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Autore: Eveine    30/01/2018    1 recensioni
Fu un attimo, i due fantasmi si guardarono negli occhi vitrei e fu subito come tornare a migliaia di anni prima. In quel momento erano solo Helena e il Barone, una ragazza fuggita di casa e un uomo partito per ritrovarla.
Storia scritta per il contest "La frequenza dell'anima"
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barone Sanguinario, Helena Corvonero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ovunque si voltasse vedeva solo macerie, muri esplosi a metà o per intero, calcinacci sparsi in ogni angolo, persone che gridavano a destra e sinistra, morti allineati vicino alle loro famiglie.
Hogwarts era la sua casa e le faceva male vederla ridotta in quello stato, forse più delle coltellate che l’avevano condotta alla morte. La maggior parte dei superstiti era ancora riunita nella Sala Grande, il soffitto, a dispetto dello scontro appena avvenuto, mostrava ancora il cielo esterno. Un cielo che iniziava a rischiararsi per le prime luci dell’alba.
Era un fantasma, non poteva sentire quell’odore di sangue e morte che aleggiava nella stanza, ma sapeva benissimo cosa aspettarsi. Se lo ricordava bene Helena, era ancora impresso nella sua mente, il liquido rosso che sgorgava da ogni coltellata che il Barone le infliggeva macchiava i ciuffi d’erba sotto di lei. Ogni goccia del fluido viscoso che usciva dal suo corpo le portava via un po’ di vita. Più l’odore ferroso impregnava il suo naso più capiva che la morte le si avvicinava inesorabilmente. Un fruscio e un clangore metallico alle sue spalle la riportò al presente. Con la coda dell’occhio vide un fantasma coperto di sangue, ma di un colore diverso, argenteo. Un colore che non sbiadisce negli anni, un colore che è lì per ricordargli ogni giorno, per l’eternità, ciò che ha fatto, per impedirgli di dimenticare il suo gesto impulsivo.
La sensazione del pugnale che squarciava la carne della donna era ancora vivida, in fondo gli era piaciuto affondare la lama, ancora e ancora, era come se portare via la vita a un essere umano gli concedesse un potere supremo.
Fu un attimo, i due fantasmi si guardarono negli occhi vitrei e fu subito come tornare a migliaia di anni prima. In quel momento erano solo Helena e il Barone, una ragazza fuggita di casa e un uomo partito per ritrovarla.
Nelle orecchie sentivano il vento far frusciare le foglie del grande albero che sarebbe diventata la tomba di Helena. L’uomo rivide in lei quegli occhi dolci, velati dalla paura, si ricordò i gesti gentili che lo avevano fatto innamorare. La ragazza, invece, non riuscì a fare a meno di rivederci quell’amore folle, malato, che lo aveva accecato a tal punto che un rifiuto lo aveva portato a compiere il gesto peggiore che un uomo possa compiere.
Ogni volta che il Barone la vedeva provava soddisfazione per averla resa bella e giovane per l’eternità e per averla potuta tenere vicino a lui. Una volta aveva provato un approccio con lei, aveva tentato di usare parole prese dai libri di letteratura che tanto piacevano a lei “per essere dove sei tu ma anche più vicino a te, tu sembri così lontano e ti sto raggiungendo con ogni nota che canto e spero che ti arrivi un vento pacifico che si avvolge intorno a te e ti sussurra all’orecchio. Ti dice che mi manchi e vorrei che tu fossi qui.
Helena aveva passato la sua intera vita da fantasma a cercare di dimenticare quel giorno, il dolore fisico, il rimpianto delle esperienze che non avrebbe più vissuto, e lo odiava per non averle permesso di invecchiare e crearsi una famiglia, non riusciva a perdonarlo, nonostante fossero passati migliaia di anni.
Anche i cadaveri nella Sala Grande non avevano più quei privilegi riservati ai vivi ma loro avevano rinunciato alla possibilità di diventare fantasmi. Erano riusciti ad accettare dignitosamente la morte, non come lei e il Barone che avevano optato per una vita a metà pur di rimanere sulla Terra.
   
 
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