi libri e in qualche ologramma dei tempi passati: si trattava di una spada laser, ma era diversa. Innanzitutto era rossa, poi sembrava instabile, dai bordi irregolari che emettevano uno sfrigolio, ed infine la luce si propagava in tre direzioni: la lama ed altre due parti a protezione dell’elsa. 
Riguardo al suo proprietario… temeva di sapere di chi si trattasse. Ma forse lo aveva sorpreso in un momento non propriamente… consono. Indossava giusto i pantaloni e quell’odiosa maschera, mentre il petto nudo era ancora bagnato da alcune gocce d’acqua. Forse aveva appena finito di fare una doccia. 
Studiò quel corpo attentamente, non potendo fare a meno di pensare che quando le avevano parlato di Kylo Ren, paragonandolo a Darth Vader, si erano scordati di menzionare anche le differenze. 
Differenze che non passavano inosservate. 
Sbattè un paio di volte le palpebre, prima di mutare la propria espressione in una annoiata. “Ah… è lei”, disse con un livello di entusiasmo pari soltanto a quello che aveva provato ai tempi che suo zio aveva avuto la bella idea di farle iniziare un corso di cucito. Infatti era durato appena un paio di ore. Se se ne fosse aggiunta una terza, probabilmente l’insegnante se ne sarebbe uscita dalla sala studio con un occhio in meno.  
Era stata abituata a studiare le espressioni facciali degli altri e ad agire di conseguenza, pronunciando le esatte parole che le avrebbero permesso di ottenere la reazione desiderata. Ma con quella maschera come poteva riuscirci? 
Avvertiva ancora quella strana sensazione: era un’idea di soffocamento, come quando c’è troppa umidità e si fa fatica a respirare. Ma di sicuro non era di quello che si trattava. 
Sentì come una forte pressione premere dall’interno della sua testa, ma non fece in tempo a dire o fare qualcosa che bussarono alla porta e, di qualsiasi cosa si trattasse, smise. 
“Comandante Ren, sono Sua Altezza. Sono venuto a chiederle se il soggiorno è di suo gradimento fino a questo momento”
A Lys si gelò il sangue nelle vene, forse ancora di più dell’aver avuto una spada laser puntata addosso. 
“Avete con voi delle guardie, Vostra Altezza?”, domandò Ren. La maschera che non si era nemmeno voltata per un istante in direzione della porta, ma che rimaneva fissa su di lei. Chissà come era lo sguardo sotto ad essa…
“Sì, certo, la mia scorta”. Dal tono di voce il re appariva perplesso. 
“Ottimo”, rispose il Comandante, asciutto. “C’è un’intrusa nei miei alloggi”. 
Quello che si sentì subito dopo fu la porta aprirsi di colpo ed il re entrare trafilato con dietro le proprie guardie con armi alle mani. 
Lys chiuse gli occhi e sbuffò, per poi sporgersi leggermente alla propria sinistra per mostrarsi. “Zio…”, salutò con ben poco entusiasmo nella voce. Se con Ren aveva retto alla perfezione lo sguardo penetrante del suo elmo, ora non aveva esitato abbassare gli occhi per non vedere il re in faccia. Notò di sfuggita il Comandante del Primo Ordine irrigidirsi un istante, per poi tornare alla posa consueta: questa a quanto pare non se l’aspettava. Lo vide fare un passo indietro e disarmare la spada laser, che senza la lama d’energia appariva come un comune - ed innocuo - tubo di metallo. Ma forse questo era meglio che se lo tenesse per sé. 
“Cosa ci fai tu qui?”.
La voce del sovrano era trattenuta a stento. Se fossero stati soli, probabilmente quello sarebbe stato detto con un urlo. 
“La porta era aperta, non sapevo che avevi sistemato qui i tuoi ospiti”, si difese lei, sottolineando però quel “tuoi”, ad indicazione che lei si dissociava completamente da quell’azione. 
Suo zio non disse nulla, facendole silenziosamente segno di uscire, guardandola con gli occhi dardeggianti di rabbia. 
“Aspettami qui fuori”, sibilò quando lei gli passò accanto. 
Fulmini e tempeste, ecco cosa l’aspettava.


Nda
Ed eccomi qui nonostante la sessione invernale si avvicini sempre di più. Pregate per me (davvero tanto tanto tanto)! Come sempre, spero di sentire presto le vostre impressioni. Alla prossima!
   
 
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