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Autore: Clayrendel    31/01/2018    0 recensioni
In qualche modo anche questa è un'equazione, non è vero Archimede?
Più che un'equazione, una formula. Sì, ecco una formula.
Magica.
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Archimede Pitagorico, Magica De Spell
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Era la casa più ricolma di oggetti di tutta Paperopoli. Chiunque si sarebbe chiesto come quel geniale inventore riuscisse a lavorare, lì dentro, e soprattutto a mantenere un ordine mentale; pareva non esserci criterio logico alcuno in quella confusione. Eppure Archimede conosceva la posizione e il funzionamento di ogni singolo strumento, di ogni singolo macchinario che arredava la sua dimora, e a ciascuno di essi corrispondeva un preciso spazio nella sua testa di genio. Oltre ad essere un portento dell’ingegneria, era anche un papero incredibilmente efficiente e organizzato.
Archimede stava ultimando un piccolo marchingegno in grado di trasformare i pensieri in immagini, aiutato dal suo affezionato amico Edi, una lampadina tuttofare.
“Edi, amico mio, questa è l’invenzione del secolo! Immagina: tutto quello che sta nascosto nei più profondi meandri delle nostre teste… verrà proiettato in esterno da questa macchina mediante un sofisticatissimo sistema di ologrammi!”
“BZZZ-BZZ-BZZZZ!”
“Come dici? Saresti curioso di provare se soltanto possedessi anche tu un cervello? Non ti abbattere, testa di lampadina, sei molto più intelligente di tanti paperi che conosco!” lo consolò Archimede, dando una stretta all’ultimo bullone da completare “Ci siamo!”.
L’inventore si alzò in piedi e ammirò la sua opera: perfetta.
“Allora, Edi, la proverò subito. Non ti nascondo che ho quasi paura di sapere quali segreti nasconde la mia mente”
“BZZ-BZZ”
“Ma certo, non ho segreti con te, amico mio! Non c’è di che preoccuparsi. Mmh, vediamo un po’…”
Archimede applicò alcuni elettrodi al caschetto collegato alla macchina e lo indossò. Attivò i comandi, chiuse gli occhi e…
…Dal marchingegno partirono strani rumori e ronzii. VRRRRRM. TZZZZSH. TLTLTLTLTL.
Il caschetto cominciò a tremare ma Archimede non aprì gli occhi. VRRRRRRRRRRRRRM. TZZZZZZZZZSH. TLTLTLTLTLTLTLTLTLTL.
TUM!
La macchina interruppe di colpo i sussulti. Una voce meccanica annunciò:
“Elaborazione dati cerebrali: completata”.
L’inventore aprì cautamente gli occhi e osservò le particelle olografiche scontrarsi e abbinarsi fino a creare una figura si straordinario realismo: una papera. Una papera vestita di nero, dai lunghi capelli corvini e lo sguardo accigliato. Era meravigliosa e perfettamente riconoscibile, insomma non lasciava spazio ad equivoci. Ogni dettaglio, riprodotto miracolosamente bene.
Ci mancò poco perché Archimede non si mise a urlare. Si tolse il caschetto con un gesto rapido e istintivo, e la papera-ologramma scomparve bruscamente dalla macchina; l’inventore sentì il cuore battergli forte forte e la pressione del sangue salire vertiginosamente: doveva aver assunto un colorito paonazzo per l’imbarazzo.
Si voltò verso Edi e cominciò a farfugliare: “Devo, ehm, devo aver sbagliato qualche cosa… Non capisco che cosa possa esserci che non va, qui… forse è colpa del tubo catodico interno…? O magari è lo stantuffo, oppure il cavo elettrico…”.
Il robottino-lampadina incrociò le braccia meccaniche e attaccò a battere il piedino metallico a terra, emettendo brusii minacciosi: “BZZZ BZZ BZZZZZZZ!!!!!”.
Archimede, sospirò rassegnato, con lo sguardo a terra: “E va bene, Edi, la verità è che…che dall’altra sera, dopo l’avventura sotto il Deposito, ogni tanto mi capita di ripensare ad Amelia. Ogni tanto, spesso, ad essere proprio sincero…” l’inventore trovò il coraggio di sollevare lo sguardo verso il proprio aiutante “solo che non credevo che la Macchina-Crea-Pensieri avrebbe creato proprio lei!”.
“BZZ-BZZZZZ”
“Lo so, avrei dovuto parlartene, però è molto strano…insomma: Amelia!! Mi mette un po’ a disagio, questa cosa”.
“BZZZZZ-BZZZZZZZZZ!”
“Invitarla ad un appuntamento? Ma, Edi, come ti viene in mente, non se ne parla!” Archimede si sarebbe sotterrato, se avesse avuto una vanga a portata di mano.
“BZZ BZ BZ”
“Un sms FORSE è un’idea un tantino più realizzabile, ma pur sempre impegnativa. Insomma, sono un genio delle invenzioni, ma queste cose non sono il mio forte”.
“BZZZZZZZZ-BZZZZZZZZZ-BZZZZZZZZZZ!!”
Archimede sorrise e accarezzò la lampadina con affetto: “Sei un grande amico, sai? Grazie per il sostegno. In effetti potrei inviarle un messaggio, visto che questi nuovi social servono proprio a questo. Prima però devo prepararmi psicologicamente, non voglio fare una figuraccia! Amelia! Proprio a lei, dovevo cominciare a pensare! Che terribile guaio!”.
Archimede si sentiva sconfortato, ma nello stesso tempo speranzoso: Amelia era Amelia, certo, ma pensare a lei lo faceva sentire bene, stranamente bene. La serata che avevano trascorso chiusi nei sotterranei li aveva costretti a lavorare insieme e in qualche modo, in un certo senso, avvicinati. Era strano. Era tutto molto molto molto strano.
L’inventore recuperò il suo smartphone e si connesse al profilo social di Amelia. Ridacchiò, immaginando la strega alle pendici del Vesuvio: in mezzo a infusi, alambicchi, sfere di cristallo, si era comunque lasciata travolgere dalle nuove tecnologie globali.
Archimede ci pensò un po’ su, si sedette comodo sul suo sofà ergonomico da lui stesso progettato, poi compose un messaggio.
   
 
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