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Autore: Robigna88    31/01/2018    1 recensioni
Quarta parte della serie The Family Business.
Crossover tra The Originals/TVD/Supernatural/Constantine/Arrow
-"Sei la donna più forte che conosco, puoi farcela. Ti amo."- Queste sono le ultime parole che Elijah Mikaelson ha detto a sua moglie poco prima di chiudere gli occhi e cadere nel sonno profondo all'interno della Chambre de Chasse creata da Freya per tenere la sua famiglia al sicuro. Queste sono le ultime parole che Allison ha sentito pronunciare da suo marito prima che chiudesse gli occhi lasciandola sola con il cuore spezzato.
-"Sistemeremo tutto.-" Questa è invece la promessa che Allison ed Hayley si sono fatte e che hanno intenzione di mantenere.
Da quelle parole sono passati cinque lunghi anni e molto è cambiato; la piccola Hope ha sette anni, è bella, sana e amata e le due donne stanno ancora provando a mantenere le promesse fatte. Per farlo sono pronte a qualunque cosa perchè la famiglia viene prima di tutto. Le conseguenze delle proprie azioni, però, tornano sempre a bussare e a volte marchiano l'anima... per sempre.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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23.

 

 

 

 

 

Allison guardò il suo riflesso allo specchio un’ultima volta prima di decidere che ne aveva abbastanza; ne aveva abbastanza di tormentarsi ogni giorno da un mese, di sforzarsi di ricordare la sua intera esistenza. Ne aveva abbastanza di sentirsi persa, disorientata, ne aveva abbastanza di tutto. Con un gesto spostò da davanti agli occhi un ciuffo di capelli e uscì dal bagno, avvolta in un accappatoio bianco. Sotto i suoi piedi scalzi sentì quel parquet scuro che, così le avevano detto, era stata proprio a lei a scegliere.

Peccato che non ne avesse alcuna memoria. Non aveva memoria di nulla.

Si era svegliata in una casa piena di gente che sosteneva di essere la sua famiglia, e ogni giorno da allora in quel posto che per lei non era casa, c’era un via vai di gente che sapeva molto di lei ma di cui lei non sapeva nulla.

Suo fratello, Matthew – o almeno lui sosteneva di essere suo fratello – le raccontava ogni giorno qualcosa del loro passato, del loro presente. Sperava che servisse a qualcosa ma l’unica cosa che ne veniva fuori era un mal di testa e tanta confusione. Poi c’era Hayley... Allison non aveva ben capito chi fosse. Aveva una figlia, le avevano detto, Hope e quella bambina era sua... nipote. Figlia del fratello di suo marito. Marito! Lei, che non era neppure sicura di credere nel matrimonio, aveva un marito.

Elijah, era questo il suo nome, l’affascinante e misterioso uomo che ogni giorno si assicurava che avesse la sua colazione preferita, dei fiori freschi in camera e che la guardava ogni istante con lo sguardo più pieno di amore che Allison ricordasse di aver mai visto. Poteva sentirlo quel sentimento, poteva sentirlo davvero, ma non ricordava come apprezzarlo, tantomeno come ricambiarlo.

E poi c’era Klaus, Freya... una serie di altri personaggi che per lei era faticosissimo ricordare. Persino i nomi erano un problema e col passare del tempo, mentre tutti speravano che i ricordi si sarebbero risvegliati, lei sentiva invece che anche quel poco che aveva appreso in quel mese stava lentamente svanendo. Era come andare indietro cercando disperatamente di andare avanti ma non sapeva come spiegarlo quindi preferiva non dirlo.

Sobbalzò quando bussarono alla porta ed Elijah fece il suo ingresso chiuso in un completo elegante grigio. Vederlo la fece sorridere, e per un istante la confusione sembrò sparire, per poi tornare prepotente pochissimi secondi dopo. “Ciao” gli disse alzando poco la mano.

Lui deglutì a vuoto diverse volte, abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi. “Ciao” ricambiò guardandola di nuovo. “Volevo sapere come stavi.”

“Se è questo che vuoi sapere, sto abbastanza bene. Se invece la tua vera domanda è se ricordo qualcosa, allora no. Non ricordo nulla.”

“Capisco” annuì lui sorridendole. “Hai guardato le foto che ti ho portato?”

“Sì... e no. Ho iniziato ma non è successo nulla e così ho smesso.”

L’uomo fece un grosso respiro, le riservò un altro sorriso dall’aria rassicurante, ma nei suoi occhi Allison lesse sconforto e delusione. Le faceva male vederlo in quel modo, sapere che era lei la causa di quegli occhi tristi. Così disse quello a cui stava pensando da qualche giorno, dopo un discorso che lei e Matthew avevano fatto.

“Ti va di sederti un istante?” gli domandò indicando il letto. “Vorrei parlarti di una cosa, credo sia importante.”

Elijah annuì, sbottonò con un gesto elegante la giacca e si mise a sedere. Allison gli si sedette di fronte. “Pensavo che ti sono grata per tutto quello che stai facendo per me. Sono grata a tutti voi... ma forse non è quello di cui ho bisogno.”

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire che tutti provate in ogni modo possibile a farmi ricordare e c’è così tanta aspettativa nei vostri occhi, nelle vostre parole... che mi sento sotto pressione.”

“Non era quello che volevamo, mi dispiace che tu ti senta così.”

“Lo so, non è questo il punto Elijah. Il punto è che... ogni volta che mi guardi, sento l’amore che provi per me. E ogni volta che non ricordo vedo i tuoi occhi spegnersi ed è come se ti pugnalassi al petto. E sì, non ricordo niente della nostra relazione, non ricordo il nostro matrimonio, né il nostro primo incontro, o il nostro primo bacio, e anche se è terribile da dire è come se tu fossi un estraneo per me.”

“Ti prego non parlare così” mormorò lui guardandola e per lei fu istintivo prendergli la mano.

“Nonostante tutto, ogni volta che ti vedo soffrire, mi sento morire. E non ce la faccio più. Forse sarebbe meglio per entrambi se me ne andassi per un po’.”

“Andare dove?” domandò l’uomo scuotendo il capo. “Non ricordi chi sei né la vita che facevi prima di perdere la memoria. Non ricordi nulla, non è sicuro per te lì fuori.”

“Non sarò sola. Io e Matthew... mio fratello” si corresse. “Abbiamo parlato. Lui è disposto a venire con me. Vuole portarmi a casa, nella casa in cui sono cresciuta. Pensiamo che forse tornarci potrebbe aiutarmi.”

“Allison, ti prego. Non è questa la soluzione.”

“Come lo sai? Abbiamo provato di tutto, da un mese a questa parte abbiamo parlato, abbiamo guardato fotografie, mi avete raccontato storie di ogni tipo ma io non ricordo comunque nulla. Senti, so che volete aiutarmi, so che tu vuoi che io ricordi, ma questo posto non mi aiuta e forse è il caso di cambiare scenario.”

Elijah fece un grosso respiro, le baciò il palmo della mano e poi si alzò. Allison sentì freddo senza quella mano grande tra le sue. “Se credi che valga la pena provare va bene, verrò con te ovunque vorrai andare.”

“No, non credo che sia una buona idea, che tu venga con me intendo. Ogni volta che mi chiedi se ricordo e io rispondo di no, ti ferisco e ferirti mi fa male. Elijah...”

“No!” esclamò lui. “Ti ho già persa troppe volte. Ci siamo già persi, troppe volte. Non succederà di nuovo. Sì, quando non ricordi nulla di noi mi ferisce; quel velo di smarrimento dentro i tuoi occhi mi fa male come nient’altro al mondo, ma questo non cambia il fatto che preferirei un miliardo di giorni con te senza memoria piuttosto che un solo istante senza di te” le si avvicinò e le prese il viso tra le mani, lei non si ritrasse come invece era successo subito dopo il suo risveglio. “Sei mia moglie e ti amo più di ogni altra cosa al mondo. Sei la cosa più preziosa che ho. Abbiamo tre regole tu ed io, e so che tu non ne ricordi nemmeno una ma in questo preciso istante io sto scrivendo la regola numero quattro. E sai cosa dice?”

“Cosa?”

“Che mai, mai e poi mai, ti lascerò andare di nuovo. L’ho già fatto troppe volte, non lo farò ancora, neppure se tu credi che sia la cosa giusta. E puoi arrabbiarti, puoi urlare, puoi odiarmi se vuoi. Se vorrai andare via verrò con te anche se non mi vuoi, anche se per il resto dei miei giorni dovrò seguirti ovunque, anche se per il resto dei nostri giorni non ti ricorderai di me.”

Allison si accorse che stava piangendo, le mani grandi di Elijah si bagnarono delle sue lacrime, il suo cuore si colmò di tristezza. “Mi dispiace” singhiozzò. “Mi dispiace di non riuscire a ricordare un marito così perfetto come sei tu.”

“Non sono perfetto. Niente affatto. Ho tantissimi difetti, ma si incastrano perfettamente con i tuoi. E quell’incastro... quello sì che è perfetto.”

Allison lo abbracciò, e quando lui ricambiò la stretta, la presa fu così salda che le paure svanirono.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Quella sera, mentre stavano cenando, arrivò a casa un altro viso che Allison non ricordava ma che sembrava conoscerla fin troppo bene. Si presentò con barba incolta e capelli spettinati e le chiese di parlare. “Non voglio interrompere la vostra cena, ma ho bisogno di parlare con te.”

Lei fece uno sforzo mentale, ma quella faccia non le diceva nulla, per quanto ci provasse. “Ti conosco?” domandò guardando Elijah alzarsi e voltarsi verso l’ultimo arrivato.

“Cos’è, uno scherzo?” chiese proprio lui. “Non ci vediamo da un po’ e l’ultima volta  sono successe alcune cose, ma che addirittura tu abbia deciso di fingere di non conoscermi più...”

“Non sta fingendo!” gli fece sapere Elijah guardandolo. “E ora vattene, per favore. Stiamo cenando ed è una cosa di famiglia.”

L’altro lo guardò con aria perplessa, si avvicinò ad Allison e solo allora lei si rese conto che emanava un forte odore di alcool. “Per favore, ho bisogno di parlarti.”

“Will” intervenne Matthew raggiungendolo e prendendolo per un braccio. “Sei ubriaco... andiamo. Ci sono alcune cose che devi sapere.”

Will... quel nome ad Allison non diceva proprio nulla, ma d’altronde era una situazione a cui si era abituata oramai. Li seguì con lo sguardo fino a quando non sparirono al piano di sopra, poi guardò Hayley.

“Non mi ricordo di quel tizio, ma sono piuttosto turbata, devo dire.”

Lei si schiarì la voce, guardò per un attimo Elijah e poi parlò. “È un amico di famiglia, per così dire. Un detective della polizia. Vi conoscete da molto tempo, ti è molto affezionato.”

“Anche troppo, se lo chiedi a mio fratello Elijah” scherzò Klaus ridacchiando, ma Allison non ci trovava nulla di divertente. Respirò a fondo e si alzò da tavola sorridendo a Hope.

“Scusatemi,” disse. “Ma non ho fame. Vado in camera, a pensare ad una vita di cui non ricordo nulla” non aggiunse altro mentre si allontanava e per Elijah fu una sofferenza non alzarsi e correrle dietro, darle lo spazio di cui credeva avesse bisogno. Chiuse gli occhi deglutendo a vuoto e la mano di Freya si poggiò sulla sua in un gesto di comprensione e affetto.

“La zia Allison presto ricorderà ogni cosa. Ne sono sicura” sentenziò Hope bevendo un sorso di acqua. “Sì, ne sono certa” ripetè, dando nuova speranza a tutti.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

La notizia ci aveva messo un po’ a trapelare, ma alla fine la voce si era sparsa: Allison Morgan, la temuta cacciatrice non del tutto umana, aveva perso la memoria. Non ricordava nulla della sua vita, del suo lavoro, della sua famiglia. Delle sue debolezze. Niente di niente. Era dunque il momento perfetto per attaccare e lei aveva tutte le intenzioni di farlo. Senza esitazione pronunciò l’incantesimo e le protezioni di quella casa crollarono... fu libera di entrare e lo fece, guardandosi intorno con curiosità.

La casa era arredata con gusto, rispecchiava perfettamente ciò che Allison era prima di diventare una cacciatrice; e cioè la figlia di una ricca famiglia californiana. Era un bel posto ma a lei non interessava. A Inadu premeva trovare un semplicissimo oggetto che avrebbe messo per sempre fine alla vita di quella palla al piede. Non le ci volle molto per trovarlo: emanava un potere mai sentito prima e la sua lama luccicava come l’oro della vittoria.

“Bene” mormorò stringendola tra le mani. “Andiamo a liberarci di Allison Morgan una volta per tutte. Proprio come ho promesso al suo caro maritino.”

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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